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venerdì 28 settembre 2012

InterTazionale

Good morning, ladies and gents. E' il vostro inviato da Londra che vi scrive, seppur decisamente meno british ed elegante dell'imbattibile ed enormerrimo Antonio Caprarica. Sono nella mia stanza d'albergo, avvolto da un anonimo accappatoio bianco ed ho appena terminato una colazione che mi sono fatto servire in camera. Eggs and bacon, pane nero tostato, succo d'arancia e filtered coffee che, in verità, lasciava un tantino a desiderare, ma qui siamo nella perfida Albione, mica nella mitologica mela. Spero di trovare un compromesso alimentare alle preste, perché tra la birra e cozze al Belgo Centraal di ieri sera e la pancetta fritta di stamattina, vorrei una pinta di Citrosodina con ghiaccio e cannuccia, come dessert. La Skiz è evaporata prestissimo ed io sono qui che mi trastullo il volatile pensando a come investire la giornata di oggi, coadiuvato da un tomo intitolato "London - The greatest bookguide". The greatest, micacazzi voglio dire. Me l'ha lasciato in eredità la mia Sederina odorosa ed io lo custodirò anche a costo della vita.

Domattina ci spingeremo a nord ed andremo a vedere assieme la casetta dei Puffi che tanto mi ha descritto e poi cazzeggeremo e tromberemo e cazzeggeremo e tromberemo. Sono orgogliosissimo della mia Piedina, perché l'operazione ballerine senza calze per un giorno intero ha prodotto un aroma serale di assoluto rilievo che ho gradito in maniera animale. Se non è amore questo.

Mi sento rilassato e felice. C'è un'enorme città da più di sette milioni di abitanti laggiù e la probabilità di incrociarne uno che conosco è bassissima. Sicché ora mi vestirò ed andrò a diluirmi nella moltitudine, sciogliendomi come un cucchiaino di zucchero nel caffè, che non lo si vede più, ma esiste. Non c'è sensazione più bella di esistere, ma non esistere, di assorbire sensazioni senza fornirne. Mi ricorda molto New York. Mentre Parigi, invece, seppur enorme, ti lascia un'identità definita, ti fa sempre sentire che interagisci con qualcuno anche se non lo conosci. A Brisighella, invece, se vai a comperare il giornale tra la moltitudine, c'è sempre l'opportunità di uno che da dietro ti dice "Mo vè chi ghè!" che è una cosa che spesso guasta. Eh sì, guasta, guasta.

Certo che, oh, in un paragrafetto eh? Londra, New York, Parigi e Brisighella. Sono proprio interTazionale.
Sto considerando, invece, che non mi sono mai fatto una sega a Londra. Non ricordo al riguardo di Brisighella, ma quella è fattibile con facilità. Ma qui? Qui va fatta assolutamente. E allora adesso chiudo il Pro, apro l'accappatoio e me lo meno di brutto. Sono esperienze che poi quando le ricordi ti scappa la lacrimuccia.
Me lo meno e spero che entri la cameriera a ritirare il carrello della colazione.
Chissà come li fanno i pompini qui.
Con due fette di pancetta fritta, secondo me.
Alla prossima, dudes.

giovedì 27 settembre 2012

La nana culona

Odio insistere e non me ne vorrai adorata B, ma io credo che 'sta nana culona c'abbia un suo gran bel perchè.


Perfidio

Ieri pomeriggio, verso le cinque, entrano nel mio ufficio il Loca e il Costa con i caffè. Bravi guaglioni.
Lo scopo, però, non era portarmi il caffè, ma rendermi edotto della straordinaria serata, di finissima classe, trascorsa con la Sognasugna superstar.
La scrofa ha fronteggiato, ponendoli anche in difficoltà, la bellezza di cinque cazzi di diverse dimensioni, in una gangbang di periferia degna dei film dell'indimenticabile Joe D'Amato, padre del pecoreccioporn all'italiana. Assatanata come una ninfomane che è stata in cella di isolamento per un anno e si ritrova all'improvviso in una cella di senegalesi a loro volta reduci da sei mesi di isolamento, la bella maialeradimerdolera a un certo punto ha addirittura esordito dicendo "Chiamate dei vostri amici che voglio più cazzi" e questo è davvero commovente e tenero e induce a pensare che stupenda moglie e mamma sarà.

