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lunedì 31 dicembre 2012

Probabile ultimo post del duemiladodici

Oggi finisce il 2012.
In realtà ogni giorno finisce un anno, ma per trecentosessantaquattro volte pare che nessuno se ne curi.
D'altra parte è così appetitosa l'occasione di formalizzare, parametrizzare e cerimonizzare festando, tingendo pure di una sfumatura di malinconica riflessione condita da insopportabili frasi, prima tra tutte la famigerata "tempo di bilanci".
Io vivo una vita alla cazzo, perchè mai dovrei fermarmi a fare bilanci? Per vedere se ho avuto culo? O per ricordarmi che vivo una vita alla cazzo?
Escluderei l'opzione "per darmi degli obiettivi da raggiungere", poichè tutto sono fuorchè un bugiardo.

Sta di fatto che oggi è il 31 dicembre e dobbiamo dircelo, dobbiamo dircelo con franchezza, nonostante ci si sia incessantemente interrogati su cosa fare, siamo rimasti qui dentro come due bachi da seta ad intridere la muratura di THC e odori corporali.
Questo conduce alla certezza che non vi sarà nessun capodanno in Carnaby Street o in club fetish, o in club orgiastici. No.
A noi non ce ne frega un assoluto cazzo. Un cazzo di niente.
Staremo qui, ceneremo col solito salame al coltello, saremo mezzi nudi, arrapati, puzzolenti, sporchi e drogati marci.
Perchè a noi piace così e non ce ne frega un cazzo.
Quel che ce ne frega molto, moltissimo, invece, è che domani è il fottuto primo di gennaio del duemilatredici e, nel molle pomeriggio post festone, porterò la Chiara all'aeroporto, direzione Londra. Londra da cui, all'alba del due gennaio, decollerà direzione Manchester e lì vi rimarrà blindata sino al disgelo marzolino.

E questo è il mio bilancio.

In questo momento la Chiaretta è uscita per comperare delle robe che ci servono: un chilo d'erba, il salame da accoltellare, una bottiglia di spumante max da 3 euro e cinque bottiglie di vodka. Spero torni presto, ma spero soprattutto che torni e non la blindino.
Mi sono rotto il cazzo, amici, veramente.
Per cui, così come sono, con addosso la felpa nera e basta, da sbarbare e da lavare, io aspetto che torni, perchè appena varca la soglia del mio buco di fogna dimmerda le farò posare i sacchetti e senza nemmeno che si tolga il cappotto le chiederò di sposarmi.
E se mi dirà di sì, il bilancio lo arrotolo e me lo ficco nel culo.
Perchè a me non me ne frega un cazzo di nient'altro al mondo.

Buon anno brava gente.

sabato 29 dicembre 2012

Cosa facciamo

Cosa facciamo, cosa facciamo, cosa facciamo, è inutile che continuiamo a chiedercelo e, mentre ci applichiamo, appicciamo l'ennesima pipetta, mezzi nudi, scalzi, che poi ci diamo due tironi, ci arrapiamo e cominciamo a chiavare.
Non abbiamo fatto altro che chiavare e drogarci e chiavare e drogarci e non ci basta ancora, che quando quell'altro va a pisciare, quall'altra se la spalpugna e quell'altro torna scappellato e si arrapa e la chiava e poi arriva la Raffa e giù che ci si ingruma in tre e ci si droga e ci si alcolizza e si chiava e si lecca e si incula. Che Natale strepitoso, zent.
All'insegna della ricerca intimistica dell'io spirituale.

Morale della fiabola, siamo ancora qui, al 29 di dicembre, mezzi nudi a chiederci cosa facciamo. E cosa facciamo? E te lo dico io cosa facciamo, i freakettoni facciamo.
Che è cosa buona e giusta, ma non è un moto a luogo, non conduce, non finalizza, ma staticizza in mezzo al puzzo di erba, di piedi e di culo.
Che poi mi appoggi quel piede e quell'arco plantare si inarca, com'è nella natura degli archi plantari e la cappella mi sguscia e la Raffa soffia il fumo e abbocca come una trota e succhia e mi tira e tu cambi la musica, perchè adesso la musica cambia quantevveroiddio e lei spompina e tu la lecchi e lei gode strafatta e, ore dopo, abbiamo ancora la faccia di cazzo di chiederci cosa facciamo?

Certo che lo smaltino nero le sta una favola alla Raffa. Ora siamo fidanzati in tre, congratulatevi col Tazio. Tre fidanzati alcaloidicoalcolici in un rapporto molti a molti che sa di Woodstock e pullmino Volkswagen, mentre invece siamo nella bassa e viaggiamo in Mercedes da ricchi, pur non essendolo manco per il cazzo.
Discrasie della società dell'apparire, si sa.
Quel che non si sa, invece, è cosa facciamo.

Cosa facciamo, cosa facciamo, con aria preoccupata e spruzzatine di "Dai, no, cioè, cazzo, seriamente" e nessuno che metta le mani sulla tastiera per verificare un volo, che so, un treno merci, un cargo turco, una tradotta cadorina, un sampan cantonese, cantonese come il riso che a me mi viene una favola, un risciò pechinese, un taxi malese, un bucintoro veneziano, una gondola vongolese, una cozza impepatese, una minchia di qualsiasi cosa che elida, evapori o sublimi questo ansiogeno quesito del "cosa facciamo".

"Merda il due è praticamente oggi" mi dice aruffata la chiavaiola transgalattica e io la prego di non somministrare limone alla mia gastrite e lei dice che ho ragione, ma poi si incupisce e si morde le unghiette e io attacco la pipetta e lei la fumicchia e mentre lei fumicchia io le apro le gambine e le lecco la fichetta e dopo che abbiamo goduto come caribù nilensi ricompare il quesito di cosa facciamo.

"Torniamo a Londra" propongo salomonico.
"Ma io non c'ho cazzi"
replica molle.
"Rimaniamo qui" alternativizzo menandomi il cazzo.
"Sì ma il due devo essere su" mi rintuzza come un infinito anello di Moebius.
"Allora andiamo su" ripeto ai limiti dell'alienazione di Pavlov.
"Mi piace l'odore del tuo cazzo e della mia fica sporchi"
considera off topic annusandomi la cappella.
E si chiava come gremlins, senza posa, senza pausa, con macchia, ma senza paura.

Intanto abbiamo la certezza di cosa facciamo stasera, che non è poco.
Una cosa assolutamente nuova: la Raffa arriva, si ordinano le pizze, si fuma un sette etti di erba e si chiava come i mufloni di Pachino e poi si va a dormire, che domattina dobbiamo alzarci presto per poterci chiedere cosa facciamo.

Siamo gente con le idee chiare, noi.
Siamo il futuro della nazione, noi.
Oyeah.

  

mercoledì 26 dicembre 2012

Natale in casa Tazietti

Che bella atmosfera natalizia in casa Tazietti, rilassata e pigra, così come ho sempre immaginato dovesse essere il giorno di Natale in famiglia, perchè la Skiz è la mia famiglia e glielo dico mentre mi sta tirando un pompino mattutino sul divano, mentre nella TV gira Biancaneve e i Sette Nani, che le chiedo se si farebbe scopare da sette nani e lei interrompe solo per rispondermi cortesemente, dicendomi che non è la questione dei sette o dei nani, la questione è che si farebbe scopare solo se avessero dei cazzi grossissimi e durissimi e poi riprende a spompinarmi e tutto questo è Natale allo stato puro, che peccato che fuori non scenda anche la neve, magari colombiana, che un tirettino ce lo daremmo anche.

Che bella atmosfera natalizia al desco Tazietti, dove si degusta salame al coltello e la Skiz si chiede, coadiuvata nella fine considerazione anche dall'ennesima porra mattutina girata con abilità professionale, se cibarci di carne di maiale non ci renda, in qualche misura, cannibali e  io la stimo quando produce simili considerazioni e quindi mi impegno a non liquidarla con una risposta non ponderata e aggiungo al suo quesito il mio chiedendole se, lungo quell'asse di profonda riflessione, possa essere considerato incesto se il  salame non ancora affettato se lo infilasse nella fica o nel culo e questo sposta l'obiettivo, poichè l'acuta figliola realizza lucidamente di non essersi mai infilata nella fica un salame ed io la esorto a farlo ora, che è Natale e tutti dobbiamo essere più buoni.

Che bella atmosfera natalizia al termine del pranzone di Natale a base di salame scopaiolo, con la Skiz con la fica all'aglio e io che mi addresso a prepararle il pandoro taziale, mentre lei con le manine unte si tormenta la passerina salamata osservandomi mentre infilo il cazzo nel culo del pandoro e lo fotto sino a sborrarvi di dentro e la piccola animaletta non esita a dilaniarlo, alla ricerca del cuore cremato che trova ed ingoia, considerando sapientemente che la sborra sui dolci è un esaltatore di libidine ed io ne convengo osservandola mentre sbrana il cuore del pandoro ficcandomene manatine alla sborra in bocca, mentre attendo la diminuzione dell'erezione necessaria ad urinare nella caraffa al fine di servirle il bicchiere del brindisi, nella consapevolezza che anche lei, appena comincerò ad urinare, farà lo stesso per servirmi il bicchiere del brindisi e tutto ciò avviene nell'arco di meno di un minuto e quel brindisi è stato così natalizio, così intimo che ci voleva proprio e poi la piscia della Skiz è davvero buona e sexy.

Che bella atmosfera natalizia ricca d'amore e calore umano, incastrati sul DivinDivano a fottere come animali assatanati mentre fuori la luce diminuisce e la stanza si illumina dei caldi colori di un porno di discreta fattura al quale però, debbo dirlo, non ho prestato un'attenzione particolare, poichè mi coinvolgeva di più il buco del culo della Skiz che mi succhiava la minchia meglio della  bocca di una Troia Ufficiale e di questo mi sono complimentato con lei esattamente in questi termini, sortendo un lusingato sorriso ed una precisazione doverosa che mi ha trovato concorde, poichè la mia Polpetta di Culo ha rilevato saggiamente che lei E' una Troia Ufficiale e che il fatto di non percepire (al momento) danaro per le sue performance non diminuisce la sua professionalità zoccoliera e io l'amo.

Che bella atmosfera natalizia con la casa satura dei fumi dell'augurale erba spinellina pazzesca pazzeschissima che ci ha indotto ad indugiare ignudi di sotto e vestiti di una sola felpa di sopra, unendoci nello spirito natalizio ogni qual volta la mia minchia si drizzava e, vi confesso amici, che si drizzava parecchio spessamente, poichè a me il Natale degradato e lurido mi mette un'allegria peniana che non riesco a descrivervela.

Ma se il giorno di Natale è da trascorrere in famiglia, la sera di Natale è da trascorrere con gli amici e così, quando la Raffa l'ha chiamata per sentire dove fosse che voleva farle gli auguri, è stata l'occasione gradita per dirle di passare da noi, che c'avevamo tutti gli ingredienti necessari per farci gli auguroni carissimi e la Raffa, che è una ragazza dal cuore d'oro, ha accettato l'invito ed è passata da noi, ma che cara, ma che dolce.

Che bella atmosfera natalizia che si crea la sera di Natale rollando la superporra di Babbo Natale carica come la sua slittona brichinona, fumandola a tironi profondi, intrisi d'amore natalizio e famigliare, che facevamo fatica a vedere la porta della cucina da quanto abbiamo fumato, che credo di essere stonato anche stamattina. Ma l'erba di Babbo Natale sveglia le cosine che c'abbiamo in mezzo alle gambine e così gli auguri abbiamo cominciato a farceli tutti e tre in maniera dannatamente seria e l'unica cosa, che gliel'ho detto con garbo alla Raffa, è che lo smalto giallo sulle unghiette sensuali dei piedini sensuali a me mi fa cagare, ma lei m'ha promesso che oggi lo toglie e si mette quello nero, ma credo che oggi la Raffa c'abbia da fare a ripigliarsi, ma io apprezzo lo stesso il pensiero.

Che bella atmosfera natalizia, giocando coi giocattoli della Skiz, prediligendo la pompetta sbarazzina che alla Raffa la fica si gonfia sì ma non come quella divina della Skiz e che strippo di follia ha preso alle due mantidine cannibaline che si sono addressate a forbice sfregandosi l'un l'altra la fica ipertrofica con sensuali movimenti di bacino scomposti ed io ho guardato rilassato e pregno d'amore, ma con la fava dritta che puntava al pianeta Olkranz e che commozione quando, dopo il lungo tempo necessario ad entrambe per venire, la piccola Raffa, con il viso trasfigurato dalla botta subita dalla superporra di Babbo Natale, mi ha farfugliato "Settembre" lasciandomi perplesso a chiederle chiarimenti, giunti con la frase successiva "E' da Settembre che non scopo" e la Skiz ha fatto "Oh!", perchè le porche fanno oh, che quel testicolo di Povia dovrebbe farci un pezzo, ma lì per lì io me sono chiavato di Povia, perchè ho rotto l'incantesimo malvagio subito dalla povera Raffa, aprendole delicatamente le belle gambine per allungarle dentro dentro al buco dilatato della fica il Pistone d'Acciaio Randazzo, stantuffandola come la povera brava ragazza meritava.

