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sabato 26 novembre 2011

Piccolo inciso


Una notarella a margine. Non da poco. Alle quattro telefono alla Giulia per sentire come sta e, nella conversazione, mi dice che questo week end Stronzolo è col papino e che lei ha una gran voglia.
Efficacissima semplicità, messaggio diretto, complimenti.
Orbene, Tanya, non volesse mai il cielo che io mi sia fatto incastrare in una serata dimmerda con te, rinunciando a portare la Giulia in una orgy room in cui incannellarci a manetta e scoparci gli astanti eh.
Vuria mai, come dicono i quartooggiaresi che contano.
Vuria mai.

Gran Bagascia


E poi c’è sta cosa che, cazzo, mi manda fuori dai gangheri.
In senso non collerico, semplicemente in senso dei gangheri razionali.
Ocio.

Stamattina mi sono svegliato tardissimo.
Sega a letto, pisciata, caffè, sega in cucina, caffè, cicca, cacca, doccia, sega velocissima sotto l’acqua bollente, vestizione, uscita per l’aperitivo.
Le solite cose del sabato mattina.
Mi schianto al Centrale, c’è il sole, mi succhio un americano al sole, mi guardo i culi, suona il cellulare.
Tanya.

La serra


Una Mini Cooper bianca e nera parcheggia dietro alla mia macchina. Si spengono gli occhioni e scende una ragazza. Una ragazza dai capelli rosso Tiziano, sorridente, un po’ tesa, molto carina nel cappottino blu tagliato a trench coat, con la cintura.

Più tardi, al ristorante, la stessa ragazza carina appare ancor più carina:

venerdì 25 novembre 2011

Post ratatouille


Nel senso di tante cose che non c’entrano le une con le altre.
Sei Taziopensieri distinti, in fila indiana e ordine casuale.

Taziopensiero uno
L’accorciamento delle giornate mi mette tristezza. Viene buio prestissimo ed ogni giorno è sempre peggio. Devo resistere, perché poi a fine dicembre mi sarò abituato, assumendo costumi vampireschi che mi faranno provare fastidio per il giorno. L’inverno è bello, ma la carne estiva lo batte. Anche se una spesa tranquilla, fatta di semplice scelta degli alimentari, pagamento e casa, mi riposa molto.

Taziopensiero due
C’è chi mi dice privatamente che non ci sono regole e che, se le piaccio, la Domi potrebbe pure darmela stasera e perché no. Ma io resisto sulla configurazione originale: io faccio il bravo e voglio conoscerla. Il piacere sta anche nell’attesa, dice Davide Campari. E io quello che dice Davide Campari me lo bevo tutto.

L'ossigeno di Zorro


Stasera devo fare il bravo.
Non nel senso che non devo fare il monellaccio, ma nel senso che devo preparare una bella serata, una serata in cui la Domi si diverta e stia bene. La porto a mangiare in un bel ristorantino, ho già deciso, dove l’atmosfera è rilassata, ma di classe. Si mangia molto bene e la cantina è pregiata. Sarà un bell’inizio.

Opterò per un look total black, come sempre, anche perché se dovessi optare per il total white dovrei uscire a comperarmi la roba perché io c’ho solo roba nera che mi mette allegria. Per cui sarò uno bravo completamente vestito di nero. D’altronde anche Zorro era bravo ed era vestito di nero, non c’è niente di male.

Devo confessare di avere due grandi interessi per la Domi: il primo è ovviamente di natura sessuale, inutile mettersi a fare gli intimisti. Il secondo, invece, è di natura sociale. Mi spiego: ne ho le balle piuttosto piene di frullare la mia esistenza tra lavoro, Topoloni, qualche chiavata a pagamento e non, sempre con le stesse identiche persone che, alla fine, dicono sempre le stesse identiche cose e io sto diventando come loro che dico e faccio sempre le stesse identiche cose.

D’accordo vita di provincia, ma se si può per una sera ascoltare una ragazza che magari ha delle cose nuove da raccontare, perché no? Anzi: voglia il cielo.
Quindi sono doppiamente contento di uscire con lei.

