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giovedì 26 dicembre 2013

Natale stupefacente

Allora, facciamo ordine.
La mia fidanzata venezuelana il ventiquattro pomeriggio alle cinque è evaporata direzione Berghèm dove pare abbia una schiera di parenti sudamericani con i quali, come usanza celebrativa, si andava ad ammazzare di picagnagrancagna e churrasco per festeggiare sangesùcristo ed io, ovviamente, ho rotto il fidanzamento senza dirle nulla, nello stesso perfetto stile in cui ci siamo fidanzati.
Per cui, essendo sera di vigilia di sangesùcristo in solitaria, si rendeva obbligatorio il reperimento di molto alcol a qualsiasi somma e un pò di origano o del pongo,  perchè é gran festa e non mi metto a fare certo il taccagno o lo schizzinoso.
Una volta reperito l’abbondantissimo alcol con quattro danari, che facevan quasi le ventuno, mi sono mangiato un paio di hamburger da McDonald’s e con le mani ancora appiccicose di salsa barbeque e un’ascella decisamente importante, mi ritiro nel furgone con riscaldamento anche da fermo e mi applico oralmente al collo della bottiglia di vodka, riflettendo su dove reperire le spezie per festeggiare la stupefacente vigilia di sangesùcristo. Giro  e rigiro e rimedio solo dell’origano scarso già ad occhio nudo, per cui, alla volta delle ventidueetrentadue faccio prua verso il locale per cui sono stato pagato per esprimere idee e logiche utili ad essere ignorate o come bussola per individuare sentieri opposti, nella speranza che la Ade potesse aiutarmi, ma la Ade era a Saint Moritz fino al sette, mi dice la checca dietro il banco e allora mi ordino una vodka doppia e giro il capo a destra, attratto da uno stacco di coscia che se la vede il mio macellaio non so cosa succede, due piedi a pelle da sborrarsi nelle mutande, un abitino di lamè rosso, capelli neri mossi alla madonna (per rimanere in tema), abbronzatura biscottata, una catenina d’oro sottilissima alla caviglia di sinistra e un viso identico, ma assolutamente identico in tutto, a quello della Aledellapale. Che quando il mio occhio alcolico incrocia il suo occhio alcolico, beh amisgi, la più bella vigilia di sangesùcristo della mia vita, credetemi. Sbronza come me mi riempie di coccole e feste che manco un Labrador, lingua come se fossimo formichieri, mani che corrono ovunque, manco fossero in gara, poi beviamo (che idea originale) e mi riempie subito lo scroto di sfighe: ex marito molto duro, separazione a zero lire, bambino con lui, affidamento congiunto saltato per via di una denuncia beccata per via di un festino in cui girava della bamba, ma adesso lei ricorre, la pale non va male, ma il pappaporcone l’ha mollata, che felice che sono di vederti Tazamore, Aleamore ce le hai le mutande?, sì amore, ma se vuoi vado a togliermi tutto nel bagno, no amore, tieni tutto, ma procura dell’erba da fumare assieme scopando, ti va? sorriso ammorbato e occhio fuso, lingua che liscia le labbra, mi va eccome amore ma oggi è la vigilia di sangesùcristo e ti voglio far provare una cosetta, ma che bella che è la Ale e poi parte di ricetta perchè innanzitutto bisogna che ci “scrolliamo ‘sta scimmia di dosso” e poi si può passare a cose divertenti ok? ok Ale, fai tu che ti vedo inserita, mi chiede dei soldi, le rifilo quel che c’ho che non c’ho cazzi di contare, lei parte sculando e ritorna e via!, via più veloci della luce!, via nella tana del Tazio, dove mi pareva che i Doors ci stessero da dio, mi spoglio e mi annuso, Ale senti mi faccio una doccia che puzzo come un camallo, mi inchioda al muro, mi annusa le ascelle e mi dice che so di maschio e mi vuole così, poi si denuda totalmente, si china sul titeibol e prepara sei rigotte di bamba che servivano ad uccidere la scimmia e in effetti, cazzo, dopo tre belle pippate sei lucido come una sfera d’acciaio e dell’alcol manco un ricordo, poi mi passa due ‘paste’, una di MDMA che me lo ricordo il nome e un’altra con una sigla che non mi ricorderò mai, MIR, MIT, cazzo ne so, so solo che mentre aspettiamo che ‘sta roba monti, la Ale assatanata arriccia una cannetta e io la palpo e la lecco che sa di sudore buono e poi boom, il cocktail sale a razzo e io mi sento sensibile come una gigantesca cappella, che ovunque lei mi baciasse era come un pompino e poi tra le gambe un menhir così e attacchiamo a chiavare e poi le luci bianche a flash anche con gli occhi chiusi, la sua voce lontana, l’immagine sfuocata, ma cazzo godevo dappertutto come se fossi stato ricoperto di pelle di cazzo arrapata ovunque e poi dopo un po’ basta effetti amplificati, ma di smettere di chiavare manco morti, ero come un Frecciarossa lungo quei sei chilometri di alta velocità, cavallo d’acciaio, cazzo d’acciaio di cavallo d’acciaio e poi dopo un po’ quella roba rimonta, minchia che botta, torno a essere Cazman, SuperCazzioMan, mi tocca un braccio e godo, interferenze, cuore a centomila e poi stop e avanti nature e poi torna e sborro ma la minchia resta dura anche dopo tre quattro, cazzo ne so quante volte, una pacca di sborrate da conto perso e poi, improvvisamente e velocemente il down, che è una vertigine, un’angoscia, una roba brutta e allora la Ale mi sgancia una MD e nel frattempo, che a lei “stava ancora su” si siede sul mio menhir che non dava segni di sgretolamento e se lo chiava, pesante, sbattendoselo dentro, godendo e venendo a martello mentre io sentivo che il down si calmava mentre mi montava la MD e continuiamo a fottere come animali che il giorno era bello che fatto e che io avevo battuto il mio record di permanenza ininterrotta in una fica col cazzo costantemente duro: undici ore.

Poi si crolla come castelli di sabbia senza additivo e ci si sveglia alle venti e quattordici. Un fisico mozzafiato sta armeggiando con la macchinetta del caffè e la raggiungo e ci baciamo in gola, nudi e abbracciati a polipo, che fuori è notte di nuovo. Sono spezzettato, come effetto collaterale numero sedicimilaventiquattro e nessun bloodymary ci potrebbe fare qualcosa. La Ale ha una faccia che sembra riportare la frenata di un camion e in una zaffata d’alito aromatizzato alla pantegana putrefatta mi comunica molle e laconica “c’ho la fica sfasciata”.
Ordiniamo cinese e lei va a prelevare la merce e a pagare completamente nuda.
La ringrazio della scenetta e lei ride, dicendo che non se ne era accorta di essere nuda.
Ridiamo come babbuini, poi dopo cena lei mi comunica professionalmente che se vogliamo spazzare via rapidi “i titoli di coda” basta che ci pippiamo una pistina e così facciamo e, in effetti, sembra andare meglio.

A mezzanotte e sedici arriva il suo taxi.
“Senti Aleamore, ci rivediamo? Anche senza sbatterci in ’sta maniera?” - chiedo.
“Certo Taziamore che ci rivediamo. Ma perchè dici? Non ti è piaciuto?”

Mi è piaciuto?
Oggi è il ventisei dicembre e, in un certo senso, manco dal ventiquattro.
Non ho la più pallida idea se mi sia piaciuto.
A sensazione direi di sì, ma sono incerto.

lunedì 23 dicembre 2013

I saggi rimedi della nonna

“Raccontami di quando battevi, raccontamelo ancora…” affondando colpi di minchia in quella fica di cioccolata al latte, mentre con gli occhietti piccoli e la bocca ansimante mi stringe come se dovessi scappare via. “Sei un porco malato” e io giù a premere la cappella sulla cervice facendola mugugnare di male e piacere “ti fa godere che ero puttana” e io sbatto da porno “sì mi fa impazzire” - “porco bastardo malato” e mi mette di schiena cavalcando il Mastertube, dondolando quelle tette morbide segnate dal costume da bagno, con quei capezzoli increspati, quasi neri, “sì sono un porco malato ma tu i cazzi li meni anche oggi” e la schianto di schiena, le gambe sulle mie spalle, mulinellando la minchia nella fregna svangata “sì ma non faccio più la puttana, decido di farli venire se mi va e se mi pagano come dico io e solo con le ma…….aaaaaani…” e lo sciacquettio di quella fica sudamericana si fa intenso e sonoro e io incalzo sussurrando “non ti lavare le mani la prossima volta, voglio leccare la mano con cui l’hai fatto sborrare” - “maricòn ti piace il cazzo eh?” grugnisce maligna e invasata - “perchè a te non piace la fica?” e sorride di denti bianchissimi e la torco la giro a la infilzo alla pecora che c’ha una schiena ed un culo che fanno storia dell’arte e la cingo, la assedio, la lecco e la monto, sospendendo i dialoghi in nome del godere puro e la locomotiva parte e stantuffa, solo vapore e carbone e calore e non occorre parlare per cominciare a venire, tremanti, allo stesso momento, per poi cadere come marionette a cui son stati recisi i fili.

“Ti amo Tàtà”
“Ti amo Làlà”


E poi TRRRRRRRRRRRRRRZZZZZZZZZZZZZZZZZZ e mi sveglio da incubo con la sveglia che perfora il cervello alle setteetrenta che la Laura deve vestirsi per andare al lavoro e io mi preparo il primo Bloody Mary “del giorno dopo” mentre lei è in doccia e il secondo mentre sorseggia il Nespresso che le ho fatto con le mie manine prima che si involasse solare e rassicurante.

Tempo di merda fuori.
Torno a letto, son già nudo, fatica zero.
E’ stupendo tutto questo.

domenica 22 dicembre 2013

Fidanzato

Salve a tutti babbinatali e babbenatale del mio cuore, finalmente posso scrivervi un post zeppo di amore del cuore e di sentimento dilagante e gocciolante zucchero.
Ebbene sì, amisgi che numerossi mi secuite da cassa, mi sono fidanzato.
Dopo tanto tempo il mio cuore alla deriva ha trovato un solido ormeggio ed io sprizzo da ogni poro felicità.

Si chiama Laura.
Ha trentasei anni.
E’ una venezuelana mulatta che ho conosciuto in un centro massaggi totali consigliatomi dal Max. E’ in Italia da quindici anni, ha fatto la prostituta per un po’ (comprensibile), ma poi si è evoluta ambiziosamente e ora fa la massaggiatrice in modalità basic o enhanced.

E’ bellissima, specie quando sorride.
Ha un corpo che mi manda in visibilio.
Ha una serenità e una felicità interiore che mi fanno invidia.

Ride, capite?
Ride a crepapelle se dico una cazzata seria. Ha un senso dell’umorismo favoloso.
Ha bellissimi piedi e un’odore corporale travolgente.
La amo.
Perchè lei semplifica con saggezza le mie pippe. La amo davvero. E’ sveglia, witty, rapida, pronta, scattante, ha un cervello seducente.
E lei mi ama.
Perchè amplifico con serietà i suoi desideri che tutti deridono. Perchè son desideri sentimentali meravigliosi.

E’ una grandissima cuoca.
E’ un’insaziabile cannaiola e drogaiola.
E’ una porca devastante a letto.
Io, la Laura, se lei vuole, me la sposo.

Oh sì.
Oh sì, sì.
Sì.