Che calda atmosfera natalizia sul DiviDivano, con il Grande Tazio che dava la fava alla tenera Raffa e la Skiz seduta all'indiana che rollava una sigarettona speziata dialogando con la Raffa in estasi genitale, consigliandole di non lasciar passare più così tanto tempo, suggerendole di chiamarmi in caso di emergenza, perchè io sono la soluzione alle sue esigenze ficali e la Raffa ne ha convenuto ansimando e la Skiz, una volta accesa la sigarettona speziata, si è stesa a fianco dell'amica facendole fare delle boccate, perchè non c'è nulla di meglio che chiavare fumando, facendosi succhiare i capezzoli dall'amica del cuore.

Che bella giornata, amici, che bella.
Non passavo un Natale d'amore da anni, da moltissimi anni.
A letto, nella notte, ci siamo detti che ci amiamo.
Perchè, nonostante le difficoltà, noi ci amiamo davvero.
Ed in qualche maniera si farà.
Oh yeah, si farà.

martedì 25 dicembre 2012

Survivors

Vigilia e io vigilo, in mezzo all'orda carnante della famiglia formato famiglia che squittisce in dialetti e cadenze diversi e non è infrequente che, d'un tratto, vi sia una voce che sovrasta il volume e pronuncia un frammento di frase sumera che scatena il boato di risa e io mi interrogo e mi pongo un problema, un problema naturale per uno scienziato del mio calibro: dato il numero di femmine presenti, applicando la formula statistica di Bonzerrol-Kooldesack, quante cazzoforestierodipendenti vi saranno in questo soave e sacrale e sottile ed elegante consesso natalizio? Forse la zia laggiù? Forse la Troiamadre? Forse quella giovanissima e carinetta parente nonsocosaenonmiricordocometichiami che ce l'ha stampato sulle labbra che, a quel punto della serata, anzichè suggere la crema chantilly assieme al pandoro, ella suggerebbe sborra calda, magari sempre assieme al pandoro e la mia ordinata ed organizzata mente scientifica plana sul Natale dell'anno scorso e così, in un sussurro lieve nell'orecchio della mia Puttanellanatalizia, descrivo sottovoce la ricetta taziale per il Natale e lei si gira a guardarmi a centosette denti splendenti che manco col Binacacontrol degli anni sessanta e mi dice che asssssolutamente lo vuole, che mi vuole assolutamente vedere nudo che chiavo il pandoro e ci sborro di dentro e lo vuole assolutamente mangiare, magari accompagnandolo ad un buon bicchiere di mia Urina Millesimata ed io sono fiero del livello di folle depravazione che ci ammanta ovunque e mi sento eccitato e le dico che sarebbe bellissimo se si potesse pisciare addosso lì a tavola e lei mi risponde che lo farebbe con estremo piacere, se solo a) potesse masturbarsi dopo e b) se avesse un cambio e la cosa bella è che gli altri, nel marasma vociante, ritengono che noi si parli da colombini tubanti di cosette romantiche.

Non mi ha cagato nessuno per tutta la sera. D'altra parte le tasse non piacciono a nessuno ed io ero la tassa da pagare per avere la Chiara al desco e quindi mi si paga, ok, ma da lì a fare pure i simpatici ce ne passa e li capisco. La Troiamadre non indossava calze e calzava scarpe Casadei di vernice nera e bordott, che pezzo di porca, chissà se sotto c'aveva quel tanga nero che io so, quello col filo che le si ficca sicuramente tra le labbrone sfibrate, me la farei di sicuro, me la farei nel culo sulla tavola, annusandole i piedi e mi scopro indurito e così smetto d'osservarla, non merita una mia erezione. Papyshangai deve essere stato sedato dalla Troiamadre, dato che aveva stampato un sorriso inebetito che peggiorava con il progredire dell'assunzione di vini di diverso colore. Fortunatamente ha reagito ed ha interagito a lungo con la Chiara, che era poi lo scopo fondante di questa trasferta dimmerda.

E poi, finalmente, si è approssimata la mezzanotte santa.
"Voi non venite a Messa?" - "No mamma partiamo subito" - "PARTITE?" - [Oooooh parentale diffuso] - "Sì mamma, domattina dobbiamo essere dai parenti di Tazio" - "Mh". Certo, i miei parenti, se ce ne avessi almeno uno, sarebbero qualitativamente meno kewl di questa mandria di rincoglioniti, è ovvio.

"Tu potresti rimanere e va lui, però" sentenzia stizzita davanti a me, come se io non esistessi al mondo e si parlasse di una mossa di Tetris. Non reagisco, non rispondo, accetto persino che, nel momento in cui mi sono addressato per farle gli auguri finali lei, stringendomi la mano, si girasse a parlare con qualcuno dietro mollando immediatamente la presa ed unendosi all'ennesimo divertentissimo racconto di quella serata fantastica che ho capito cosa vuole dire famiglia.

***

Non c'era l'anima di un cazzo in autostrada.
Io non sono uno di quelli che vuole il macchinone, lo sapete benissimo. C'ho questa per una serie di motivi non dipendenti dalle mie scelte e dalla mia volontà di averla. Però devo dire una cosa sincera, anche se mi inbruttirà borghesemente.
Dopo aver sofferto il pene dell'Inferno conficcato in un orecchio per tutta la sera, viaggiare di crociera a 225 Km/h nel silenzio totale, con Vivaldi di sottofondo e la Chiaretta addormentata a fianco, sobrio, che sono andato ad acqua tutta la sera, mi ha dato un senso di fuga rigenerante che non sospettavo di poter provare.

La Chiara ha avuto quel che desiderava, cioè vedere e chiacchierare con Papyshang.
Sono soddisfatto.
Ora non mi rimane che medicarmi i coglioni feriti, ma c'ho un'infermierina di là che dorme che sono certo mi aiuterà.
E poi devo preparare il Taziopandoro alla crema sborrilly.
Buon martedì a tutti, amici carissimi, siate felici e provate a coppie la mia ricetta.
Vi rinfrancherà.

domenica 23 dicembre 2012

Natale

Buonasera.
Scrivo anche se so che nessuno mi leggerà, tutti immersi tra i canditi del panettone di questo cazzo di Natale. Sono pronto a uscire a cena con la Chiara e i suoi amici giusto perché me l'ha chiesto, altrimenti io me ne stavo anche a casetta sereno ad affogare il malumore in una litrata di vodka. Domani secondo round, partenza alle ore 16, raggiungimento target ostile ore 19, azione commando sino ore 23 punto 45, accensione automezzo, ritorno alla base prevista per le ore 03 punto 00 della mattina di Natale.

E dopo si deciderà il da farsi.
Restare qui, andare a Londra, restare un po' qui e poi andare là, non si sa, non l'abbiamo ancora deciso. E' un periodo dell'anno di merda, se si cerca un po' di caldo. Sono diventato cretino, ieri, cercando la possibilità di migrare su Capo Verde due o tre giorni. I voli sono strutturati che i due o tre giorni te li fai in aeroporto. Per cui sega. Maledetto me la volta che mi sono inventato di dire che andavo con lei dai suoi per la vigilia. Potevamo partire appena lei arrivava e farci un sei sette giorni e, invece, causa Famiglia Bradford, o Addams, non so, ci smazziamo un tour de force e non abbiamo un cazzo di tempo da usare per rilassarci prima della lunga sega di Manchester.

Io sono fatto davvero male, lo ammetto. Non riesco a gustarmi i giorni che trascorreremo assieme, nel pensiero dei mesi in cui, gioco forza, non ci vedremo. Va bene, posso anche salire, siamo d'accordo. Ma salgo con una che è in full immersion, che alla sera deve studiare per mettersi al passo con quello che non ha fatto, che smette i corsi all'una del sabato e deve usare il week end per studiare.
Mi chiedo, al di là della frantumazione micrometrica di cazzo, servirà veramente a qualcosa 'sta sega mitica? Boh.

La conciliabilità delle cose diventa pesante. Poco tempo e molte esigenze, comprensibile. Poi vengo assalito da una folata di egoismo anziano e mi chiedo se non sarebbe stato meglio che lei si fosse smazzata amici e famiglia in tutta tranquillità mentre io me ne stavo a Cuba a fottere generosi culi mulatti o creoli.
Forse sì, forse no. E' molto altalenante il verdetto.

Il Costa domani migra a Mantova, dove rimane qualche giorno da sua madre. Tanto la fava gliela sbocca quella testa di cazzo della cugginasòla. Il Loca è a Varese, ma tanto il Loca lo abbiamo perso comunque, gli altri si incistano nei loro nuclei famigliari e la prima tappa utile per vederli sarebbe Santo Stefano, forse.
Per cui varrebbe la pena di salire a Londra, dove un'amica orientale che ho conosciuto via Facebook ci avrebbe invitato a un festone laido per l'ultimo dell'anno, ma devo confermare la presenza alle preste, causa overbooking.

Ultimo dell'anno, poi primo tra valige e cazzemmazz, poi ciaociao, Manchester eccola, sta arrivando. Che coglioni.
Va bon, fine del mesto lamentario, mi sono autorotto i coglioni pure io, figuriamoci voi.
Vi auguro ogni bene e un sereno Natale.
Un abbraccione stretto,
Tazio

martedì 18 dicembre 2012

Intimistiche riflessioni mattutine del martedì di spessore

Passeggio in corallo per il soggiorno deprimente, osservando la nebbia di fuori, focalizzando il terrazzino orientale laggiù, dalla cui finestra esce la luce della colazione orientale e penso, medito, mi raccolgo in me stesso e distillo un pensiero sottile, intimistico, penso che lo troncherei nel culo a quella cinesina magra, dalle gambe a parentesi, perchè a me le gambe a parentesi, in una cinesina magra, mi fanno venire voglia di buco del culo orientale.

Passeggio in corallo, con sotto la felpa col cappuccio da Blue Block, perchè questa è blu e non black e ho il cazzo libero di penzolare là sotto e decido che quest'estate mi farò fare delle gonne, lunghe, di fresco di lana, di lino, di seta, perchè la sensazione del cazzo libero di dondolare è impagabile, davvero, mi fa sentire erotico e libero ed io sono un creativo molto erotico, a tratti anche libero, quantunque ciò non mi impedisca affatto di ambire a maggior libertà ed erotismo.

Passeggio in corallo e penso che venerdì il mondo finisce e, sinceramente, non me ne frega un cazzo, perchè se finisce tutto non c'è motivo di preoccuparsi, alla fine. E poi, in ogni caso, domani la Chiara è qui e quindi io sono contento, anche se venerdì finisce tutto. Bisogna aggiustare le prospettive, altrimenti si perde un sacco di tempo in pensieri inutili. Meglio concentrarsi sul pensiero del culo piatto della cinesina magra dalle gambe a parentesi.

Passeggio in corallo e poi mi siedo in cucina, bevendo del caffè lungo solubile, giocando col mio glande, tormentandomi il buchino e rimembrando della volta che quelle due nobildonne della Milly e dell'Habana mi hanno messo il catetere e pensare a quella scena da porno ambulatorio degli orrori deliziosi mi fa intostare la minchia, ma che strano, mi tira e sorseggio, col cazzo che sbuca dalla spugna corallo e penso ad una serie di fotogrammi montati in un raffinato showreel, la mia cucina, la Squaw che piscia legata, l'Habana che si infila da sola il catetere aspirando aria tra i denti con una smorfia aggressiva di lurido piacere, la mia Puttanella che mi piscia in bocca mentre le lecco la fica e lei è oscenamente tronizzata sul water, con un'ammorbata espressione laida.

Poi penso alla Ade e mi coglie il rimorso di non aver provato nemmeno una volta, pur essendo una cosa molto in alto nella mia scala dei valori, a infilarle nel culo una mela, come si fa fare quella stupenda morazzona di quella slave tedesca, con cui mi sono menato l'uccello sino a perdere quattro diottrie su youporn. Che peccato, davvero un peccato, perchè secondo me la Ade è talmente sfondata nel culo che con un bel po' di Luan,  vaselina e pazienza eccitante, la mela le entrava eccome.
Che vita sarebbe senza rimorsi, d'altra parte?