Insomma, il Loca a un certo punto mi dice, con occhio da killer: "Ti sei perso un numero da paura Taz" al che io, anche un po' infastidito dal dovermi sentir dire dalla Banda Bassezze cosa fosse ottimo per me, lo colpisco con un dardo al curaro dicendogli "Mi sa invece che il numero da paura te lo sei perso tu, per tua fortuna, perché dopo due minuti che avete transumato verso la stalla del Costa, al wine bar è entrata la Emy, che se entrava due minuti prima e vi vedeva tutti a sbavare su quella merda di donna, te compreso, forse non avrebbe pensato che sì, che sei veramente l'uomo della sua vita" e sorseggio il caffè con un sorriso interiore, perché ho fatto scacco matto in una mossa.

"La Emy?". E la domanda è la più idiota del mondo. Cosa si può rispondere a una domanda così?
"E cosa ci faceva la Emy là?" incalza con una maschera di grigio sale foggiata a piega amara della tragedia.
"Tu non ci crederai, sono rimasto di sasso e incredulo anche io" incalzo perfido "ma era entrata a prendersi le sigarette. Pazzesco no?" e sorseggio guardandoli con l'occhio di Belzebù.
Ma ecco che arriva in aiuto quel fine pensatore, quell'esteta, quel filologo del Costa.
"Minghiaoh svegliati bello" esordisce spingendo la spalla dell'amico "quella è venuta là a fare la cosa delle cose per avere la scusa che ti incontrava minghia ma dove ciai il cervell?"
Ci metto un pochettino a realizzare, ma quando realizzo capisco che il Costa sta aprendo gli occhi al Loca e gli sta dicendo che la Emy gli va dietro. Mi si attorciglia la milza, ma lascio fare. Anzi coadiuvo satanicamente.
"Beh Loca" dico con aria serena "in fin dei conti può avere ragione il Costa, i rapporti non si stanno addolcendo? E poi pensa anche a un'altra cosa: a lei il wine bar non è mai piaciuto, ma sa che tu fai parte dell'arredamento, vorrà dire qualcosa, no?"

"Minghiaaaaaaaaaaa sentiatTà eddai goglione" schiamazza il Costa precipitandosi a pizzicargli il pacco all'urlo di "lo vogliamo oliare 'stu sventrapapere, lo vogliamo oliare eh? Eh?" e ride come il testicolo adorabile che è, mentre l'altro lo serra al collo mandandolo affanculo e dicendo di mollare la presa e poi si alzano ed il Loca dice con malcelata soddisfazione "Mah… forse…" e il Costa che mima la monta alla pecora urlando "Ecchiamala minghia che quella è cotta guagliò" e si allontanano ghignando, che bel team di professionisti, che gran persone, che orgoglio.

Eh già, la Emy è cotta a puntino, basta che il Loca alzi un dito e tac.
E tac che glielo recide.
Quando torno da Londra la chiamo, la Emy.
Perchè una cosa è certa: non si dà il numero di cellulare a uno se non si vuol essere chiamate.
Con la emme.
Ma forse anche con la vù.

Le basi mature

Ore 7:30 italiane, chiamo la Skizza, anche se ieri sera l'avevo già sentita.
Indugiamo, è gonfia di sonno, è tanto carina. Che fai oggi e mi racconta, mi accenna, poi la blocco e le dico "Ceniamo assieme stasera?" e lei mi risponde "Hehe magari…" al che le chiedo se ha già impegni e lei mi dice di no, allora ta-dah, sparo il cartuccione che ho fatto tanta fatica a tenere inesploso da che ho tutte le prenotazioni e con la mia classica aria da coglione indifferente le dico "Beh se non hai impegni e ti va, quando esci prendi un taxi e vieni all'Hotel dell'altra volta che ti aspetto nella hall, sarò riconoscibile perchè indosserò un cappello di feltro fucsia con lunghe penne di fagiano" e dall'altra parte sento il silenzio e indago se va tutto bene e lei mi risponde "Mi prendi per il culo vero?" che ritengo essere domanda lecita in una conversazione con me e allora snocciolo i dati come Berlusconi, solo che i miei sono veri, orario di partenza, orario di arrivo, percorso in taxi, albergo, camera, orario finale e dall'altra parte cominciano dei vocalizzi che estendono la "i" in tutte le crome, le biscrome, le minime e le semiminime e poi mi dice che sono una bestia che non le ho detto niente, che lei credeva arrivassi sabato e poi infila la corsia di sorpasso a settecento chilometri orari dicendomi che mi porta qua e là e lì e lù e mi ribadisce scomposta di qua e di là che è tanto felice e che mi ama, mi ama, mi ama e io le rispondo che la amo anche io, che la amo tantissimo e che non vi è altra spiegazione per i miei atteggiamenti indecorosi e lei ne conviene.
"Ho voglia di annusarti i piedi, Skiz" le mormoro da maniaco sessuale consumato.
"Allora non mi faccio la doccia adesso e mi metto le ballerine senza calze" mormora da maniaca sessuale consumata.
Ecco le mature e solide basi di un sano rapporto di coppia.