Non ho programmato alcun dopo cena, perché io la cosa la vedo così: ceniamo e se ci tuffiamo in una conversazione possiamo benissimo rimanere lì a chiacchierare che nessuno ci infastidisce. Poi è la prima uscita, quindi ci vedo al massimo una passeggiata digestiva, ma niente di più. Nell’ipotesi in cui si dovesse rompere le balle, invece, il termine della cena coincide con una buona scappatoia del tipo “che tardi, meglio che aggiorniamo che domani devo andare a tagliare le unghie dei piedi a mia nonna e mi devo alzare all’alba”. Ma, sinceramente, considerate le premesse, non credo di romperemo le balle.

Ah che bello, dai.
Anche Zorro ha bisogno di una boccata d’ossigeno qui e lì.

Serata di giovedì


Che serata interessante. Con punte comiche, punte sinistre e punte eccitanti. Proprio interessante.
Sfumata una cenetta alla buona con N, ho deciso di andare nella Casa.
Così, senza particolari obiettivi, spinto dalla noia più che dalla voglia.
Ed è stata una buona scelta, sì. Rilassante.
Inquieta non c’era, in quanto forzata a letto dall’influenza. Non oso immaginare sotto quelle coperte che traffico. Non oso pensare a quella povera ragazza che presta servizio da lei.
Ma sì, un pochino oso e mi viene un sorriso immediato.

Inquieta non c’era, ma c’era un discreto movimento. Perché la Casa è versatile. Offre sale per godere, ma anche sale sorde e mute nelle quali oscuri personaggi siedono parlando a voce bassissima. Sinistri personaggi che non dovrebbero essere visti assieme, magari. Ed è la riprova che il potere è osceno quanto il sesso. Si parla di potere lì dove si chiava. L’analogia è semplice per chiunque, credo.

Milly era di una bellezza sfolgorante, davvero. Un abito di pizzo finissimo, nero, lungo, che le lasciava scoperte le spalle

giovedì 24 novembre 2011

Buonsenso e maturità


Ah che meraviglia, sto riempiendo il mio diario di Hello Kitty con scritte tridimensionali multicolori “Domi + Tazio” perché sento l’amore adolescenziale crescere duro e svettante nelle mutande.
Ah che bello, domani sera esco con la Domi della terza C, C come culo imperiale, come culo mandolino della Domi Culea, che spettacolo, all’allenamento di calcio al patronato stasera saranno tutti invidiosissimi.
Coloro l’ennesima D di Domi e sento che il Tarello Esuberante si scappella e quell’effettino che fa la mutanda che avvolge e penso all’amore ed ai baci e mi tira come un rimorchiatore sovietico, che si sa, erano quelli che tiravano di brutto.

Trent'anni di vita, la Domi laureata in SciPol. Chissà quante vogliette sozzette avrà tra le cosce e le natiche la giovane dottoressina dai modi pacati e dalla spiccata passione per il riso. Il riso del ridere non quello del mangiare.

Com’è educata e raffinata, ma senza spocchia eh, molto alla mano, disponibilissima, una brava ragazza per bene, devo proprio dire la verità. Che poi sono quelle che si fanno le porcate più sozze e sbavo al solo pensiero, gocciolando sul diario e sulla patta chiusa, che però richiederebbe di essere aperta per lasciare uscire la cappella rubizza inondando di odore di cazzo sudato la stanza, che c’ho una voglia di strozzarmi il Tarello che lo immaginate di sicuro.

Però poi ripongo il diario e i Conté Crayon, perché bisogna parlarsi chiari e tondi, come prima di uscire la prima volta con la Tanya. La Domi non è una delle solite scrofe minchiaiole con cui sono aduso ad accoppiarmi. E’ una ragazza seria, per cui bisogna applicare la regola delle uscite. E se mi tirerà tantissimo il cazzo c’è la mia Regina Africana sempre disponibile, che con lei c’ho un feeling meraviglioso, peraltro ricambiato.

Quindi frena il carro cowboy e mettiti nell’ordine di idee che domani sera è la prima uscita e non vi conoscete. Per cui metti in cantiere, Sublime Divino Tazio, che domani sera va di Sami e/o di seghe. Sarà la graditissima occasione per approfondire la conoscenza, risultare irrinunciabilmente irresistibile e, magari, infilare una seconda serata alla volta di sabato o di domenica. Se ti andrà di culo sarà di sabato e di domenica, ma non ci contare.