Sono felice.
Davvero.

giovedì 12 dicembre 2013

La Fessa della Marianna

E poi arriva quell'età, no?, quella in cui entri in Facebook e cerchi la Renata, quella per cui ti sei screpolato di seghe al Liceo, ma prima di chiederle l'amicizia esplori l'album delle foto, perchè cazzo ce ne sarà una in costume e poi eccola, tra le 923 visibili, quella a Bellaria con un moccioso in braccio, ma no non puà esser suo così piccolino e poi te ne fotti e dici, minchia, però, io alla Renata le farei un massaggio lombare con la mia pancia e allora chiedi l'amicizia e lei te la dà in due e due quattro.
Poi, una sera che non ti sei ubriacato e fatto abbastanza, ti colleghi a facebook e la Renata è in linea, ma che bello, ti assesti sulla sedia da omarino e ti concentri e fai lo spiritoso con la chat e sono le undici di sera, la Renata ti dà corda e alle tre del mattino, con una ceppa di minchia marmorea di cui non hai esitato a dargliene notizia, sai tutto della Renata, divorzio, niente figli, storie sbagliate, si masturba, ha un vibratore, dai Tazio smettila e via fino alle tre e trenta dove lei chiude che il giorno dopo c'ha da alzarsi all'alba, tu apri YouPorn, selezioni MILF, ne trovi una che ti dà un barlume di idea di Renata e sborri come un cavallo mettendoti anche due dita nel culo..

Alzi la mano chi è TOTALMENTE ESTRANEO (tecnica masturbatoria a parte) a questa cosa che ho appena scritto. La sindrome del "dobbiamo-porre-rimedio" coglie tutti, prima o poi.

"Oh, ma Renata, scoltamo, ma se io all'epoca ci avessi provato con te?" e di là "Ma tu non  mi cagavi neanche" e qui un "luridatroiacazzodici che ti sbavavo sulle scarpe" ci sarebbe stato come un abitino della festa, ma no, si insiste, si ravana, si zappa e si ottiene quel sì. Sìsìsìsìsì. Perchè è ovvio: a quell'età tutti sarebbero stati con tutte e viceversa, che cazzo di scoperta. E poi l'idea che il ricordo ci renda ancora attizzanti, è irresistibile.

E allora si comincia a pianificare perifericamente l'action: "Ma passi mai per Taziopoli?" - "No Tazietto, ora sto a Renatopoli" - "Che peccato Renatina, ma magari, una sera, ci capito io a Renatopoli per un aperitivo" - "Magari Tazietto!!!!".

L'aperitivo.
Va disambiguato questo sostantivo. In questo caso non va inteso come una bevanda che solletica l'appetito culinario, ma come un checkpoint in cui si verifica se la Renata è appetibile a cul in aria. Ci si misura, ci si interroga, ci si fanno i film e più l'aperitvo è alcolico meglio è.

"Scusa Tazietto, che bello rivederti [blah blah] ma stasera [blah blah] e devo scappare…"
"Magari più tardi ci si becca su facebook Renatina"
"Non so, forse, vediamo…"

E passa la mezzanotte e ta-tac, la Renatina mi è online e allora vai, che non sono ancora in coma etilico e allora vai Taz dille che è figa da morire, dille ti avrei fatto questo e quello e quell'altro, gestisci i suoi silenzi lunghissimi, padroneggia i suoi ma dai Tazio, ma sì Renata, ma qui, ma su, ma giù, e intanto scava nei ricordi, Tazissimo, perchè la devi atterrare con un dettaglio di vent'anni fa, solo quell'insignificante dettaglio ti assicurerà la credibilità e un paio di caselle verso la sua fica frolla.

"Non mi dimenticherò mai l'effetto di quel vestito grigio [7 ore di dettagli], specie quando lo portavi senza reggiseno".
Victuar.
Vittoria.

Ma dai!, era il mio preferito!, mi faceva sentire così figa!, ma che roba che te lo ricordi!, tu sei figa Renatina, sapessi che tronco di sequoia che c'ho, ma Tazio!!!!!, ma Renata, t'avrei schiantata nel cesso mangiandoti la fica appoggiata al lavandino coi collant e le mutande arrotolati alle caviglie, Tazio che caldo, vedessi che cazzo mi sto menando Renatina, oddio Tazio ti prego non posso ho il mio nipotino da me stanotte, vorrei leccarti il culo Renatina, dio Tazio non posso AVERE VOGLIA stasera (esilarante).

Ore, ore, ore, ore, ore.
Ma scusate amici, ma soprattutto amiche.
Ma siam veramente convinti che l'andare a puttane sia così deprecabile?   
Economicamente, fatti due conti, no.

Renata amore!!!!! Fammi leccare la Fossa delle Marianne!!!!!
No, dai, Tazio, no.

Ci becchiamo su facebbok dopo?
Non so, forse.
Massì, anche.

lunedì 9 dicembre 2013

Uno solo, grazie.

Il uainzbarz è un autentico calderone di cassoela stagionatella (ma ben tenuta) che spesso procede senza pastoie burocratiche e accorcia significativamente il tempo della pratica.
Certo, ciò che dalla televendita appare un affarone poi affarone in senso buono non è, diventando un affarone pesantissimo da gestire.

La Marti siede al banco col jeans strizzatutto e il sandalo portato a pelle, sgranozza delle porcherie e beve uno Chardonnay offerto da me medisimo.

E si conversa di quanto la bella figa meditante sia conscia che il fatto di avere quarantatre anni blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah di essere separata da maggio  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah per colpa di quello stronzo  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah perchè è un gran bastardo capisci  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah, possa generare una certa noia nell'interlocutore, ma non lo fa apposta, se ne duole, ma anche il fatto di avere quarantatre anni blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah di essere separata da maggio  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah per colpa di quello stronzo  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah perchè è un gran bastardo capisci  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah, fa parte della sua vita e se questo fosse motivo di una rottura tra di noi le spiacerebbe davvero, ma davvero tantissimo.

Alt.
Momento.
Rottura tra noi.
Mi si gela il prepuzio e procedo serrato con una richiesta di informazione.

"Scusa, Marti, non ho capito: rottura tra te e chi?"
Sguardo della morte, pallore isterico, silenzio di tomba.
"Sei stronzo, io sto parlando seriamente. Io sono qui che ti parlo e spiego blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blahblah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blahblah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blahblah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blahblah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blahblah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blahblah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blahblah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blahblah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blahblah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blahblah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah e tu fai lo stronzo"

E poi ho provato un dolore, un dolore vero, avvolto di dispiacere e rammarico.
Veder andare via quei sandali portati a pelle non è stato facile, no.
Cameriera, Chardonnay.
No, uno solo grazie.
Dolore passato, grazie a Dio.

domenica 8 dicembre 2013

Ma...

Bonsgiur, femmina mammifera. Chi cazzo sei?
Dalla nuca e le scapole non ti riconosco, però ho una sborrata secca sulla pancia.
Credo c'entri tu in questo, ma non so.
La luce passa insolente dalle finestre di cui non sono stati chiusi gli scuri interni e la cosa mi adombra.
Ma tu.
Chi cazzo sei?
Mi scappa da pisciare e, in quanto signore, farò piano per non svegliarti.
Perchè dovrei essere scortese, femmina mammifera?
Esco dal caldo, entro nel gelo, dirigo al cesso e non mi volto, perchè la tua privacy và rispettata.
Non la "praivisi". Ma la "privasi" come dicono i britannici snob.
Piscio.
Mi lavo.
Ritorno e hai gli occhi azzurri aperti.
Ciao, femmina mammifera, lo vuoi un caffè sì?
Che belle tette.
Ma chi cazzo sei?

mercoledì 4 dicembre 2013

I swear I won't tease you, won't tell you no lies


I swear I won't tease you
Won't tell you no lies
I don't need no bible
Just look in my eyes
I've waited so long baby
Out in the cold
I can't take much more time
I'm trying my goal

I want to use you…



Tazio's production

Riflessioni professionali di un designer free lance consumato

Cazzo che giornate che van via eh?
Sole, freddo, ma bello.
Ma poi neanche tanto freddo, dai.

Rinchiuso nella mia tana tettanea a disegnare con la mia batteria di fidi Mac a protezione da tutto, la musica, i piedi nudi sul pavimento tavolaceo di Maxacea gratitudine, tutto pulito, scarno, rifatto, tutta un'epoca che diventa contemporanea, ma che bello tirarsi dei cannoni di Navarone e produrre, produrre con serenità, qui, nella Tana Taziea, tirare linee e forme e pensare che mi voleva questo ritorno alla base, alle origini, alle cose semplici da trattare come enormi, come se fossero le cose del Primo Cliente Importante, ma che bello fare il free lance, ma che bello il mio uccellone che penzola libero sotto la felpa blackblock, ai limiti del corallo che copre (ma è la penna grafica che svela, Giulia amore perduto),  ma che bello ricevere una mail da New York da un amico che dice cazzomerda Tatsioh, ma quando minchia vieni che ho aperto una gallery e possiamo fare cose turche nel Village e io guardo fuori, mentre furoreggia Tom Waits nell'aere perso e mi dico, con coscienziosa maturità, ma a me che cazzo me ne frega di tornare a New York che qua c'ho tutto, pure la vista guardona sul terrazzo di là, a settantanovevirgolatrentasette metri che mi comprerò un cannocchiale per spiare quella milf stagionata, la prossima estate, tirandomi seghe come un falegname cocainomane masochista e sadico?

Che bel cazzo che ho, con quella venona che si gonfia quando sta per diventarmi duro, con quella venona che non ha lasciato indifferente nessuna, ma che bel cazzo che c'ho.
E che bel buco del culo sensibile e gonfio di voglia di carne nera e di Africa puzzolente perchè sappi, amiconewyorkesegallerato, che se culo muovesi esso dirigesi verso continente nero, che il mio amico Maurice, che sento, mi manca un bel pò.

Certo, facendo così non startappo di sicuro, ma devo essere sagace come uno stercorario e pensare alla mia banale palletta di merda senza farmi traviare da potenzialmente appetitose pallone di merda altrui non desiderate dai proprietari e mi spiace per Hip, ma attualmente vorrei dedicarmi al mio benessere interiore, ergo a infilarmi nel culo cazzi gonfiabili finchè non piscio dall'eccitazione col cazzo duro e in questa nobile pratica non vedo spazio per pallone di merda altrui, me ne dolgo, ma non me ne pento.

La notte tinge il cielo provinciale.
Il lavoro fila liscio.
Sono fumato come un salmone norvegese, ma questo non obnubila la mia visuale.

Vualà, Simply Red, manco a farlo apposta.
Disegnare.


Botta di vita

Una veste natalizia per il blog.
Sì lo so, pur odiando il Natale mi sono fatto affascinare dal colore della festa.
Sono umano anche io.

martedì 3 dicembre 2013

In passatello veritas

"Come mai non mangi non ti piace?" mi chiede il Maxbarbudos.
"Nah, è buono, è che non c'ho fame" rispondo.
"Cazzo fai a Natale?" chiedo.
"Cazzo vuoi che faccia, famiglia, parenti, le solite rotture di coglioni" mi risponde tra un passatello e l'altro.

Che rottura di cazzo sconfinata 'sto Natale dimmerda, ogni anno 'sta storia. Mi fa cagare, mi fa sboccare, non me ne frega un cazzo, eppure ha questo insostenibile potere di deprimermi.

"Mi ha messaggiato il Costa che passa di qua il 20 e poi il 22 scende giù in Terronia", mi dice.
A Maxbarbudos non gliel'ho detto che l'ho salutato con un'amorosa testata, per cui non dico niente e affronto una cucchiaiata di passatelli.

Ecco.
Un Natale dimmerda impreziosito da un coglione delinquentello.
Mavaffanculo.

Start, restart, startup or shutdown?