mercoledì 26 settembre 2012

Dei culi

Entro in bottega, in puntuale ritardo, recando i plichi che il postino, incontrato sul portone, mi ha consegnato direttamente.
Entro spulciando le buste ed odo, dall'ufficio della Betta, un'accesa discussione sul culo di quella gran consigliera della Minetti e quello di quella gran puerpera della Fico, discussione accademica che coinvolge i più illustri esponenti dell'intellighenzia emiliana: Costa, Loca e Zack.
I chiarissimi professori sono assiepati sul Mac della Betta ed aprono incessantemente finestre su finestre, zoomando sul culo di questa e di quella, con rovente diatriba relativa a chi dovesse meritare il palmares della chiappa migliore.
Entro e appoggio la posta, mentre una cascata di "ciao" mi investe senza mollare la compulsiva ricerca di altre foto eloquenti.

"Intanto ciao un cazzo" dico solenne "oggi mi chiamerete tutti Sire o Maestà e vi rivolgerete a me dandomi del voi, che qui è ora di cambiare".
Il Loca alza gli occhi dallo schermo e mi dice "ma và a cagare" ed io mantengo il mio regale aplomb, ma dopo una pausa di alcuni secondi dico "Elisabetta, cortesemente, si annoti di chiamare il boia, che domattina questo marrano dev'essere decapitato" e la Betta, suddita perfetta, mi risponde "Sì Sire" ed io le rivolgo un grazioso sorriso di compiaciuto ringraziamento.

Poi apro gli occhi alla suburra.
"Siete una manica di imbecilli e parlate perché c'avete la bocca in mezzo alla fazza. Aprire immediatamente il sito dell'Ansa e cercare la manchette dedicata a Salma Hayek intitolata "Salma Hayek e la bellezza delle forme". Scorrere la fotogallery sino ai fotogrammi sei, sette e, soprattutto, otto. Perché quello è un culo, anzi, quello è IL culo, è il protoculo, è il culo disegnato da Dio in persona, è il culo di cui si dovrebbe fare copia perfetta e lo si dovrebbe conservare a Ginevra, accanto al metro campione, perché quello è il culo |assoluto| e tutto il resto sono chiacchiere e come certamente avrete sentito dire, le chiacchiere stanno a zero".

IL Culo
"Ma è una culona!!" esordisce Zack.
"E ma cazzo Taz fa provincia" rincara il Loca.
Guardo il Costa e gli dico "Pesa le parole, perché sei al momento l'unico di loro che ha ancora un lavoro".
"Me mi piace" dice il calabro saudita ed io non so se gli piace veramente o se gli piace lo stipendio.
"Elisabetta, cortesemente, chiami il commercialista per la pratica di licenziamento di Zaccagnini. Per Locatelli non se ne curi, tanto lo decapitiamo domattina. Ora signori, vi prego, andate a svagarvi lavorando, che qui avete profuso abbastanza, per oggi"
"No, ma Taz, a parte gli scherzi… fa provincia"
"TUTTI-FUORI-DAI-COGLIONI-TEMPOZZERO" urlo come il tenete dei parà che ero.

E rimango con la sublime Betta, dal vestito a taglio Chanel senza maniche di shantung di seta blu petrolio e le vertiginose peeptoe abbinate e le sussurro "Il più bel culo in assoluto è il tuo, ma non potevo dirlo, Elisabetta" e lei mi sussurra "Se lo dicevi ti tagliavo il pisello, Sire" ed io le sussurro "Forse non ti sarebbe convenuto, Elisabetta" e lei mi sussurra "Conosco un bravo imbalsamatore, Sire" e io le sussurro "Sei cattiva, Elisabetta" e lei mi sussurra "Sì, ma ho un gran bel culo, Sire" ed io le sussurro "Mi piacerebbe rivederlo, Elisabetta" e lei mi sussurra "Fuori dai coglioni in tempozzero, Sire".

E' mercoledì e domani vado a Londra.
Chissà se c'è anche Salma Hayek.

