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giovedì 26 dicembre 2013

Natale stupefacente

Allora, facciamo ordine.
La mia fidanzata venezuelana il ventiquattro pomeriggio alle cinque è evaporata direzione Berghèm dove pare abbia una schiera di parenti sudamericani con i quali, come usanza celebrativa, si andava ad ammazzare di picagnagrancagna e churrasco per festeggiare sangesùcristo ed io, ovviamente, ho rotto il fidanzamento senza dirle nulla, nello stesso perfetto stile in cui ci siamo fidanzati.
Per cui, essendo sera di vigilia di sangesùcristo in solitaria, si rendeva obbligatorio il reperimento di molto alcol a qualsiasi somma e un pò di origano o del pongo,  perchè é gran festa e non mi metto a fare certo il taccagno o lo schizzinoso.
Una volta reperito l’abbondantissimo alcol con quattro danari, che facevan quasi le ventuno, mi sono mangiato un paio di hamburger da McDonald’s e con le mani ancora appiccicose di salsa barbeque e un’ascella decisamente importante, mi ritiro nel furgone con riscaldamento anche da fermo e mi applico oralmente al collo della bottiglia di vodka, riflettendo su dove reperire le spezie per festeggiare la stupefacente vigilia di sangesùcristo. Giro  e rigiro e rimedio solo dell’origano scarso già ad occhio nudo, per cui, alla volta delle ventidueetrentadue faccio prua verso il locale per cui sono stato pagato per esprimere idee e logiche utili ad essere ignorate o come bussola per individuare sentieri opposti, nella speranza che la Ade potesse aiutarmi, ma la Ade era a Saint Moritz fino al sette, mi dice la checca dietro il banco e allora mi ordino una vodka doppia e giro il capo a destra, attratto da uno stacco di coscia che se la vede il mio macellaio non so cosa succede, due piedi a pelle da sborrarsi nelle mutande, un abitino di lamè rosso, capelli neri mossi alla madonna (per rimanere in tema), abbronzatura biscottata, una catenina d’oro sottilissima alla caviglia di sinistra e un viso identico, ma assolutamente identico in tutto, a quello della Aledellapale. Che quando il mio occhio alcolico incrocia il suo occhio alcolico, beh amisgi, la più bella vigilia di sangesùcristo della mia vita, credetemi. Sbronza come me mi riempie di coccole e feste che manco un Labrador, lingua come se fossimo formichieri, mani che corrono ovunque, manco fossero in gara, poi beviamo (che idea originale) e mi riempie subito lo scroto di sfighe: ex marito molto duro, separazione a zero lire, bambino con lui, affidamento congiunto saltato per via di una denuncia beccata per via di un festino in cui girava della bamba, ma adesso lei ricorre, la pale non va male, ma il pappaporcone l’ha mollata, che felice che sono di vederti Tazamore, Aleamore ce le hai le mutande?, sì amore, ma se vuoi vado a togliermi tutto nel bagno, no amore, tieni tutto, ma procura dell’erba da fumare assieme scopando, ti va? sorriso ammorbato e occhio fuso, lingua che liscia le labbra, mi va eccome amore ma oggi è la vigilia di sangesùcristo e ti voglio far provare una cosetta, ma che bella che è la Ale e poi parte di ricetta perchè innanzitutto bisogna che ci “scrolliamo ‘sta scimmia di dosso” e poi si può passare a cose divertenti ok? ok Ale, fai tu che ti vedo inserita, mi chiede dei soldi, le rifilo quel che c’ho che non c’ho cazzi di contare, lei parte sculando e ritorna e via!, via più veloci della luce!, via nella tana del Tazio, dove mi pareva che i Doors ci stessero da dio, mi spoglio e mi annuso, Ale senti mi faccio una doccia che puzzo come un camallo, mi inchioda al muro, mi annusa le ascelle e mi dice che so di maschio e mi vuole così, poi si denuda totalmente, si china sul titeibol e prepara sei rigotte di bamba che servivano ad uccidere la scimmia e in effetti, cazzo, dopo tre belle pippate sei lucido come una sfera d’acciaio e dell’alcol manco un ricordo, poi mi passa due ‘paste’, una di MDMA che me lo ricordo il nome e un’altra con una sigla che non mi ricorderò mai, MIR, MIT, cazzo ne so, so solo che mentre aspettiamo che ‘sta roba monti, la Ale assatanata arriccia una cannetta e io la palpo e la lecco che sa di sudore buono e poi boom, il cocktail sale a razzo e io mi sento sensibile come una gigantesca cappella, che ovunque lei mi baciasse era come un pompino e poi tra le gambe un menhir così e attacchiamo a chiavare e poi le luci bianche a flash anche con gli occhi chiusi, la sua voce lontana, l’immagine sfuocata, ma cazzo godevo dappertutto come se fossi stato ricoperto di pelle di cazzo arrapata ovunque e poi dopo un po’ basta effetti amplificati, ma di smettere di chiavare manco morti, ero come un Frecciarossa lungo quei sei chilometri di alta velocità, cavallo d’acciaio, cazzo d’acciaio di cavallo d’acciaio e poi dopo un po’ quella roba rimonta, minchia che botta, torno a essere Cazman, SuperCazzioMan, mi tocca un braccio e godo, interferenze, cuore a centomila e poi stop e avanti nature e poi torna e sborro ma la minchia resta dura anche dopo tre quattro, cazzo ne so quante volte, una pacca di sborrate da conto perso e poi, improvvisamente e velocemente il down, che è una vertigine, un’angoscia, una roba brutta e allora la Ale mi sgancia una MD e nel frattempo, che a lei “stava ancora su” si siede sul mio menhir che non dava segni di sgretolamento e se lo chiava, pesante, sbattendoselo dentro, godendo e venendo a martello mentre io sentivo che il down si calmava mentre mi montava la MD e continuiamo a fottere come animali che il giorno era bello che fatto e che io avevo battuto il mio record di permanenza ininterrotta in una fica col cazzo costantemente duro: undici ore.

