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sabato 2 giugno 2012

Carbonizzazione


Giornata epica ed epocale.
Ci siamo carbonizzati al sole, un tour de force da veri eroi. Alle dieci e trenta eravamo già lungo la falesia, alla ricerca di un posto tranquillo, che abbiamo trovato. Abbiamo scarpinato come degli sherpa, ma ne è valsa la pena. Giù i materassini, giù gli asciugamani, giù le mutande e giù una bella porra in onore del dio sole.
Che meraviglia. Che mare. Che benessere.
Acqua fredda, ma irresistibile.
Fica salata, una delizia da leccare dopo il bagno.
Non un essere umano, che sensazione di paradiso.
All’una, belli incrostati di sale e sudore, ci siamo rimessi in cammino, direzione una bettolaccia già nota dall’estate scorsa. Fritturona adriatica, vino bianco gelato e diversissime Sambuche a seguire, in memoria dei bei tempi andati.
E poi giù, di nuovo, altra scarpinata, altra sudata, altra spiaggiata, questa volta ancora più in là.
Dal nuovo punto, solo gente in barca, attraccata, che si godeva il nulla come noi.
Acqua salata, sudore, sperma e schizzi abbondanti. Una delizia.
Poi quando cominciava ad andare in ombra siamo risaliti.
Abbiamo recuperato la macchina e siamo tornati qui.
Incrostati, puzzolenti, sporchi, freakettoni.
E ci siamo messi a tagliare l’erba (quella del prato), come da programma.
Poi ci siamo sistemati sotto il portico, nudi, cotti, sudati, incrostati e puzzolenti come capre bagnate.
E ci siamo fatti due birre gelate.
E mi sono toccato l’uccello guardandola e lei sorrideva e poi, quando m’è diventato duro, l’ho fatta sedere in grembo, scivolandole dentro fino a premerglielo contro alle ovaie.
E abbiamo scopato fumando una canna.
Si sciolgono alcuni nodi, se ne stringono molti altri.
Dolci nodi.

Sabato


Bonjour da Borgoverde.
C’è il sole e la Chiaretta dice che oggi andiamo in spiaggia. E mi pare un bel progettino.
La bellezza di questo posto è che c’è tutto: la collina ad un’altitudine di 200 metri, il bosco tutto attorno e subito sotto, alla fine della falesia, uno strepitoso affaccio sul mare.
Ieri sera ci siamo fatti una meritatissima ed ottima cenetta di pesce, in un ristorantino semplice e accogliente che conosce la Chiara. Non c’era molta gente, siamo stati fortunati. Abbiamo cenato, bevuto bene, chiacchierato e tentato di allentare i nodi della tensione.
La fuga serve, perché riporta ad una dimensione controllabile lo shock. Però la mente rimane sempre con un collegamento là, non c’è niente da fare. Si è qui in fuga, ma il mondo intero, il nostro mondo, è tutto là.
La fuga serve a coltivare con cura un micron di visione positiva. Cauta, però. Per scaramanzia.

Ma che bella questa casa. E’ bella, bellissima, perché tutto è approssimativo. E’ tutto di una provvisorietà talmente definitiva che commuove. E’ tutto di una provvisorietà che, se dovessi avere la fortuna di possedere un posto simile, mi scervellerei per ricrearla.

Alla fine della corte di pietra l’erba è altissima, ovviamente. Ma questa sera quando torniamo la taglio, tanto c’è tutto in quel garage là in fondo, ho già controllato. Basta solo un po’ di benzina per la falciatrice. Perché l’odore dell’erba tagliata è la sola cosa che manca, ma sarà facile crearlo.

Ieri sera, prima che partissimo per andare a cena, la Chiara ha chiamato quel pozzo inesauribile di amore che è sua madre. Le ha spiegato con precisione qual è la situazione: fuga, Borgoverde, Tazio. L’ho apprezzata per la sincerità, è una brava ragazza. Inspiegabilmente, la troiamerdamadre ha accolto con entusiasmo sollevato la decisione, si è manifestata felice che ci fossi anche io lì con lei e l’ha esortata a rimanere un bel po’ qui che poi le cose si sistemano. Ha poi fatto la mamma, rincuorandola, dicendole che tutto passerà, di non avere paura. Va ben, parliamone.
“Deve essersi appena fatta una canna” è stato il commento finale della Chiara, con sguardo perplesso.