Senti Taz, è un progetto interessante, si startappa, la stima, lo sai, se io, se te, se noi, adesso dove sei?, quando finisce c'è sempre chi chiude la porta e invece noi, la startapp, io te lo dico, ma non per ricatto, ti prego pensaci, non è per ricatto, ma se non ci sei te, io non ci sto a startappare e sai perchè?
Perchè ho paura e mi fido solo di te.
Se io, se te.
Se.

sabato 30 novembre 2013

Santa Sebastiana



Voglio trafiggerti i glutei con aghi lunghissimi e scintillanti
e freddi,
affinchè tu possa recitare con compassionevole verità il tuo atto di dolore.
Voglio forare i tuoi seni e le tue areole con sottili spade,
Santa Sebastiana,
udendo il tuo desiderio di mentire per amore della pena.
Voglio suturare lentamente i tuoi genitali,
con ago curvo e refe robusto, 
così da non udire più il canto ingannevole del tuo desiderio.
 

martedì 26 novembre 2013

Va, pensiero

Stai scherzando vero Ritina?, quando mi dici che non mi faccio mai vivo scherzi vero? no, perché magari ti sei dimenticata di contarle le volte che t'ho chiamata conlaemme dal giorno dopo che ci siamo conosciuti vero Rita? Ah, non sai eh? Non ricordi e fai la risatina da bimbaminkia e io mi adombro appena, esponendoti che sì, che va bene che il carciofo fagianato continui a farlo io, ok, però vi è del caso che dopo un congruo numero di rimbalzi e ingessature telefoniche (che sembra quasi che c'hai un rolodex da cui peschi a cazzo scuse del cazzo già confezionate) capita che il carciofo fagianato si caghi il grancazzo, con rispetto parlando e tu fai "uoooooooooh siam nervosi eh? Ti facevo più tenace sinceramente" e giù di risatina intelligente da DonnaPhenomena che ha fatto tana al povero fagiano ormonato.

E io butto giù.
Così, all'improvviso, nello spazio compreso tra un "Hehe" e il successivo "Hehe".
Riassumo gli elementi tra me e me, mentre il parlàfono si agita a dirmi che Rita sta chiamando, con la emme.
Lei mi piace e lei lo sa, io le piaccio e lo so, lei assume atteggiamenti da adolescente craniodimerda che ssòfigaepossòfàdetutto, accampando continuamente assurde scuse per non vedermi, ma non perchè non mi voglia vedere, ma giusto per misurare la mia tenacia.
Il tutto condito di sagacia phenomena.

Rita.

Mavaffanculo, va'.
Vedrai che tenacia da adesso.

domenica 24 novembre 2013

Pensieri acefali

Dice che da domani arriva il freddo polare.
Vorrà dire che sto tutto il giorno sotto il piumone, strategicamente acquistato da poco, a giocare con Mastro Pirellazzo Randazzo Randello.
Che poi questa piccionaia ha delle fiturz che manco case di ultra lusso. Faccio per dire: gli scuri delle finestre stanno dentro a casa e i vetri di fuori. Così non ti devi congelare lo scroto per apririli alla mattina. Certo i vetri son soggetti a maggior sporco, possono spaccarsi con la grandine e via così, ma intanto a meno dodici te li godi.

Domattina verrò colto da quella sottile depressione del disoccupato che mi passerà, forse, martedì mattina. Starò qui a piangere le mie gesta passate, avvolto di corallo con felpa blackblock freschi di bucato e ciabattazza infradito, accanto alla stufa a pellets che è una meravilglia della natura, grazie Max.

Certo che quando la Cristiana è uscita dal letto per aprire il frigo e beccare due birrette, minchia oh che fisicata della madonna. Beh, ovvio, facendo l'insegnante di danzaggezz ci sta tutta eh. Però che pezo de corpazo, diciamocelo.
La Marti sta ancora là ad aspettare che la chiami come tributo all'immane sforzo di ammissione compiuto a suo tempo, ma io mi sono fatto straviare da quelle tettine marmoree e acuminate di capezzoli e, cazzo è proprio vero, l'attivià fisica scaccia l'età che nella Cristiana fa trentasei e sono proprio trentasei da vedersi, non uno di più.

Domani arriva il freddo polare.
Io sarei anche già a posto così, diciamo, che non ci penso manco pupazzo di vestirmi ed andare a prendere l'aperitivo in piazza. Resterò qui, attonito, trascinandomi dal cesso al letto e dal letto al cesso, godendo della meravigliosa vista dei tetti suburbani e del cielo pre polare.

"Ma spiegami ben 'na cosa" chiedo alla Cristiana post coitum, che mi giace sul cuscino sbrindellata "ti radi i peli sotto, di fianco, qui, nel culo, lì e lì e lasci sta strisciacresta di peli in mezzo? Ha un qualche significato?"

"Odio la babyfiga" asserisce molle "ma se proprio vuoi accorciarli accomodati" e spalanca le gambe abbandonandosi di schiena sui cuscini.
Ho preferito mangiarle la teenfiga, ricominciando.

Oggi la Cristiana parte e va a Ortona, credo di aver capito. Mi era stato anche detto il motivo, ma io o non ascoltavo o non l'ho proprio capito, fatto sta che non so il perchè vada ad Ortona, ammesso che sia là che va.

Ieri pomeriggio mi ha chiamato il Ruggi, scandendo una lista di cose che devo, assolutamenteperlammordiddio, fare prima di ritrovarmi in un mare di guai e scandendo poi una lista di cose che NON devo fare, assolutamenteperlammordiddiosantissimo, pena ritrovarmi in un mare in burrasca di guai.

Un po' all'inizio non ci ho capito una fava, ma provavo a seguire, ma poi sapete com'è, ci si distrae e io mi sono distratto e ora non ricordo un cazzo di quello che mi ha scandito contabilmente il Ruggi. Boh.

Mentre scrivo, con una parte del perfetto cerebro che mi ritrovo, per nulla scalfito da droga, farmaci e alcol, sto impalcando l'embrione di un format che unisca il mangiare al chiavare. Mi spiego meglio: sto ricercando il nome di una con la quale ho già chiavato (quindi conscia del Patrimonio Unesco che c'ho tra le gambe) che mi porti un pranzo, anche al sacco, a fronte del quale verrà chiavata per il resto del pomeriggio.
Che mi sembra una proposta paranatalizia.

Il concorrente, cioè io, dovrà superare alcuni ostacoli, ovviamente. Il primo sarà quello di abbinare la faccia che visualizza con la mente ad un nome, nome grazie al quale ricercarla nella rubrica parlafonica come persona fisica, superando varianti complesse come scegliere quale dei tre nomi sarà quello giusto, poi comporre il numero, far conversazione e, alla fine dei convenevoli dichiarare il gioco e il premio.
Son già stanchissimo.

Domani freddo polare.
Meglio armarsi di termocoglioni e andare a fare la spesa per la settimana allora, che il format è ancora agli embrioni e da domani freddo polare.

Non era mica Ortona, comunque.
Ne sono quasi certo.

mercoledì 20 novembre 2013

Serataggezz

Oh Tazz, mica far l'orso vè, dai, vieni al winebar che c'è un gruppetto che suona del gezz e il bassista è un mio amico che poi ti presento anche un due tre fighe, va ben Massimiliano in arte Max, ci vengo, tanto in queste ore mi dice bene che non c'ho l'ansia e allora andiamo, sediamo, beviamo, schiazzotto, un primino, tè com'è che ti chiami? Tazio, mo vè, ma anche mio nonno si chiamava così piacere Annarita, piacere mio, piacere Cosadue, piacere Cosatre, ma adesso lasciatemi a guardara l'Annarita che mi pare proprio una bella gamba di prosciutto di Langhirano stagionata con amore, sui quarantacinque, capelli corti mori che adesso è così che mi si usano, l'occhio verde detersivo al limone sgrassante, rughine, abbronzatura da Papaiaincalore, piccolinapeperina, bei denti, forma ottima, bel culo, leggins culee, stivaletto d'ordinanza e simpatica, massì, ruspantemente simpatica, poche fisime e paturnie, che sarà anche che c'ha una figlia di venti che aiuta e nessun marito che spesso aiuta, ma anche a volte no.

Uh ma sentimò come schitarrinano bene eh? uno spatacolo Anarita, ma mi puoi anche chiamare Rita sai?, bene Rita e poi il Max mi ride con quei denti e la barbona da Gringo e mi dice, quando la Rita di alza con Cosadue e Cosatre ad andare a vedere da vicino, vemò che c'è la fila per quella lì eh? al che chiedo se anche lui è in fila e lui ride e mi dice che ha già diligentemente e civilmente dato e io ho rispetto di 'sto pezzo di Angus che chiacchiera poco e lavoro molto e, con un occhio al culo della Rita e un occhio alla faccia del Max, mi permetto un signorile carotaggio attorno alle precipue (adoro questo termine "precipue" che mi sgranchisce le labbra) caratteristiche materassaie della bella morettadeiricchiepoveri e il Max ride dicendomi Taziotazio, sono un signore e lo sai, al che mi corre l'obbligo di ricordargli di quando facevam su il maiale (La SusyBar) in sei nella mia casetta protempore di campagna, che allora non mi pareva tanto signore e lui risponde serio e quasi infastidito: che c'entra, lì si faceva su il maiale. Giusto scusa Max.

Poi si beve e si ribeve e a un tratto la Rita fa gli occhioni della Sandra Mondaini e dice sussurrato "Ve lo fumereste un cannino voi? O siete contrari? Perchè io faccio anche a meno se vi disturba" e il Max declina dicendo che oggi gli tolgono licenze e lo multano anche se c'ha il colesterolo alto, io dico ok (ma che strano) e purtroppamente dice ok anche Cosatre, mentre Cosadue resta dentro a far del granbuono al Max.
Poi si rientra, Cosatre per non moccolare saluta un tizio, la Rita fa rotta verso il danzereccio gruppone attorno ai musici e io mi accodo a lei, tentando di replicare i passi di danza che resero famosa Maria Grazia Buccella nel 1969 sul set di Dove vai tutta nuda del Maestro Campanile, sortendone un non trascurabile successo, specie al momento dell'esecuzione con innesto a baionetta del paradisiaco plié di Sabina Ciuffini in M'ama o NON (Gassman) m'ama con l'indimenticabile Marco Predolin, ricordandolo da vivo riposi in pace, plié per cui sono noto, stimato ed acclamato in tutte le Balere dell'Emilia Lussuriosa.

Poi la musica si placa, si fa lenta, si ondeggiano i bacini sulle note di Carlos Santana e la Rita, da davanti a me, cerca le mie mani da allacciare sul suo sottile ventre, posando il capino sul mio petto stanco (Concato docet) per raggiungere l'armonia di un passo a due alla latinoamericana con battuto di lardo e fagiuoli.

E avviene l'inevitabile.
Quel profumo di balsamo Garnier, con quel sentore di bagnoschiuma Aromatherapy Barattolo Viola, con quell'eau così spicy e le culee natiche che, subdolamente e artatamente, pingano il mio pacco ad intervalli regolari, fornendo in morse al missile Cudghén Ventisei (questa arriva solo ad alcuni) il segnale di estote parati, facendo divenire ciò che inizialmente appariva come un comune imbarzottimento di routine, una reale manovra. Nei locali tecnici dei miei coglioni riecheggiava, gracchiando, un sinistro "NON E' UN'ESERCITAZIONE, RIPETO, NON E' UN'ESERCITAZIONE" e dalla capsula Gland tutti erano pronti al difficilissimo e pericolosissimo approach di Cudghèn Ventisei alla stazione orbitale Kuulam Undici, attimi senza fiato, coi cuori fermi e poi "Controllo, qui Cudghèn Ventisei, spacco perizomato della stazione Kulaam Undici agganciato! Crr." e un applauso liberatorio, la tensione che scende, peli del culo che improvvisano una ola alla salvietta e  burro fuso di Karitè.