Poi si crolla come castelli di sabbia senza additivo e ci si sveglia alle venti e quattordici. Un fisico mozzafiato sta armeggiando con la macchinetta del caffè e la raggiungo e ci baciamo in gola, nudi e abbracciati a polipo, che fuori è notte di nuovo. Sono spezzettato, come effetto collaterale numero sedicimilaventiquattro e nessun bloodymary ci potrebbe fare qualcosa. La Ale ha una faccia che sembra riportare la frenata di un camion e in una zaffata d’alito aromatizzato alla pantegana putrefatta mi comunica molle e laconica “c’ho la fica sfasciata”.
Ordiniamo cinese e lei va a prelevare la merce e a pagare completamente nuda.
La ringrazio della scenetta e lei ride, dicendo che non se ne era accorta di essere nuda.
Ridiamo come babbuini, poi dopo cena lei mi comunica professionalmente che se vogliamo spazzare via rapidi “i titoli di coda” basta che ci pippiamo una pistina e così facciamo e, in effetti, sembra andare meglio.

A mezzanotte e sedici arriva il suo taxi.
“Senti Aleamore, ci rivediamo? Anche senza sbatterci in ’sta maniera?” - chiedo.
“Certo Taziamore che ci rivediamo. Ma perchè dici? Non ti è piaciuto?”

