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venerdì 21 settembre 2012

Samba du Vomitao Paraiso

Bonjour!!! Bonjour!!! Bonjour!!!!
Che delizioso venerdì luminoso e fresco, dai colori sgargianti dell'autunno incipiente, che meravigliosa giornata stupenda ed incredibile, non trovate anche voi che sia uno dei giorni più assolutamente stupendi della storia dell'umanità?
Pensate, amisgi che numerosi mi seguite da cassa, che questa sera alle venti salirò a bordo della mia automobile e mi andrò a fare un giro fino all'aeroporto di Bergamo, così, in un impulso di turismo sessuale che male non fa eh.
E no e no e no.

Stamattina ho fatto colazione al Vomit Paradise dove era in atto una festa brasiliana selvaggia, con samba di capodanno a palla, che la Sonjasugna è ritornata dalle vacanze, bella abbronzata come una cacca ed euforica come una tossica di chetamina e mi sono permesso di chiedere cosa cazzo c'entrasse la samba, visto che è stata alle Canarie e la scienziata mi ha risposto piccata "Cazzo vuol dire? Là mettevano su sempre la samba".

Ed è giusto, stupido me che chiedo cose sciocchine.
Però l'offesa è durata un secondo e la bella baiadera di razza Duroc ha ricominciato le danze, scuotendo le mammelle assieme all'altra Large White mammellata, entrambe vestite di top sopramammellari che, birichini, (ma che seccatura!) necessitavano di continui richiami a salire e non a scendere come (ma che seccatura!) pareva fosse il loro istinto.

Poi sono salito al ritmo di Mi amigu Charlie Brown, Charlie Brown e ho incrociato la Betta, bella, seSuale, irraggiungibile e le ho chiesto se avesse dormito bene, con un sorriso sornione da gagà di periferia e la cosmica Betta mi ha freddato rispondendomi che aveva dormito "come una putta" e la cosa mi ha fatto sgorgare una risata dal cuore, brava, bella e bellebbrava e bravebbella e bravebbellaebellebbrava, che io oggi voglio vivere così, col sole in fronte e felice canto beatamente, che questo incanto non costa niente. 

Boooooonjoooourrrrrr!!!!!
Oggi è il venerdì della sgioia, amisgi, e sonu felisge, che vedo tutu belu e tutu è sgioia.
E' venerdì e oggi arriva la mia Skizoide adorata.
Skizu vola areoportu, ma fae vilosge ammmoreeee.
Bonsgiur.

In un turbinio di tette la sera giunse, TazionoTazionoTaziono

E la sera comincia a tingere quando la Betta entra con quattro carte in mano che le devo firmare e, mentre vergo il mio nome in bella scrittura, mi faccio due conti e mi rendo conto che in bottega ci siamo solo io e lei poiché questo, quello e quell'altro sono in luoghi di non ritorno e mentre sono alla terza firma, che minio con svolazzi impreziosenti, faccio scivolare l'occhio di sotto e vedo il suo alluce, appaiato con l'illice, che fa bella mostra di sé dal buco dei sabot e dentro di me sento il risveglio della giungla, della tundra e della savana, sento la risaia in rivolta, la filanda in fiamme, la pineta che arde e la palude che bolle, sento il monito saggio del macellaio mannaro che mi esorta a non sprecare il bendiddio e godere di carne tremula e molle, di odori, di liquidi, di peli, di sudori mal sopiti e mi ereggo agguantandola, trapanandole la gola con uno slinguo degno della miglior razza bovina, slinguo che la coglie impreparata dapprima e competitiva dappoi e mentre odo un lamentoso "Tazio no, Tazio qui no, Tazio dai, Tazio fermo" scavo nella carne pancea trovando il malefico bottone del dermojeans epiteliale e, rompendomi un'unghia, lo faccio scivolare fuori dall'asola, al fine di scuoiarle di dosso pantaloni e mutandine, arrotolandoli alla caviglia, per tuffarmi a bocca aperta nella meravigliosa Foresta Nera ficale, cercando di rianimare l'ipertrofico cazzo che in breve svetta tra le mie labbra, scappellato, carnoso, elongato e turgido, miracolo della Natura Generosa che lascia a bocca aperta, esortando con le sue meraviglie a sbocchinare a più non posso.
 