Poi la band prende fiato, la Rita si gira rossa come una che si è addormentata sotto il grill, Cudghèn e lì, visibilmente a sentinella dei pubi randazzi e io avanzo mite un "ti posso riaccompagnare?" che sortisce in lei un riso pietas, perchè era dalle festine di domenica pomeriggio che non se lo sentiva chiedere e allora mormora molto soave, stasera no, capitano Kirk, ma fai questo numero che mi appresto a dettarti, così tu c'hai dentro il mio e io c'ho dentro il tuo, con occhione ammiccante che induce ambo a scoppiare in risa buzzancaniane alle quali io, mai pago, aggiungo un acclarante "e che c'eravamo quasi" al quale lei chiosa con un "ecco appunto" sussurrato, guardandosi intorno bluastra in volto, con una vis artistica collocabile nella hall of fame che va da Franca Valeri a Carla Signoris.
Sublime fattura estetica involontaria, divina.

Grande Rita, una nambaruan.
Adesso la chiamo.
Ha!

lunedì 18 novembre 2013

A casa.

Oh ecco.
Doccia calda, lenzuola pulite, patatine lesse, riso bollito, vino bianco fermo, televisione, luci basse, calma. Sono stanco come un somaro e mi fa anche male la fronte, non so perchè. Forse è stata l'aria condizionata. Sì, sicuramente. Mi ha fatto anche un taglietto, lì.
Mi coccolo nel pigiama di lana, niente corallo, niente blackblock, tutto in lavatrice.
Ma che bella 'sta piccionaia decrepita, però.
Sì, ha ragione Vì, nettamente.
Bonnuit.

Fine del divertimento

Bonjour.
E allora sabato notte, cioè quasi domenica mattina, quello rientra e io mi pregio di affrontare un minimo punto della situazione a cui lui, stanco porazzo, risponde con un "dobo gumbà che mo' so' appezz" e io per non disturbarlo nel suo bel sonno, trascino i miei tre trolley nel budello buio dove il Merzedes mi fa gli occhioni luminosi di gioia e comincio a caricare, ma dietro di me, in evidente stato di irosa alterazione, compare il Gumbà che mi chiede malamente, troppo malamente credetemi, dove cazzo io creda di andare ed io, per amor della chiarezza, gli spiego dove (via) e perchè (mi ha rotto il cazzo) al che lui mi spinge da bulletto, pessimo errore che gli perdono, urla frasi sconnesse da ignoranza e sostanze chimiche e io continuo a fare le mie cose, ma lui tira, altro pessimo errore che fatico a perdonargli e mi vedo costretto a spiegarglielo, ma mentre glielo spiego lui spinge ancora, parecchio forte e allora no, non esiste amici, non esiste che questo eterno gregario da sempre adesso faccia con me lo scagnozzo malavitoso capetto, giusto perchè qualcuno gli ha appuntato una medaglia da tirapiedi scritta in ceco sulla camicia farlocca, non esiste proprio e siccome c'è un solo, unico, linguaggio comprensibile quando si arriva alla degenerazione, mentre lui mi minaccia a braccia aperte e petto in fuori farfugliando in lingua arcana attorno alla risibilità della mia vita, lo colpisco con una fortissima testata tra fronte e naso, spegnendo in un secondo lo Scarface de noantri che si accascia a terra premendosi le mani sul volto, senza rumori, senza trambusti, senza urla, signorilmente.
Prelevo il suo mazzo chiavi che porta agganciato ai jeans con una signorlissima catenazza di ferro e vado ad apririmi lucchetti e spranghe e, mentre lui palpeggia il pavimento con la faccia gonfia, avvio il mio gioiello meccanico e mi defilo rapidissimamente, direzione Monaco, macchè Monaco, casa.

Sicchè Bonjour.
Sto facendo colazione a Brixen, Bressanone.
Cose buone, ma anche belle, come le chiappe tirolesi della camerierina.
Ho dormito quelle tre ore che mi consentiranno di affrontare le ultime tre di viaggio e di tornarmente a casa.
A casa, sì.
Finalmente a casa.

Bellissima vacanza, mi voleva.

sabato 16 novembre 2013

True lies

Ore diciottoeventuno, parlafòno in orgasmo, chi cazzè?
La Marti.
Hey ciao, ti disturbo, come stai, scusa, senti, io ti devo delle scuse, hai ragione tu, ci ho pensato, sono una frana, perdonami ti prego, il fatto è che son giù, son giù, son giù, spero tu mi capisca, sai, c'ho quarantatre anni, la separazione, lo stronzo bastardo, capisci, scusami, cioè, io volevo dire, mi spiace, era andato tutto così bene, tu sei così carino e caro e io ho rovinato tutto, puoi perdonarmi?

Ma Marti!! maddai, massì, "perdonata" (risatina alla Civati), nemmeno da chiederlo e poi di cosa?, però io ora sono a Praga capisci? Lavoro, sìssì lavoro certo, ma penso che in settimana torno, senti, facciamo così, no tranquilla non mi disturbi, anzi, mi fa piacere sentirti sai? veramente!, sì!, senti, appena rientro ti chiamo e ci facciamo due spaghetti ignoranti, ti va?, no ma che, ma scherzi, dai Marti, non lo dire nemmeno, un bacio, un bacio, ciao, ciao, sì, anche tu, grazie, ciao cara, ciao, grazie.

Ecco.

Turism

Bene.
Ieri sera, che alla volta delle ventipuntozeroquattrozulutaim, essendo che  nessun essere umano era presente nel fortino sovietico (compreso Momi che dopo la doccia s'è defilato a spacciare), ho aperto il Mac e mi sono trovato un localino accogliente in cui mangiare un bisteccone. Perchè quando la crisi dei sentimenti si ammanta di solitudine, ecco lo zio Sam accorrere in aiuto e dirti, con la voce di John Wayne: "Hey, ragazzo, non temere, c'è sempre the american steak, che dove c'è american steak c'è casa.".
Concetto da lavorare con energia, ma ieri sera era ok.

Mi doccio, mi apparecchio, mi talco e mi profumo, vaffanculo Costacrosta, voglio solo spaccarti il grugno di merda e lo farò, ma stasera, cazzomerda, T-Bone & fried, fottiti e muori, se non t'hanno già (auspicabilmente) ammazzato.

Scendo le scale molto dandy e, al livello del secondo, sul ballatoio, sbatto contro la Iza. La Iza-teasing, vorrei dire. Leggins grigio meningite infraculee (e che culee), magliettona a spalla nuda con chiodi sottottissutali di riferimento spaziale, ciabatta sovietica fucsiatumoredipeluche, calza non pervenuta.
"Ceni?" mi chiede velenosa.
E io medito in cinquantasette decimi netti.

"Sì, vatti a mettere qualcosa, usciamo a mangiarci della carne seria" dico io col piglio di Richard Gere.
"Whaaaaat?" risponde lei, vomitevolmente disgustata, come se le avessi proposto un bagno ristoratore nel liquame.
"Ok" - dico io, dinoccolato, scendendo l'ultima rampa - "buona brodaglia" e esco in strada a respirare l'aria fredda come un carcerato rilasciato dopo dieci anni.

Taxi, taxi.
Luci forti sul tavolo, calde e chiare, carne sanguinolenta, fried ben cotte, un paradiso.
Bottiglia giusta di Reislig Renano (non è giusta nemmanco per il cazzo, ma quella c'avevano) e Taziovich Dimitrovich Zarovich Fanculovich Coglionovich è satollo, estasiato ed appagato, solo non fosse per quel pregresso e reiterato esibir di chiappe, unghie, piedi e pelle e carnee punte, condito di offerte e opportunità rifiutate (perchè, disgiamolo, ANDAVANO rifiutate) che rivendicava insolente il suo sovrano diritto e dovere d'essere affogato nella sborra.

Mancia? Oui? Che plaisir, ma ascoltemquà, madamen, c'ho un brutt mal de schien, do you conosh qualcunà brav a far le massasgh?
Ma sgert, monsù, aspett un minut che feau na telefonè.
Che popolo, che cultura, che storia.

Brava la putta, abbronzata, occhi azzurri, testanera Schwartzkopf, liscia, profumata, anonima, gentile e premurosa, educata e materna, sorridente, che bello, manco mi ricordo come si chiama e che faccia ha, ma godere ho goduto come un facocero e poi via, alla palazzina del soviet, presto, cannetta, sedici whisky e la nanna.

Son svaccato, ebbro, nudo sotto, mazza randazza vagabonda, quando, nel torpore alcolalcaloidico della nebbia boema, nella luce gialla dell'abat-jour, compare una figura culea, braccia incrociate, ciabatte carcinomiche, faccia fecale: "Ok. What's about 1.500?" secca e disgustata.

A voi non vi mancano i soldi, amiche ceche.
A voi vi manca il cervello.
Togliti dai coglioni troia dimmerda, vaffanculo, muori.
E Morfeo mi coccola, dicendomi "sst sst sst, tranquillo…."

Del Costa nessuna traccia.
Meglio per lui.
Credetemi.

venerdì 15 novembre 2013

Desaparecidos

E poi, a un tratto, torna Momi.
Ciao, ciao, ma tu pensa a 'sta gente, compreso Gumbàcostafrate, che stanno fuori di casa per giorni e poi tornano, cazzo faranno e mentre penso 'sta cosa, ficcanasando di fantasia su dove cazzo sia stato il Momi e su dove cazzo continua a essere il Costa e il Vosco e la Alina e il Mercatoneuno tutto, il magrebino si denuda per andare a fare una doccia e minchia raga, c'ha un culo da poesia, il cazzo circonciso con una bellissima cappella più chiara e si depila, ma non a pelle, a barba quindici. Che bel maschio, mi fa tirare la minchia, ma mica posso spogliarmi e andare in doccia con lui, anche se per i magrebini si sa, ciugust is megl che uan, spessissimo, ma sono troppo spina per allargarmi qui.

Certo che la situazione è in blocco, diciamocelo.
Pensavo di arrivare qui e fondermi nella fica bavosa e invece faccio la Penelope che dipana la pelle di minchia chiuso nella palazzina sovietica. Per l'amor di dio, nessuno mi ha chiuso dentro, ma con sto freddo e 'sta pioggia, di uscire per andare sarcazzo da solo non c'ho veramente i coglioni.

La Eva non porta le calze e calza delle calzature domestiche impossibili, parto della mente di un boiardo del KGB ubriaco di vodka, da quanto fanno cagare. Però mette lo smalto e cura le unguline e ciò è buonissima cosa. Peccato che per le estive Lo Smalto, quello con le maiuscole, sia un bianco perlato che mi fa tanto terapia della riabilitazione.
Però le glasserei volentieri l'interno dita, non fosse che sono troppo spina e non ho capito un cazzo degli equilibri e non mi muovo.

La Iza oggi è MIA, missed in action, o al massimo KIA, Killed in Action, desaparecida, forse indaffarata a suggere 1.000 euro a qualche italiano mandrillo idiota.
Chissà se la Eva sa che la Iza troieggia. Boh. Magari troieggia anche lei, chi lo sa.
In slip bianchi Momi è una scultura sulla quale ammazzarsi di seghe.
Mi chiede cosa faccio stasera, ma non per proporsi, per tentare uno straccio di conversazione. Il fatto è che non ne ho idea e lui dice ok, vedrai che tra un po' il Costa arriva, tranquillo. Ah beh, tranquillo son tranquillo, specie finchè non arriva il Costa.