Dopo cena siamo andati a sederci su una panchina in paese e siamo stati lì. A goderci l’assenza della necessità di essere concitati, agitati, tesi e pronti all’azione come se fossimo dei parà in zona di guerra.
Le ho guardato la caviglia che sporgeva dal bordo del gonnone e mi sono sentito sedotto.
E ci siamo baciati, profondamente, a lungo, toccandoci.
E siamo tornati a casa e l’abbiamo fatto e rifatto e rifatto e rifatto.
Senza sensi di colpa, finalmente.

Si sta molto bene, qui a Borgoverde, sì.

venerdì 1 giugno 2012

Profonda inspirazione


Ho dormito come un sasso, o come un salame, come preferite.
Mi sono abbioccato alle due e mi sono svegliato mezz’ora fa. O meglio, mi ha svegliato il profumo del caffettino che la Chiaretta mi sventolava sotto il naso.
L’ha presa proprio sul serio questa fuga, la Chiaretta. Mentre il sottoscritto ronfava (non senza sussultare ogni due per tre) si è smazzata i luoghi base della casa: camera da letto, bagno, cucina. Tutto profuma di Mastrolindo, adesso, la muffa non si sente più. Il frigo è zeppo come quello di un supermercato e le dispense sono piene.
Poi, conoscendomi, andremo fuori a mangiare mezzogiorno e sera, ma non importa. La dispensa piena è veicolo di serenità. Una dispensa va piena, insomma. E basta.
Ho letto di una scossa 3,6 alle 14:22. Qui non si è sentito niente, molto bene.
Stanotte si dormirà. Non come i sassi, perché basta un nonnulla per saltare, ma almeno sappiamo di essere fuori dall’area a rischio. Ma magari se ci pippiamo quindici gocce di Xanax, una decina di whisky e una dozzina di canne, è facile che dormiamo come i sassi, sì.
Qui si sta bene, proprio bene. Mi ero dimenticato quanto si sta bene qui.
Sto bene, stiamo bene.
Dobbiamo respirare, respirare a fondo.
Serve a questo la fuga, sì.

Borgoverde


Bonjour.
Bonjour da Borgoverde. Lo chiamerò così questo posto.
Qui non trema niente, ma noi continuiamo a sentire le scosse. E’ normale, cazzo.
Alle quattro e dieci di questa mattina ho visto, finalmente, la scritta Transfer completed.
Che bella scritta.
La Skizza dormicchiava sul divano e di tanto in tanto veniva a darmi una carezzina e un bacino, chiedendomi se volevo un caffè. Ne ho presi pochi, perché la caffeina, rispetto all’adrenalina che avevo in corpo, avrebbe fatto da calmante.
I ragazzi li avevo mandati via all’una, appena ricontrollato il master per l’ultima volta.
Zack è tornato a casa, il Costa e il Loca sono partiti per Varese, subito.
Alle quattro e dieci ho spento tutto, ho messo uno snap mirror nella borsa, abbiamo portato giù della roba, una tavola grafica, un iMac, due portatili e siamo partiti. A pieno gas, come avevo detto.
E appena siamo partiti la Skizza ha cominciato a dormire.

Siamo arrivati a Borgoverde alle sette meno dieci.
La grande casa puzza di muffa, l’acqua esce arrugginita ruttando, il frigo è vuoto, ma c’è del caffè. Più tardi si va a far la mega spesa. La Skizza è crollata a letto, ma io ho retto ancora, perché alle nove sarebbero  arrivati i ragazzi dello streaming ed io li ho aspettati con Skype aperto.
Piazzato sul tavolone da reggimento che c’è sotto il porticone della casa di Borgoverde.
Altra casa, altro portico. Mica posso lamentarmi, no?

C’è un silenzio surreale, uccellini e aria che muove le fronde. Il tempo è così così, ma fa caldo e si sta bene.
Alle dieci i ragazzi dello streaming hanno finito il controllo e mi hanno scritto (yes) su skype, con quel bel pollice da Fonzie che amo alla follia. E allora mi sono rilassato e ho dormito davanti al portatile a tappe.
Mi ha pingato Zack, poi il Loca. Tutto rego, raga. Poi la Betta mi ha mandato un sms per sapere se eravamo già qui. Poi si è svegliata la Skizza e mi ha anche fatto ridere.