"TazioTazioTazioTazionoTazioquino"
ripeti l'incessante ed inutile mantra, ma intanto dimeni il bacino e, con le caviglie appaiate apri le gambe offrendomi la sorcona gonfia da leccare e sbocchinare, da annusare pisciona e odorosa ed è un attimo, un flash, una frazione infinitesimale dell'universo di Maxwell moltiplicato per la costante di Planck, fratto la variabile di Katz che sei a novanta aggrappata al bordo della mia scrivania che ti fai fottere alla pecora e io osservo, nella beatitudine dell'arte, fors'anche con un principio di sindrome di Stendhal, il mio Tarello Ultrasonico Turbo Randazzo Rampazzo che scivola dentro e fuori dalla tua ficona scura e gonfia, proprio in mezzo a quelle chiappe bagnate che valorizzano ed esaltano l'artistica bestialità ammutolente del tuo buco del culo peloso che si schiude ad ogni affondo fendente che la mia Spada di Roccia ti infligge.

"TazioTazioTazioTazionoTazioquinoTazio" e ansimi come un alce, come un caribù, come un facocero africano, come un'ornitorinca neozelandese troia ed io sbatto, svango, profano, trivello e caroto, mentre in multitasking ci liberiamo degli indumenti che non appartengono alla nostra civiltà, ai nostri costumi primitivi della valle di Neander e ignudi e selvaggi ci avviluppiamo sul divanetto guascone, fottendo come due assatanati, leccandoci come fossimo Calippi ed io godo, godo dell'amaro del deodorante sulle tue ascelle, mentre tu sollevi la mammella stile Impero dirigendola verso la bocca per succhiarti il capezzolone rugoso e mi prende lo sturbo ed accelero, sollevandoti le gambe sulle spalle, che è il modo in cui amo chiavare più di ogni altro al mondo, annusandoti i piedi mentre tu, pudica, arricci le dita nel timore che essi puzzino, ma è troppo tardi, mia cara, perché mentre frullo a percussione la tua sorca bollente, godo di quell'odore maschile, che è cosa che capita dopo un intero giorno nei sabot infernali ed è stupendo conoscerti, mia Betta adorata e lecco tra le dita e fotto e percuoto e tu ti seghi il cazzetto e poi emetti un suono gutturale simile al richiamo del mammut siberiano in calore e vieni urlando il mio nome e ciò mi rende orguogliuoso e poi mi diventi un ossesso e mi imponi, mi ordini, esigi senza remissioni della pena che io venga, subito, immediatamente e ti scivolo fuori levigando il pennone e ti chiedo scomposto dove avresti piacere che riversassi il contenuto del mio volatile e tu raggruppi le sporte carnose, abbandoni il capo all'indietro ed io schizzo grugnendo e sbattendo la cappella sulle sporte medesime, ben irrorate di sperma curativo.

***
Ritorni dal bagno, nuda, poiché ti sei precipitata a cancellare ogni traccia che nemmeno col Luminol troverebbero uno spermatozoo. Ti vesti compulsiva, veloce, non dici una parola, troppo intenta a ricomporti, mentre io fumo svaccato sulla sedia giocherellando col cazzo ancora turgido.  
Poi ti alzi, ti sistemi i capelli e mi guardi con un sorrisetto suino. Ti avvicini, mormori che è tardi e che devi andare, ti chini a baciarmi e mi palpi l'uccello, mi baci e mi dici in un soffio "Finalmente sei tornato al mondo Taz".
Superbetta Ultracosmica.
Ai lov iu.

giovedì 20 settembre 2012

Valorizzare il territorio e i suoi prodotti tipici

Bonjour, bonjour, bonjour.
Fa un freschetto malandrino, ma la cinesina laggiù non sembra preoccuparsene, che è mezz'ora che ravana in mezzo a un cumulo di sacchetti, sul terrazzino, con addosso una camicetta da notte deprimente che sembra uscita da un Postal Market del millenovecentonovanta.
Le allungherei volentieri una ventina di centimetri di cazzo tra le chiappe, a quell'automa androide che ha in mente solo il business.