Beh raga, ve lo dico. O qui si sblocca o scendo in garage, prendo il Merzedesone e taglio l'angolo. Mi sembra di essere qui da sei mesi. E continua a non sbloccarsi.
Ma dove cazzo sono tutti?

Che relax

Bonjour.
Stamattina nevicava, adesso piove. Un freddo clima dimmerda.
Ieri sera sono rimasto qui, da solo, perchè il Gumbà Costa c'avevadaffà.
E ci mancherebbe, prego.
Ho mangiato con la Eva e la Iza, che ieri sera era meno facciadimmerda del solito. Conversazione ai minimi livelli, telegiornale ceco che capisci l'argomento, ma non capisci una cazzo di parola. Poi, al termine del lauto pasto a base di carne mista in brodaglia, cavolo e patate, mi sono ritirato in bell'ordine nei miei appartamenti, contando di guardarmi qualche porno, smerigliarmi un paio di seghe e coricarmi sazio di Tazio.

Alla volta delle dieci la Iza esce. Raccomandazioni (?) in ostrogoto urlate per le scale dalla Eva, due bestemmie brasate dalla Iza, seguite da uno smash del portone. Almeno mi è sembrato così. Mi sono fatto una doccia e mi sono messo il corallo con felpa blackblock e ciabattazza infradito, tirando così quasi le undici. Bourbon, cannuccia, relax e a un certo punto il sonno mi ha ammantato sulla poltrona, corallato e felpato nel silenzio del fortino sovietico da cui si sentiva solo il picchiettare delle gocce di pioggia e lo strisciare bagnato delle gomme di fuori.

A un certo punto della notte una mano ossuta scuote il mio ginocchio con l'intento specifico di disarcionarmi da Morfeo, riuscendovi.
Era la Iza, mediamente ubriacofatta, inginocchiata davanti a me.
"Sei sveglio?", a voce bassa. "Adesso sì".
"Senti vuoi scoparmi? Se mi regali 25.000 corone puoi scoparmi".
Minchia, dico dentro di me, la ragazzetta è proprio ancora una bambina da fiabe e poi moltiplico per quattro e divido per cento e capisco che la vergineillibata sta cercando di pomparmi non solo la minchia, ma anche 1.000 euro, al che le faccio presente che sarebbe un tantino fuori mercato, ma lei saltella sulle punte e arricchisce l'offerta, impreziosendola di un culo che davo per scontato nello scenario del tentativo di rapina. La porchetta allora, capendo che sembro scemo e che un po' pure lo sono, mi chiede di fare io il prezzo e penso che 200 euro sian pure troppi e divido per 4 e moltiplico per cento e le dico che per me il massimo sono 5.000 corone sane sane, culo incluso, e lei mi chiede se sono nut, massì Izmir, magari sarò anche nut, ma nel cuore della notte a rompermi i coglioni ci sei venuta tu Isabaulla, mica ti ho cercata io, per cui se vuoi chiavare fan 5.000 altrimenti togliti dal cazzo, stronza odiosa, e lasciami dormire.

Una conversazione ad altissimo livello, durante la quale il pensiero di infilarle la lingua in quel culino perfetto mi ha fatto sgusciare la cappella fuori dalla pelle del cazzo, ma a tutta la fame di fica c'è un limite e 1.000 sacchi 'sto randazzo rampazzo che glieli avrei dati. E la piccola minchiaiola torna alla carica, ti faccio una pompino per 5.000 corone ok? Ok un cazzo, per un pompino te ne do 1.000 di corone amore, non c'ho mica scritto ATM sulla fronte eh, e lei ride stizzita scuotendo la testa e guardando in aria come per dire "Ma questo non capisce un cazzo!!!" e sarà pure vero, in termini generali, ma sulle tariffe delle puttane sono attendibile, abbi pazienza Zizza, 2.500 di bocca, incalza alla disperata, no amore, 2.000 allora, oh Zinna pianta qua, cessa, abortisci, che mica ho voglia di contrattare come al mercato dei somari, affare saltato, niet, nada, zero, fine e così vengo mandato affanculo con ira ed è stato davvero indisponente vedere quella bamboccia di merda andarsene sbattendo i piedi nei bearpaw come fosse una prussiana in marcia, mavaffanculo te, testa di merda.

E così, alle quattro e ventisei minuti del mattino mi sono ritrovato privo di sonno, col cazzo scappellato, la voglia di chiavare il culo a quella troietta di merda a livello bestia e una fastidiosa solitudine complessiva.

Bella Praga, minchia.
Che relax.

giovedì 14 novembre 2013

Altolocati

Seratona varia, prima in discotecques, al tavolo vips, un posto di merds, della gente di merds, delle troie di merds, due lati del tavolo, quello dei vips, col Costa, il Vosco, la russa Alina, due armadi quattrostagioni cechi e un tizio più anziano e io non capisco che cazzo dicano, ma mi diletto a fare il Toquinho con le bellezze di merds che poi una, con la voce che quasi veniva, bella figa e non scherzo, stanga mora con gli occhi azzurri, due tette così e un culo cosà, con ditina dei piedi capolinanti really suckable, mi chiede in un inglese più che dignitoso se sono un producer italiano, al che rispondo di sì e lei mi fa scivolare un biglietto nel taschino del Canali antracite, sussurrandomi che è disponibile a qualsiasi tipo di provino e io ne tengo del bel conto, che l'avrei provinata anche nel cesso, lì, ma poi i Vips si alzano, confusione, i grupponi si ricompattano e così siamo in macchina io, il Costa, il Vosco, un quattrostagioni alla guida, la Alina di fianco, a bordo di
una specie di miniappartamento con le ruote, un Lincoln

 Navigator credo e ci tagliamo Praga come se dovessimo fare un puzzle e poi arriviamo davanti a Gennarino Ristorante Italiano e entriamo che mi sembrava di rivivere il padrino, col Costa che starnazzava saluti in calabrese come un boss della mala e tutti gli sorridevano, ma pensa te, mi son detto, sto rottoinculo si è proprio integrato e che cazzo gliene frega a lui della lingua, se non di quella dedita alla suzione del suo tozzo cazzo e passiamo nella saletta vips dove tre "attrici" delle nostre già ci aspettavano e allora vai di vino rosso e poi dopo dieci minuti arriva l'insalatiera da ventiquattro piena di spaghetti che (non poteva essere altrimenti) erano alla Puttanesca e giù di mandibola che pure io mi ero già rotto il cazzo di patate e brodosi spezzatini di "carne" generally speaking.


Clima trash, sbrago, capisco che la russa e l'armadio sono dei nostri, ma non so il perchè, ma quel che capisco è che il Costa in un pugno di giorni s'è impadronito di un cantone del secchio della monnezza e ci sguazza alla grande, poi quando s'era fatta una certa compare lui, l'Uomodimmerda, quello che ho attaccato alla parete la volta precedente e allora comincio a tessere probabili orditi del tipo: il Costa è amico di UDM, si cala, diventa suo braccio destro, si avvale dell'aiuto del Vosco per le produzioni, ma la russa e l'armadio? Boh, me ne sbatto e faccio il bis di spaghetti, poi parlottano in piedi vicino ai cessi e il gruppone si sgruppa e diventa UDM, Costa, Vosco e armadio che l'Alina viene verso di me e mi dice in inglese "ti riaccompagno a casa" e il Costa che mi dice "gumpà giabbiamo da andare a trofare un amigo lei ti ripotta accasa e ci vediamo llà".

Veramente, quest'aria da Quarto Oggiaro tinta pallidamente da Brooklyn, non fosse che siamo a Praga, mi sta promettendo delle giornate di autentico relax, che avverto proprio epidermicamente il business serio, pulito, in regola, sìsì.
La Alina mi riporta a casa con un'Audi TT rossa sbucata da dentro l'insalatiera puttanesca e guida come se dovessimo vincere un Gran Premio e poi arriviamo, vivi fortunatamente.
"Vuoi salire a bere qualcosa?" chiedo con duplice attitudine cortese-ficcaiola, ma lei mi sorride, mi bacia e mi dice che sarà per un'altra volta che deve raggiungerli e schizza nel nulla rombante mentre salgo le scale della palazzina silente, apparentemente vuota, ma alla volta del ballatoio del secondo la luce si accende e compaiono la Iza assonnata e incazzata e la Eva in pigiama che dice alla Iza di chiedermi se voglio qualcosa e io dico alla Iza che grazie, che tornino pure a dormire, che se voglio qualcosa me lo prendo senza problemi e la puttanella ostile si gira grugnendo in ceco, mentre la Cougartrash indugia sull'uscio con sorrisi che io VOGLIO leggere come ammiccanti, ma che probabilmente sono solo sorrisi di cortesia.

Mi sveglio alle sette e cinquantaquattro e tutto tace, tutto è vuoto.
No Costa, no Vosco, no Momi, no leggendarie G&A (chissà se mai le vedrò) e così scendo a farmi un caffè, convinto della mia totale solitudine e invece di sotto c'è quel trionfo di simpatia della Iza che, forte dell'assenza della Eva, mi tratta di mmerda.
Sorseggio il caffè e la guardo, che c'ha na fisicata atletica che levati, ma purtroppo c'ha un umore di merda e una faccia pure che altrettanto levati.
Cucina una poltiglia maleodorante e mi ha sputato addosso il loro caffè imbevibile perchè "Your coffeemaker is in the dishwasher" e ho capito cuore di mamma e amore della ziabella, tirala fuori e lavala, ma niente, non oso replicare.

Torno su e mi faccio una doccia, con sega, che mi si rivitalizzano le cellule e penso, giusto di sfuggita, che il Vosco e il Costa potrebbero essere morti nell'incontro con l'amigo che son andat a trofare, ma poi, dopo un po' il pensiero svanisce quando il Costamatinee entra, saluta e si va a svaccare sul letto, ancora vestito.
"Gumpà parliam dop che zo' appezz".

Ci mancherebbe Gumpà.
Mi stai rendendo questo soggiorno così paradisiaco che negarti il riposo sarebbe da ingrati.

mercoledì 13 novembre 2013

Le varianti del Tazio



E allora salve.
Niente, nella realtà, ha seguito il progetto e allora ecco che da Stoccarda, anzichè far prua per la ridente Repubblica Ceca, tic tac si gira e vai a Norimberga, Ratisbona, Linz, Vienna, Bratislavia, Brno e Praga, non senza essermi frustrato mortalmente con una figa da panico in un bordello di Vienna, tale Belline, una ungherese di 35 coi capelli corti biondi e un fisico da premio nobel per la fisica, con la quale ci siamo divertiti un bel po', imbriachelli e fumatelli. Tornando indietro la vado a trovare che mi ha così frustrato con la sua vorace anestesia al piacere che, guarda, un lavoro che non ti dico.

Insomma tiratona per niente sgradevole, passato di fianco a tantissime cose meritevolissime di visita, ma io sono privo di qualsiasi interesse verso cose che non odorino di piscia e umori vaginali, per cui mi sono limitato a dire tra me e me "ah, pensa!" sfrecciando a centosessanta sani sani.