Ridimensionati, o Divino Tazio, perché devi cantierare pure che la Domitilla non abbia per nulla intenzione di prendere visione e/o affrontare il test drive del Rampazzo Svettazzo Grancazzo Minchiante, poiché potrebbe aver accettato di uscire per trascorrere semplicemente una serata in compagnia, senza risvolti ficali e/o anali e/o orali.
Sii rispettoso e signore, per cui tieni aperti gli occhi e chiusi i pantaloni. E valuta.

Sii l’intelligente quarantunenne che fa colpo secco anche quando non devi fare colpo secco Tazium. Prova a guadagnare cerebralmente quell’anno che potrebbe portare il tuo raziocinio all’agognato traguardo di parificazione a quello di un quindicenne. Lo so Tax è difficile, difficilissimo. Con tinte di impossibile qui e lì.
Ma tu non mollare e provaci.

Dio come sono coscienzioso e maturo. Dio.
Dio che buonsenso che c’ho.
Dio se mi tira.
Presto! Al bagno!
A dopo, con rinnovato buonsenso.

Grandeur


Sono rientrato ora, qui, nella grossissima realtà tangibile che è il mio affermatissimo studio capace di creare arte sublime grazie ai miei influssi. Sono rientrato accompagnato dal suono di paradisiache chiarine che hanno squillato cristalline al mio accesso. Oggi no. Oggi non ho camminato lungo il corridoio. Oggi ho incantato i miei adepti col fenomeno della levitazione. Mi muovo in assenza di gravità, ricoperto di un alone di luce e stelle che compaiono ad ogni mio movimento.
Sono Tazio, la Sublime Divinità Sovrannaturale  a cui nessuna femmina mortale può resistere. Il Potere del mio Scettro Scintillante è tale da trasmettere onde positive anche quando serbato nella custodia.
Sono Tazio, il Grandissimo Paraculo Incantatore.
Sono Rodolfo Valentazio, Giacomo Tazionova, sono l’Irresistibile Fascinazio, il Tazieur de femmes, sono il più grande, l’incommensurabile, irraggiungibile, vincente strafigo della madonna.

Domi non è più il diminutivo di Domiziana, ma di Dominata dal Dominus Tazius.
E’ mia, la tengo, la domo, la agguanto.
L’ho deliziata con il mio umorismo sottile, con la mia dialettica spiazzante, con la mia fine intelligenza, il genio sregolato ed i miei modi blasè. Le sono entrato nel sangue, come una droga potente, l’ho assuefatta, intrappolata, divertita ed ascoltata, provocata, spinta, stimolata, accompagnata e guidata ed ebbene sì, sì, sì, sì, sì, domani sera usciamo a cena assieme e tutto questo è fan-tas-ti-co perché la piccola Domitilla mi fa bollire lo sperma nello scroto vibrante ed io ho la fisiologica esigenza di assaggiare la fragranza delicata del suo intestino retto al più presto.

Sono un fottuto genio, cazzomerda.
Chi m’ammazza a me?
Ha!

Sequoia Africana


Amisgi, amisgi, amisgi che numerossi seguite il Taziao da cassa, il momento è catartico.
Tra circa un’ora e un quarto sarà qui quel fior di culo della Domi, foriera di preventivo di spesa e, mi auguro, di asserzioni positive in merito al mio invito a pranzo.
Pranzo durante il quale il Divino Tazio sfoggerà tutta la paraculaggine per cui è arcinoto in ogniddove ogniddove ogniddove, intortando la culea tordella al fine di odorarne al più presto le pliche anali.
Ha!
Nuova linfa scorre nella Robusta Sequoia, ulteriormente rinvigorita dal rito propiziatorio compiuto nottetempo dalla Regina d’Africa che tanto bene le ha fatto.
Ha!
Non vedo l’ora di mettere le grinfie su quella carnina tenera, scoprendone segreti e passioni, mentre le rivelerò che sì, che le Superminchie Ciclopiche non esistono solo nei film porno.
Ha!

Se mi dà buca mi suicido.