Bonjour, bonjour, bonjour, Miramonti, che mi dai il bentornato. Bentornato nella Hanoi della provincia, bentornato nel delta del Mekong padano, nella favela della bassa.
Fa un freschetto malandrino ed è giovedì, che vale a dire che domani è venerdì e nella notte tarda annuserò l'intenso odore pungente e dolciastro dei piedini della mia fidanzatina e ciò è assai bello, assai. E' talmente bello che con quel pensiero mi tirerei una sega imperiale, ma mi trattengo come fossimo in quaresima.

Bonjour, bonjour, bonjour.
Tra poco andrò in ufficio, dove darò udienza a Matt Matteo che scioglierà il riserbo in merito alle sue decisioni e io non mi scompongo nemmeno un po', che già lo so che andrà via. Chissà perché in queste circostanze qualcuno si comporta come quando si molla una morosa. Spero solo non mi dica che se ne va perché qui sta troppo bene.

Bonjour, bonjour, bonjour.
Fa un freschetto malandrino e io sono decisamente di buon umore, che già sento nell'aria il profumo degli ormoni della Skizzetta Sbrodolina.

Bonjour, bonjour, bonjour.
Oggi è giovedì e devo mangiare gli gnocchi, per cui andrò alla Solita, che è anche un pezzettino che non ci vado. Gnocchi al ragù cipollato ascellare, i migliori.

Bonjour, bonjour, bonjour, ieri sera sono andato a puttane, perché a pomeriggio ero andato a fare la spesa all'Ipercoop e la cassiera, bella donna davvero, aveva gli avambracci depilati, che è una cosa che di suo mi arrapa abbestia, ma nello specifico la signora aveva un'evidente vena che mi ha riportato in quello stadio spermatozoico che non ricordavo da tempo e così, non appena giunto a casa, mi sono munto la minchia per benino, ma mi sono reso conto che non era sufficiente e, quindi, dopo aver sentito la Skiz al telefono, ho fatto prua verso Nadine, ma purtroppo non c'era e la cosa mi ha disturbato, perché io sono metodico, molto metodico.

E allora ho deciso di valorizzare il territorio e la sua offerta e dopo diversi giri ho caricato una bella sposazza over 50 dalle sembianze perfettamente terrene, una bella rizdora, massaia, nostrana, dall'accento amico e ci siamo recati nella di lei dimora dove ci siamo denudati e devo dire che la sfioritura la rende assolutamente appetibile, appetibilissima direi, molto più che appetibilissima aggiungerei, che il pensiero delle prime palpate che le ho assestato con signorile garbo mi fa rizzare il pennone, festoso e insolente, ancora adesso. "Cosa vuoi fare?" mi chiede con la esce amica e io le dico che voglio giacere sul letto con lei accanto che mi tira una sega senza preservativo e lei sorride sollevata, perché quando si batte e si è over 50 tante acrobazie stancano e così abbiamo giaciuto con la sua mano calda che mi scappellava e incappellava, mormorandomi sorridente che ho un bel cazzo e poi, malandrina, si è sporta ad accarezzarmi dolcemente il buchetto e io ho lanciato in orbita i miei semini sotto i suoi occhi divertiti e il suo sorriso rassicurante.

Bonjour, bonjour, bonjour, sono pronto ad uscire e ad affrontare questo luminoso giovedì, attendendo di vedere la carne seSuale della Bettona, attendendo di mangiare gli gnocchi al ragù cipollato ascellare, attendendo che venga sera e che il giovedì si trasformi in venerdì.
Bonjour.

martedì 18 settembre 2012

Ed alle sette parlò

"Senti Taz, io ho pensato e ripensato e onestamente questa cosa così non va perché tu soffri come un cane e io non è che mi diverta come una pazza, come da stronzo mi hai detto ieri sera, che non mi diverto sia perché pesa pure a me e in più mi fa star male che tu stai male"

E con una premessa del genere mi sono scivolati i reni dal buco del culo e si sono spiaccicati per terra.
Ma poi continua.

"Il fatto è che tu sei tremendamente pigro e non esci dagli schemi e questo è un problema, sai? A te andrebbe bene che io scattassi come una molla il venerdì e venissi giù  e poi riscattassi come una molla la domenica e tornassi su e io questo lo farei pure, sinceramente, ma alla fine sarei distrutta fisicamente e anche economicamente. Per cui dobbiamo trovare una soluzione, una soluzione definitiva che cambi questo stato di cose."

