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sabato 11 aprile 2015

Serata merda

La Venka c'ha un impegno, io non c'ho coglioni. Bucarest mi ha devastato, minimo storico dei fondi toccati e scavati a fondo. Se mi gira il cazzo prendo la Romilda, deposito un "one night" e me la porto a mangiare una pizza da qualche parte.
Almeno parlo un po' in italiano.

Depressione

Domenica notte il Costa parte, fa tutto un tiro e ritorna.
Torna perchè "abbasht accazz aqquà tonno e parliamo di busines pebbenino"
Depressione.
Non ho coglioni di vederlo e di sentirlo.


Anche lui

Il fatto è che oggi mi sto proprio rompendo i coglioni.

E allora uozzappo.

T  “Cosa fai?”
S  “Mi sto comperando un paio di jeans ti scrivo io dopo”
T  “Ok”

E mi viene il groppolone di nostalgia e guardo il meteo di casa che dice che ci son venti gradi anche lì e la nostalgia sale. Poi arriva il uozzappo.

S  “Eccomi come stai? Sei sicuro che volevi uazzappare me? Sono la Chiara. Faccia che ride alle lacrime” 
T  “Idiota. Io sto bene e tu? Fa caldino lì, vedo dal meteo”
S  “E insomma venti gradi, sì si sta aprendo. Io sto bene”
Vengo colto dalla bruciante necessità di sapere se ha le calze, le mutande il reggiseno. Bruciante. Una voglia di farmela lurida come nelle volte luride in cui abbiamo fatto luridumi ai limiti del concesso.

S  “Tu cosa fai?”
T  “Niente. Mi rompo i coglioni a morte”
S  “Faccina che si sganascia. Come mai questa situazione non mi è nuova? Faccina che ride”
T  “Perché eri la mia kajira, ti ricordi?”

Segue lunghissima pausa. Temo di averla persa ma poi tirillin.

S  “Lì fa caldo?”
T
  “Come da te più o meno. Ti sei già tolta le calze?”
e ohhhhh non ho resistito, lo so, lo so.
S  “Faccina che sorride normale. Ti cambia la vita saperlo Taz?”
T  “Penso di sì, ma dipende dalla risposta”

Pausa

S  “All Star blue con calzino da ginnastica, mi spiace.”
T  “Non ti preoccupare, so che hai le potenzialità, non mi hai deluso.”


E poi kazam, suona il parlàfono che mi dice che una certa Chiara è un incoming call.
Rispondo salutandola e lei mi saluta ridendo e prendendo pel culo.
“Pensavo che Praga fosse elettrizzante, piena di vita, mondana, sexy, ma invece vedo che non è vero, che ti rompi i coioni lo stesso, come qui” e a me fa impazzire quando dice “rompicoioni” o “coioni”.
“E invece no, è una rottura di coglioni. Senti ma ce le hai le mutande?” tanto ormai, perso per perso.
“Certo, mutande e reggiseno. Possiamo fare che muore lì?”  e c’hai ragione, non tiene un cazzo farti le domandine peperoncine che manca uno scenario vasto da ricostruire.
“Sì possiamo” – “Ma scusa Tazioski, se ti rompi il cazzo lì perché non te ne vai?”
“Boh. Ma se torno ci vieni con me a farti un gotto al wine bar?” – “Ah, io volentieri, ma mi spiace informarti che non esiste più, anche lui ha chiuso.”

Anche lui.
Ebeh.






Inizio del supplizio di Taztalo

Venti gradi per noi posson bastareeeeeeeeeeeeee...