Mi sfugge


Come avrete agevolmente capito dal post precedente, la serata con la Tanya non si è affatto orientata verso il letto di casa mia, ma si è aggrovigliata lungo intricati percorsi di cui, sinceramente, mi sfugge il senso complessivo.
Mi sfugge la motivazione per cui mi ha inviato il messaggino, accettando poi l’invito a cena. Cena durante la quale mi ha reso edotto della sua rinnovata relazione con un rampolletto locale, relazione che era interrotta nel periodo in cui io interruppi l’assurdo fraseggio messaggistico tra me e lei.
Ma ora, grazie a Dio, hanno recuperato il rapporto e ci stanno riprovando, tant’è che lei è uscita a cena con me mentre lui era a Terni per lavoro, che mi sembra che la cosa abbia la sua logica no?
Mi sfugge, mi sfugge tutto.
Mi sfuggono i sorrisi e gli atteggiamenti di amicizia, perché diciamocelo, siamo durati troppo poco per coltivare anche l’amicizia.
In ogni caso è andata come nella peggiore delle ipotesi: cena, passeggiata, chiacchiere vacue, ma niente bacino finale. Eh no. E’ fidanzata, mica una pollastra da spiedo.
Mi sfugge tutto.
Meno che è chiavabilissima.
Quello, purtroppo, non è sfuggito né a me, né al mio ingombrante inquilino nelle mutande.
Mah.

Il nero vince


Dice che si chiama Sami. Io lo scrivo così, ma non so se sia corretto. D’altra parte parla un inglese senza tentennamenti, dimostrando di essere abituatissima ad usarlo quotidianamente, ma il suo è l’inglese d’Africa, troncato, secco, veloce, gutturale.
E’ di una simpatia travolgente. Allegra. Spiritosa, solare. Per dirla come gliel’ho detta è witty, always on the spot, pronta, intelligente.
L’ho strapagata, rispetto al prezzo base, perché non volevo avere frette particolari. Ci siamo infilati nel motel

mercoledì 23 novembre 2011

Riunione motivazionale


Rimasto solo in quella splendida grossa realtà in continua espansione come l’universo, che è il mio ufficio, convoco su due piedi una riunione con il mio Tarello Devastatrix, allo scopo di rafforzare lo spiri-TO con cui stasera usciremo con la Tanya. Dopo i saluti, passo subito alla proiezioni di alcuni contributi audiovisual che ritengo essenziali per lo sviluppo del tema della riunione.
Sul potente 27” retroilluminato al led di Cupertino parte il filmato di repertorio numero uno.

Location: piccoli appartamentini di vacanza croata, esterno, giorno.

Una bellissima giovane donna completamente nuda, ambrata di un’abbronzatura che Bilba ci fa ‘na sega

Il foglio del come


Incredibile.
il parlàfono fa plin-plin ed arriva un messaggin. Plin plin, plin plin.
Ansioso come uno scolaretto la mattina di Natale, mi precipito a vedere.
E seppellire definitivamente l’ascia di guerra?” recita il messaggin che proviene dal Tanyesco parlàfonin.
Ora io dico.
No, dico.
Perché, no, dico.

Vuoi la Minchia Imperiale? Ma dillo, benedettocroce, non rompermi i coglioni

Strategy


Devo, ovviamente, produrre tutta quella serie di circostanze che rendano non imbarazzante per entrambi il chiederle di uscire, ma non sarà assolutamente difficile, in quanto la dovrò rivedere per motivi di lavoro almeno un altro paio di volte, di cui la prima sarà domattina, dove ritornerà portandomi un’offerta economica modulata alle mie esigenze di direttore creativo moderno che vive il suo tempo e la performàns.
Ho insospettabilmente fissato l’appuntamento per le undici e trenta, dandomi così modo di farle fare un po’ di anticamera, attaccare con l’offerta e la discussione e poi raggiungere a furia di chiacchiere mezzogiorno e mezzo passato, momento in cui tac farò scattare l’invito a pranzo, una cosa veloce e disimpegnata, ma utilissima a uscire dalla gabbia dell’argomento lavorativo.

Mi piace, mi piace, mi piace, mi piace il giochino dell’abboccamento, mi piace costruire la chiavata da zero, a partire da elementi banali che sotto la mia magistrale regia si trasformano in fertili occasioni ficcareccie.
Sempre che non me la dia buca a secco, perché vanto al mio attivo anche dei sonori fanculoni, vedi la mai dimenticata Daniela dalle seducentissime dita dei piedi.