La soluzione definitiva. Taccio e ascolto.

"La soluzione è semplice e implica un tuo piccolo sacrificio, se lo vuoi fare. Ascoltami: il prossimo week end io scendo, che ho già beccato un low cost. Rimango da te, poi domenica parto. Il week end successivo non ci vediamo e il successivo ancora sali tu. Senti, in questo modo ci vediamo ogni quindici giorni e tu dovresti muoverti solo una volta al mese, non è intelligente come cosa? Poi chi lo sa, magari nel week end "vuoto" ti viene voglia di salire, oppure io trovo un low cost, chi lo sa? Ma intanto ci garantiamo di vederci ogni quindici giorni. Perché sinceramente, Taz, io l'ho apprezzato il discorso che mi hai fatto circa l'autonomia, la gestione, la responsabilità, la crescita personale, ma cazzo, se questo significa vederti una volta ogni tre mesi perché tu non vuoi fare il "papino", beh, a me messa giù così non mi va un cazzo. Per cui eccomi, sono qui a gestire in autonomia e con responsabilità soldi e tempo nei limiti che ho, ma tu devi venirmi incontro, perché te lo chiedo io."

Resto sospeso e poi d'un fiato dico: "Proposta accettata, sottoscritta e benedetta" e sortisco una risata a schiocco.

E poi parliamo, parliamo, parliamo.
Mi dice che con la Sara avrebbero trovato un appartamentino con due stanze da letto, che sarebbe un paradiso, ciascuna nel suo letto, ma costa di più e lei non se la sente, perché al momento il danaro lo vuole piazzare in altro modo e poi non è finita la prova e, anche se crede che la confermeranno dai segnali che riceve ogni giorno, ci crede solo quando sarà nero su bianco e poi mi dice che devo prendere in considerazione anche un'altra cosa, mi dice che lì è un altro mondo, diverso, fertile, vivo, che dovrei accarezzare anche l'idea di fare una valutazione, di ipotizzare l'opportunità di trasferirmi perché lei mi conosce ed è certa che farei il disastro lì e mi permetto di dire che è assai probabile che io lì faccia un disastro, magari non nel senso in cui lo intende lei e tiriamo le dieci al telefono.
E sono stato bene, mi ha guarito l'emorragia, adesso ho bisogno solo di un po' di convalescenza tra le sue cosce e nel fine settimana mi curerò.

Poi chiudo e rifletto.
E capisco che invecchiare non è scovare qualche capello bianco, ma è irrancidirsi attorno alla parsimonia che si adopera nel dosare energia e espansività. Questa distanza è un problema per me, ma mai una volta ho tentato una razionale pianificazione di una possibile soluzione perché io, l'uomo adulto che invecchia, attendo di mietere le mi tranquille soddisfazioni senza sforzo, almeno nel campo affettivo. Sono stato seduto sul culo di pietra a piangermi sino al momento in cui la Skiz non ha preso in mano la situazione con l'energia a fondo perduto che si ha a ventiquattro anni.
E oggi sono felice.

lunedì 17 settembre 2012

Alle sette parlo

E finalmente, alla quarantasettesima telefonata da stamattina, mi risponde.
C'avevo già il discordo pronto, organico, organizzato, critico, approfondito, auto lapidante, zeppo di scuse (nel senso del chiederle scusa) e pieno di richieste di perdono.
Non ce n'è stato bisogno perché mi ha travolto, chiedendomi scusa lei. Ma come? Non funziona così, funziona che se IO faccio cazzate, IO chiedo scusa, quando LEI fa cazzate, LEI chiede scusa e nessun crossing intermedio è ammesso.
E vabbè, alla fine sono minchiate da liceali, che è lo stadio deevolutivo a cui sono approdato.
"Ma perché non hai risposto alle centosedici telefonate che ti ho fatto?"
"Perché ero incazzata, ma non ero totalmente sicura di avere ragione"

Uno stato confusionale, benissimo, siamo in due.
"Faccio una gran fatica a volte Chiaretta, non la sopporto la distanza"
"Taz?"
"Eh"
"Vuoi che torni indietro?"
"No! No! Oh! No Skiz, è la tua vita, è l'occasione, no! Mi abituerò, troverò il modo, in fin dei conti è poco che sei via"

Silenzio.
Silenzio.
Silenzio.
"Cosa c'è Skiz?"
"Niente"
"Parla!"
"Parlo stasera, non ora. Dai Taz, scappo, ti chiamo alle sette"


Alle sette.
E vabbè.