Le stategiche manovre di riavvicinamento di quel mago del Loca

Pomeriggio proficuo, quello di ieri. Prenotato tutto, domani sono a Londra, albergo e volo, ritorno boh.
Poi cena alla Solita, la Marghe Marghera culata come sempre, culata oversize, culata paradise, che mi si intosta il pistone martello pensandola nuda e alla pecora. I soliti pensieri che mi vengono alla Solita, mangiando il solito.
Poi raggiungo il wine bar dove trovo quel manipolo di ominidi a cui passo lo stipendio mensile che si sollazzano con la Sognasugna, poiché se è pur vero che i rapporti con la Siusy si sono congelati, quelli con la Sognasugna rimangono belli vivaci. E così mi unisco al tavolo spermatozoicovulazionale e offro un giro.
Attori: Costa, Loca, Zack, Max, il Sa-arti e la regina della samba canarina. Livello della conversazione a meno sette, drammatico, la porca fa la porca ad ogni occasione e i montoni scalpitano e insufflano ormoni e sudore inguinale, grugnendo parole senza senso.

Alle undici, dopo abbondante bevigione interrotta da sporadica spinellagione, scatta la fase operativa del piano X21-Mount e come un sol uomo tutti si alzano, direzione casa del Costa, regola di ingaggio fottere in gruppo la bella maialera.
Oh Taz, dai cazzo, ci sta, che la facciamo, cazzo Taz dai, dai cazzo Taz, dai Tazzo caz, daz Cai Taz e mi avete rotto i coglioni, non ci vengo per una somma estesa di ragioni, prima tra tutte perché la bisteccona mi sta sul cazzo in maniera insopportabile e poi voi nudi coi vostri insulsi cazzetti mi deprimete, fanculo Taz, fanculo voi, chiavatevela e non infastiditemi la genitalia.

E così il set porno di quarta categoria parte e va, con la bella letamaiera che schiamazza risate attorniata dai verri in calore e io rimango a leggermi Repubblica sorseggiando in pace sublime un bel bicchiere di Chardo. Che meraviglia.
La Malika mi fa gli occhi e i sorrisi da dietro al banco e io rispondo facendole gli occhi e i sorrisi e mi sa che va a finire che una botta gliela dò perché é tanto carina e bellina e chissà come saranno i suoi piedini e mentre sento Mastro Rampazzo che sostiene entusiasta i miei progetti, entra dentro una stanga di bionda alta tre metri, capelli corti, vestito champagne al ginocchio, coprispalla di makramè color corda e due sandali fottimifottimi da prima pagina sul Carlino di oggi. Compra le sigarette, poi si gira e mi guarda con un sorriso Colgate anni settanta e mi alzo e ci baciamo sulle guance, ma guardati sei splendida, anche tu, ha-ha-ha, come stai?, bene e tu?, sto benone, dai siediti che ci facciamo un bicchiere, sì ma sto pochissimo che domattina devo essere in piedi all'alba, va benissimo, prego.

La Emy. Sì la Emy ex morosa del Loca, in ex odore di matrimonio, la Emy che faceva i festini, ma rimanendo sul suo, cioè chiavandosi solo il Loca, la Emy che pare che il terremoto abbia contribuito ad un riavvicinamento col Loca, la Emy che quando viene citata tutti giungono le mani e alzano, devoti, gli occhi al cielo come se si parlasse di Bernadetta Soubirous o direttamente dell'Immacolata Beata Vergine Maria Santissima Dal Ciel Mandata. Perchè la Emy è una figona cosmica, va detto, sottoscritto, ribadito e inciso nella roccia.
E' veramente un tronco di gnocca mai visto.

E chiacchieriamo. Di tutto. Persino del Loca affair e mi sorprende l'apprendere che la Mistica Emy manco per la capocchia di cazzo del formichino pensa di rimettersi con lui e, anzi, è pure parecchio contenta della sua singletudine e allora io, mentre lei parla, penso a quel branco di dissociati che, invece, favoleggiano riavvicinamenti che sulle medie distanze porteranno a un rinsaldamento e mi dico che l'uomo maschio è davvero un coglione miope, ipermetrope, diplopico, strabico e presbite.
Poi parliamo di lavoro, di famiglia, anche di politica e poi lei mi dice "Taz non sai quanto mi dispiace, ma devo andare che domattina alle nove devo essere a Bologna" e io mi alzo con lei e poi lei si ferma e mi dice "Ce l'hai il mio numero di cellulare?" e io rispondo di  no, che non sta bene avere i numeri di cellulare delle morose degli altri, lei mi dice scemo ridendo e comincia a dettarmelo e io scrivo diligente e poi lei mi dice telefonami subito che così c'ho il tuo e io eseguo, ma che bel quadretto di amici carissimi, che figa da ischemia, anche una sua narice è sensuale.