E’ comparsa sull’uscio di casa con addosso solo una canottiera da intimo bianca con le spalline e un fiocchetto ricamato sul davanti. Roba da mia nonna, che però non girava scalza e nuda di sotto. Capelli esplosi per aria, espressione devastata e una canna accesa.
Buongiorno, Chiara! La collina ti rende fresca e vitale come la rugiada sui petali di rosa! Ha!
Mi ha chiesto se tutto era andato per il verso giusto e le ho detto di sì e lei ha detto “Dio grazie”.
Sì, grazie di tutto, veramente, troppo buono.

Bene, ora siamo a Borgoverde e questa è una realtà indiscutibile.
Dovrei dormire, ma non ce la faccio. Non mi preoccupo, perché prima  o poi dormirò.
Prendiamola come una vacanza, và.
Una vacanza dal terrore.
Potrebbe essere piacevole.
A più tardi, dudes.

giovedì 31 maggio 2012

Via


Basta.
Ho deciso a pranzo. I ragazzi tirano alla morte sino a stanotte, chiudiamo la consegna e poi ciascuno è libero di fare quello che vuole. Ci si riaggiorna lunedì mattina, telefonicamente, via Internet, come cazzo si vuole. La Betta raggiunge dei parenti a Trento e passa il fine settimana là.
Il Loca va dai suoi a Varese e ospita il Costa. Gli altri ancora non sanno, ma vedranno il da farsi.
Io e la Skizza ci trasferiamo in collina sotto Pesaro, dove lei ha quella vecchia casa in mezzo al nulla che i suoi usano solo per le ferie. Tanto la troiamerdamadre è a Roma e ci rimane in pianta stabile e suo padre è a Shangai, non vedo grossi problemi. Ci piazziamo là, dormiamo, ci rilassiamo, ci riposiamo e poi decidiamo.
Mettiamo 250 km tra noi e la bestia. Qualcosa sentiremo, ma mai come qua, cazzo. E’ snervante.
La Skizza sta già facendo i bagagli di tutti e due, ma io le ho detto di prendere a caso, che quello che ci manca lo comperiamo, sai che cazzo me ne fotte.
Non ne posso più, ho bisogno di una tregua.
Per cui ora la mano sta a Zack e al Loca.
Prima finiscono, prima si smamma.
A pieno gas.
Poi deciderò il da farsi.

mercoledì 30 maggio 2012

Il Superman della bassa


Entra il Loca. Con aria di terrore e catastrofe.
“Taz, scusami, vorrei dessi un’occhiata a questa” e mi sgnacca il Macbook sul tavolo.
“Guarda” mi dice terrorizzato e io guardo un’orrenda giffona animata che mostra come, dal 19 maggio al 30, lo sciame sismico abbia direzione est – ovest lungo un’ipotetica dorsale ferrarese. E io dico cosa vedo, facilitato anche dalla legenda che dice: Sequenza sismica dal 19 al 30 maggio ore 11:00.
“Ho capito, è lo sciame” dico, ma vengo subito ripreso.
“Noo, Taz” mi dice sottovoce “non è stato uno sciame sismico quello di ieri mattina” e apre la pagina del Resto del Carlino online dove un coglione del Genio (che contraddizione nei termini vergognosa) Civile di Modena, inadatto a predire persino il meteo del giorno prima, dichiara che quello di ieri è stato un vero e proprio terremoto e che adesso lo sciame sismico nuovo si muove verso ovest.
Cioè, ci sta venendo addosso, per usare le parole del positivo ed ottimista Loca.

Ecco.
Ora, a parte l’irresistibile desiderio di mollare quel testicolo del Genio in una cella di isolamento africana con un ergastolano senegalese pluriomicida che non vede essere umano da un anno, che cosa posso dire? Che cosa cazzo posso fare se il terremoto si sente pioniere e va alla conquista del west? Che cosa posso fare più che dichiarare con voce stentorea al mio antelucano arrivo in ufficio che io NON voglio informazioni sul terremoto ma che voglio SOLO informazioni sulla sincronizzazione di quel fottuto commercial dimmerda che mi pende sul cervello come la spada nella roccia con tutta la roccia attaccata ed alcune merde di cane attaccate alla roccia?

“Mi dai due secondi Loca? Vado in bagno, mi metto costume e mantello ed evacuo entro l’ora di cena tutta la bassa fino a Pavia.” dico. Ma non perché voglio fare il fenomeno che non ha paura, perché anche io mi sto cagando il cuore nelle mutande, cazzomerda, ma perché, onestamente: a) non so cosa cazzo fare b) ritengo la fonte semplicemente disprezzabile.