Abbandono la tazza, attonita e vuota, nel lavello e mi vado a vestire. Voglio che questo martedì del cazzomerda passi alla svelta, perchè a me il mercoledì piace assai più del martedì. Anche se il giorno che preferisco, in termini assoluti, è il giovedì. Perchè è solo di giovedì che si può dire, con la mano sulla fronte, foggiata a falso dispiacere: "Madò domani è già venerdì, questa settimana è volata".
E poi giovedì gnocchi, che è un altro aspetto di non trascurabile importanza.
Bonjour.

lunedì 17 dicembre 2012

Return On Equity

Bonjour, bonjour, bonjour.
E' lunedì, il giorno che sta ad un giorno dal mercoledì, giorno in cui la mia Polpetta di Culo ritorna dal Papone. 
Cos'è successo nel fine settimana taziale?
Procedo con invidiabile sintesi sugli elementi di minimo rilievo.
Sabato sera ho dato degna sepoltura a Mietta, coprendola con un paio di badilate di terra. Ora giace laggiù, nell'orrido bosco, accanto a quell'altra salma.
Dopo averla diffusamente chiavata e spruzzata, l'ho subdolamente coinvolta in una discussione accesissima, basata su assolutamente futili motivi, trascinandola per i capezzoli lungo il crinale più ripido della montagna e, avvolto nelle nebbie degli imprecisi ricordi su Sissifo, l'ho scaraventata giù dal dirupo, così come noi PezzidimmerdaPro sappiamo sapientemente fare. Prima le si strachiavano, dopo le si tumulano.

In ogni caso, fine di Mietta.
Perchè?
Perchè ero colpevole. Colpevole di averla fatta avvicinare troppo, colpevole di averle dato l'opportuntià di sapere di me e della Chiara, colpevole di averle concesso la discesa in pista anche se solo per l'arco di una notte, colpevole di aver lasciato che, con la stessa bocca con cui mi succhiava il cazzo, potesse chiedermi "L'hai sentita oggi?". Colpevole, colpevole, colpevole. E, quindi, lungo il profilo di democrazia e giustizia tanto in voga nel nostro Paese, ho sentenziato che, siccome l'errore l'ho commesso io, la punizione spettasse a lei.

Bene.
Ora sono nello spirito dell'Avvento, perchè niente come sentirsi bastardi fa avvicinare tanto al Natale.
Bonjour. 

sabato 15 dicembre 2012

Infelice

"Và che ti puoi rilassare eh Tazio. Và che i miei casini ce li ho anche io eh. Cioè, non è che se te mi dicessi 'diventa la mia morosa' io ti direi di sì, chiariamo 'sto punto, che io le mie batoste ce le ho belle, vive e scottanti, vè."
Rassicurante, sgomberante, chiarente, appianante, adattante e tranquillizzante. Eccola qua, bella nuda nel suo letto, sotto le coperte assieme a me, che mi spiega con parole adulte che la ficcarella è consentita, poichè non vi sarebbero le condizioni per andare oltre questa stupendammicizia condita di stupendossesso.
Manca solo la stuppendattrans e poi il mondo sarebbe perfetto.
Già, chissà che fine ha fatto la Ade e la Stupendattrans. Boh.
"Ci andresti a letto con una trans?" le chiedo, dando prova di dissociazione mentale, visto che l'argomento era la tranquillità ficcaiola.
"Manco morta, mi fanno schifo" ed io apprezzo la veracità della Mietta, che è avvocatessa e sa della vita.
"E con una donna? Ci andresti? O ci sei già stata?" chiedo, perchè io sono uomo di schemi, a volte liberi, ma pur sempre schemi.
Non l'ho mai dato a una Maiala senza farle, prima o poi, un questionario ed io certe domande le devo fare, mi spiace, è la prassi.

"Ci son stata" e mi guarda come se mi avesse rivelato il sedicesimo segreto della Madonna del Parabrezza. Va ben, Mietta, ti piace la passeragione, sai che novità. E' quasi uno standard per voi ficazze up-to-date, sarei rimasto deluso dal sapere che la fica non l'hai assaggiata mai.
"A me piace il cazzo" esordisco con una tranquillità psicopatologica e lei mi guarda e ride. Cazzo ridi, Mietta, non sto scherzando. E a sostegno di ciò che ho dichiarato produco una dettagliata descrizione di cosa mi piace di un uomo, di come mi piace prenderlo, di come lo succhio e in qualche minuto sento la sua mano che mi agguanta l'uccello sotto le coperte e comincia una lenta sega, al che mi informo se l'argomento che sto trattando la vada annoiando ed ella mi risponde che, anzi, lo gradisce assai e mi prega di continuare ed io continuo, continuo, ci infoiamo e la chiavo.

La chiavo alla missionaria, caricandomi le sue gambe sulle spalle e Mietta gode, gode, gode, gode ed è, onestamente, proprio bello farla godere, perchè quella Femmina è fatta per scopare, va detto e ridetto. Le lecco i piedi, chiavandola. Glieli lecco e, in tema di rivelazioni, le spiego con minuzia dettagliata della mia fissazione feticista e lei pare godere pure di quello. Al che, rincuorato di tanta condivisione ed accettazione proattiva, le chiedo se gli oggetti del mio desiderio siano dotati di aggressivo bouquet, se sapientemente coltivati, ed ella mi risponde che sì, che se sapientemente coltivati essi emanano afrori intensi ed io, allora, la prego di non lavarli, per stasera, sortendo un accondiscendete e sorridente consenso.

Certo che c'è poco da fare i coglioni, i furboni, quelli che giocano a rimpiattino con questa bella ficazza carnosa, perchè può pure starci che lei subodori che io faccio il coglione fingendo di assecondare le sue prevedibili tattiche, ma alla fine la mano vincente è sempre la sua, nel bene e nel male, perchè è incontrovertibile che io sia a letto con lei, che io la stia chiavando, che le stia dando il più grosso cazzo che abbia mai preso, quel cazzo che "credevo esistessero solo nei porno". E poi va detta anche un'altra grande verità, per onestà intellettuale, per non prendermi e prendervi per il culo. Va detto che sono a letto con una Turbotroia a trenta chilometri da casa, al caldino, senza sbattoni, va detto che domani sera me la richiavo quanto e quando voglio, va detto che è furba e asseconda di tutto e io, al momento, da questa situazione traggo solo enormi vantaggi ed enorme godimento sessuale.

E' allettante, è un'eventualità che tenta, che compete, che sta in pista benissimo con la situazione complicatissima e deprimente con la Skizza. Mi sento una merda a dirlo, ma se non lo dicessi sarei ancora più merda. Io amo la Skizza, la amo da morire, ma io sono anche io e non c'ho ventitre anni che per una figa uno va in Alaska con la 50 Special, io sono stanco, fiacco, c'ho una marea di cazzi che anche ieri non vi dico e voglio le cose semplici, semplificate, easy, voglio dei semplici "Domani sera come sei messa? Usciamo?" - "Ok, va benissimo" - "Non metterti mutande e reggiseno e non ti lavare" - "ok…." ecco, io è questo che voglio adesso, poi magari fra una setimana non mi interessa più, ma adesso mi serve, assolutamente, senza dubbi o incertezze.

Son quasi completamente vestito, in piedi di fianco al letto dove lei giace ancora, nuda sotto il piumone.
Mi infilo il maglione e sento che lei mi sbottona le braghe. Guardo in giù.
"Mi piace che non porti le mutande" sussurra prendendomi in bocca l'uccello.
Non è niente, è il pompino della buona notte. E succhia e ingolla la mia minchiona mugolando. "Sai di figa" commenta sospendendo l'azione per quei secondi necessari a dirlo. Fuori piove e c'è la nebbiolina. Fa freddo.
Mi rispoglio.
Dormo qua, con lei, nudi.

Stamattina, quando mi sono svegliato, lei non c'era.
C'era un biglietto in cucina.
"Sono in studio, se hai bisogno chiamami al cell. Il caffè è pronto, basta schiacciare il bottoncino verde. Occhio che sei senza chiavi e se ti tiri dietro la porta, sei fuori. Ci sentiamo più tardi. XXX".
Che bella scrittura che ha.

Ed è cominciato il sabato, il sabato taziale.
Indugio prima di entrare nella doccia, annusando le sue cose.
Mi masturbo sotto l'acqua caldissima e non riesco a pensare a niente.
A niente.

venerdì 14 dicembre 2012

La ricetta! La ricetta!

Cara Slave,
io quell'arrostino semplice semplice lo preparo come segue.
Un chilo di fesa di vitello che mi faccio battere.
Spinaci congelati, tre o quattro cubetti, se usi quelli freschi fanne una bella pentolata, perchè non resta niente alla fine.
Sei o sette garigli di noce.
Patatine piccole, tre o quattro.
Aglio.
Rosmarino.
Salvia.
Ogni altra erbetta ti piaccia, tipo estragone, coriandolo, cipollina, papavero et similia.
Pancetta a cubetti, se prendi quelle del supermercato tipo Montorsi, Bechér e compagnia, una sola scatolina. Tieni conto un'etto di cubetti, grossomodo, ecco.
Vino bianco.
Pepe, sale.
Olio evo.

Fase 1:
Scaldare gli spinaci, decongelandoli o scaldandoli (opzione gelo/fresco).
Pelare le patate e metterle a bollire in acqua salata. Ritirarle ancora sode.
Massacrare merciless le noci.
In una padella antiaderente tre fili di olio e uno spicchio d'aglio scamiciato.
Far rosolare la pancetta con un goccino di vino bianco. Quando la parte carnazza della panza diventa rosa, aggiungere le noci.
Mentre la pancetta e le noci rosolano, dare una passata di robot da cucina agli spinaci, che così si spaccano i filacci che a me mi dan fastidio.
Catapultare patate  a tocchettoni e spinaci sfibrati nella padella rosolante, far saltare a fuoco vivace con mezzo bicchiere di vino. Deve uscirne un composto compatto. Aggiustare di sale e di pepe. Se si spappola e non è modellabile, aggiungere pane grattugiato, piccolo segreto del genio scrivente.

Fase 2:
Stendere la fesa e al suo centro deporre la bubbazza dianzi cotta in padella.
Chiudere a rollo la fesa e legarla (su questo sarai espertissima) in modo che rimanga tutto assieme.
Far scaldare il forno al max.
Porre il rollo in una pirofila di Pyrex unta di olio e rollarvelo sinchè esso non è tutto bello unto.
Spruzzettare le erbette aromatiche a copertura totale della carnazza, assieme a una bella tritata di sale rosa e pepe.
Deporre accanto alla salma due ramage di rosemarie e uno spicchio d'aglio, come onoranza funebre.
Lasciar cadere sul corpo fiocchetti di burro, antico rito celtico dei vitelli defunti.
Infilare nel forno.

Sui tempi regolati. Ogni forno fa e dice il cazzo che vuole, ma con una chilata di vitello a 180 mi sentirei di dirti circa un'ora.
Inzomm, quando è rosolato e rosso è a posto.
Far raffreddare e tagliare a fette, botticina di microonde e poi impiattare, filo di evo e godere come porci.
Un buon cabernet (franc), un Morellino di Scansano, un Refosco dal peduncolo rosso.

Al tuo servizio.

Mia cuggina, mia cuggina

E allora vado dal Costa e la Cuggina è là, avvolta da una nube di cannabis, perchè quando la dobbiamo fare la facciamo fino in fondo, che non siamo mica dei galli cedroni, noi. Me la presenta, con gli occhietti piccoli e devo dire che la prima impressione è stata subito molto irritante, perchè la troia aveva quell'atteggiamento del cazzo che fa capo alla frase "io ho la fica, voi non l'avete mai vista, scemetti, perchè siete sfigati e io invece sono ganza" che mi produce subito un turbinio testicolare, specie se mi si chiama "piccolo", che non dico che potrei essere tuo padre, ma tuo zio o il tuo fratello maggiore di sicuro, specie continuando a considerare che la doppia minchia sei TU, piccola zoccola dimmerda, che non l'hai mai presa, per cui occhi bassi puttana e penne aderenti al corpo, ma invece no, questo piccolo sacchetto di merda di cane fa la mammona, la femminona, la donna fatale inebriata dei maschi che pendono dalle sue labbra, ma quando l'hai visto 'sto cazzo di film, mignotta?
Per cui, dopo un quantitativo di tempo interminabile passato ad osservare le moine di questa cogliona totale, tipo quasi dieci minuti, mi tolgo le scarpe, i calzini, i pantaloni e le mutande e comincio a menarmi l'uccello, che credo sia un'eventualità che molte delle Signore che mi leggono si attenderebbero in una simile circostanza.

"Ahoooooooooo, ma che fah quhesto? Si tira una segah? Ohhhhhh mah che stai fahcendohhhh?" squittisce la triste maiala, cercando di reggere una parte davvero vomitevole, cioè quella della donna probabilmente disponibile, ma che vuole essere conquistata, ma vi rendete conto? Guardo il Costa negli occhi leggendo il suo palese imbarazzo e mi sento male per lui e, da signore qual sono, prima di imbrattarla di merda come merita, indago sull'origine di cotanto stupore, ottenendo in cambio un "Mah cheh tih seih messoh in testah ah? Ma che ti credih che sonoh unah di quelleh?" che ha dell'ilare e del comico sottile, se non fosse che tale spettacolino avviene all'interno del MIO tempo, che è corredo della MIA vita.