Qui siamo già troppo avanti

Finalmente

Ceniamo assieme? Ma sì perché no, dai, sì che mi racconti di Bucarest, mai stata?, mai, e mai andarci che fa schifo, ridi, mangia, bevi, ridi, bevi, poi cambiamo, andiamo là, bevi, bevi, mazza che tette che c’hai Venka, ridi, siamo stronchi di vodka, pago, fuori, chiamataxi, sul marciapiede aspettare, la caverna ruggisce, sono stanco di puttanepay e tu lì sotto c’hai la carnedifemminavera,  ti ingroppo che barcolli, ti slinguo, mi abbracci, mi guizzi, sei calda, sei morbida, sei curvacea, ti palpo senza ritegno e mi slingui, taxi, casa tua.

Tutta. Te la rasi tutta e mi stupisci, chi l’avrebbe detto, lecca, lecca, lecca Tazietti che questa, dalla notte dei tempi, è la prima fica di donna umana che lecchi e godi Venkona, godi, con quelle tettone e quei capezzoloni increspati, la cellulite erotica sulle cosce, sulle stupefacenti chiappone del culone estasiante e anche se non c’hai dei bellissimi piedi e anche se profumano di pulito io il Mitologico Tarello Tazieo te lo allungo lo stesso nella ficona carnosa calva, che c’ho una voglia di femmina reale vera da condurre sulla strada del sesso depravato che non ci credi, ma neanche io ci credo quando accetti di essere tirata nel cesso della tua casetta e entriamo nella doccia assieme e ti chiedo di pisciarmi sul cazzo e tu ridi mordendoti il labbro e poi zac, pisci divertita senza problemi, con un getto grosso e bollente e te la tieni aperta, le ginocchia flesse e in punta di piedi mi irrighi di piscia il cazzo mentre io me lo meno, mai fatto prima Vemka?, mai Tazio, e mugoli e ridacchi e io ti bevo e ti ingoio e ti chiedo se ti piace e mi fai cenno di sì con la testa guardando di sotto eccitata, e allora andiamo di là che ti chiavo e via a sbattere a percussione quella carne tremula piena di voglia di cazzo di dimensioni ragguardevoli e che bella la pancia con le balze di carne che ingoiano l’ombelico e mi galoppi e sei diversa da quell’immagine da sega che ebbi, ma sei porcamente sensuale lo stesso se non di più e ti racconto delle seghe a letto che mi son fatto pensandoti e ti infoi al pensiero e mi confessi che sotto la doccia ti sei tormentata la sorca anche tu pensando di essere montata da me e che non immaginavi nemmeno che razza di estasiante Menhir di Pura Carne di Duro Cazzo di Porco c’avessi tra le gambe.

Sbatti come l’onda quando il cielo è scuro, Tazietti, che anche se ti ha detto che nel culo no, mai, con una piccola piega di intima vergogna, quella femmina dell’est disinibita chiava come poche, brava, partecipe, toquinha che sembra la dea Kalì da quanto palpa e tocca e strizza e allora sanificale l’utero ammorbato di voglia di minchia dolorosa, guariscila, cauterizzale i germi della sozzura con un orgasmo epilettico, falla tremare, sbavare, sbattila come non hai mai sbattuto prima, falla godere, sputale in bocca e guardala ingoiare sorridendo a occhi chiusi, la fronte sudata e poi vienile dentro senza chiedere il permesso e godi del suo avvinghio da edera mentre sborri come un lama e disinfettati anche tu del triste, orribile, festino di Bucarest, delle puttane a pagamento che non fai che pagare per chiavare e, anche se quello c’ha il fascino suo, fottere una fica che ha dato al mondo un figlio, una fica di mamma agée è un mondo stupendo e stupiscila non smettendo di chiavarla dopo averla riempita di sborra, chiava ancora, chiava forte facendo sbordare la sborra dal buco della fica mentre pompi, succhiale le tette, i capezzoloni, le ascelle sudate e pulite e godi della sua incredulità nel sentire che nonostante la sborrata il Missile Intercontinentale rimane di uranio sino alla seconda venuta, questa volta tra le tue mammellone di mamma vigliacca e bagascia che mi arrapi come un somaro alimentato a Viagra e Cialis.