Testa di cazzo

Non avendo un sovrano cazzo da fare, ieri ho preso una decisione e dopo aver scritto il post sul sabato di merda ho cominciato ad impacchettare le mie cose nella Cauntriaus. Ci si deve preparare all'inverno e io qui da solo non ci rimango, mi viene una tristezza cogliona mai vista e poi dal Miramonti si fa in due minuti ad andare in bottega, al Centrale, al wine bar, alla Solita, all'Osteriaquellanuova, a casa dei guasconi. E così alle ore tredici ho caricato tutto in macchina e sono tornato al Mira, armandomi di stracci, secchie, scope, vaporella ed aspirapolvere, lustrando, disinfettando ed igienizzando la mia topaia di merda come non ho mai fatto da che sono qua.
Profumata, fresca, ordinata, lustra e pulitissima, la mia topaia mi ha sorriso commossa alla volta delle venti e trenta.
E appena mi sono fatto la doccia, che puzzavo come una capra putrefatta, mi ha chiamato la Skizza.

Cinguettante e raggiante, perché ieri sera sarebbe andata ad una festa di compleanno dove ci sarebbe stato anche Piso Sarcazzo che minchia ne so di chi cazzo è e a me sono girati i coglioni. Ma non perché andava alla festa con Piso Sarcazzo, ma perché lei gestisce con buonsenso questa distanza, cercando di stare bene il più possibile, riuscendoci pure, mentre io faccio la bella spazzona abbandonando i rimasugli di un sogno al loro destino, sguazzando nel malumore e nel disagio, come solo io so fare.
Lei vuole star bene il più possibile, io no. Ecco dove sta l'inghippo che mi ha fatto girare i coglioni.
E così sono stato stronzo, lei si è offesa, io l'ho derisa e abbiamo litigato. Abbiamo litigato; diciamo che ce l'ho messa tutta per farla imbufalire e ci sono riuscito, alla fine della telefonata, che si è conclusa assai male per colpa mia. Mia, perché lei non ha fatto niente, lo so.

E così son rimasto col magone che non andava né sù e né giù e dopo un'ora e mezza che mi era passato il giramento di coglioni ed ero arciconvinto di aver fatto una solenne troiata in pieno stile taziale, ho tentato vanamente di richiamarla, ma lei non mi ha risposto mai. Forse perché era incazzata, forse perché la voce di Piso Sarcazzo sovrastava la suoneria, non lo so, sta di fatto che non sono riuscito a chiederle scusa.
A quel punto non rimaneva che ubriacarsi, a rigor di logica. E così ho fatto, cenando con una bottiglia di JD e piombando di stramazzo sul letto proletario del Mira schifoso.
Scoprendo stamattina che, durante la mia profonda assenza etilica, non vi erano state chiamate dalla perfida Albione, a segno che è incazzata come una vipera cornuta.
Bene.
E' lunedì, bonjour.