Però sinché non ci si prova non si può sapere e per una che dice di no ce ne sono settemila che dicono di sì e anche di sìììì sììììììììì SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII molto spesso.
Mi spiacerebbe che la Domitilla mi rispedisse al mittente, perché c’ha tutto un insieme che mi mette l’agitazione inguinale e quella bocca, quelle mani e, diciamocelo, un fior di culo che zitti tutti.
Chissà se la rasa o no. A vederla così una fighina prepubertà rasata a zero non stonerebbe affatto.
E poi magari c’ha la nera Amazzonia selvaggia, chi lo sa.
Spero di essere io quello che lo sa, in tempi assai brevi.
Vualà.

Domi la Rossa

Ore nove e trenta di questa mattina.
Siede davanti a me illustrandomi tutte le possibilità che la sua azienda mi offre, tutti i vantaggi che posso ottenere aderendo a quella o a quell’altra soluzione, parlando un italiano impeccabile (dio grazie!) e non atteggiandosi ad ultradivaphenomena, ma apparendo una professionista seria, quale lei è, nell’evidenza dei contenuti che mi espone con lodevole chiarezza.

Non porta la fede e questo è quasi una totale garanzia del suo nubilato. Poche sono le donne che volutamente la tolgono pur essendo sposate. Per le donne il matrimonio è sacro. Anche perché, se non lo fosse, il piacere di avvitare poderose corna in fronte al maritornuto sarebbe solo a metà.
Niente anellini-promessa, sapete quelle cose tristi con il diamantino invisibile montato a giorno che altrimenti non lo si vede? Beh, niente. Forse non è nemmeno fidanzata, quindi, poiché a quell’età o si ha una fede o un anellino-tristezza se si sta con qualcuno. Ma questo non è Vangelo, è tutto nel campo della supposizione.

Capelli rosso Tiziano, evidentemente tinti, lisci, di media lunghezza, taglio pari appena sopra le spalle, begli occhi da cerbiatta, verdi, ciglia lunghe, viso allungato, un po’ cavallona come direbbe N, che lui le schernisce, mentre a me piacciono i volti cavalloni. Una bellissima bocca, dalle mille espressioni. Davvero seria, leggerissimamente prognata e carnosa, dalla piega quasi sofferente, quando non ride, mentre diviene solare e illuminata quando sorride, con quei denti bianchi perfetti che la fanno ancora più cavallona ed è uno spettacolo di luce. Bella donna-ragazza, sì, bella in senso oggettivo e universale, credo che pochi guardandola in viso non direbbero che è bella. Forse qualcuno potrebbe dire che non è il suo tipo, ma bella è bella.

A spanna direi sui trentatre, trentaquattro anni, alta, magra, ma finta magra però, secondo me. Ha un sedere generoso (l'incularella deve venire una favola eh), i seni contenuti, pur non essendo piatta. Ma nemmeno tettona. Insomma, un seno canonico, non esagerato. Il sedere invece è ben formato, mandolino, peccato non aver potuto ampliare l’osservazione. Nello scorcio di osservazione dell’accompagnamento alla porta ho potuto anche rilevare che ha i piedi non propriamente piccoli, stimerei un quaranta-quarantuno, ma d’altra parte è assai alta, sarà quasi un metro e ottanta, centimetro più, centimetro meno.

Ha la stretta di mano solida, niente trote morte, pur avendo le mani fredde, ma era un appuntamento di vendita, un minimo di emozione ci sta tutto. Perché quando si va a vendere, anche se lo si è fatto e strafatto, la vendita rimane un match al pari di quello di un pugile che sale su un ring.
Vendere è una droga, altrimenti non si vende.

Belle mani, curatissime, anonime, niente french o cazzate, quella è una mano professionale, niente distrazioni e supposizioni basate sull’anello lì anziché là, perché quella è una mano che vende, non che evoca seghe o porcate. Vorrei però rilevare una cosa gradevolissima: quel bracciale charms che tintinna contro il pacchetto di anelli semplici e sottili. Adoro quel tintinnio, mi affascina, mentre si solleva le maniche del maglione di angoretta, oppure sistema la ciocca dietro l’orecchio. Orecchini sobri, pendant eleganti, in parure col braccialetto dell’altra mano.