“Incredible” mormori col fiatone mentre mi accascio sul fianco a rantolare e tu ti siedi a gambe aperte, sudata, umana, carnale, oscena, spudorata di fianco a me, accarezzandomi e soffiando esausta i capelli dalla fronte.

“How long since your last time, Venka?” - “A year, more or less, was on vacation… but this made worth the long delay… absolutely incredible… woah”

Essòcontento, so. Assai.
Che non si pronuncia assè.
Bella Venka del mio cazzo, bella vera.

giovedì 9 aprile 2015

Progettualità signorile

“Ma allora tu qui ci vieni spesso!” dico dopo averlo sentito parlare in rumeno nella hall dell’albergo-stazione-intergalattica-del-danaro al rientro.
“Beh sì è da parecchio. Diciamo che ci vengo il minimo indispensabile perché io odio la Romania, ma gli affari sono affari”
Eccerto.
E allora stamattina, giusto per immedesimarmi di più in quegli affari, senza fatica trovo QUESTO simpatico articoletto che mi ha tanto aiutato a capire gli immani sforzi imprenditoriali di un uomo con cittadinanza olandese. Paese in cui ha domiciliato molte delle sue società che si appoggiano tutte a banche del Lussemburgo che là, pare, il clima deteriori meno le banconote.
In Italia, il Ruggi, non c’ha neanche più i ricordi.
Direi che il pezzo sulle motivazioni del Ruggirumeno possa essere completo.

“Ma tu” mi chiede versando del J.D. single barrel a entrambi, sedendo comodamente nella suite imperialdivina “in queste lande sfigatissime cosa ci fai?”
“Beh, sono anche io qui per affari” dico con una certa serietà “da un po’ sono entrato in società con amici italiani e cechi nella gestione di un bordello con annesso hotel a Praga. E’ un’attività italians-driven, per la maggior parte del flusso di entrata.”
E invece di sortire ammirata condivisione tra colleghi, a momenti mi sputa il JD in faccia dal ridere. Mi fa giurare sedici volte che non lo stavo menando pel culo, poi si fa serio e inizia a delirare.

“La società spero non sia solo una e non sia domiciliate in cechia” mi sfuda con occhio mefistofelico, torbido e beffardo.
Dico che sì, che sono registrate a Praga e lui ride chiedendomi se sono coglione e, da lì, parte un pippone che mi dà il capogiro attorno allo scorporo della società in un’immobiliare ceca che detiene i muri (perché in cechia il settore immobiliare blah blah blah e snocciola percentuali) il cui asset è detenuto al 100% da una società lituana (perchè lì blah blah blah) che controlla il 90% della società slovacca (e non ceca caro Tazio, perchè blah blah blah) che gestisce l’albergo e il “night” e io sento il sonno che mi avvinghia come l’edera perché io di ‘ste cose non c’ho mai capito una mazza e mai ci capirò. Ciò che so è che non sono il socio di maggioranza e quindi non decido una minchia e che quelle buste gialle che ritiro ogni giorno contengono dai 3 ai 4 stipendi di un operaio e la cosa, da buon vetero comunista, un po’ mi mette anche a disagio, ma poi, da buon vetero comunista, mi passa subito.

“Domani sera se ci va di culo c’è anche la Divina” e me lo dice con un sorriso al neon e la notizia mi libera subito dall’edera. Sì, perché dovete sapere che da sempre il Ruggi è segretamente innamorato di Sandra Romain, la famosa pornostar rumena, che ora conosce grazie all’amico dell’amico e che costei, oramai ritirata dal porno, di tanto in tanto si concede come coordinatrice di festini come quello che il Ruggi ha organizzato per stasera in due e due quattro.
Staremo a vedere. Non mi spiacerebbe affatto assaggiarla, la Romain, vi dirò.