Poi lei va, io pago, flirto con gli occhi con la Malika e esco, esco pensando se solo solo la Emy fosse entrata un dieci minuti prima quanto sarebbe stata orgogliosa di quel tavolinetto di amici e come si sarebbe precipitata a salutare la Sognasugna, così vicina come stile e classe e bellezza a lei e se fosse solo entrata quel dieci minuti prima, la manovra di riavvicinamento col Loca, seppur in palese dirittura d'arrivo, avrebbe subito un'accelerazione decisa, credo, no?
Ma che rincoglioniti.

martedì 25 settembre 2012

Tazio transfrontaliero?

"Dobbiamo farlo tantissimo Taz, tantissimissimo, perché io devo fare il pieno di te per resistere quindici giorni” e sorridendo mi sega e mi bacia e io la freddo e congelo, ma freddo e congelo anche me stesso per l’aver esordito con una frase d’impulso, non ragionata, non soppesata, sgorgata dal cuore con la leggerezza positiva che sempre si dovrebbe avere e giocondo e rubizzo le dico “Una settimana Skiz, solo una settimana, perché non so quando ma vengo su col primo volo” e lei solleva la testa, rallenta la sega e mi dice “Davvero?” con un sorriso fosforescente luminoso e forse anche al led e io, non pago del mio ardire, incalzo e rincaro motivando “Sì e resto fino a che quelli non hanno sciolto ufficialmente il riserbo perché voglio che festeggiamo assieme” e poi da lì si fa felice bacio commosso e sega più veloce e bella scopata, oppure sarebbe più onesto dire che abbiamo intensissimamente fatto l’amore.

Sono pazzo di lei. Letteralmente pazzo. O forse sono solo pazzo.
A un tratto della rilassata domenica che si é srotolata senza tristezze perché forse già venerdì saremo assieme di nuovo, mi sono imposto una lievitazione extracorporea ed ho osservato la coppia sul Divindivano ed ho ascoltato i loro discorsi e, da bravo giornalista, ho annotato che parlavano di futuro.

Di futuro.
Di sviluppi.
Di azioni e reazioni future.

Passare effettiva nel team comporterebbe un aumento di stipendio sostanziale ed allora ci sarebbe quella strana casetta a London North, in zona due o tre, che non ci capisco un cazzo, bella, coccola, stretta, su due piani e dietro c’è anche una pezza d’erba, ma che figata, speriamo che non la affittino, speriamolo, ma se resti te la mostro, certo la voglio vedere assolutamente, ma senti e se la caparrassi io per bloccarla? Non se ne parla nemmeno, fatti i cazzi tuoi Taz, ok Skiz, ma sai che c’è un soggiornino anche? Potresti metterti lì a lavorare per qualche giorno alla settimana o anche per delle settimane, tanto quello che fai da qui, telefonare e internettare, lo puoi anche fare da lì a meno che tu non abbia appuntamenti fisici, che allora il discorso cambia.

Tazio transfrontaliero, europeo, apolide, condiviso tra la bassa porcona disastrata e la Londra smagliante, ma lo sapete che quest’idea mi titilla, mi sfrizzola e mi solletica il glande?
C’è l’embrione spontaneo di un “noi” futuro, non piegato all’ineluttabilità della circostanza, ma plasmato dal desiderio di provare a vedere cosa succede a mettere in pista un “noi” proattivo che sostituisca quel “noi” passivo dovuto a una condivisa esistenza fisica nel medesimo luogo, un “noi” che comporti anche la costruzione dell’ambiente in cui lo stesso “noi” può continuare e questa positività, questa proattività, compensa con nuova energia la perdita del mio ruolo creativo nel mio lavoro e mi rende nuovamente vivace intellettualmente e curioso e ansioso, ansioso di quella trepidazione oramai appiattita da una situazione lavorativa in cui, per circostanze naturali ed economiche, dell’antico ambizioso progetto di avere una produzione pubblicitaria di rilievo non vi è più traccia, dato che al momento facciamo solo produzioni di rubriche televisive per emittenti locali ed il key man non sono più io, per ovvie ragioni, ma il grande Loca e la banda dei Guasconi.

