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mercoledì 21 giugno 2017

La corte del Nespresso

A volte l’età trasforma in qualcosa di nuovo, che diviene interessante per ciò che vale e allora ci si chiede se si invecchia o ci si trasforma, ma lascio a chi sa di filosofia la questione.

E’ stato per un puro caso che mi sono ritrovato nella cucina della Betta Bettina a sorseggiare un Nespresso, soppesando i silenzi e le parole.
Non nego di provare per lei ancora un’attrazione fisica intensissima, ma in un momento di rinsavimento ho pensato che questa doveva rimanere sullo sfondo, lasciando che uscisse il suo male di vivere, o almeno quelle poche gocce che lei lascia trafilare, perché il conflitto, la guerra sanguinosa che vive interiormente, è davvero sterminante.

Posto che non sono la persona più adatta, per fama e per passato, a dare consigli su cosa si deve fare, mi sono limitato ad ascoltarla per quel poco che ha detto e non sono mai intervenuto.
Abbiamo confortevolmente condiviso un silenzio molto lungo e poi le ho chiesto se, passando previa telefonata, sarei nuovamente stato omaggiato di un Nespresso.

Un sorriso caldo e triste dei suoi e un abbraccio penso volessero dire sì.
Con la Betta si fa i seri, raga.

Spiacevole

Eh no cazzo, questo no, su, è davvero surreale, non ci posso stare, non posso piegarmi a queste bassezze dell’intelletto, a questa vuotezza mentale persino esilarante, no, ma manco morto, sorry. Perché passi che mi sfrugugni l’ultima suinetta che IO ho trafugato, passi che me lo sento dire da lei solamente che siete assieme (rido!), passi che lo sapevi che me la traforavo IO e che se si è fatto un giochino di squadra non vuol dire che quella è roba di tutti e chi piglia piglia e gli altri affanculo, ma che mi arrivi a chiedermi “in prestito” la coda anal plug che “lei ti ha raccontato che le era piaciuta tanto” no, mi spiace, negativo, niet, nisba, nada, capisco molte cose, capisco che sei un coglionazzo da disprezzare, capisco (pensa un po’!) persino tua moglie che ti ha fottuto il culo in modo così semplice.

Ed è per questo che te l’ho prestata quella fottuta coda dimmerda, Maxtronzo, perché il suo valore commerciale è al di sopra del tuo valore umano: poco meno di cinquanta euro.
E adesso rompo il recinto, amico di ‘sto cazzo. Tanto è così che si fa no?
‘Ndo cojo, cojo, che la fica non è di sapone e non si consuma.