“Oh Tazietti senti qui  che progettino che mi ronza: io e te venerdì sera partiamo da questa mmerda con l’ultimo volo per Amsterdam. Ci piazziamo belli come il sole a casa mia e lì ci rintroniamo come dei paracarri con della roba seria, mica quella che trovi nei coffee-shop. Poi ti presento un paio di femminuzze che mi dirai grazie. Ma aspetta: domenica sera, max lunedì mattina prendiamo l’aereo e voliamo a Bordeaux, dove ti faccio vedere i vigneti, le cantine e la Maison d’Hote e conosci anche Ninì” e sorride.

Parliamone, che lunedì c’ho scuola.
Però l’idea di una calata nel Bordeaux mi mette allegria e mi stimola.
Vanno centellinate queste opportunità, nel mare magnum delle mie paranoie.

Cartapecora

Mancavano solo i monocoli.
Gozzano, Ossian e MacPherson, in un angolo, giocavano a scopone scientifico con la morte, ma credo si sia trattato di una visione mentre, tragicamente, le calze color carne a basso danaraggio con scarpa a basso taccaggio di vernice verde brillante non erano un’illusione, ma una solida realtà al pari, se non oltre, di quella dell’Immobildream di Roberto Carlino.
Sedere al tavolo dell’intellighenzia (è una parola russa, lo sapevate? Интеллигенция, và che frutti il mio studiare veh) della capitale rumena, tra professori universitari, medici, scrittori, boiardi, banchieri, faccendieri, funzionari della polizia e ufficiali dell’esercito, mi ha incartapecorito i coglioni che avevo voglia di bere dal water di un cesso pubblico per rifarmi la bocca.
Poi, finalmente, dopo alcuni piccoli e velocissimi conclavi all’interno dei quali, ovviamente, vi era anche il Ruggi con veste assai poco condottiera, ma al contrario assertiva ed auscultante, si scende e si va, che quelle cene intellighenti non si protraggono oltre le ventitre. Molto intellighente come usanza, grazie San Pietroburgo, santo degli esasperati.
E così via, a bordo della Mercedesazza nera con autista che il Ruggi a) non si fida dei taxisti di notte b) i soldi bisogna usarli anche per rimarcare le differenze di ceto.
Certo.
E noi giù duri col ceto malavita d'alto bordo. Ha!

martedì 7 aprile 2015

Aggiornamenti di sistema

Ho finito adesso di prepararmi la valigia e ora mi dedico a voi, dato che devo riposare per bene che domani ho un lungo viaggio verso l’ospitale Bucarest (manco dovessi andarci in bici).
E vi scrivo per microparagrafi numerati, che è una cosa che mi diverte da matti.

.1 Venka e la carne

Ecco, l’argomento potrebbe essere bello che definito e finito così, pezzo completo. Serata piacevolissima, abbiamo mangiato molto bene (carne davvero ottima), bevuto del vino che parliamone, discusso e condiviso mille idee, ma poi io non ce l’ho fatta raga, scusatemi, ma non è colpa mia. E’ che non si è svegliato il Taziosaurus Fucks, niente urlo dalla caverna, niente femore di dinosauro, ma non perché lei non sia sozzamente attraente, ma perché io ero distratto. Bucarest, il Ruggi, il disastro che succederà giovedì sera, i pensieri sulla Milly, le folgorazioni su come ritrovarla, i uazzappi, casino insomma.
Signorile bacio guanciale della buona notte dopo il riaccompagno a casa in taxi e morta lì.
Artemisia, se in ogni caso tu volessi procedere a prescindere, io un bel pompino letterario da te lo gradirei eccome.

.2 Ruggi e Bucarest

Un messaggino mi avvisa di alcune cose: cosa a) il Ruggi ha prenotato la suite più suite delle suite dell’albergone lussuosissimo in centro pieno: piano base più soppalcato, due matrimoniali, salotto, tre bagni. Cosa b) il Ruggi ha già organizzato gli elementi della festicciola: io e lui e sei letamaie pronte a tutto, farina doppio zero, origano, digestivi Antonetto e numerosissime bottiglie di soluzioni medicinali a base alcolica annessi e connessi. Colgo l’occasione per salutarvi ora dicendovi che vi ho sempre amati, perché il rischio di non tornare più dalla festina c’è eccome.