Al che mi scuso col Costa di quanto sto per dire, lui annuisce come per dirmi "tranquillo, ho capito, vai, vai" appoggia la fronte al palmo della mano e si rassegna alla macellazione che sto per accingermi a fare.
"Senti stronza, che sei uscita da non so quale buco del cazzo dimmerda, hai parlato con tuo cugino, no?, hai accettato la serata doppia minchia, no?, bene, questa E' la serata doppia minchia per cui, stronza, o adesso ti inginocchi e cominci a succhiarmi il cazzo, dopo esserti opportunamente denudata che non voglio che manco la catenina ti tieni addosso, oppure mi dici esattamente cosa cazzo ci faccio io qui stasera, perchè escludendo il fatto che io sia qui per chiavarti assieme a quel capolavoro di essere umano di tuo cugino, che non ti dovrebbe manco riaccompagnare stasera, escludendo quello, non riesco a trovare una sola buona ragione al mondo per essere qui a pisciare il mio tempo con una mignotta da quattro soldi presuntuosa, spocchiosa, idiota e priva di specchi a casa."
Un bel modo di rompere il ghiaccio, direi, specie nel momento in cui la Cuggina si scatena in urlanti specifiche assurde attorno al concetto che lei non è una puttana, concetto che mi permetto di smussare ricordandole che a maggio si sposa e che fottere suo cugino è incesto, considerazione sacrosanta che però, purtroppo, fa innalzare il livello vocale della troia che pare pure annerirsi di fuliggine mentre inveisce contro di me che me ne chiavo e mi rimetto quanto tolto un secondo prima e la mando, al termine, affanculo, ricordandole che troia dimmerda è e troia dimmerda rimane, ma anche della peggior specie, cioè di quelle che sono anche convinte di essere fighe e poi saluto il Costa con un bacio in fronte e me ne vado.
Durata della serata speciale: quarantatre minuti esatti.
Mavaffanculo.

mercoledì 12 dicembre 2012

Gradienti interrotti

C'ho uno scazzo che rasenta lo sfregamento di coglioni sull'asfalto, ve lo giuro.
Non vorrei apparire una bimbetta puttanetta delle medie con le mutandine umide, ma cercate di mettervi nei miei panni. Prima piove Londra tra coppeccoll, merda Londra, popi io mi faccio ometto e allora ok Londra, Londra sia, sì!, eccoci, a Londra, ma no, no, troppo facile fare su e giù dall'Emilia terremotata verso Londra dove potrebbero esserci pure piaceri e opportunità, no, troppo, eh, sia mai. Manchester, ecco cosa ci vuole per una perfetta cacatura di cazzo, un bel corso a Manchester lunedì - sabato ore 13, in modo che sia preclusa qualsiasi opportunità di vivere la Londra che mi costa vagoni di sterline di casa, in modo che per mesi sia preclusa ogni opportunità di avere qualcosa di diverso dalla merdosa Manchester, per poi magari (perchè questa è l'ultima graziosa novità) quegli stronzi dimmerda le dicano "uhm, no, non fai per noi" e si ricominci tutto daccapo e checcazzi raga, perdonatemi lo sfogo, ma ne ho i coglioni gonfi.

Unica nota rosea in questo gradiente di marrone merda è che la Polpetta la settimana prossima oggi è qui. Almeno le vacanze di Natale, Cristoildiodelcielo, che non serbino fratture scrotali, perchè ne sono già ampiamente dotato.

Datemi la mia Polpetta, cazzomerda.
Mi avete rotto i coglioni.

Sia fatta la mia volontà

Bene.
Ricetta breve dello stanamento della pantegana che si infila negli angoli bui della neutralità amicale di 'sto cazzo nodoso, che si trincera dietro manti improbabili di normalità civile, eccola lì, eccola lì che fiuta l'odore spermatico del fiume di parole taziali che, intrise dal dispiacere e dallo scoramento, tracciano logorroiche confini cupi attorno al futuro anglosassone, coibentando di cazzate artistiche un quadro d'insieme che, per la prima volta, le appare come un contenitore unico e alienabile in una mossa, lasciando campo ad improbabili ragionamenti che la conducono, scellerata pantegana in calore, a considerare che il Magnifico Tazio sia pronto a mollare il sogno britannico in un colpo solo per avviarsi ad aperture domestiche assai più agevoli e comode ed allora eccola, la pantegana, che arruffa il pelo e molla gli ormeggi e sgocciola tracce ormonali, intridendosi di empatia sofferta e accetta di continuare quella conversazione, sì dolorosa, nella vicina tana del Montone Ficale, attratta dalla proposta di fumare della marijuana che è una vita che non si fa una canna, ma stasera ci sta, ci sta perchè le spiace, cazzo, le spiace di vedermi così giù di corda ed allora ecco, che sul DivinDivano la preda si accoccola ponendo domande ammantate di psicanalisi, mentre il Superbo Tazio pensa solo alla sua anoanalisi, che di psiche e venere ne ha lo scroto ripieno ed all'improvviso, dopo che la canna si è consunta in erotiche volute di fumo, Tazio il Carnivoro, senza pietà, nè modo, nè classe, nè stile, le abbranca le sode mammellone scivolandole addosso ed entrando nella sua bocca con metri sedici di lingua alcolico alcaloidica, ad intrecciare ricercati ramage art deco con la sua linguona alcolico alcaloidica ed è subito festa.

Bello triangolone bianco di zio, che indica che sulla spiaggia maiala indossavi il perizomazzo da vacca, cercando di ammansire augelli paduli, bella di zio, sbatti quel culo contro la mia pancia tesora, che il Tazio di infila la suppostona di carne di porco in tutti i buconi sfondati che hai, avvocatessa di sto cazzo rampazzo randazzo, che sei di una figaggine porno quando sei nuda e ti piace chiavare che manco con l'immaginazione di Walt Disney lo si direbbe che il cazzo ti si attagli in tal guisa, succhia maiala, che quella bocca mi ha fatto slogare di seghe la mano destra, che col cazzo in bocca sei artistica come una Venere del Botticelli, succhia e muggisci di piacere, bovina ultramammellaria che c'hai un fisico da troia che meriteresti fosse visto a Stoccolma per l'ultrapremionobel delle vacche infoiate, poi dai, assaggia, assaggia la crema di coglioni taziali, formosa famelica zoccola, assaggia la sborratona e godine, con gli angoli boccali macchiati di seme di maschio, che chissà quante volte, ma come questa nessuna perchè, dopo averti irrorato l'ugola, la Minchia Superior rimane ben dura e io ti esorto a schiaffeggiarla, puttana, dai, schiaffeggiami il cazzo e mi guardi incredula e schiaffeggi e poi perdi il controllo, perchè capisci che schiaffeggiando la minchia si tinge di porpora e non perde durezza, anzi, ne acquista e mi guardi smarrita e schiaffeggi e poi riattacchi a succhiare e io, cane bastardo, ti grugnisco di girarti che te lo voglio mettere nel culo e mi porgi le terga schiudendo le natiche, offrendomi l'ano alla bocca e io sbavo e lecco e ti tronco nel culo la minchia mentre urli e ti aggrappi e ti scopo la merda più soffice e calda che c'hai e devi portare pazienza, perchè sono giù di corda, c'ho bisogno di femmina e mi lasci fare, tra le tue dita dei piedi, sensuali, ossute e callose, delizia per bocca e cappella e ululi orgasmi sguaiati e alla fine, quando ti sborro tra le tette quelle poche, sparute, goccioline biancastre ti accasci e mi accascio, che t'ho sbullonata per bene, son fiero, sono sazio, son sempre un gran Tazio.

Respiri affannosa e ti tieni la mano sulla fronte, come faceva la Duse, ma tu pensa, ma va bene così, che ti guardo con dovizia ed occhio critico e non c'è niente da dire, sei una figa turbonucleare, c'hai la ficona carnosa in ricrescita nera, con quei peli grossi e corti, ma che delizia e stasera non c'hai nemmeno lo smalto sulle unghie dei piedi, che è una bella prova finestra, lasciatemelo dire, che ce li hai da sega incessante e mi piaci, pezzo di lurida cinghiala cruda, sporcacciona genetica, che stasera non te l'aspettavi di prendere l'Obelisco Taziale e manco t'aspettavi che in mezzo alle gambe c'avessi 'sta stecca di Marlboro Lunghe, perchè la tua troissima amica PutTanya se n'è guardata bene dal rivelarti che il Tazio c'aveva 'ste qualità e ti giri e mi baci e mi dici che t'ho fatta godere come l'Orca Assassina e anche un po' come l'orcamadò a te tanto cara e poi vai a pisciare e ti guardo e sei femmina da farmi svenire, con quel culo da urlo da stadio e me ne rendo conto che adesso sei convinta che io e te si sia un qualcosa, magari embrionale, magari ipotetico, magari archeotipico, magari stocazzofrullazzorampazzo, ma io me ne chiavo, che giù c'ho ancora il badile caldo e figurati se con 'sti mazzi di cazzi da risolvere che c'ho mi preoccupo di un'avvocatessa maiala che cerca fidanzato automunito miletestente bella presenza minchia extrasize e porcaggine ultra sozza.

Ritorni e mi mormori parole tranquille, con quelle mammelle che dondolano come barche da pesca a Puerto Escondido, ma io non mi faccio ammaliare, perchè io ci vengo pure a Puerto Escondido, ma a patto che tu sia sempre cosciente che io sono un Puerco Garantido e né tu, né nessuna bagascia par tuo, fotterete di me qualcosa di diverso dal cazzo superbo che tanto vi piace e diverte.

E ringraziatene il cielo.   
Mietta: done.

martedì 11 dicembre 2012

Breve diarietto di un idiota

Buongiorno, miei cari.
Non sono morto, vorrei rassicurare Simo e, quanto più conta, Burda tutta.
Sono solo stato travolto dagli eventi e, diligentemente, ora ve ne farò dettagliata ed asciuttissima sintesi.

Mercoledì 5 dicembre
Viaggio pesantissimo, ritardi, cazzi e mazzi, varcata la soglia di casa nella notte, ingerita pasta in bianco, dormito con gocce, fine della sintesi.

Giovedì 6 dicembre
Risveglio antelucano, assunzione dei tempi diesel di riscaldamento, doccia, barba, vestitino, carteggio, avvio verso l'ufficetto dei sogni, colloquio colloquiale, ottenimento del NI provvisorio, toda sgioia, spesa al mercato, preparazione cena, post di cui siete al corrente.

Serata cenante di giovedì 6 dicembre
Un successo di critica e di pubblico, Tazio superstar, me Gordon mi fa sega, che buono che buono, che bravo che bravo. Sheera è molto simpatica, veramente tranquilla, dai modi delicatissimi, mi piace molto, parere positivo, che venga, che venga. Sara è proprio italiana, vorace, loquace, culace e tettace, me la sbatterei in tutti i buchi e ne ho dato notizia alla Skizza mentre ci masturbavamo, guardandoci, sul divano nel post cenam. Bello masturbarsi nell'essenzialità utile alla realizzazione dell'atto medesimo, gambe nude, calzini, vestiti di sopra, genitali nudi e giù di mano. Molto bello, a tratti molto squallido, un'autentica delizia. La Chiaretta mi ha promesso di prodigarsi a produrre un menagino a trois, perchè pare che alla Sara il sesso porco schifo non faccia.

Venerdì 7 dicembre
Mattinata pigra, sistemazione della casa, pulizie, lunga Skyppata con l'ufficio e il cliente e il Loca, poi alle 19 ritorno della Chiaruzza e comunicazione delle notizia che è risultata come una pigna nel culo a tutti e due: dal 2 gennaio quelli della Megaacency la spediscono immediatamente a Manchester, dove c'è un corso, già iniziato da un mese, ma al quale lei agevolmente potrà mettersi in pari, dato che ha perso solo un mese e dato che terminerà a marzo. Bellissimo, no? Formazione forzata, che goduria. Paghiamo un occhio del cranio di affitto a Londra e lei viene smontata e ricostruita a Manchester, cosa ci può essere di più eccitante e favoloso? Ci ha preso una luna nera tale che la festa programmata per venerdì sera è saltata, causa sfrappolamento di coglioni.

Sabato 8 dicembre
Mi forzo come una bestia e tento di tingere la situazione di colori pastello, la Chiara non mi crede, mica è scema, così decidiamo di andare a fare un giro e ci prende il vomito, che più nataliziamente disgustosa di Londra manco la casa di Babbo Natale. Vi dico solo che i taxi sono infiocchettati. Mangiamo kebab indigeribile, acquistiamo un bong e della maria intrisa non so di che diavoleria e ci ritiriamo a meditare nella casetta dove, nudi, ususfruiamo degli acquisti e chiaviamo anche piuttosto belluinamente.