“Fanculo Tazio, con te non si può ragionare mai” ottengo come segno di gratitudine verso la mia generosa proposta supereroica Marvel. E così mi appresto ad andare affanculo, perché è la base che me lo richiede. Però, come ogni supereroe mandato affanculo, mi riservo di seguirlo nella saletta del sudore-lavorativo-dato-per-disperso e faccio presente alcuni fatti che non verranno misurati con l’aiuto di un sismografo, se le cose non vanno come dico io. Lo spiego con la voce da supereroe, che rimane più impressa. Però, come ogni supereroe che si rispetti aggiungo che qualora la mia volontà sia fatta anche a costo di un tour de force non stop per enne ore, sino a riuscire a mandare il fottuto master allo streaming in data giusta, potranno migrare al galoppo verso la sicura Ucraina e non me ne avrò a male se decideranno di lavorare in un kolchoz o di arruolarsi nell’esercito russo.

E spero che la Skizza si sia fatta seicento canne oggi, perché non reggo mica una seconda puntata.
Sono stronzo, lo so, ma anche io c’ho i miei cazzi.
Che sono esattamente uguali ai loro.

VAFFANCULO


Una botta bestiale, da cagarsi addosso, tanto per essere chiari e diretti. La terra non smette di tremare e a me non smettono di girare i coglioni. Ieri è stata una giornata devastante, con i nervi sfibrati e una parossistica caccia alla notizia, tutti shockati e tutti sfiniti. A pomeriggio alle 16:00 ho convocato una riunione di gruppo e ci siamo guardati nelle palle degli occhi. Cazzo facciamo? Trasferiamo la baracca? Spostiamo centinaia di migliaia di euro di attrezzature non nostre altrove? Abbiamo una scadenza importante e a quelli non gliene fotte un cazzo se qui si trema. Cazzo facciamo? Dove cazzo andiamo? Il Costa propone di trasferirci armi e bagagli in Calabria dove in due giorni potremmo sistemare un piccolo capannone industriale che sa lui, ma a me pare un gran cazzata. Cosa ci mettiamo a fare? Quelli che scappano dal terremoto verso una zona ad alta sismicità? Cerchiamo invece di rimanere concentrati e di tirare dritto, dico io. Questa roba finirà, o no? E se non finisce e ci moriamo sotto tutti, vorrà dire che era l’ora. Non risulto simpatico e me ne rendo conto, sicché dico che chi vuole tagliare la corda la tagli, ma me lo dica subito, perché devo trovare sostituti e alla svelta.

Poi ci si tranquillizza e si aggiorna e allora vado verso casa, dove mi sfracello i coglioni di sentire, ovunque, il riproporsi assurdo dei seguenti incessanti quesiti ridondanti come se si fosse in una voliera piena di pappagalli:

  1. Si poteva prevedere?
  2. Come mai sono crollati i capannoni?
  3. Seguiranno altre scosse?

Certo che seguiranno altre scosse, cazzo, cosa ne dite? Vi pare che la situazione stia migliorando? E per quanto riguarda le previsioni ve lo dice il Tazio: un cazzo si poteva prevedere, la sismologia è la scienza del “forse” e del “ma tu pensa, hai visto?”, è una scienza esatta come io sono una Orsolina. Quindi è inutile frassinare il cazzo ai sismologi, quelli stanno lì a vedere quello che succede per cercare di ottenere modelli probabilistici, non so se è chiaro il termine: probabilistici. E ne ho il cazzo gonfio di sentir chiedere incessantemente se tremerà ancora a uno che mi risponde che è probabile che vi saranno scosse di magnitudo superiore allo zero, perché non gli si può nemmeno strizzare il colon a ‘sta gente, che mica li fanno loro i terremoti, questi li studiano dopo che si sono verificati.

Bene.
Tutto ciò premesso, vado a tentare di capire con quanti cazzi di giorni consegneremo in ritardo quella merda di commerciale, perché ho tre personaggi fuori controllo che se cade una cazzo di biro per terra si lanciano giù per le scale. Non gliene faccio una colpa di certo, non è che io sono propriamente rilassato, intendiamoci. Certa è una cosa: io non voglio più essere informato, né guardare più la televisione, né ascoltare più la radio e adesso tolgo anche quel cazzo di feed di Twitter dal blog.
A che cazzo serve?
Se arriva la botta saremo i primi ad esserne informati.

Bonjour.