.3 Rintracciare la Cattiva

Ieri, con l’occasione delle feste pasquali a cui io sono tanto devoto, mi è scappato da telefonare a Renè e alla Silvana (la Coppia Bestia, per chi se lo fosse dimenticato). Ma dai, ma sì, ma giù, ma che bello, ma come stai, ma come state, la madonna sin lì a Praga! e poi, dopo una mezz’ora buona di eiaculazioni involontarie di Renè dal piacere di sentirmi, riesco a circondare l’argomento La Casa, cogliendo l’occasione di dire che ho comperato la mia, di casa, a poche centinaia di metri dal Tempio dell’Ossessione. Ma tu pensa, ma sì, ma che bella la piazza, ahbehbeh, fatto bene Tazio, grazie Renè, ma senti Arrenè (Arrenais), della Milly hai notizie?
No, non le ha le notizie (merda), sa che per un periodo faceva la prostituta a Piacenza (lo so lo so) e poi zaff telefono irraggiungibile, utente inesistente. (Rimerda). Poi però il mio bel Renè chiappedichiffon riflette e dice che, in ogni caso, essendo rimasto in contatto con alcuni del giro, poteva provare a sondare il terreno e, nel caso, ad avvisarmi. Baci, se salgo a Praga ti chiama, sìsì certo, chiama chiama che vedrai che bene che ti troverai se ci incontriamo.
Vedremo.

.4 Costato in stato avariato

Ieri pomeriggio, dalla ridente e rilassata Calabria mi chiama il Costa, che si stava fumando una cannetta nudo sul letto, mentre la Cuccina era in doccia a “lavassi la spurra che c’ho shkizzato” e io sono ghiotto di questi dettagli, sia per l’immagine raffinatissima che mi si materializza nella mente, sia per il godimento intimo che provo nel pensare che il dì di Pasquetta la Cuccina TP (Troia Parossistica) ha piantato a casa il Gornudazzo per andare a farsi montare dal verro di razza CostaBrave.
“Zend Tà, io ci ho penzat na cosa per il noshtro bisness.” – e sento pfffffff del fumo - “Dimmi”
“Lovvuoi sape cos ci mang annoi lacciù?” - che a dire il vero sarebbe “lassù” ma tirem innanz – “Dimmi”
“Ah nnoi ci mancano le necre, cazzomerda Tà”.
Eh beh.
Visto con occhio manageriale attento ed esperto è esattamente l’UNICO microdettaglio che ci manca, quello delle necre, ma per non fare la figura del provincialotto sfigato, ci do dentro del mio.
“E delle nane? Cosa ne dici?” – “Delle nane necre dici Tà?” – “Ma anche bianche Cos, ma soprattutto che ce ne siano alcune di mutilate” – “Che gi mang le camp o le pracc dici? Minghia Tà ma ti zei fumato il lucittotashcapp?” - “Sì, nero testa di necro, ottimo. Ma ne parliamo meglio quando torni, che ho delle idee anche su delle albine paralitiche. A proposito, CostanteMente, quando cazzo torni?”  - “Difficile a diss gumbà, che qua finghè ‘sta zoccola che c’ho guà sul lett bell e pulita ti toccia condinua a farmi gotere come uno stronz chi se ne sale chiù, è vvero mignottazza bottana sucaminghie di papà tuo, è vero?” e una risata grondante incesto fa da controcanto e io chiudo lì la conversazione, ma con una considerazione una.
Trascuro il “godere come uno stronzo” che è un concetto più grande della mia testa.
Vorrei concentrarmi solo su questa stuppendarrelazione.
Fosse amore, non avrei niente da dire, quello è cieco e vabbè. Ma è solo luridume e lordura e qui mi imbarazzo: a Costaaaaaaaa! c’hai un bordello pieno zeppo di mignotte fighe ultraterrene da Attacco degli UltracorpidelleUltrafighe che te ne farebbero della ogni gratis, sole od in gruppo o anche tutte quante assieme (visto che tu sei il Pappamanager) e ti incarognisci con la cugina irsuta, cessa, stronza e sposata? Costantinellobello, guarda che tu non sai leggere, ma i giornali sono pieni di episodi di morte violenta per cose di molto minor conto lì a casetta tua, perché tue te lo sei dimenticato, ma al calabrone cornuto ci viene un carattere dimmerda (e non è che gli do tutti ‘sti torti, in ogni caso)
Boh.