Due giorni di viaggio e vualà, nella serata di ieri ero nella città del peccato dove un megalbergone ultrafigo prenotato mi attendeva a cosce aperte quando, vuoi per stanchezza, vuoi per distrazione, anzichè andare all'albergone che non vedevo che il lettone, telefono  prima al Costafrate.
L'ominide per l'emozione mi ha fratturato l'auricolare di sinistra, generando subito dopo un mulinello i cui effetti si vedevano pure sulle cose che mi attorniavano nel bagnato parcheggio del supermercato da cui chiamavo e bagliori di fuochi fatui si alzavano al cielo e in dieci minuti esatti, a bordo di una BMW X5 il mio calabrosaudita preferito scendeva per abbracciarmi e farmi presente, senza remissione della pena e senza patteggiamenti, quanto segue:

1. NON ESISTE l'albergo, perché finchè sarò a Praga sarò suo ospite
2. NON ESISTE che io paghi alcunchè, perchè finchè sarò a Praga sarò suo ospite
3. NON ESISTE che me ne vado a troie a cazzo, perchè finchè sarò a Praga sarò suo ospite

Detto questo mi fa strada in un meandro del centro storico dove approcciamo una discesa verso un buio budello infernale detto garage, che viene richiuso con spranghe e catene.
"Cazzo te la passi alla grande" dico indicando l'X5 "nah miga emmio è del Vosco che me lo ha imprestato per quacche ggiorno che l'Ulizz se nè ito" e mi fa il gesto di Ulisse sgozzato dai porciproci.

"Guà Tazz gi siamo zolo noi, nezzun eshtraneo che rombe i goglioni, zò tre piani e c'è ppost per tutt" e ride agitando la mano "eghemminghia, stu castello l'ho accattato io e mando mio frate in alpecc, ma shtiamo schezzand?"

Una comune.
Una stretta palazzina di tre piani, con tre appartamenti, nei quali vanno a disporsi random: il Costa, il Vosco, Iza, una sciatta zoccoletta bionda giovanissima, la mamma di Iza, Evinka detta Eva, che cura l'approvvigionamento e fa da mangiare e pulisce (…) e pare che si faccia dare anche delle fresate casuali dal Vosco che, se appassionato come me al genere Cougartrash ha un bel pezzo tra le mani, ma il Costa mi spiegherà meglio un giorno, Momi, un magrebino amico del Vosco che fa chiaramente lo spaccino, considerato anche che la Repubblica Ceca, pur considerando la droga un problema serio, al momento non lo vede come una pressante priorità, poi Gabriela e Anka, due "ragazze di vita" che erano a lavorare quando sono arrivato, insomma un suntuoso spezzatino di troie, spaccini, pappa e pornografi, davvero un ambiente stimolante, specie quando mi hanno fatto accomodare di peso a mangiare la mia "cena" riscaldata da Eva e la giovane Iza si è piazzata davanti a me seduta al contrario su una sedia, mangiando una banana che mi ha fatto indurire la minchia.

"Ma come cazzo comunicate?" chiedo al Costa mentre ingollo delle patate che diosacosa, ed il Costa mi dice che è facilissimo. Allora: la zoccoletta capisce e parlicchia l'inglese, la Eva capisce la zoccoletta, tutte e due capiscono il Vosco che parla un po' di ceco e l'inglese, Momi parla in francese, in arabo e in italiano che non gli servono a un cazzo evidentemente, ma pare che la Anka parli con lui il linguaggio universale della minchia, ma però quelle non ci sono mai, che è un peccato perchè la Gabriela parla un po' di italiano e poi è una mora figa da segno della croce e alla fine convengo con lui, è davvero facilissimo comunicare qui al Residence Vibrione.

Mentre la Iza con faccia da puttana ostile mi studia nel dettaglio accoccolata sulla sedia davanti a me, chiedo al Costa come vada il lavoro e lui mi risponde che sono pieni fin qui: film porno, siti porno, siti per scambisti, locali, bordelli, ce n'è a fottere e tutto in dollari e tutto in contanti in mano, sputa, affare fatto.
"Ottimo" dico io e lui annuisce concludendo "se solo riuscissimo a farci pagare in Marchi", al che io scoppio a ridere e gli faccio presente che il Marco non c'è più da mo', ma lui mi fa il segno con la mano corrispondente al gesto "cazzo dici frate" e mi impalca una storia surreale di una seconda moneta clandestina e parallela che vale più di Dollaro e Euro e io a quel punto perdo la connessione, che mi scatta la valvola anti-cazzata, e adagio con cura alcune immagini porno sul culo della Eva che spadellava e sciacquettava nell'antro delle pentole, pensandola a novanta, rasata e slabbrata, piena di voglia di cazzo e mi ri-tira la minchia e dico che l'aria di Praga comincia a farmi un gran bene.

Questa mattina mi sono svegliato nella mia camera dell'appartamento all'ultimo piano e non c'era nessuno in tutta la palazzina.
Aleggiava solo un tanfino di cavolo, pollo e patate, che mi sa che sarà uno degli elementi dominanti di questo posto.
Tutti fuori.
E allora mi sono smerigliato una lenta sega pensando alla Eva Cougartrash, così sorridente e così trasudante troianesimo da ogni poro.

Vosco, fattene una ragione.
Taz is in da haus.
No pasa nada.

domenica 10 novembre 2013

Tazio e l'educazione

Bonjour, piove e fa freddino, ma io sono al caldino della mia stanzona megalussona che assaporo come un pascià la colaziona.
Il viaggio è stato piacevole, quegli affaroni della Merzedez sono proprio fatti per viaggiare, accidenti. Non sarò bello, non sarà sexy, ma ti spari anche 600 Km al giorno e scendi fresco come prima di partire. Massimo rispetto al Furgo Merzedez.

Non sono esattamente a Stoccarda-Stoccarda, sono in un posto nei pressi (ahimè, ma si sopporta facile) dell'aeroporto dove si trova sia il mega albergone di catena nota, sia il bordellino noto ai puttanieri di tutta europa.
Beh, se Innsbruck era stata una totale delusione, Stoccarda si è presa la rivalsa.
Camminavo per i corridoi rossi del casino ultrasterilizzato, quando davanti alla porta di una camerella fa capolino nudissima una bionda niente, ma niente male, over trenta garantiti, belle tettine, passera napalmizzata, bel culo corposo e bei piedi.

Approccio per una curiosità economica e lei mi chiede "Sei italiano?" in un italiano perfetto che mi fa dire "Sì" e questo "Sì" fa dire a lei "Anche io, dai entra".
La porta si chiude, non si parla di soldi, ma dopo un "Spogliati dai" la vedo armeggiare attorno al carrello del bar dal quale materializza due bourbon on the rocks, brava ragazza. Per un attimo mi sono sentito come quei turisti che vanno in vacanza a Creta, ma a mezzogiorno si mangiano i maccheroni al ragù, perchè il villaggio è "italian style".

Poi si discute, vuoi l'overnight? dipende, cosa ti piace fare? tutto e a te, io di solito faccio poncio e primo canale nazionale, accidenti e se volessi un'altra stazione? non c'è problema, ma ci vuole calma, qundi ti consiglio l'overnight, ma quanto costa 'sto overnight? perchè siam compaesani ti faccio 800, altrimenti è 1000, cazzo paesana è una cifra malese, mica ce li ho, quanto pensavi di spendere amore, ma diciamo sui 200, il budget è quello, capito, son pochini per raidue sai amore? e cosa ci salta fuori con 200 tesoro? mmmh, vediamo, raiuno, poncio scoperto e mi vieni dove vuoi ma non in bocca e in faccia, posso leccarti i piedi? puoi leccarmi tutta quanta e allora vai, pronti i 200 e si parte.

Adriana l'italiana ci sa fare una cifra, me lo imbalsama e cristallizza con quella boccona capiente e io palpo e tocco e guardo, agevolato dai mille specchi ipnotici che riflettono noi nudi ovunque. Non manca la frase gradita "C'hai un bel cazzone sai?" ad intervallare il pompino tirato, devo essere onesto, con grandissima maestria. Poi si fa gomma e lubrificante e la ficcagione missionaria prende il via, reggendole strette le belle caviglie ed ondeggiando il bacino nella cosapevolezza di non avere chance di farla venire, poichè ben rodata di mestiere e anestetizzata di sensazioni.

Posizione uno e poi due, la bella Adriana galoppa felice nelle minchierie, in sella a Paracarro Volante, suo fido destriero. Mi abbandono, osservo le sue davvero eccitanti forme e sento che lo schizzone impetuoso va formandosi nei meandri dei miei coglioni, odo spermatozoi chiamarsi l'un l'altro, avverto la composizione della legione che, insolente, desidera una libera uscita e la desidera con grande violenza e così schianto l'Adriana di schiena, mi sgommo e mi sego, annusando tra le sue sensualissime dita del piede di destra e, seppur non traendone un godimento olfattivo data l'asetticità totale, ne godo il contatto, decidendo che la Legio avesse vinto e strofino la cappella su quelle dignitosissime ditina smaltate di rosa primaverile, inondandole di sborra furente, grugnendo la mia somma soddisfazione, sostenuta da un artistico controcanto femminile assertivo che mi diceva che sì, che dai amore, schizza tutto.

Il cavaliere porge alla dama l'asciugamano, guadagnandosi un grazie e un sorriso.
"Altro goccetto?" chiede soave nella sua immutata nudità alcolizzata. Ma sei italiana? Chiedo come un chierichetto alla prima gita scolastica, sì sono italiana ma non parlo della mia vita, figurati io che sono del Senegal e si ride e poi ci si bacia e lascio il bordelletto con un eccitato senso di pace serena.

E ora sono qui, docciato ma ancora pigiamato, colazionante, sotto il tic tic della pioggia sui vetri e il vuuuuuuuuuuuum di qualche aereo che va chissadove.
Più tardi andrò a Stoccarda in taxi, mi cercherò il miglior ristorante e mi rifocillerò, per poi bighellonare come il turista che sono per la bella cittadina mitteleuropea.
Non credo mi comprerò una Porsche, no.
Forse rimarrò qui per un po', forse sì, forse no, non lo so, ma tanto nessuno sa dove sto, per cui a cazzo mio farò, che ieri notte ho intravisto un culo nero come la cioccolata, ornato di una sottile catenina d'oro ai fianchie e quando l'Africa chiama Tazio, normalmente, risponde.

Perchè Tazio è educato.

sabato 9 novembre 2013

Tappa uno di diludendo spinge avanti Tappa due

Ex capannoncino industriale, molto discreto, ma individuabile, ampio parcheggio, ampia security, arredamento Biedermeier ovunque nelle aree pubbliche, tentativo di "modernità di desaign" nelle camere, un vero guazzabuglio dove tutte le luci erano sbagliate ed il clima freddo da clinica sterilizzata, ma pazienza. Cento zucconi l'entrata, nei quali è compreso un buffettino non male, molto aviolinea, accompagnato da un "vino del Reno" generically speaking, che secondo me era Merlot.
Mentre mangi vieni assalito dal querulo andiamo andiamo delle ragazze che, ho scoperto in seguito, non fan parte del locale, ma sono delle free-lance che pagano al locale l'uso delle infrastrutture.

Non ce n'era UNA di austriaca: rumene, polacche, ungheresi, ceche, slovacche.
In compenso di austriaco c'era il gruppone dei boscaioli altoatesini che parlano fortissimo, pronunciano una parola di 178 lettere lentamente, con gli amici in lievitazione sospesa, parola seguita da una sganasciata furibonda, nel mezzo della quale uno con voce sottile ne aggiunge un'altra da 69 lettere ed è il trionfo dell'ilarità.

"Andiami belu?" mi chiede un'estiva completamente nuda, prendendomi la mano.
"Ma andiami dove?" chiedo con interesse e ritrosia.
"Sopra fare amore"

Troppo impegnativo amica mia, troppo impegnativo. Fare l'amore è un casino.
E poi io sono stanco e lo spezzatino è duro da alienare, ciao.
Passeggio nel nulla organizzato e poi salgo in albergo e mi schianto di sonno.
Un tantino diludendo, ma forse anche no.