Domenica 9 dicembre
Un risveglio con una bocca che pareva che ci avesse cagato dentro un cane col cimurro, ci facciamo diverse docce e beviamo un litro di caffè, pranzo saltato causa stomaco in sciopero, preparazione dei bagagli e passeggiatina in un parco non famoso, attendendo l'ora della partenza. Umore a zero, cannetta leggera e pompino con l'ingioio su panchina non visibile, sfiammata di idea di mettersi a fare la puttana, sedata col mio buonansenso color pastello.
Viaggio di ritorno interminabile, varcata soglia di casa ore 03:00 am di lunedì.

Lunedì 10 dicembre
Incontro interminabile con cliente che ci comunica un taglio del budget che fa venire i brividi a Freddie Kruger. Trattativa da coltello, soluzione intermedia, tutti col cazzo girato, Berlusconi scende in campo e un bel dioporco di fine giornata ci sta come un fiocco rosso sull'albero. Cena con ventisette gocce di Xanax, un whisky doppio e perdita dei sensi e della cognizione spazio temporale sino a questa mattina.

Oggi 11 dicembre
Mattinata intera a discutere con i ragazzi in merito a un progettino che serve a me e che pare che a loro non gliene freghi un cazzo, perdita del controllo, ridisegnati i bordi della situazione a suon di bestemmie e urli, l'umore complessivo non pare molto natalizio, ma pazienzina, ognuno si gratti le sue rogne.
Alle ore tredici e sette minuti mi telefon la Gipsyqueenmietta che mi propone 'sta cagata dell'assurdo della pizza ignorante e io le dico di sì, sì, sì cazzo, perchè adesso m'ha rotto i coglioni e non sono dell'umore di menare cani per aie non mie e stasera, quant'è vero Babbonatale o me la dà o gliele strappo e la uso con comodo, quando ho un minuto di tempo.

Spero stiate bene anche voi.
Slave, appena ho un minuto ti butto giù la ricetta, promesso, scusami.

giovedì 6 dicembre 2012

NI, la ratouille, l'indiana, la cena e quel mattacchione di Occam

Buonasera dal felice possessore di un certificato provvisorio recante il suo bel numero NI, ma che belle soddisfazioni e si fa presto a dire e invece ne sono davvero orgoglioso, soprattutto perchè per ottenerlo non è necessario alcun particolare requisito, a parte quello di non essere uno spaccino internazionale ed io, al momento, non lo sono. Qui nella Londra postindustriale, postmoderna ed a volte anche un tantino postalmarket, è meno freddo che nell'Italia dosoleddomare, perchè la vita è fatta così, amisgi, niente è definitivo, tutto cambia, todo cambia e todo può essere anche sgioia e beleza, specie se ci si sa accontentare delle piccole cose, come faccio io, che sono felice quando infilo il naso nel buco della fica della Skizzettadelmiocorazon.

Stasera cenansgi con gli amicansgi della Chiaransgi: conoscerò la Sheeransgi, rivedrò la Saransgi e poi conoscerò Philansgi e la Sandansgi e sfamerò tutti loro con l'ambrosia, con il cibo del dio Tazio, o del deo come disse una studiosa di storia dell'arte (ben imparata e ben messa da parte), che chissà di cazzo di fine ha fatto, seppur certo è che ha cambiato numero di cellularansgi, così, per la certezza di non avere manco più un ricordo delle allegre chiavate culacee fatte nel passato con il Tazio Internescional.
Sto bene qui, devo dirlo. Fuori è uno schifo, dentro un pochino anche, se si vuol considerare il furnishing, ma l'insieme mi mette allegria e poi c'è un profumino di arrosto di vitello ripieno di spinaci, noci, patate e panzett che vi masturbereste se lo sentiste.

Poi li combino alla bersagliera con una bella spaghettata made in Italy che mi sono portato su anche la crema di basilico e stasera li faccio venire tutti come i mandrilli birilli. Bene, molto bene, molto, ma molto, bene.

Vorrei aggiornarvi su alcune cose e cogliere l'occasione per rispondere ad altre, così, in piena sportività salutare.
La serata pornocostale con contaminazioni costacuginali ha assunto, nostro malgrado, pieghe diverse ed è finita nella solita baraccata di deficienti che invadono all'improvviso e poi si insultano sino alle due di notte, protagonisti il Max, Virus, Zac, il Saarti e l'Umbe. Il Loca no, il Loca mi è diventato coppiale e adesso che ficca nella sintetica Emy si dissocia da questo manipolo di mentecatti, tentando di darsi un tono all'altezza della Barbie che scorreggia all'aroma di Cannella dei Caraibi. Felice lui, felici tutti, come sottolinea il geografico e antropologico Costadoc.

Vorrei chiarire che il Costa è veramente come un fratello per me e non un Metadone passivo nei confronti della Siusydroga, per alcune circostanziate ragioni che ora esporrò. La prima è insita nel rapporto umano che, per quanto strampalato possa apparire, è denso di amicizia vera, che esula dalla frequentazione dei rispettivi ani e genitali, che è pratica sì piacevole, ma insufficiente, qualora addirittura non avversa, allo sviluppo di sani sentimenti di amicizia.
Per sviscerare il secondo punto, debbo allungarmi con serenità e rispetto lungo l'argomento Siusy, cogliendo l'occasione per rispondere all'amico PG che ha posto il tema lungo un profilo assai appetitoso.
Ah che meraviglia il rasoio di Occam, che bel ricordo, che sopraffina immagine, ma vorrei dire, caro PG, che la poni lungo l'ottica sbagliata. Sì perchè tu il rasoio di Occam lo poni verso l'insieme Tazio-Susy-chiavanti ed è su tale insieme che tu elidi le sovrastrutture e gli orpelli intellettuali, semplificando la ricerca del reciproco piacere a singola ragione del piacere stesso, mentre mi permetto di dire, divenendo odioso come mi accade sovente, che la mia sepoltura della Siusy è l'esatta applicazione del rasoio di Occam all'universo taziale, letto con gli occhi di Socrate e Protagora ed in tale senso l'orpello, la sovrastruttura, diviene la Susy stessa che, per quanto piacevole, per quanto maiala, in questo frangente specifico ed in questo odore di calcolo diviene la pluralità non necessaria di Occam. E di Tazziom.
Grazie di avermi dato occasione di delirare a ruota libera, lo adoro.

E ora, amisgi che numerossi mi seguite da cassa, vado a preparare una ratatouille di cavolo, carota, finocchio e patata che ripasserò al burro in padella con un po' di scalogno tritato ed uno spicchio di aglio, che li voglio stroncare stasera.
Basgi, a domansgi.

martedì 4 dicembre 2012

Costatherapy

"Cosa fai stasera?", mi sussurra di soppiatto piazzando la tazzina del caffè ed io riesco a farmi cogliere dalla vertigo di quel Canale di Suez arcinoto, ma sempre nuovo, perchè questa è la magia delle prime cento volte in noi maschi spermatozoicopatologici. Cosa faccio? Cosa faccio? Tu chiedi a me cosa faccio? Azzardo, rischio, allargamento, sconfinamento, sacrilegio e profanazione. Cosa faccio io? Io faccio qualsiasi cosa, stasera, qualsiasi, ma non ti chiavo, no, non ti chiavo manco se mi scoppiasse la vena grossa del cazzo, perchè io ti conosco, mascherina, sei fatta a stampo in Cina e vieni via con quattro centesimi, ti conosco, tu sei la mansueta, docile, adattabile, duttile, accondiscendente e adorante serpentella che lentamente si guadagna strada nelle pliche della mia vita e questo non è nel contratto, anche perchè non c'è nessun contratto cherie, ma non ci sono nemmeno pliche esplorabili, belladipadella, che credi di poter essere della competizione, credi di poter gareggiare per un posto già assegnato e questo è definitavamente ilare e ci penso lucidando il mio fido badile, quello col manico di frassino, quello con cui ti assesterò una mortale mazzata tra coppa e collo, ma una mazzata silente, non dettagliata, non accompagnata da discorsi, proclami ed editti, io ti anestetizzerò con l'oblio dell'assenza incomprensibile e ti farò accomodare nella fossa che sta lì, delle tue dimensioni, scavata da tanto tanto tempo ed io ti ci farò adagiare e ti coprirò con alcune badilate di terra, seppellendo di te il ricordo, il presente ed il futuro, perchè chi si incastra sotto le ruote della motrice taziale viene risucchiato e muore.

"Stasera ho un impegno" e rimesto mentre asciuga compulsiva e sorride con un "ok" di quelli che si dicono tutte quelle come te fatte a Shangai, che accanto all'"ok" di ordinanza aggiungono nelle loro viscere un "poverino magari c'ha un'orrenda giornata, meglio che non dica niente, che lo assecondi, che domani è un altro giorno e in queste cose ci vuole pazienza e noi donne di pazienza ne sappiamo portare all'infinito" e invece no, no, no, sbagliato, errato, cortocircuitato, sopravvalutato e sottovalutato, vergogna, presuntuosa, ma pensi davvero che io cada nelle casalinghe spire di Terital tessute da una maiala alla buona come te, una di quelle che si acquistano in stock con dodicimila lire, perchè voi andate ancora con le lire, da quanto arcaiche e stucchevoli siete nelle vostre pietose strategie di ammaliamento.

E saluto, pago e esco, che fuori fa un freddo bastardo.
Domani sera a quest'ora sarò in viaggio per l'aeroporto e abbandonerò per un po' questo trogolo dimmerda, riprendendo fiato e precisione del pensiero accanto alla donna sbalestrata quanto me, forse più di me, che amo e mi ama e che vorrei ingravidare e farle partorire centinaia di figli, frutto del paradiso del nostro amore tossico.
Via, devo andare via, sono al limite della sopportazione, sono in pressione totale, sono irrequieto, infastidito, nervoso, acido ed insopportabile.
Sto lì a pippare dalla mia sigaretta elettronica, avvolto nel cappotto a gelarmi, che potrei fumare ovunque che quella non fa odore, che d'un tratto scende il Costa, che è come un fratello per me e mi vede e capisce, perchè tra fratelli ci si capisce al volo.

"Oh Tà, che minghia di suggete occ? Sei shtrano, nevvoso, cazzocè?"
Cazzocè, cazzocè, Costafrate, c'è che alla fine, di riffa o di raffa io con la testa mica ci sto tanto e mi capitano giornate dimmerda come questa.
"Ehhhhhhhhhhhh e quantolaffai lunga Tà, chi non gi gapida una ciornataemmerd, che sarà mai?" e mi assesta una sberlazza sulla spalla che deve avere sbloccato la valvola di decompressione, perchè mi giro e lo guardo, che con le mani giunte oscillanti avanti e indietro fa la faccia da guascone e mi viene da ridere.
"Vaffanculo Costa, non ci si puà neanche dedicare alla rotazione scrotale che arrivi tu a fare il pirla"
"Oh Tà, nvece di peddere dembo con 'st' strunzate sappia che miacuggina se ne sale sana sana veneddì sera"
"Sono a Londra fino a domenica Costa"
"EhhhhHHHhhhhHHHhhhhMmmmmmmminghiaoh ma sei probrio da rigovero Tà! Miga se ne dorna accassa quandarriva! Quella se ne resta ammeno una settimana sana sana!"
"Ma le hai accennato che…"


Solenne movimento del capo dall'alto verso il basso con sorrisetto sozzo e occhi chiusi.
"E lei?"

Mi prende sotto il braccio e passeggiamo, fuori campo visivo della Siusy, che qua la faccenda si fa seria.
Passeggiamo e il Costa, tenendomi come la sua fidanzata (non lo sono forse?) scruta davanti e di dietro e poi mormora sghignazzando sotto voce.
"Cioddett che tieni na mingchia danta Tà e quella faceva che non ci credeva e io cioddett che non facesse la fubb che quando te lo vede ci viene lo svenimento e cad in cinuocchio a invocà la Madonna Decavvario e quell se ne esc con 'Staremo a vedere che io di cazzi necri ne ho ciappresi chetticcred'" e ride che a momenti si snarocchia sul bavero del piumino e poi continua "mecchio, ciò dett a quellazzoccol, che quello cozì non fa fatica ad alluncardelo nel gulo" e mi fa il segno internazionale dello sfilatino al prosciutto, con relativa risata.

Che classe, che cultura, che finezza, che Uomo.

Il Costa è come un fratello per me, sì. E' il fratello che non ho mai avuto e la Cugginattroia è la cugina troia che non ho mai chiavato. Sto assorbendo per osmosi la genealogia costense e ne sono entusiasta e fiero, oltrechè onorato, perchè mio fratello Costa mi ha cambiato l'umore.
"Oh Costa e se ci facessimo due pizze da te e un ripassino della cuginetta, stasera?" propongo così, in un mood spensierato.
"Ottomezzo da me Tà che adesso me ne devo scappare o il center mi chiude"

Vai Costafrate, vai.
Che stasera ti faccio una sorpresina che te la ricordi.
Tazia La Pazza si travestirà e ballerà per te.
Te lo meriti fratellone.