.5 Uozzappi live mentre diariavo

“Dormi?” – “No, ma fra poco sì che domani vado a Bucarest”
“A Bucarest?”
. Chissà che parte di “Bucarest” l’aveva posta nel dubbio di non aver capito.
“Io sono tornata ieri sera da Roma” e finalmente delle notizie interessanti, cazzo!, che non se ne può più delle solite guerre, crisi, pianeta morente e la CuccinaTP.
“Da Roma?” chiedo io dopo pausa interminabile, perché picchiettavo il post.
“Sì, non te l’avevo detto che ero a Roma?” – “Sì sì” – “E lo stupore da dove viene allora?” – “No è che magari venivi da Firenze” – “Da Firenze??” – “Vabbè, ci sei passata no?” – “Sì, ma di che cazzo stiamo parlando?” al che di dentro mi è venuto un “porella” e ho emoticato uno che fa le linguacce ridendo.
“Non ti chiedo nemmeno cosa vai a fare a Bucarest” – “Solito import delle troie, è il mio lavoro, che amo” – “Vabbè buonanotte, fatti vivo quando hai cazzi di parlarmi” – “Ok buonanotte”

.6 Perle di confusione

“Romilda, vado al tuo paese mercoledì” - “Al mio paese?”
“Sì vado a Bucarest”
– lei ride – “Bucarest è in Romania, io sono Moldava”
Sintesi finale: Gema la rumena è in realtà Romilda la moldava. Considerazione a margine della sintesi: il Costa è un vero coglione, non un attore.
Quando torno me la ingroppo, chissà che a furia di dai e dai non impari a chiavare.
Noi Bordel(r)manager lo chiamiamo training-on-the-(blow)job.

A prestissimo gente adorata, a prestissimo.

domenica 5 aprile 2015

Serate ceche, pistole e la calda bocca salivosa di Artemisia

Tra un’ora sarò seduto ad un ristorante ceco che fa carne d’elite con la carne con cui vorrei ristorarmi alla cieca.
Mi duole appena appena il buco del culo e per chi sa di cosa parlando, tale dolorino mi mette signorilmente nella condizione di sentirmi una femmina sensuale. Il che, secondo me, potrebbe essere anche un problema.
Ma mai chiudere i buoi a casa della moglie dei paesi tuoi quando ormai la stalla è scappata col carro.
Per cui, vestito Canali antracite con camicia rigorosamente bianca senza cravatta e sotto un perizoma a rete la cui porzione culare scivola sulla cremina lenitiva che ho amorevolmente cosparso sul muscoletto strapazzato, sono ultrapronto ad affrontare questa serata dai toni misteriosi immaginando, con un sorriso di autentico piacere e simpatia, l’abilità oratoria di Artemisia scatenarsi sul mio glande lucido dalla voglia della sua bocca calda e della sua lingua e... mio dio basta, o arriverò all’appuntamento con una grossa e visibile pistola in tasca.
A domani.


Miss Mandorlina

Sabato Santo, interno notte.