Sicchè ho rimodellato la mia roadmap.
Niente giorno a Innsbruck, che tra l'altro piove. Finito qui faccio su i ferri e vado a fare colazione. Poi scalderò il Merzedezone, farò casollio, collegherò AUX il mio iPhonno all'impianto, selezionerò Dave Brubeck e farò prua verso Stoccarda, comodissimo e caldissimno per 319 tranquillissimi Km di libidine e bontà.

venerdì 8 novembre 2013

Tappa uno

Trolley(s) fatti, borsa fatta, mac ok, doccia fatta, barba fatta, abiti invernali ok, look da nero misterioso puttaniere ok, gasolio, olio, acqua, tergi, gomme, catene, ok. Tutto in perfetto ordine di marcia, per la partenza pomeridiana verso l'Alto Adige cuminato e crautato, nonchè saporoso di altre sostanze non biotipiche, ma ubiquitarie: fica, bocca e culo.

L'organizzazione teutonica di questa gita è stata talmente rigorosa che potrei partire anche tra mezz'ora, ma siccome avevo detto che partivo dopo pranzo, partirò dopo pranzo.
E' sempre essenziali attenersi a regole astruse, rende serio il comportamento.

Il clima, qui al campo base, è nebbioso-piovigginoso, ma non freddo. Non genererà nostalgia, ne sono certo. Questa mattina passerò in banca per alcune formalità, poi pranzerò leggerissimamente alla Solita e, sul fare delle tredici e trenta, salirò su quel confortabilissimo gioiello di fabbricazione tedesca e mi avvierò, nel silenzio del suo abitacolo, verso il vicino casello dell'autostrada, autostrada che lascerò solo quando sarò in territorio austriaco e, quindi, pressochè a destinazione.

Il primo giorno è facile, è di riscaldamento.
Domani sarà già di riposo, con altra serata relax.
Mi piace questo programma, mi piace.
A presto amici, buon weekend.


mercoledì 6 novembre 2013

Trasvolata solitaria: il Tazio va in gita (forse)

Avendo ricevuto la telefonata numero seimilaquattordici del Costa che continua a chiedermi, autistico ed alienato, quand'è che sali a Praga, quand'è che sali a Praga, quand'è che sali a Praga, quand'è che sali a Praga, quand'è che sali a Praga, quand'è che sali a Praga, quand'è che sali a Praga, mi sono soffermato a meditare su che grancazzo c'ho da fare qua a Taziopoli e, considerato l'incasso di una tranche intermedia per i miei servigi di inutile ed inascoltato "consigliere di desaigner", mi sono pragmaticamente chiesto: ma perchè minchia non salgo a Praga?

Bene, questa la premessa.

Valutando che, per esperienza,  la salita in una tirata a Praga è alquanto faticosa e a tratti potenzialmente mortale, ho deciso di fare il turista con tutto il tempo che voglio in tasca.
Per cui ecco che l'itinerario praghiano si snoda lungo le seguenti tappe di massima:

Giorno uno, venerdì 8 novembre:
Partenza da Taziopoli nel pomeriggio e raggiungimento di Innsbruck. Circa 300 Km. Pernottamento la notte dell'arrivo, stazionamento giorni uno, altro pernottamento e partenza domenica 10 novembre.

Giorno tre, domenica 10 novembre:
Partenza da Innsbruck al mattino, direzione Stoccarda. Circa 300 Km. Pranzo a Stoccarda, pernottamento della domenica, stazionamento il lunedì e pernottamento lunedì notte.

Giorno cinque, martedì 12 novembre:

Partenza da Stoccarda al mattino appena sveglio, direzione Praga. Circa 500 Km. Ma tanto io arrivo quando arrivo e se mi stanco mi fermo e dormo nel mio carro funebre di ultralusso, come fanno i trafficanti rumeni.

Giorno otto, venerdì 15 novembre:
inizio del ritorno non organizzato. O tutto un lento tiro, o tappe casuali.

Condizione generale: NON avvisare il Costa che arriverò a Praga, onde evitare forzate convivenze con lui e Dimavosco in chissà quale topaia di merda. Alloggerò, quindi, in pieno centro in Hotel a **** molto borghese, lasciandolo solo per "le zeratone" che il mio Costafrate organizzerà non appena gli telefonerò da lì, dandogli la lieta novella.

Vispi ed attenti come siete, vi chiederete come mai non taglio per Monaco di Baviera accorciando i 2.100 Km di gita e invece mi spingo a Stoccarda passando per Innsbruck. La risposta, forse intuibile, è comunque molto semplice: le puttane e i bordelli, nudisti e non.
Non dubitate, vi darò conto di queste mie signorili avventure non lesinandone di certo i dettagli.

Costo stimato dell'operazione, al netto della carne umana viva: circa 800 euri, tra lattisel, l'autostrada e gli alberghi (tutti di elevato lignaggio per davvero, stavolta).
Insomma, alle ore 17:58 di oggi mi pare un piano geniale.
Ma adda passà 'a nuttata.

martedì 5 novembre 2013

Ubir il Tartaro di Astrachan

Questa è la storia di Ubir, Tartaro di Astrachan dell'etnia del Volga, ultimo discendente della nobile stirpe che occupò la vasta area che si estendeva dalla Romania sino all'Oceano Pacifico.
Ubir è un omone enorme che di professione fa il boscaiolo e, l'ultimo martedì del mese, si reca puntualmente a Mykolaiv a vendere il suo legname.
Al termine della vendita, sul far della sera, Ubir mangia alla solita taverna e, dopo cena, è aduso accompagnarsi ad una meretrice.
Una sera egli incontrò Irina, una giovane biondina dall'esile fisico e, dopo un delicato negoziato, la seguì nella sua abitazione e lupanare.
Quando Ubir si denudò, già in avanzato stato di erezione, Irina osservò il suo membro e disse: "Ciccio dove pensi di andare con quel paracarro? Vai in bagno, dove troverai unguenti viscidi che gioveranno alla bisogna" e Ubir eseguì.
Quindi tornò nella penombra rossastra del talamo del peccato e lì si accoppiò con la giovane.
Dopo circa ventisette minuti in cui Ubir stantuffava come un pistone di un'Alfa 75 Twin Cam, la giovinetta prese a preoccuparsi, pensando tra sè e sè "Ma costui quando eiaculerà?".
I minuti si fecero settantadue e Ubir reggeva come un reggimento di giubbe rosse, pistonando e sudando, ma senza alcuno schizzo definitivo.
La giovinetta prese a sentire dei dolori e dei bruciori, sopportò per altri diciannove minuti e poi urlò un "Fermati!!!!!" dettato dallo spirito di conservazione della specie.
Ubir sgusciò dalle sue pudenda gonfie e la giovinetta, a quel punto, vide che il penone dell'omone era ricoperto da una patina bianchissima.
"Ma Ubir!" esordì stupita la giovinetta "ma cuslè sta roba chi?" e Ubir, un tantino spaesato, rispose che era uno degli unguenti viscidi da lei consigliati, che avrebbero dovuto giovare alla bisogna, porgendo alla giovinetta il tubo dal quale tale sostanza bianca proveniva.
E la giovinetta lesse sul tubo: "Sbiancodent - Elimina la carie e non fa venire il tartaro".

domenica 3 novembre 2013

Tazio e le relazioni "normali"

Comincia tutto martedì sera che lei mi piaceva un bel po' datasi la vaga somiglianza con la Cuddy del Dr.House e poi si scambiano paroline cortesi e morta lì sino a mercoledì in cui ci si saluta e presenta, Tazio, Martina, chiacchierami Tazio, ma sì Martina, si beve, ma senti, domani sera un boccone qui che ne dici? perchè no, ma non ti prometto, son presa col lavoro, tranquilla vediamo domani e domani si è visto, al tavolinetto da due laggiù, un antipastino, un primino, chiacchiere serie, raccontami di te Martina, che errore pazzesco, lei attacca blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah c'ho quarantatre anni  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah son separata da maggio  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah quello stronzo  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah il bastardo capisci  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah che se trovavo un pusher avrei attaccato con l'eroina riserva cuvee imperiale, ma mi piaceva, la Martina, che mentre mi infarciva di sfighe noiose io ripassavo la solita check list, come c'avrà i piedi? e i capezzoli? la brogna se la rapa? lo prende nel culo? e così, aggrappato alla fede, supero quella serata allucinante, ma sono recidivo, perchè a mezzanotte le dico 'magari ci vediamo domani sera' e lei, che usualmente a quel punto viene mandata a menare cazzi neri, sorridente mi dice 'ma certo, ci vediamo qui' e tornando a casa mi coglie la perplessità di essere un tantino giù di mano con le no pay, ma memore di fasti lussuriosi mi incaponisco e giovedì son presente all'appello, che farebbero due volte e il pompino premio si andrebbe anche configurando, anche perchè dopo due Chardonnay la Cuddy mi chiede di passeggiare e lì attacca di nuovo per ventisette miglia con blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah c'ho quarantatre anni  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah son separata da maggio  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah quello stronzo  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah il bastardo capisci  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah e io reggo, ex paracudista, ufficiale, massiccione e tengo la botta come un'incudine di Kriptonite e come da copione ci scappa il bacetto della buonanotte e io mi illudo, dicendomi 'certo, capiscila, è appena separata, è confusa, fragile, addolorata e spaesata, giù di mano' ma certo, ma è così e allora le dico 'senti, ma domani sera?' masochista coglione, perchè la Cuddy sorride estasiata nell'aura della bella matura che sta trovando l'amore e mi dice un 'sì' sussurrato e scompare nella notte, dandomi modo di guardarle il culo e iniettare nuova speme nelle mie membra fiaccate e si fa venerdì, winebar, ma che caso, si cena e si chiacchiera periferici e tangenti, ma poi la gravità ci riporta lì come un proiettile e la bella ricciuta morbida attacca la minchia blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah c'ho quarantatre anni  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah son separata da maggio  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah quello stronzo  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah il bastardo capisci  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah e io voglio morire, materializzando immagini BDSM cruente che mi aiutano a sopportare, perchè a quel punto mollare è da idioti, dopo tutto quel patire mi merito la brogna addolorata e reggo, stoico, come un Navy Seal, concedendomi una piccola scivolata scorretta, dicendo che purtroppo l'indomani la sveglia sarebbe suonata alla cinque e la Cuddy, in tackle, mi spara un ' domani sera sei impegnato?' a cui rispondo solerte un 'no, ti va se ti preparo una cenetta nella mia topaia leptospirotica?' e lei ride e mi dice di sì, così ieri mi prodigo alla preparazione di piatti semplici e la attendo, ore otto e puntuale mi arriva sull'uscio con in mano una Vedova infiocchettata ed è aperitivo, musica, magia, cena, risate, che mi pareva quasi che il vomitare fosse terminato, ma poi sul divindivano, sorseggiando Armagnac le scappa la mano e allora blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah c'ho quarantatre anni  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah son separata da maggio  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah quello stronzo  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah il bastardo capisci  blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah blah fino alle due, stivaletti che giacciono attoniti sulle tavole Maxiane e lei in fantasmini neri, jeans neri, maglionone nero a celebrare la litania del fallimento supremo, sinchè non mi si stracciano i coglioni con un botto apocalittico e la ingroppo selvaggio, spogliandola come un mulinello e cazzo sì, figa è figa, la brogna se la pela sì, i piedi son belli, fa dei pompini da schifo, chiacchiera con tono da bar anche mentre succhia la minchia, o impermeabile o morte, ripete cento volte che ce l'ho troppo grosso, ma poi quando lo prende assume l'aria di Bernardette Soubirous che ha visto la Madonna, buco del culo tassativamente off limits, leccata di piedi avoided perchè soffre il solletico, pompino con l'ingoio figurati, totalmente inodore come una garza sterile e mi sgommo e le sborro sull'ombelico, ritirandomi in bell'ordine a coccolare il mio fallimento di target.