domenica 16 settembre 2012

Serata di merda

Mi deprimo e alle nove vado a letto che mi dico che è meglio così e mi addormento e dormo, dormo, dormo, dormo, dormo, poi mi sveglio per andare a pisciare ed apprendo la notizia ferale: sono sveglio come un grillo e l'orologio mi dice che sono le due del mattino ed allora mi incazzo, ma mi incazzo di brutto, mando tutto affanculo e mi vesto e poi esco che ho voglia di bere qualcosa, ma tutto è già chiuso ed allora mi chiedo cosa possa essere aperto e mi rispondo il Flamingo, la balera, il geriatrico, la lunga degenza della gioventù dispersa e ci vado, deciso, voglio bere qualcosa e guardare i geronti, parcheggio, pago, entro e mi fiondo al banco del bar ed è lì che la vedo, che aspetta di farsi servire da bere ed è strana, coi capelli da maschio, ma rossi, il neo carnoso sotto l'angolo destro della bocca, gli occhiali, le scarpe di Minnie ed il vestito stampato a disegni ottici nelle tinte del viola, lilla e vinaccia, magra, snella, elegante, piccola, brutta ma bella, mi affianco, ci scherzo, mi scherza, beviamo, parliamo, sorridiamo, poi balliamo un ballo, poi due, poi tre e alla fine provo a metterle in bocca la lingua nell'agognato desiderio di essere mandato affanculo, ma lei mi blocca per dirmi "non qui", che non è una negazione, ma solo una traslazione e mi dice possiamo andare da me se ti va e mi dico cazzo, la cinquantenne singola di bella presenza va svelta e dico di sì, perché a quel punto, disperso nel mare dell'assurdo non rimaneva che andare a naufragare su qualche scoglio aguzzo e la seguo, lei in macchina, io in macchina, poi si parcheggia e si sale e lei sorride e ciarla cinguettante e beviamo due bei whiskoni che fan da lubrificante sociale e poi via e devo dire che nuda c'ha il suo perché, con la pelle abbronzata interrotta solo da 2 righine a V che si dipanano dallo spacco del culo e si congiungono al triangolo bianco davanti che incornicia una pezza di pelo a rettangolo, ben curata, corta, rada e mi spiace solo per quelle unghiette dei piedi così piccole, perché le dita e l'arco ce li avrebbe anche belli, così come belle sono le gambe, le cosce il culo e la schiena e quei piccoli seni inesistenti da cui spuntano due cazzetti di carne turgida, appena più piccoli delle piccolissime areole e mi seducono le smagliature lucenti sul ventre e la lecco e lei mugola e mi sega e me lo ciucca e poi svelta mi chiede se ce l'ho ed io rispondo che no, non ce l'ho e si torce a ravanare nel cassetto ed estrae la bustina blu scuro e la strappa e mi veste di gomma la minchia, poi spalanca le gambe, distende le ali alla farfalla e io ci scivolo dentro e la scopo mentre mi abbraccia la schiena con le gambe e mi accarezza e a me prende lo sturbo rampazzo randazzo, ma lei mi ghiaccia dicendo fai piano che mi fai male ed eseguo, cercando di raggiungere un ritmo condiviso decente e dopo un po' si imbizzarrisce e mi esorta a venire e io vengo, convinto che l'esortazione giungesse in prossimità della sua imminente venuta e invece no, mi ritrovo da solo a schizzare nella gomma ostile e non appena l'ultimo sussulto si è spento lei scivola anguilla e si torce verso il cassetto ed estrae un vibratore dorato e mi chiede ti spiace? vengo solo così, ma ti immagini, se vuoi faccio io, no, devo fare da sola, ok e la osservo a gambe aperte che si vibra la farfalla arrossata e ritengo di far cosa gradita massaggiandole il bell'ano carnoso, ma lei mi blocca con un sorriso infastidito dicendo scusa, ma mi da fastidio lì e io mi ritiro in bell'ordine a guardare la rossa maschietta che respira veloce ad occhi chiusi e a gambe aperte, ma l'operazione non è breve e rimando steso su un fianco a studiare la stanza, i colori, quel quadro repellente e i vestiti inanimati sulla sedia e mi rompo i coglioni in una maniera indecente, ma poi, dopo sedici ore, comincia a venire e viene per sette secondi e poi ripone il cazzo dorato nel suo cassettino, si alza dandomi indicazioni per il bagno, che raggiungo non appena ritorna porgendomi un rotolone di carta da cucina, mi lavo, mi asciugo, sbircio gli oggetti del bagno, torno e mi vesto e lei mi guarda in vestaglia e ciabatte fumando una Merit, incrociamo quattro parole, tanto da ricordarci di essere umani, mi accompagna, le bacio la fronte e mi saluta dicendomi che ci sentiamo e io dico certo, poi scendo e mi chiedo, quand'anche fossi un pazzo scriteriato che la volesse sentire, come cazzo faccio che non ci siamo nemmeno scambiati i numeri di telefono, ma poi continuo con un sonoro sbattimento di coglioni e salgo in macchina che sono le sei del mattino, è domenica, pare non sarà bello, ma va bene lo stesso, che l'importante è che sia finita questa serata di merda in cui ho capito come si deve sentire una puttana.