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martedì 2 maggio 2017

Er barcarolo va.

Ma tu guarda che tempo dimmerda, ma taci che sembra gennaio, scolta‘mo Maxenzio, ma chi è quella donzelletta laggiù in fondo alle sedie e lei ride e lui ride, ma checcazzo ne so, mi risponde sincero e schietto il condottiero di tutta la fica che può, adesso che Tetteinsolentidaquantosongrossechepurestansusenzaausili gli ha chiesto il divorzio e ravana di sotto per fottergli anche la casa, ed allora io invito la donzelletta ad unirsi al gruppetto alcolicissimo pur essendo le undici e zerosette e lei si unisce, giovine carne non bella di viso, ma appetitosa di corpo gazzelleo e come ti chiami tesora, mi chiamo Ancheossute e berrei un Negroni o due, ma tu puoi chiamarmi Tea, ma ti chiamo eccome e quant’anni c’hai o Tea? ne ho fatti diciotto, tranquillo, non c’è la galera e Maxalcolico ride dibbrutto, ride troppo, che l’ebbrezza gli offusca la mente e poi si incaglia in una discazzagione con l’Umbe sulla Juve e la ravafancazzacoglionea e io circuisco come superba serpe adamitica la giovin EvaTea, offrendole il secondo Negroni e parlandone con il fascino alcolico, ma controllato, di un bell’uomo, ma che dico bello, stupendo maschio alfa quale solo un maschio a sfumati tratti culattone come me sa essere, ma senti, ma dimmi, ma lo bevi un terzo Negroni? massì perché no, senti dicevo, ma se ci facessimo una gita rilassante con la mia barca sul fiumone grossone, ma mi pare che butti male Tazio, cosa dici? ma dai che ci facciamo due giri di elica fino all’isola che non c’è e ride e rido e ride, ridi, ridi, pollastrella culea, che vedrai che CirmoloDalTroncoErotico ti piazzo in qualche orifizio ancora in rodaggio, mia OrifizioTea, ma senti Tazio, ma mi sa che sono sbronzetta sai, ma allora andiamo, che magari se piove ci ripariamo all’isola di ‘sto cazzo e ci beviamo qualcosina sulla mia ultrafornitissima barca del cazzo, massì Tazzo Alcolico, speriamo non ti ritirino la patente, sai che c’è ClitoriTea, io non ce l’ho e ride e rido e ridi, ridi, ma dai che ci facciamo l’ultimo giro che poi lascio trecento euro di conto alla cameriera e ci incamminiamo, con le tue clarkettine fetide e il jeansetto strizzafemori che chissà se ero sobrio se ti avrei arpionata, ma si va, si va, si va.

E piove.
E ci rintaniamo sotto coperta dopo esserci incagliati in un banco di sabbia vicino all’Isolotto del Cazzobarzotto, le fetide clarkette morte sul pavimento assieme ai calzini, jeans sbottonato che stringe, t-shirt bianca corta che scopre il piercing e i chiodini anche se è stagione di piopparelli, rollo il cannone dopo altri novantasette Campari sulle note di una musica loungeambientwetcunthardcock, accendo che chi l’arrizza la impizza, la passo alla tacchinella e mi tuffo a succhiarle le ditina dei piedini, 37 poverina, chissà che male e lei ride e io godo della pelle polverosa tra le dita salate, ‘mo no che puzzzzano Tazzzzio, dai, scemo, geme molle e sbronza, ma lascia fare che mi fan tirare il cazzo, ma davvero, ma giuro, vediamo, ecco, guarda e ride, non ci posso credere! ride scemetta l’inculanda, ma che sberla di cazzo cìhai? ti fa schifo? puzza? chiedo infastidito, mentre lei gracchia roca “non credo” e si tuffa a fauci spalancate sulla cappella, tirando due o tre succhioni fatti ben benino e poi molla per comunicarmi “non puzza, sa di cazzo, buono, mi piace…” e giù a succhiare e mi spoglio un pochino e si spoglia un pochino, fichetta implume e liscia come il culo di un bimbo, ma vieni che ti assaggio, FicaTea e lecca e succhia che la barca dondola e la minchia birillola e la fica sbrodola e canna e canna e lecca e succhia che l’inibizione va affanculo per direttissima e sento a un tratto tanto tanto tanto caldo sulla cappella randazza e la Tea mi diventa santa ImpalaTea da Col Prepuzio località Frenulo, sedendosi a gambe larghe con cautela sul Baobab della Pace e si libera anche della magliettina e comincia a sculare di reni, ritmica e soave, elegante e sinuosa, con l’ascella molto importante e umidiccia, che goduria fetida, dosando le misure ciclopiche del maschio maturo con quelle imberbi della fossetta delle Troianne e lenti, ma inesorabili, chiaviamo alla marinara o alla fiumaiola che dir si voglia.

Senti Tea dalle Culatte Marmoree, ma parlando d’altro mentre ti chiavi il mio pezzo d’artiglieria controculea, se ti dico pillola tu cosa mi dici? niente, zero? zero, ma che bello, sto chiavando a pelle una similminorenne, senza avere nemmeno una di quelle gommine, sapete, quelle che sembrano un cazzo, ma invece salvano la vita, ma dai Tazio, tu mi dici e io mi tolgo e ansima come il primo porno che ho visto in vita mia che avevo bucato i sedili della fila davanti, massì certo, ti togli e saggio col dito la superfice sessuale di quel buchino di culo-delizia e lei mi sorride con gli occhi sbarrati ansimando “non ci pensare nemmeno” e allora la schieno, con una chiave articolare degna del miglior Antonio Inoki dei tempi d’oro e mi abbandono al rollio della barca e della sua linguetta sbarazzina pompinea e le irroro il cavo orale con la medicina lattiginosa che converte ogni femmina base in una versione CTA, CazzoTazioAddicted.
“Fammi venire, fammi venire” ella pigolea con la sua vocina querula e nemmeno il tempo di affondare la bocca vorace e cannibale su quella sorchina gioiosa che ecco giungere irriverente e impetuoso, sgraziato e animale, l’orgasmone urlante con rollio di bacino in controtendenza al rollio dello scafo.

Che signor primero de majo, amisgi, all’insegna della coscienza matura e adulta, dei principi sani e robusti, dello svago con nulla, come ai tempi in cui bastava un cazzo duro e una fica umida per far domenica, che salubrità, che pulizia, che valori, che bacino snodato.

Tutto questo per arrivare a chiarire cosa?
Per chiarire questo: ma se si naviga su un fiume, si tiene la destra verso il mare e la sinistra verso la sorgente o il contrario? E poi ancora: se all’ormeggio si sbatte centosettantaquattro volte con la poppa contro la passerella (sempre lei, sempre lei di mezzo, accidempoli) e si riesce a guadagnare il fermo macchine solo dopo che due robusti ragazzotti a suon di bestemmie mi hanno aiutato a fissare la gomena alla bitta insultando tutta la parte femminile della mia famiglia, ci si può definire già un vecchio lupo di mare?

O un semplice maiale di fiume?
Mah.

Che bacino snodato, comunque. Un poema.