Grande Costaterapeutico.

Dell'art director, della centralinista e dei cervelli piallati

Ieri sera ho accettato l'invito a cena a Bologna, da un amico millenario che non vedevo da tempo, pur mantenendo stretti i rapporti. Lui è un amico, innanzitutto, ma è anche un brillante art director insignito di palme di Cannes e di lavori di pregio che tutti voi avete visto e stravisto.
Siamo andati a mangiare in un'osteria costosissima, dalle sofisticatissime fattezze dimesse e abbiamo mangiato rivisitazioni di piatti tradizionali della cucina emiliana. Insomma, ci siamo fatti un bel bagno di radical chic, ma lui è fatto così e io gli voglio bene anche per questo.
Per questo e per le sue contraddizioni.
"Cosa ci fai lì sperduto nella campagna e nella nebbia?" mi apostrofa ridanciano mentre sgranocchia la punta di un cornetto ferrarese "non credi che sia ora di alzare il culo e raggiungere di nuovo la città?" e ride e mi prende pel culo, riferendo a Milano dove vive e lavora da anni, che la mia para di Milano la san tutti. Bello l'incipit, devo dire, se non fosse mestamente naufragato circa quaranta minuti dopo sotto la greve dichiarazione che anche a Milano non si batte chiodo, che c'è una crisi che ti morde le chiappe e che le aziende han messo "sotto le centraliniste".

E questa la devo spiegare. Nel nostro (forse nel loro, io sono un paria fuori dall'Olimpo da un po') mondo merdoso, quando un promo adv fa schifo, è fatto senza tecnica, senza arte, si dice che sia stato fatto dalla centralinista. E questo la dice lunga sulla spocchia genetica di questo ambientino di aspidi. Quindi, ritornando alla sua affermazione, significa che le aziende stanno optando per soluzioni low cost, magari anche orrende, ma utili soprattutto a non far dimenticare il brand, in attesa supplice di sviluppi favorevoli.
Per cui, non per fare lo gnignigni come dice la Chiara, ma la risposta del perchè resto nelle mie nebbie campagnole, visto che sopravvivo bene, è presto data.
E lui, su questo dettaglio, riflette. Riflette soprattutto sull'entità di quel "sopravvivo bene" che, se tradotta nel suo linguaggio, vorrebbe dire fare la fame.

Ma tutto questo è solo un pretesto per fare un ragionamento più esteso, sintesi di quello che ho fatto a lui al termine del suo teatro degli sfarzi e dei dolori.
E partiamo proprio dalle centraliniste, rispettabilissima categoria che viene vanamente e stoltamente indicata come l'apice dell'ignoranza.
La centralinista, a mio modestissimo ed ininfluente parere, è il miglior art director che ci sia sul mercato. La centralinista sa parlare alla gente, sa cosa stupisce lei e le sue amiche, sente ciò che si dice in giro, fa parte di quel giro, non ricerca soluzioni linguistiche sofisticate perchè non sa che esistono e non mette in capo alla loro eventuale presenza l'elemento distintivo della comunicazione e della finalizzazione.
"Tu sei quel che compri" e sei un figo se compri quello che t'ho convinto a comperare io con la mia adv è un processo finito e sepolto da almeno vent'anni.
La parola muore e se non muore non viene compresa e se viene letta è già un miracolo da segno della croce.

Provate a divertirvi come i matti a leggere questo breve documentino  che vi guiderà gaudenti attraverso i semplici concetti di document literacy, numeracy e problem solving nel campione italiano rispetto a quelli mondiali, ma se volete saltate pure tutto a piè pari e recatevi direttamente a pagina 6 a leggere come esce la società italiana da questo (autorevole) studio.
E poi, alla fine, ditemi se è ancora il caso di fare i furbi snob e gli spocchiosi unti dal Signore in un Paese dove si sta verificando il peggior fenomeno della comunicazione, a mio ininfluente e trascurabile parere: la sostituzione della parola con l'immagine, causa incomprensibilità della prima.

L'immagine viene eletta a stato puro del significato, è apolide, è univoca, è emozionale, è graffiante ed è esaustiva. Ho un direttore della fotografia, Mr. Locatelli, che saprebbe realizzare le cose più folli dietro al suo baraccone magico, ma dubito seriamente che saprebbe trasmettere la medesima corrente emozionale con una penna Bic ed un pezzo di carta, scrivendole. E questo è regresso. Assoluto, imbattibile, regresso.
Nella mia carriera ho incontrato decine di grafici e grafiche che con aria spocchiosa hanno affermato che "un'immagine vale più di mille parole" scatenando la mia ira funesta, perchè a nessuno mai è stato chiesto di scegliere tra le due cose, perchè è la loro interconnessione che costituisce la comunicazione, ovvero la formazione di un pensiero inalteratamente trasmissibile nelle sue linee emozionali e non occorre scomodare né la Psicologia Neuro Linguistica, nè l'inflazionato, anacronistico ed esausto Noam Chomsky per capirlo. Fatto salvo che qualcuno non utilizzi questo ozioso alibi per giustificare la propria lacuna nel settore che minimizza.

Eppure bisogna capitolare. Bisogna leggere quei risultati a pagina 6 del mesto documento ed assumere la coscienza che oggi è inutile distillare sottili ed affilati registri linguistici, smussando la tonalità e plasmando la scelta delle parole, perchè chi legge non capisce ed ha già difficoltà a leggere. Quante volte, agli addetti ai lavori, sarà capitato di sedere davanti ad un cliente con un rough che, a loro avviso, era semplicemente geniale ed il cliente, con desolato rammarico, ha piallato la proposta con un lapidario "i nostri clienti queste cose non le capiscono", suscitando all'interno del corpo umano del disgraziato che lo recava come la pietra filosofale un turbine immondo di bestemmie?

Eppure il cliente ha ragione, ha ragione da vendere e l'indagine ALL di Vittoria Gallina dell'INVALSI lo conferma a chiare lettere.
Per cui sotto con l'immagine, sotto con la comunicazione impattante e "figata", sotto con le cazzate, c'è spazio per tutti nello stagno, sguazziamo tutti a prezzi modici, lo so bene io per primo, sguazziamo, che pare che c'abbiamo circa un ventennio prima che si possa rialfabetizzare e dotare di capacità critica la società disastrata in cui viviamo, sotto a manetta, amici cantinari e improvvisati.

Ma guai e dico guai, se mi offendete un'altra volta la centralinista.      
Dovete portare rispetto alla vostra Art Director.
Hic et nunc.




(La pisciatina latina ci stava, sono pur sempre uno stronzo anche io.)

lunedì 3 dicembre 2012

Migrasiòn

Le bestemmie che non vi dico. Finalmente sono riuscito a prenotare i voli per Londra. Parto mercoledì sera alle 21 e ritorno domenica sera con partenza alle 21, entrambi da Gatwick, grazie a Dio. Unica mortale rottura di coglioni è quella di partire da Malpensa, ergo due ore di macchina ad andare e due a tornare. Questo, in pigre parole taziali, significa che mercoledì partirò alle 18 dall'ufficio e varcherò la soglia di casa a Camden grossomodo all'una meno un quarto italiana di giovedì mattina, che si fa presto a dire che Londra è dietro l'angolo, ma a casa mia fanno cinque ore di menata. Idem domenica, che vuol dire partire alle 18:30 da casa e entrare nella TazCaverna alle tre del mattino ora italiana. Ma non c'è salvezza, questa è e questa resta.

L'unica cosa sollevante ed interessante è una festicciola fuori porta l'otto di dicembre, di cui vi darò dettagli più avanti.
Giovedì sera cenetta simpatica con la Sheera (che finalmente la conosco) la culacea, mammellacea e corpacea Sara che già la conosco, tale Phil, tale Sandy e basta. Più che bene, visto che il cuoco sè muà.
Bene, dai, c'ho proprio voglia di togliermi dai coglioni.

domenica 2 dicembre 2012

Caro zio Tibia, facciamo che basta così

onjour, scrivo questo post in seguito ad una lunga e concorde discussione con la mia fidanzata, ieri sera.
Vicenda Sallusti, come evincibile dal titolo. Orbene, facciamone un'analisi asciutta e assolutamente superficiale, come è nelle mie abitudini. Procediamo a preparare la torta. Ingredienti: un direttore di un giornale, appassionato da sempre a distorcere e amplificare le notizie svilendole ad articoli scandalistici degni di Grand Hotel, di cui sarebbe direttore se solo la testata esistesse ancora, un Codice Rocco risalente all'età del ferro, per il quale sono punibili anche gli starnuti rivolti a destra e non a sinistra, un coglione di onorevole che scrive pezzi pesanti come macigni sotto pseudomimo, traendone fonte non verificata da quanto letto su altro giornale, una orrida vicenda di stupro minorile, un magistrato a cui vengono attribuite cose che non ha fatto (e anche piuttosto gravette), una mancata rettifica per futili motivi (non c'avevamo l'ANSA, ma per piacere) ed una condanna relativa all'ennesima cazzata sparata dalle colonne del suo giornale per mancato controllo.
Questo è quanto.

Ora. Possiamo abbondantemente spaziare attorno all'iniquità del Codice Rocco e a tutte le postfasciste pendenze del Codice di Procedura Penale ed io sarei il primo a mettermi a torso nudo (che sono terribilmente sexy in tal guisa) per riformare in maniera contemporanea la legge sulla libertà di informazione, ma non vorrei perdessimo la trebisonda.
Di giornali, giornalisti e direttori in Italia ve ne sono un discreto numero e ciascuno di loro ha la fedina penale macchiata proprio per le sbavature medievalfasciste di detto Codice. Generalmente, però, lo spessore della controversia si compone di vicende dai tratti fumosi, dove il confine tra riportare la notizia e diffamarne i protagonisti risulta labile. In questi casi alcuni procedono con piedi di piombo nel senso di cautela, altri procedono coi medesimi piedi di piombo nel senso di bumbum spacco tutto, perchè la notizia che spacca (vera o falsa chissenechiava) fa vendere le copie, che è il vero busillis di tutta questa menata.

Sintesi: Sallusti non ha controllato ciò che ha scritto un imbecille incauto (speriamo sia così, lasciatemi un margine di dubbio), purtroppo tale imbecille incauto ha coinvolto un magistrato a cui sono girati i maroni e gli ha comminato una pena di quattordici mesi.
Fine, potrebbe finire così, il pezzo sarebbe completo ed esaustivo.

Ma invece no.
Sallusti, dall'alto della sua adamantina condotta morale e del suo moderato lucido buonsenso, NON vuole gli arresti domiciliari, no. Lui vuole la galera. La tentazione di divenire il nuovo Guareschi (ma dove?) o il nuovo Silvio Pellico è decisamente elevatissima e quindi Sallusti, che evidentemente ritiene di avere la veste per decidere in proprio ciò che Bruti Liberati gli deve comminare come pena, si ribella.

Si ribella e viola gli arresti domiciliari, nella strenua speranza di venire arrestato. Cosa che avviene, ma siccome fortunatamente al mondo ci sono persone davvero pazienti, moderate e dotate di un sublime senso dell'umorismo anche in situazioni difficili, viene condannato ai domiciliari. Ha!
Niente Sallu, non sarai un eroe dietro le sbarre, fattene una ragione. Ti prendono pure per il culo, renditene conto. Renditi pure conto che adesso tutta la vicenda sulla libertà d'informazione e blah blah è cosa secondaria, perchè tu sei un evaso, al pari di Scoccimarro Gaetano ai domiciliari per spaccio che se ne è andato al bar a farsi il caffettino. Renditi conto che anni di fatuo blaterare da servo ti hanno così rovinato che hai sputtanato pure la tua "battaglia solitaria".