Mi è piaciuto?
Oggi è il ventisei dicembre e, in un certo senso, manco dal ventiquattro.
Non ho la più pallida idea se mi sia piaciuto.
A sensazione direi di sì, ma sono incerto.

lunedì 23 dicembre 2013

I saggi rimedi della nonna

“Raccontami di quando battevi, raccontamelo ancora…” affondando colpi di minchia in quella fica di cioccolata al latte, mentre con gli occhietti piccoli e la bocca ansimante mi stringe come se dovessi scappare via. “Sei un porco malato” e io giù a premere la cappella sulla cervice facendola mugugnare di male e piacere “ti fa godere che ero puttana” e io sbatto da porno “sì mi fa impazzire” - “porco bastardo malato” e mi mette di schiena cavalcando il Mastertube, dondolando quelle tette morbide segnate dal costume da bagno, con quei capezzoli increspati, quasi neri, “sì sono un porco malato ma tu i cazzi li meni anche oggi” e la schianto di schiena, le gambe sulle mie spalle, mulinellando la minchia nella fregna svangata “sì ma non faccio più la puttana, decido di farli venire se mi va e se mi pagano come dico io e solo con le ma…….aaaaaani…” e lo sciacquettio di quella fica sudamericana si fa intenso e sonoro e io incalzo sussurrando “non ti lavare le mani la prossima volta, voglio leccare la mano con cui l’hai fatto sborrare” - “maricòn ti piace il cazzo eh?” grugnisce maligna e invasata - “perchè a te non piace la fica?” e sorride di denti bianchissimi e la torco la giro a la infilzo alla pecora che c’ha una schiena ed un culo che fanno storia dell’arte e la cingo, la assedio, la lecco e la monto, sospendendo i dialoghi in nome del godere puro e la locomotiva parte e stantuffa, solo vapore e carbone e calore e non occorre parlare per cominciare a venire, tremanti, allo stesso momento, per poi cadere come marionette a cui son stati recisi i fili.

“Ti amo Tàtà”
“Ti amo Làlà”


E poi TRRRRRRRRRRRRRRZZZZZZZZZZZZZZZZZZ e mi sveglio da incubo con la sveglia che perfora il cervello alle setteetrenta che la Laura deve vestirsi per andare al lavoro e io mi preparo il primo Bloody Mary “del giorno dopo” mentre lei è in doccia e il secondo mentre sorseggia il Nespresso che le ho fatto con le mie manine prima che si involasse solare e rassicurante.

Tempo di merda fuori.
Torno a letto, son già nudo, fatica zero.
E’ stupendo tutto questo.

domenica 22 dicembre 2013

Fidanzato

Salve a tutti babbinatali e babbenatale del mio cuore, finalmente posso scrivervi un post zeppo di amore del cuore e di sentimento dilagante e gocciolante zucchero.
Ebbene sì, amisgi che numerossi mi secuite da cassa, mi sono fidanzato.
Dopo tanto tempo il mio cuore alla deriva ha trovato un solido ormeggio ed io sprizzo da ogni poro felicità.

Si chiama Laura.
Ha trentasei anni.
E’ una venezuelana mulatta che ho conosciuto in un centro massaggi totali consigliatomi dal Max. E’ in Italia da quindici anni, ha fatto la prostituta per un po’ (comprensibile), ma poi si è evoluta ambiziosamente e ora fa la massaggiatrice in modalità basic o enhanced.

E’ bellissima, specie quando sorride.
Ha un corpo che mi manda in visibilio.
Ha una serenità e una felicità interiore che mi fanno invidia.

Ride, capite?
Ride a crepapelle se dico una cazzata seria. Ha un senso dell’umorismo favoloso.
Ha bellissimi piedi e un’odore corporale travolgente.
La amo.
Perchè lei semplifica con saggezza le mie pippe. La amo davvero. E’ sveglia, witty, rapida, pronta, scattante, ha un cervello seducente.
E lei mi ama.
Perchè amplifico con serietà i suoi desideri che tutti deridono. Perchè son desideri sentimentali meravigliosi.

E’ una grandissima cuoca.
E’ un’insaziabile cannaiola e drogaiola.
E’ una porca devastante a letto.
Io, la Laura, se lei vuole, me la sposo.

Oh sì.
Oh sì, sì.
Sì.

Sono felice.
Davvero.