"C'è qualcosa che non va?" mi chiede spettinata e molto nuda mentre ansimo sul Divino.
"No Marti, tutto a posto" rispondo con l'aria menzognera di chi asserisce che Renzi è di sinistra.
"A me non sembra" incalza incauta.
"Ti dico di no"
"Dai sputa il rospo"

E lì mi viene in mente una sapidissima gag di Aldo, Giovanni e Giacomo più Marina Massironi, quando Aldo si propone personalmente di dire a quest'ultima, con garbo e savoir-faire, che aveva stancato.

"Dai Tazio, parla"
"Ok, niente di personale Marti. Sei parecchio figa e mi piaci, ma scopi da schifo e mi hai rotto i coglioni a dismisura col lamentario sulla tua separazione. Però, a parte questo, nessun problema."

E la furia si veste, stizzita, mentre io penso a dove ho messo quell'erbetta residua e lo slam della porta lo si sente per quattro isolati e tracanno dalla bottiglia l'ultimo goccio di Vedova e tiro un sospiro di sollievo.

Peccato, figa era figa.
Da oggi troie free o troie pay.
Esperimento fallito.

lunedì 28 ottobre 2013

Etologia

The L world
Per oggi basta.
Ho scartavetrato, lavato, spostato, smontato, colorato, pitturito e pitturato e la mia colombaia comincia ad assumere sembianze terrestri.
Adesso vado a farmi una bella docciona, senza sega che sono finito, che poi sulle venti e trentadue scendo al winebar, che magari incrocio LaMorelli e ci si fan due penne assieme.
Non con la Vespa, due penne di pasta. Il formato, intendo.

Ieri sera sono arrivato tardi in questo paradiso dell'ormone selvaggio e mi sono accoccolato al bancone al mio solito posto, Carlino e Chardonnay, origliando ed osservando di sottecchi. E mi è venuta in mente quella vecchia serie tv dallo scarso successo, The L World. Chi l'ha vista sa a cosa mi sto riferendo, ma per chi non l'ha vista la faccio breve e significativa: c'era una tipetta lesbica che aveva disegnato un grafico su un gran foglione di carta dimostrando che, alla fine, in quel grande giro di lesbiche, tutte si erano fatte tutte. E il mostruoso intreccio di relazioni lo dimostrava con chiarezza.

Ecco, nell'evoluzione del target del winebar, ho la sensazione che presto capirò come tutti si siano fatti tutte, come molte si siano fatte molte, come molti pure e come taluni abbiano giocato a Quattro Salti in Padella in cui si mischiano gli ingredienti sulla base del paradigma ndocojocojo che è un po' il leit motif di questa rinnovata stagione del winebar.

E anche qui, come in ogni agglomerato sociale (ad eccezione del PD) esistono due grandi correnti, due grandi movimenti: il primo, che chiameremo I Pescatori, è formato da gente autenticamente rappresentante il ndocojocojo, delusi dai rapporti, stressati dall'età che avanza, con i coglioni rotti di lolite e toyboy, avvoltoi che si gettano sulle prede morte, Rodolfo Valentino de noantri che mirano al top score.
Poi c'è il secondo movimento, che chiameremo Gli Stercorari. Ciascuno degli Stercorari è lì per aborracciare il primordio della propria pallina di merda, per poi farla rotolare fuori velocissimo, non guardando più a nulla se non a un bel matrimoniazzo salvifico degli sprechi del tempo andato, incurante di cosa sia esattamente quella pallina di merda, se buona oppure no, chissenefrega, che io sarò pure Stercorario, ma lui/lei son palline di merda, intendiamoci ben da subito, che qui si deve fare il Big Kahuna, rapinare il jackpot, sconfiggere la vigogna.
Perchè gli Stercorari maschi sono assillati da un bisogno di prole e le Stercorarie femmine vogliono che tutto quel darla via come se non fosse loro, sempre tirate come delle scorregge, tutte le sere le due di notte, estate e inverno, mezze nude anche quando c'hanno il cimurro e magari sarebbero state meglio sul divano a vedere XFactor, insomma, che tutto questo faticoso troianesimo agè ne sia valso la pena.

Curioso questo nucleo sociale del winebar, davvero curioso. Io ieri sera avevo i cazzi miei begli arrotolati nella testa e nessuna mi ha cagato di strisciazzo. E questo perchè? Perchè non avevo l'aura scopiaola, perchè non vestivo la livrea degli amori dei Pescatori o degli Stercorari. E quindi ero out-of-order, out in tutti i sensi, bad mood, seratadimmerda e entrambi i movimenti, sulla carta, sembrano essere drama free and easy going.
Che non ci crede nessuno.

Speriamo di incontrare LaMorelli stasera.
Ha tanto di quel veleno in corpo da stendere un crotalo.
E conosce i cazzi di tutti.

Rileggo quest'ultima frase e mi rendo conto della sua sovrana ambivalenza.
Ha!

domenica 27 ottobre 2013

Lunghissima estrema sintesi domenicale

Hellow.
Via alla sintesi estrema: Cagnarie a puttane causa ripensamento compagni di merende, venduta la Smartdellammorrretttterrrrno, acquistato Mercedes-Vito-115-blue-metallico-ultrafornito-modello-rumeno-ricco-trafficante-anni-5-garanzia-anni-due-un-affarone, magari solo per il ladro sorridente, trovata minicasa in affitto su palazzo decrepito, canone ridicolo-comico, probabilmente senza agibilità, ma c'ha tutto e poi il Max mi mette i tavoloni di legno per terra da due metri di quelli antichi e c'ha pure una terrazzona da più di settanta metriquadri, acquistato abito Canali modello ultraslim color antracite più abito Zegna ultraslim color blu scuro, scoperto che il winebar è diventato un ritrovo pluriprovinciale per cougar e MILF separate o single o cornificanti patologiche che ivi incontrano sfigatoni over 40 che fanno ancora i fighetti del liceo, in un clima trendy, molto kewl e solo apparantemente up-to-date.

Ho operato una sanguinosa azione di pulizia etica e mi sono reiniettato con cattiveria quasi animalesca nella newextazioagency, creando millanta mila problemi a quel goldone bucato del d.c., che oltre a direttore creativo è un fantastico acronimo per la locuzione estremamente ricorrente nelle mie incursioni di verifica. Se non ti apprezzano e prezzano per le tue innegabili geniali qualità, scassa la minchia perchè ti prezzino per toglierti dai coglioni, che di solito si prende di più.
E io il diritto di sfracellare scroti ce l'ho, perchè sono socio, cazzodellamerda.
Attendo reazioni dei soci di maggioranza.

Rifrequento il winebar da pochissimo e ho conosciuto LaMorelli, Patrizia Morelli detta Pattymorelli, ma più diffusamente Lamorelli, che è una cinquantenne dalla voce roca per le seimila sigarette al giorno, la pelle abbronzata come un biscotto Saiwa e la voglia di cazzo che la si vede da miglia dalla costa, seppur io ancora non abbia fruito della sua rugosissima pantegana cannibale, ma solo per una questione di coincidenze non collimanti.

Al winebar, l'altra sera, ho offerto sessantasette bottiglie di Chardonnay ad una quarantaquattrenne che manco mi ricordo più come si chiama, ma mi ricordo quanto mi è costata di vino, perchè invecchiando le troie bevono come delle idrovore e tu devi essere rapido a calcolare il break even point tra costo del vino, costo del tempo e risultato, perchè tante volte ti conviene andare a troietroie che costa meno e godi di più. Ci vorrebbe una app e c'è da meditarci su. Fortunatamente la Noname, ubriaca come una scimmia putrefatta,  mi ha fatto una signora pompa (senza ingoio) nel lusso sfrenato del mio Mercedes Vito 115duemiladuetuppottieselcentcinguandcaffall, mentre io mi curavo attentamente di non macchiare i sedili di alcantara inperfettostatodiconservazionepraticamentemaiusati.

E' un vero troiaio il winebar, zoccole mascherate da ultrazoccole, carni incuranti del clima, voglie incuranti dell'età, età incurante della decenza e se, con sofisticate apparecchiature, si filtrano le armoniche voce del brusio, sulle frequenze basse si ottiene un tracciato che recita chiaramente "vogliadicazzovogliadicazzovogliadicazzovogliadicazzo" come un glandiano mantra incessante e quasi pauroso, evocativo del mai dimenticato Marasma Glandi.

Il Costa da Praga mi dà, seppur espressamente non richieste, sue notizie quasi quotidiane e mi comunica che ormai è ricamato nel tessuto sociale ceco, a parte il sorvolabile dettaglio che lui non parla nessuna lingua, compreso il ceco. Taziosalitaziosalitaziosali e io mi vado a vedere Googlemaps ed effettivamente sì, per andare a Praga dovrei salire, ma mi pesano già i sei piani di scale del mio condominietto decrepito, figuriamoci salirne altri per andare a Praga.

Ieri mattina, previo preavviso, è arrivato Dimitri Voscovich, detto Vosco o anche Dima, a ritirare quel gioiello della meccanica e del design automobilistico made in Italy dell'Ulysse del Costa, per tentare di portarlo nella ridente Praga.
Ma chi è Dimitri Voscovich detto Vosco o Dima? Un Polacco? Un ceco di Praga? Un russo ex KGB passato alla mala ucraina in Kosovo?
No.

E' un operatore video triestino di origini montenegrine da parte di bisnonno, tanto che lui non solo non c'è mai stato in Montenegro, non solo non sa dov'è sulla cartina geografica, ma sino a qualche anno fa era convintissimo di discendere da un bisnonno produttore di amari.
Il Voscodima è alto otto metri e pesa novecentotrenta chili, ha ventisei anni, rasato e tatuato e tutto ciò contribuisce a conferirgli quell'elegante allure da delinquente croato allevatore di Pittbull da combattimento.
Il Vosco e il Costa, rivisitazione trash di Bibì e Bibò, che se ne potrebbe fare una serie a fumetti che spacca, che se eravamo ai tempi di Primo Carnera editore si faceva il culo a Ranxerox con una rivista intitolata Zanussi.
Questa arriva a pochi, ma pace.

Insomma ecco.
Per dirvi che sono ancora vivo.
Baci ai genitali e all'ano di tutti e tutte.
Vi amo.

martedì 15 ottobre 2013

Tazioperator

Proficua giornata da tour operator, interrotta solo da una chilometrica telefonata del Costa (a scrocco da un posto in cui sta lavorando) che mi comunica che chullichazzi che torna: ha da lavorare, la gnocca la devi parar via con la racchetta da tennis e il suo amico è grandioso troppofottestotippahttazzz. Gli servirebbe la macchina. Non hai che da venirla a prendere, Costapraga, pensavo che me la potevi apportavi the Taz, non mi sogno nemmanco, è tua e sta qua.

A parte questo, proficua giornata da tour operator.
Le Cagnarie sono zeppe, ve lo dico eh. Però il Tazietti, scaltro come lo stercorario, ha rammendato una situazione very kewl as accomodation, ma un'odissea come viaggio. Sei ore. Minghiaoh, come direbbe in ceco Costakowitz, manco dovessimo andare a Nuova York, che se salgo sul Pirellone la vedo, la Gran Cagnaria.

I miei partner dicono don't worry, stasera si cena assieme ed io espongo.
Molto bene, dico io, qua rinresca e io improvvisamente ho voglia di caldo e compagnia.
Ha!