La Santanchè, quand'è stato il momento di salire sul palcoscenico mediatico come da copione, ha affrontato i giornalisti sul portone di casa sua dicendo "Mi vergogno di essere italiana".
Non tema, signora Santanchè, anche io mi vergogno che lei e il suo degno compare siate italiani.

sabato 1 dicembre 2012

Primodidicembre

onjour, è il primo di dicembre, si respira l'aria del Santo Natale e io spero di aver reso disgustoso quanto basta il layout del mio blog.
Che meraviglia, manca solamente la neve, quella dal cielo intendo, che sarebbe tutto soave e perfetto come in un film di Walt Disney.
C'è proprio tutto, la Skizza che dorme nuda sotto il piumone con la sua cascata di ricci che, mi annuncia, in settimana andrà a decapitare da tale Bobby, sul pavimento giace una culottina color lilla con l'elastico bianco ornato di mostriciattoli e il tassello interno ornato di una densa macchia beige disseccata, insomma i simboli del Santo Natale ci sono tutti.
Ed io, che sono pio come il Pulcino omonimo, ieri sera, non senza fatica, ho risolto il dilemma Vigilia-di-Natale-a-Casa-Bradford, con una salomonica decisione che fa contenta la botte, il vino e quella maiala sozza della moglie che gode a ubriacarsi e a farsi palpare dagli amici dell'oste.
Ebbene sì, amisgi du Natalansgi, il Tazio Internazionale accompagnerà la Skizza Internazionale al cenone della Vigilia in qualità di Fidanzato Ufficiale, compiendo un'autentica Blitzkrieg: partenza dalla TazCaverna alle ore uno sei punto tre zero del ventiquattro dicembre, arrivo stimato (ETA) ore  uno nove zero zero sul bersaglio, accenamento, scartamento, abbaciamento e poi, in prossimità delle ore due tre cinque zero, quando la cellula nemica si avvierà alla messa della mezzanotte, il commando risalirà a bordo del mezzo corazzato invertendo la rotta, con ritorno nella TazCaverna alle ore zero due tre zero (ETA) della mattina del venticinque dicembre.
Facil.
Molto bene, la Troiamadre non senza riluttanza e crisi epilettiche ha accettato, poichè le alternative poste dalla Skizzasangue erano due: o così o Pomì, ove per Pomì intendasi tuttiaffanculomifacciounagrigliatadicazzimieisenzadivoi ed allora, democraticamente, civilmente, signorilmente, la Troiamadre si è detta felice di ospitarmi in qualità di Fidanzato Ufficiale.
Cazzo che fatica vivere.
Ma è Natale! E' Natale!
Sul dopo siamo ancora incerti: o scappiamo a Cipro per qualche giorno, approfittando della generosa disponibilità dell'ennesima casa del Ruggi, oppure risaliamo a Londra oppure tutte e due. Ma tanto, tra di noi, problemi non ce ne sono mai.
Mai.
E torno a sottolineare, mai.
Buon Natale! Buon Natale!

venerdì 30 novembre 2012

Le novità della ninfoaccount che viene dall'Isola

Bonjour.
Un turbine riccio sconvolge le mie pianificazioni umide e padane. La National Insurance ha scritto alla casetta di Camden dicendo che mi vuole incontrare per chiacchierare amenamente con me al fine del rilascio del NIN, the National Insurance Number, che è la vera turnkey per lavorare a Londra. In certi momenti mi chiedo cosa cazzo io stia facendo, ma va bene, ci sarò, ci andrò, in fin dei conti l'ho fatta io la richiesta, mica il Mago Zurlì. Una volta in possesso del NIN e di una dimora fissa e dimostrabile (ce l'abbiamo, ce l'abbiamo) io mi posso muovere nel Regno di Sua Maestà con pari dignità di un Brummer o di un Burberry. Che Paese, che civiltà. Non scherzo.
La National Insurance gradirebbe sorseggiare un té con me il giorno giovedì 6 dicembre alle ore 11:00, per cui bisogna che ci vada, no way, altrimenti se canno quelli mi pisciano nel culo. Sto smanazzando come una massaia valdostana per spostare cose e cercare di restare su almeno sino a domenica 9, altrimenti è uno sbattone che non vi dico.

La Skiz attacca nella nuova megagenziaultragalattica il 2 gennaio preciso, ma la cosa bella è che non sanno ancora se la metteranno all'accounting od al planning, che hanno bisogno di un'assistente che parli in italiano in entrambe le divisioni. Stay tuned for further informations, they said. In ogni caso è dentro, è assunta, è della partita. C'ha un mese di prova e poi si formalizza l'indeterminato, non possiamo entrambi ancora crederci. Bravona la Chiarona, porcozzio, lasciatemelo dire.

Poi notizia da crepare la milza, ma non dirò assolutamente niente per una sacra scaramanzia che scioglierò solo quando le scodelle delle mie orecchie avranno sentito il brodo delle parole di un certo tizio che fa una certa cosa per una certa agenzia.
Silenzio, dimentica.

E' venerdì, il venerdì taziale, la Skiz è in giro con quel capolavoro di moralità che corrisponde al nome di Raffa, la deliziosa ninfetta mai dimenticata per i suoi Taziooooooo Tazioooooooo dooooormiiiiii di estiva memoria.
Brave, che brave, ma che brave, bravissime.
Continuo a smanazzare che se no mi si attacca la polenta alla teglia.
Ci si scrive ci si legge dopo.
Besitos.

giovedì 29 novembre 2012

Stop, dimentica

Bonsuar è giovedì sera, sul mio letto campeggiano bianche lenzuola fresche di bucato, l'aria non è viziata, il frigo ora ha una dotazione di sopravvivenza minima, il bar una dotazione di sopravvivenza plus, lo scatolino di cuoio una dotazione vegetale disseccata all'altezza delle aspettative. Oggi è giovedì, tutto è dimenticato, come siamo abituati noi bastardi zannuti, oggi è il giorno della soppravvenuta regolarità irregolare regolata, oggi torna la Chiaramazzone che fa vibrare la Londra bacchettona, oltre che la mia, di bacchettona.
Se ve ne sarà occasione dichiarerò l'accoppiamento ripetuto con Labarista, perchè da oggi la Siusy è Labarista e nulla più. Qualora necessario sono pronto a dichiarare, classificando la monta reiterata come succedaneo alla sega in salsa di rilassante THC. Sarò, in altre parole, bastardo sino in fondo, ma un signor bastardo stimabile, non una di quelle checchette del cazzo che fanno ficcarella e poi vanno a sciacquarsi cappella e coscienza nell'esistenza della propria partner.
Per cui stop, dimentica. Fatto.

Partirò questa sera alle ore ventuno e quarantacinque a bordo della mia (mia per dire, della loro, della società di leasing) rombante Mirzidis R350 4matic Lunga Allestimento America Interplanetary Luxury Nolimits Overtheimagination e mi proietterò all'aeroporto in cui, alle ore ventitre, salvo ritardi (impossibili per gli aviogetti di Sua Maestà), un aeromobile britannico toccherà il disastrato suolo della nostra disastrata patria ed io recupererò l'account junior più sessualmente sfrenata dell'emisfero nord del globo per portarla, sana e salva, nella mia fottuta tana a fare la nanna. Molto, ma molto, bello tutto ciò.

So già che non ritornerà lunedì, come da progetti, ma domenica sera, poichè la ninfoaccount ritiene che sia meglio non alzare troppa polvere, specie in considerazione dei benefici che ritiene, con stimabile perfidia, di poter ottenere in questo interregno forzato.   
Si apre il week end della pianificazione, il week end della perversione, il week end della pompetta e dei genitali femminili ipertrofici, il week end che ci spetta come premio assegnato alla nostra resistenza umana nei confronti dei percorsi sconnessi che dobbiamo affrontare.

Mi concentro su questo, dimenticando le comparse e salutando con un bacio la sorella che non ho mai avuto, ma che vorrei tanto intensamente avere.
Bonsuar.

Maschietto senza gloria

Che bel sedere, che bel sedere, che bel sedere, che bel sedere che c'hai e non riesco a smettere di dirtelo e di accarezzarti lieve quella pelle calda e liscia, mentre mi ipnotizzo dalla perfezione dell'immagine del mio cazzo venoso e lucido di umore appiccicoso che scivola dentro e fuori dalla tua fica mentre tu sorridi e emetti un "ahhh" di sollievo nel sentirmi nelle orecchie e nella fica, che bel sedere, che bel sedere e chiavo lento, scivolandoti sulla schiena per morderti il trapezio carnoso interrotto da quella plica sensuale e tu aspiri aria tra i denti mentre io affondo i miei, di denti, nella tua carne gustosa e scivolo dentro e fuori, duro come un masso, sussurrando che adoro chiavarti, perchè è dannatamente vero e il senso di colpa mi affligge, perchè dovrei violentarti trattandoti come un buco in cui sfogare il mio cazzo affamato e invece mi piaci, mi piace fondermi in te, mi piace il tuo odore di femmina, il tuo sapore, il tuo respiro, le tue reazioni dell'esatta intensità e nell'esatto momento in cui le vorrei, se potessi comandarle da me, ma poi, in fin dei conti, non le comando forse?, che bel sedere, che bel sedere e mi dici di scopartelo, mi dici che mi vuoi sentire nel sedere e io sguscio dalla viscida frittella di carne per infilare quasi senza sforzo il tortellino carnoso che cede, si apre, si schiude, mi strozza, lo forzo, tu mugoli addolorata e poi sfoci in un "sì" cupo e deliziato, un cupo sì di sollievo nel sentire che l'asta d'acciaio si infila risoluta nel tuo tenero intestino e stringi ritmica sentendo di più, facendomi sentire di più e incularti è la summa, l'arrivo, il traguardo, la corona, il trono, il soglio perfetto da varcare schiacciandoti sulle lenzuola che stringi tra le dita e le unghie mentre io mi assesto nel tuo retto con delicatezza assoluta, svangando e allargando quel buchino odoroso che diviene bucone bollente ed elastico e quando sento che l'aderenza è quella di un guanto di vitella, comincio il cammino profondo e la timida ritirata e guardo le tue unghie conficcate nelle lenzuola azzurrine a cui ti aggrappi persino con il morso dei denti che stringono in un sorriso estasiato ad occhi morigeratamente chiusi, mentre godo del calore del tuo budello erotico e ti palpo ovunque sussurrandoti che mi piaci da impazzire, che è vero, che è dannatamente e pericolosamente vero e tu forse ne godi più di quello che del paletto che ti conficco nella delicata morbidezza del tuo ano, sorridi, mugoli, ti aggrappi, mordi e il piacere ci scioglie come cera alla fiamma e spingo a fondo, facendoti mugolare, ti chiedo se godi e mi stordisci con un sì gutturale ed afono e io premo, sino in fondo, nei meandri, negli antri irrorati di sangue, negli anfratti glassati di feci del tuo tenero budello e abbandono i processi di relativizzazione delle circostanze e di paragone critico delle opportunità e dell'agire e ti chiavo felice, stoltamente gaudente, scriteriatamente attratto dalla tua carne bollente e liscia, vomitandoti nelle orecchie, con registro linguistico garbato e cruda scelta dei lemmi, che t'avrei aperto il culo appoggiata alla macchina del caffè, a pomeriggio, mentre tu in controcanto mi confessi che mi avresti fatto venire coi piedi, seduti al tavolino maestro e io spingo e tu gridi sorridente e gaudente a ogni colpo, supplicandomi di non venirti nel culo, poichè vuoi ingoiare il mio seme, proprio così, me lo dici con tanta delicatezza romantica che mi provochi una  scossa ferale, mortale, terminale, inopponibile e ti scivolo fuori dal culo facendoti male e ti giri di scatto, non ti curi da dove proviene quel cazzo rampante e lo ingoi affamata, dritto in gola, fondo da sforzo di vomito e io vengo e tu affondi le unghie nelle mie cosce e mi scopi la minchia con la più calda e stringente delle gole e io schizzo, nel tuo esofago, sussultando, per poi togliertelo dalla bocca e baciarti profonda a suggellare che lo sforzo supremo di ingoiare la mia minchia insaporita dal tuo culo più fondo deve divenire condivisione estrema e assaggio il tuo sapore amaro e il mio sapore dolce, abbracciati in ginocchio, stretti nell'odore e nel sapore proibito e poi crolliamo, separati, sudati, ansimanti, assorti e storditi.

"Vai a Londra venerdì?" mi chiedi in un soffio.
"No, scende lei domani sera, sino a lunedì" ti rispondo asettico come un bollettino meteo.
Accendi due sigarette e fumiamo, stesi, ammirando il soffitto, affiancati come pali del telegrafo.  
Che ci faccio seduto su questa polveriera, su questo attraente arsenale atomico, che ci faccio?
Faccio il maschietto, ecco cosa ci faccio.
Spero di rinsavire.
Domani sera, magari.
Sì.

mercoledì 28 novembre 2012

Bastardo al midollo

Scendo a prendere un caffè in un tugurio di bar ripieno di salmonella e mucoviscidosi ed una barista castana coi capelli alle spalle mi inonda di denti sorridenti, avvolta nella sua maglia marrone aderente, con le maniche lunghe, da cui spuntano anterioremnte gli abbozzi naturali dei capezzoli ipertrofici (marketing rulez, Seth prendi nota), fasciata da un grembiule nero in abbinata ton-sur-ton con la mini di maglina e la calza/collant coprente che spara diretta, come uno svincolo autostradale, nella ciabatta infermieristica bianca, lisa di grigio e di sozzo.
Mi accoccolo al banco in posizione centrale, accanto a Mohamed, Kassam e Yussuf e la guardo insistente, nè più nè meno di quel che fanno gli amici magrebini dall'abbondante tempo libero.
All'altro capo del banco una scrofa di razza Durock li apostrofa volgare, trattandoli male, sbattendo sul banco le tazzine dei loro caffè, come se questi esseri alieni ed assai discutibili fossero tanto diversi da lei, mignotta inespressa e redditualmente improduttiva, se valutata lungo la sua vera vocazione meretricia.