Ho bisogno di tutto questo e ho bisogno di lei.
Ne ho bisogno e lo voglio fortissimamente.
E lo avrò.

Trickle

E allora io mi sto lavando i denti e lei si sta asciugando che si è appena fatta la doccia e sì, eravamo in uno stato di fumosa alterazione positiva, poi lei mi abbraccia da dietro e io sento le tettine dure che mi premono sulla schiena e sì, sì, è una cosa che mi piace moltissimo e mentre spazzolo sento che schiaccia il pube, con quella ricrescita ispida che adoro, lo sfrega sul mio culo e ho la bocca piena di schiuma e la spingo indietro per andare a sciacquarmi sotto il rubinetto e mentre mi piego lei si inginocchia e comincia a leccarmi il culo, il perineo e i coglioni e io assecondo, piegato a novanta con lo spazzolino in mano e la mia ancella che mi preme la lingua nel buco del culo mungendomi ed è subito fava martella mannara, che la piccola troia lo sa che mi fa uscire di teschio ‘sta cosa.

 E poi mi ritrovo seduto sul water a gambe aperte con lei inginocchiata che mi tira un pompino cannibale e la situazione mi garba assai, poiché la seduta sul water è perfetta per consentire a quelle manine l’accesso sozzo ai miei coglioni penzolanti e al buco del culo e godo, godo come un cammello, mentre lei succhia come una vitellina la minchia venata scarlatta e ceramica.

Poi, d’un tratto, si alza e si pone a cavalcioni su di me e io penso ad una sopravvenuta necessità di auto impalarsi e invece no, invece rimane sollevata, schiudendo le labbrine ficali bagnate, guardandomi con l’occhio della cugina di Satana e aspira l’aria tra i denti e io comincio a realizzare, ma la realtà mi batte sul filo di lana e sento lo zampillo bollente che mi irrora il serpente, lo sento che gocciola, prima poco, poi tanto, tantissimo, mi inzuppa la minchia, poi smette, poi gocciola, poi riparte ingrossato e lei sorride a bocca aperta, prognata, guardandomi, poi guardando in basso  aspirando aria di nuovo tra i denti “fsfsfsshhhhhhh” e si muove scomposta e mi irrora la pancia e io sento che la pisciata mi gronda lungo i coglioni e corre al buco del culo e poi finisce e lei torna ad inginocchiarsi per terra, in mezzo alle mie gambe ed impugna la fava randazza pisciata e la lecca, la succhia, respira forte, eccitata e mormora lenta e sensuale “Che buona… che buona…” che detta così magari fa ridere, ma vi assicuro che al momento mi ha prodotto un effetto trombosi  per cui ho smesso di vederci dall’occhio di destra e non paga, la piccola troia accademica, sospendendo il succhione magistrale mi sussurra lenta “Voglio che mi pisci addosso dopo…dopo che mi hai sborrato in bocca….” ed io mi son detto  come faccio a dirle di no, porella, che è venuta dall’Inghilterra a trovarmi?

E dopo un po’ vengo, sussultando sulla tazza, perché mentre vengo risucchia, a labbra serrate e guance depresse, grugnendo e dimenandosi per non farsi scappare la minchia dalla bocca e appena sente che smetto si alza, masturbandosi, entra nella vasca e mi dice con un sorriso lurido “Vieni… voglio che mi pisci… vieni” e io mi alzo e la seguo con la minchia ancora in tiro che mi devo concentrare per rilassarmi di dentro altrimenti non piscerò mai e lei si accoccola in ginocchio, senza smettere di tormentarsi la passera mannara, e io mi rilasso, mi rilasso e poi, finalmente, un gettino le colpisce le mammellette e lei sorride radiosa e mormora “Che calda…” ed il getto si fa più impetuoso, la irrigo, la adacquo, la irroro, mentre lei si muove per farsi bagnare ovunque, poi apre la bocca ed io dirigo là il getto e quando la boccata è piena lei chiude ed ingoia, bagnandosi la faccia, riemergendo con un sorriso e un “Che buona la tua piscia….” che mi manda ai matti e poi ancora, altra boccata, altra ingoiata e appena finisco si precipita a tirarmi un altro succhione che ci mette un minuto a ridonarmi l’allegra durezza spensierata, utile a chiavarla nella vasca, ancora bagnata di piscia e deliziosamente folle di voglia.

E’ proprio vero.
Un’esperienza all’estero aiuta ad aprire la mente.
Eh, se aiuta.
Cristo.