Non saprei che profumo usa, ma posso dire che la scelta è azzeccata: non un’essenze dolce da lupanare, ma asciutta e fresca, direi quasi primaverile. Abbigliamento sobrio, toni del grigio e del nero, molto coperta, lana e cover coat, gonna, collant coprenti per quello spicchio che si vede in un fotogramma. Stivali neri che azzarderei di dire che fossero di Hermés, ma non ci giurerei. Se fosse, quello sarebbe un grave errore, poiché pur essendo lo stivale per antonomasia, andare in vendita con ai piedi millecinquecento euro non sempre favorirebbe l’instaurarsi della sottomissione del venditore al cliente dominatore.

Domi. Le chiedo se è il diminutivo di Domiziana, leggendo il biglietto da visita. Che gli italiani c’hanno un brutto vizio coi biglietti da visita: diventano tutti timidi e, in fase di scambio, nessuno legge evidentemente il biglietto dell’altro e questo è un errore. Mi fece rilevare questo dettaglio un grande maestro, anni ed anni ed anni fa, quando incontrammo dei clienti giapponesi, che se non leggi il biglietto con grande calma e tempo si incazzano, perché prenderlo e metterlo lì come facciamo noi, è segno di disinteresse per l’interlocutore.
Filippica a parte, sì, si chiama Domiziana, ma dalla nascita tutti, anche i mostri che l’hanno battezzata così, la chiamano Domi.
Che begli occhi e che bel sorriso.
Ma anche che bella bocca carnosa, leggerissimamente prognata, quando è seria.
Questa è una donna-ragazza seria, altro che.
E’ anche laureata.

Sangue e carne freschi.
Molto bene.

martedì 22 novembre 2011

Splindex

ATTENZIONE!
A partire dal 31 Gennaio 2012 il servizio Splinder verrà dismesso.
A breve verrà inviata una comunicazione con le indicazioni da seguire per recuperare tutti i contenuti dei blog ospitati. Sarà inoltre possibile attivare un redirect su un nuovo indirizzo web.

Beh, almeno un minimo di umanità.

Calore



Uno splendido martedì non poteva non terminare con una Memoria di Carne Estiva di assoluto riguardo.
Abbiamo tutto, dalla stupenda zinna laterale all'anello al pollice.
Estate meravigliosa, ti faccio vivere qui, per me e per i miei amisgi che numerossi mi seguono da cassa.

Passaggi di consegna


Rieccomi.
Mi sono regalato un pomeriggio di spensieratezza, sull’onda positiva delle considerazioni costruttive con cui ho aperto questo immotivatamente sfolgorante martedì qualunque.
Sono andato a fare visita a quella persona di adamantina condotta morale e morigeratezza dei costumi che risponde al nome di Madame Milly. Oh sì.
Ci siamo isolati, chiudendoci nella sala da tè, consegnandoci opinioni e consigli da persone normali e non azzannate dai ruoli.

Mi ha, ovviamente, chiesto della Franca.
Ed io ero lì, ovviamente, pronto a risponderle. Con poche parole le ho spiegato la situazione, sortendo in principio un sorriso patetico di chi sottolinea una sorta di “… e se non sei capace …” dato che mi ero premurato di far riferimento ad una generica disobbedienza, non dettagliata nei fatti.
Perché, checché se ne dica, io sono un autentico gentleman.

Però mi premeva anche che Madame si scoprisse e la scopertura non ha tardato a manifestarsi, materializzandosi in una sua esplicita tessitura di uno scenario in cui lei, la Mistress Che Non Perdona, si sarebbe presa in carico la Franca, le avrebbe spezzato dolorosamente le reni e me l’avrebbe restituita educata e disciplinata, lasciandomi l’esercizio di un’opzione di riacquisto che, in caso di non buon fine, avrebbe esercitato lei stessa.

Ho detto alla Milly che la Franca non è più cosa che mi riguarda e che, quindi, si ritenesse libera di agire secondo desiderio. E questo piccolo nulla osta cadeau è stato assai gradito.
Chissà se rivedrò la Franca in quella casa, priva dei privilegi che la ricoprivano quando la frequentava in mia presenza?
Si vedrà.
Non è più una cosa che mi riguarda.