Guardo la Susy che mi spia sbattendo manette e mi sussurra sorridente e bambina "Caffè?" ed io annuisco guardandola perchè, grazie al taglio renewed and reshaped, le si scopre una plica tra il collo e la spalla nella quale si annida la sacra catenina col Cristo sottile, probabile reliquia della Cresima o della Prima Comunione e ciò è estremamente estetico, estetico sino ai confini dell'erotismo seducente.
Sarà il contrasto del colore della pelle col marrone della maglia, sarà la capigliatura davvero graziosa, ma dal mio cuore plasmato nella merda più fetida si compone un sentimento umano non calcolato a tavolino e, mentre la rinnovata donzella appoggia la tazzina sul piattino, favorisco l'uscita di una frase che mi conforta udire pronunciata dalle mie labbra: "Ma sai che stai davvero bene? Ti valorizza il viso e gli occhi, proprio azzeccato il taglio, sei ancor più carina" che è un piccolo capolavoro di diplomazia che evita pas-faux del tipo "Ma sai che sei diventata bellissima" a rimarcare che prima non lo era affatto, oppure "Mamma mia, perchè non l'hai fatto prima" ad evidenziare un disgusto sopportato appena, dal quale l'intervento tricologico ha posto, finalmente, sollievo. Tutte verità omettibili.

Bastardo, Tazio, lo fai solo per chiavarla stasera e, tutto questo, è facile come rubare in chiesa.
D'altra parte la capponcella non è certo di difficile seduzione né, tantomeno, disdegna il Salamone Intrufolone, ma il punto focale non é certo questo. Il punto focale è lo sfruttamento superficiale di ignote emozioni di fondo. Emozioni sì ignote, ma desumibili, non fosse altro per il fatto che la capponcella genitale si guarda bene dal dichiararle, blindandole dietro ad un apparentemente maturo e robusto "Cazzi miei, me la vedo io" pronunciato più o meno così nell'ultima giunzione carnale del fine settimana.

Bastardo, Tazio, con la fila di Signore Puttane che stanno fuori a inumidirsi le ossa in attesa di un pubblico pagante con auto riscaldata, proprio oggi che il tuo Home Banking ti ha strizzato l'occhio e si è passato la lingua sulle labbra ammiccante al numero in basso a destra non più a tre cifre, ma a cinque, proprio oggi che è il giorno prima di domani che arriva la tua Troia Diletta gonfia di ormoni e voglie selvagge, proprio oggi, Taziobbastardo , non sai resistere alla voglia di vedere che effetto ti fa metterla a novanta, inculandola, con quei capelli castani corti.
Sei un bastardo, Tazio, la pagherai più cara di quello che costa.

"Ti va di mangiare qualcosa assieme, stasera?" le mormori appena, bastardodimmerda, con la cappella umida e odorosa che ti sguscia dal prepuzio, fottendone del Costa e dei ragazzi a cui hai detto che saresti uscito con loro, pezzodimmerda.
"Volentieri" risponde la capponcella, passando la lurida spugna sul lurido banco.
"Devi passare per casa?" chiedi inutilmente, pezzodimmerda, sapendo che la cappona è munita di cambio scopaiolo.
"No" e sorride, senza nemmeno curarsi di cosa, dove e quando sarà la fantomatica cena che, come nella più sozza delle conclamate tradizioni scopaiole di bassa corte, si tramuterà in una pizza a domicilio e, presto, appena avrai il tempo di fare una cazzo di spesa, in una pizza congelata, bastardo.

Sei un bastardo, Tazio. Ricordatelo. La pagherai cara.
Falla almeno stare bene per due ore.
Lei se lo merita.
Tu no.

Il mercoledì tronfio del tacchino orgoglione

Bonjour, bonjour, bonjour.
La mia fidanzata appartiene ad un mostro sacro di fama mondiale da pelle d'oca ed io sono fiero come un tacchino gonfio di mangime che non sa che tra poco qualcuno sarà ancor più fiero di lui ed in un modo che non apprezzerà sino in fondo.
Bene, molto bene, molto, ma molto bene.
E già qui il pezzo sarebbe completo.

Parlando di minchiate, invece, vorrei confermarvi, come da premesse, che nemmeno ieri sera ho introdotto il mio regale augello in alcun sacro foro di quella fine dicitrice, di quella colta avvocatessa, di quel capolavoro di finezza attraente che risponde ai vari nomi di Bocca, Mietta e Gipsyqueen.
Sempre in tema di scontate affermazioni, vorrei confermarvi che la vista del suo collo del piede appena intarsiato di erotiche vene, nudo da calze e collant ed affogato in calzature di davvero pregevole fattura, mi ha portato con la mente nella giungla selvaggia dove puzzolenti oranghi inchiumano puzzolenti oranghesse, traendone piacevole sollazzo di cui non esitano a comunicare l'intensità attraverso sgraziati, quanto liberatori, urli sonori.

Rimane un quesito per nulla peregrino: ma perchè cazzo perdo il mio tempo a farmi arrapare dalla giumenta sozza, che mi fa solamente odorare i liquami del suo estro, senza consentire la monta che sarebbe naturale conseguenza del calore di entrambi? Mistero gaudioso, al quale non mi oppongo, animato dalla strenua speranza che una bella sera ella vada denudando le pudende pelose (perchè ce le ha nere e pelose, diciamocelo) indicando con l'elegante indice inanellato il luogo, peraltro noto, della giunzione genitale.
Sono un inguaribile romantico, lo so, lo so.

Bene, giornata di pioggia merdea anche oggi, ma assai più sopportabile, specie in vista del ritorno della mia polpetta di culo in calore che domani sera alle ventitre toccherà il patrio suolo a bordo di un velivolo di nazionalità britannica. Che bei momenti, che belle sensazioni, che bella sega lunga e lubrificata mi sono tirato ieri sera sotto la copertina di tenero pile, nudo solo sotto, dimenandomi in calore come una cheerleader dalle voglie sozzette nel culo, che meraviglia eiaculare copioso sull'interno coscia con negli occhi una televendita ucraina e nella mente un polittico di colli di piede, culi, mani nella fica, tettine appuntite e sandali a ragnetto.
Che bel momento erotico, passato tra me e me, scosciandomi e aprendomi come una consumata bagascia d'avanspettacolo, mentre fuori la pioggia picchiettava sui vetri e la luce calda del mio merdoso salottino diffondeva quella serenità avvolgente che solo l'onanista impenitente sa apprezzare e degustare con sapiente perizia.

Per me è già weekend, guardate che vi dico, un weekend fatto di amore carnale e sentimentale, un weekend di full immersion tra le ovaie bollenti della mia fidanzatina adorabile, che tante soddisfazioni mi dà, sotto tuttissimi i punti di vista.
Che bello.

Che piova, cazzomenefrega.
Anzi, meglio.

martedì 27 novembre 2012

Pensierini umidi della serata da lupi

Vero tempo dimmerda. Era già buio alle tre, anzi, non è mai arrivata la luce, in questa cazzo di giornata.
Piove. Piove. Piove.
D'altra parte è novembre, c'è poco da fare.
Non ho ancora ricevuto notizie dalla Skizza, voglia dio che stia andando tutto bene, ma sì, va tutto bene di sicuro.
Ok, non pensiamoci.

Pensiamo piuttosto che stasera, con 'sto tempo dimmerda che chiamerebbe copertina, sega e cognac davanti alla televisione turca dai bei colori, mi agghindo come un coglione per uscire con la Donnaenigma, la Miettabocca, la Gipsyqueen della bassa, per andare a mangiare, ma che strano, una pizza ignorante condita da quattro bestemmie stoppate sul più bello della loro genuina conclusione, che le stimerei assai di più di tanti cantante e canta  e po' e poi.
Come si metterà giù, la nostra bella Bocca della bassa, stasera? Da guerriglia urbanputtanale di sicuro, tirata come uno scorreggione al fagiolo nostrano, tanto per schiaffeggiarmi e pormi attonito nel limbo degli archetipi, preda delle arpie psicosomatiche. Che cazzo frulla nella zucca a quella, solo domineddio lo sa. E vaben, assecondiamo, con ben stampata nella memoria RAM la massima da sempre vincente: perchè rimanere fermi, quando si può stare immobili?
E immobile sarò.

Che tempo dimmerda.
Ho attuato ogni sotterfugio, anche il più puerile, per non alzare il culo dalla sedia, oggi. E ci sono riuscito alla grande. Io odio uscire quando piove, d'inverno. In primavera ancora ancora, ma d'inverno zero, cassazione, kaputt. E così ho mandato in giro il mio fido scudiero, o forse sarebbe meglio chiamarlo il mio fido sculero, il Grande Costash, che è come una sorella, per me.
Bella lì Costa, che da qui a giovedì faremmo bene a ricavarci una seratina maschia per ripassare le gesta della Cuginatroia che a momenti scende e noi non vogliamo farci cogliere impreparati, eh no, eh no, eh no.
Oh, ma vi immaginate che razza di maialaio mettiamo in piedi appena la pelosetta odorosa varca un uscio a caso tra quello mio e quello del Costa che è come un fratello per me? Non mi sta la cappella nella pelle del cazzo.

Piove, che tempodimmerda e che seratadimmerda.
Meledetta Mietta, cazzo, almeno mi rendessi facile la vita e mi tirassi 'sto pompino, facendomi così dimenticare il meteo e invece no.
Potrei sempre tirarle il fat pack con una telefonata dell'ultimo minuto.
Ma se lo facessi violerei la regola, mi sarei mosso.
E invece io devo stare immobile.

Vabbè dai, prosciutteffunk, birrazza, ha-ha-ha, he-he-he, madò che tardi, ci sentiamo nei prossimi, grazie per la bellissima serata.
E, finalmente, sega sotto la copertina guardando i bei colori della TV turca.
Passerà, sì. Passerà.
La faremo passare, cazzomerda.

Sebastian Faena photographer


The Tazio's key


lunedì 26 novembre 2012

Lunedì di fuoco a Wall Street

Una bomba.
La Skizza è scesa col piede sbagliato dal letto, o forse con quello giusto, sì, con quello giusto. E' arrivata nell'ufficio maestro dell'agenzia di prestigio, ha beccato il suo capo che si accingeva ad andare in riunione con tutti, ma non con lei, lo ha placcato sull'uscio e gli ha detto a bruttomuso: amico caro, un'altra agenzia mi ha fatto un'offerta, molto allettante, molto polposa, ma io sono italiana e c'ho il senso della correttezza che tu, probabilmente, non hai. E quindi sono qui a dirti: ti interessa tenermi? Se sì a che condizioni? Perchè io non ho preso decisioni prima di parlartene, sappilo e apprezza. E il bel tomo, spiazzato, le ha detto entra un secondo e poi ha blaterato e lei ha riproposto i quesiti e lui ha guardato l'orologio ed ha detto: "Senti Chiara, in franchezza e con stima, quell'agenzia è prestigiosa quanto la nostra, accetta" e la Skizza infuriata, ma controllata, le ha detto di getto: e se chiudessimo qui i nostri rapporti?. Mi liquidi il conquibus sino alla fine del mese di dicembre e io schiodo in silenzio che nessuno se ne accorgerà mai? "Non si può" dice solenne il trombone britannico, "non saprei giustificare le uscite" ed allora la Chiaraspide ha tuonato, bene bello, allora considerami in permesso ogni volta che mi girano i coglioni, perchè devo sistemarmi la vita, mica posso farlo a margine delle tue giustificazioni di cassa ed ha ottenuto un "Questo si puà fare" infastidito e lei ha lasciato l'ufficio maestro, il palazzo e il quartiere, telefonando dalla stazione della metro all'altra agenzia prestigiosa, anticipando che accetta, ottenendo un appuntamento per domani alle quindici, per i dettagli del caso.

Minchia.
La Chiarezza mi salta da un mostro sacro ad un altro nel tempo di un rutto, che tosta, che femmina, che telaio.
La calendarisescion salta, va aggiornata, giovedì sera la Furia Britannica è a casa e ritorna sull'isola lunedì con comodo, con cambio di vestiti e altre amenità italiane. Travolgente, concentrata, seria, programmata, pianificata e pianificante, recante soluzioni.
L'aumento di stipendio (corposo, credetemi) renderà meno doloroso vivere e poi c'è in cantiere un'idea, l'idea che la Sheera, ve la ricordate l'indiana di Bristol?,  beh la Sheera sarebbe entusiasta di prendere in affitto una camera da noi, che dov'è non si trova. Bellalì Skiz, la Sheera è perfetta, schioda il weekend e pagherebbe bene, ottima idea, bene, bene, bene, corro il rischio di non incontrarla mai e durante la settimana la Skiz non sarebbe sola.

Minchia, da sposare 'sta Chiara.
Per dire, eh.
Ma vieni.