“Lick” mi intima la bellicosa mistress asiatica indicandomi col frustino le sue stupende dita dei piedi dalle lunghe unghie laccate di nero, leggermente ricurve, sbordanti dal paradossale zatteroneplatformfuckmyassholeshoes.
E io lecco, devoto, nudo, sudato, puzzolente, arrapato, ventre a terra, col cazzo di ferro che sfrega sulla pornografica gomma rossa del pavimento del suo budoir allestito per pervertiti come me.
Lecco e lei si siede sui talloni, spatasciandomi la sorca lucida di lubrificante davanti al naso, insultandomi in inglese con voce forte, ferma, acuta.
Il suo clitoride è grosso come una nocciolina, scappellato e turgido, una poesia visiva.
E lecco mentre lei mi passa il frustino tra le natiche, chiamandomi “fuckin’ bitch”.

Godo.
Godo di sottomissione, anche se questa dominazione ha commerciali tinte teatrali, ma io godo lo stesso, mi sento Tazia, mi sento porca, ho voglia.
Godo quando mi fa alzare la testa tirandomela in alto per i capelli e mi inonda improvvisamente la faccia con una pisciata rovente nel corso della quale, causa posizione, il suo ano si estroflette seducente, sibilando uno sgraziato peto erotico. Ingoio, annuso, muovo il bacino sul pavimento e godo, godo, godo.

Ogni tanto ci vuole, amici.
E’ educativo essere riposizionati, resettati, aggiornati nel sistema operativo, ricondizionati per poi essere riconsegnati alle proprie (dis)funzioni con rinnovato vigore.
 
“Spread your ass faggott” ordina, mentre senza tante cerimonie quel grosso strapon lubrificatissimo mi pompa il budello a fondo, con ritmo battente, abilmente manovrato dalla sensuale asiatichina. Certo che lo spalanco padrona, voglio che tu veda quanto troia sono, pompami che non ne ho mai abbastanza nel culo, sodomizzami, umiliami, sottomettimi che sbavo di piacere. Fottimi, fottimi, fottimi di brutto e senza pietà, inculami a sangue.

E mentre le sue anche ondeggiano per incularmi, la sua mano guantata di PVC strozza il mio grancazzo anellato, viola dal desiderio e lei mugola soddisfatta segandomi sgraziata.

Delizie.

Piacevoli delizie anche se non così sofisticate come le vorrei, come quelle che ho avuto da Maestre Sublimi che mi hanno chiavato il cervello prima che il culo e che ora più che mai, mentre sborro urlando col cazzo dolorosamente piegato all’indietro sapienteente strapazzato da Madame Mandorla, ricordo con un dolore nel cuore.

Ogni gesto della Mandorlina ha avuto un paragone blasonato che l’ha relegata al ruolo di prostituta, di classe ok, ma pur sempre una qualsiasi prostituta che anziché vestirsi da scolaretta troia, ha scelto di mettere autoreggenti di latex e di destreggiarsi (con diginitosissima abilità) lungo gli irti crinali del bdsm.

Chissà Miss Milly dove sarà.
Chissà.
E mentre torno al mio albergone di ultralusso, lasciando il bordello di ultralusso che non è l’Humble Brothel and Hotel For Italians Sfigat, penso che oggi, allo stato attuale, con le potenzialità attuali, potrei, potrei e potrei questo e quello e disegno col gessetto grigio nel cielo nero di mamma Praga scenari che mi agitano e sento il bisogno di ritrovarla, la mia adorata Miss Milly, ma non so da che parte cominciare.
Anche se…


Matuppensa che bello

Notizione improvviso: auguri pasquali e tra le chiacchiere salta fuori che mercoledì il Ruggi è a Bucarest per affari. Non sapeva fossi a Praga, così propone un meeting, anzi lo impone. Mercoledì sera gli faccio da fidanzata a una cena "d’alto livello", giovedì lui se ne va per affari di giorno e alla sera sfasciante devastazione no limits full sex and drugs in suite micidiale. Mi piace.
Sto cercando aereo per Bucarest, ho voglia di vederlo.