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sabato 1 dicembre 2012

Primodidicembre

onjour, è il primo di dicembre, si respira l'aria del Santo Natale e io spero di aver reso disgustoso quanto basta il layout del mio blog.
Che meraviglia, manca solamente la neve, quella dal cielo intendo, che sarebbe tutto soave e perfetto come in un film di Walt Disney.
C'è proprio tutto, la Skizza che dorme nuda sotto il piumone con la sua cascata di ricci che, mi annuncia, in settimana andrà a decapitare da tale Bobby, sul pavimento giace una culottina color lilla con l'elastico bianco ornato di mostriciattoli e il tassello interno ornato di una densa macchia beige disseccata, insomma i simboli del Santo Natale ci sono tutti.
Ed io, che sono pio come il Pulcino omonimo, ieri sera, non senza fatica, ho risolto il dilemma Vigilia-di-Natale-a-Casa-Bradford, con una salomonica decisione che fa contenta la botte, il vino e quella maiala sozza della moglie che gode a ubriacarsi e a farsi palpare dagli amici dell'oste.
Ebbene sì, amisgi du Natalansgi, il Tazio Internazionale accompagnerà la Skizza Internazionale al cenone della Vigilia in qualità di Fidanzato Ufficiale, compiendo un'autentica Blitzkrieg: partenza dalla TazCaverna alle ore uno sei punto tre zero del ventiquattro dicembre, arrivo stimato (ETA) ore  uno nove zero zero sul bersaglio, accenamento, scartamento, abbaciamento e poi, in prossimità delle ore due tre cinque zero, quando la cellula nemica si avvierà alla messa della mezzanotte, il commando risalirà a bordo del mezzo corazzato invertendo la rotta, con ritorno nella TazCaverna alle ore zero due tre zero (ETA) della mattina del venticinque dicembre.
Facil.
Molto bene, la Troiamadre non senza riluttanza e crisi epilettiche ha accettato, poichè le alternative poste dalla Skizzasangue erano due: o così o Pomì, ove per Pomì intendasi tuttiaffanculomifacciounagrigliatadicazzimieisenzadivoi ed allora, democraticamente, civilmente, signorilmente, la Troiamadre si è detta felice di ospitarmi in qualità di Fidanzato Ufficiale.
Cazzo che fatica vivere.
Ma è Natale! E' Natale!
Sul dopo siamo ancora incerti: o scappiamo a Cipro per qualche giorno, approfittando della generosa disponibilità dell'ennesima casa del Ruggi, oppure risaliamo a Londra oppure tutte e due. Ma tanto, tra di noi, problemi non ce ne sono mai.
Mai.
E torno a sottolineare, mai.
Buon Natale! Buon Natale!

venerdì 30 novembre 2012

Le novità della ninfoaccount che viene dall'Isola

Bonjour.
Un turbine riccio sconvolge le mie pianificazioni umide e padane. La National Insurance ha scritto alla casetta di Camden dicendo che mi vuole incontrare per chiacchierare amenamente con me al fine del rilascio del NIN, the National Insurance Number, che è la vera turnkey per lavorare a Londra. In certi momenti mi chiedo cosa cazzo io stia facendo, ma va bene, ci sarò, ci andrò, in fin dei conti l'ho fatta io la richiesta, mica il Mago Zurlì. Una volta in possesso del NIN e di una dimora fissa e dimostrabile (ce l'abbiamo, ce l'abbiamo) io mi posso muovere nel Regno di Sua Maestà con pari dignità di un Brummer o di un Burberry. Che Paese, che civiltà. Non scherzo.
La National Insurance gradirebbe sorseggiare un té con me il giorno giovedì 6 dicembre alle ore 11:00, per cui bisogna che ci vada, no way, altrimenti se canno quelli mi pisciano nel culo. Sto smanazzando come una massaia valdostana per spostare cose e cercare di restare su almeno sino a domenica 9, altrimenti è uno sbattone che non vi dico.

La Skiz attacca nella nuova megagenziaultragalattica il 2 gennaio preciso, ma la cosa bella è che non sanno ancora se la metteranno all'accounting od al planning, che hanno bisogno di un'assistente che parli in italiano in entrambe le divisioni. Stay tuned for further informations, they said. In ogni caso è dentro, è assunta, è della partita. C'ha un mese di prova e poi si formalizza l'indeterminato, non possiamo entrambi ancora crederci. Bravona la Chiarona, porcozzio, lasciatemelo dire.

Poi notizia da crepare la milza, ma non dirò assolutamente niente per una sacra scaramanzia che scioglierò solo quando le scodelle delle mie orecchie avranno sentito il brodo delle parole di un certo tizio che fa una certa cosa per una certa agenzia.
Silenzio, dimentica.

E' venerdì, il venerdì taziale, la Skiz è in giro con quel capolavoro di moralità che corrisponde al nome di Raffa, la deliziosa ninfetta mai dimenticata per i suoi Taziooooooo Tazioooooooo dooooormiiiiii di estiva memoria.
Brave, che brave, ma che brave, bravissime.
Continuo a smanazzare che se no mi si attacca la polenta alla teglia.
Ci si scrive ci si legge dopo.
Besitos.

giovedì 29 novembre 2012

Stop, dimentica

Bonsuar è giovedì sera, sul mio letto campeggiano bianche lenzuola fresche di bucato, l'aria non è viziata, il frigo ora ha una dotazione di sopravvivenza minima, il bar una dotazione di sopravvivenza plus, lo scatolino di cuoio una dotazione vegetale disseccata all'altezza delle aspettative. Oggi è giovedì, tutto è dimenticato, come siamo abituati noi bastardi zannuti, oggi è il giorno della soppravvenuta regolarità irregolare regolata, oggi torna la Chiaramazzone che fa vibrare la Londra bacchettona, oltre che la mia, di bacchettona.
Se ve ne sarà occasione dichiarerò l'accoppiamento ripetuto con Labarista, perchè da oggi la Siusy è Labarista e nulla più. Qualora necessario sono pronto a dichiarare, classificando la monta reiterata come succedaneo alla sega in salsa di rilassante THC. Sarò, in altre parole, bastardo sino in fondo, ma un signor bastardo stimabile, non una di quelle checchette del cazzo che fanno ficcarella e poi vanno a sciacquarsi cappella e coscienza nell'esistenza della propria partner.
Per cui stop, dimentica. Fatto.

Partirò questa sera alle ore ventuno e quarantacinque a bordo della mia (mia per dire, della loro, della società di leasing) rombante Mirzidis R350 4matic Lunga Allestimento America Interplanetary Luxury Nolimits Overtheimagination e mi proietterò all'aeroporto in cui, alle ore ventitre, salvo ritardi (impossibili per gli aviogetti di Sua Maestà), un aeromobile britannico toccherà il disastrato suolo della nostra disastrata patria ed io recupererò l'account junior più sessualmente sfrenata dell'emisfero nord del globo per portarla, sana e salva, nella mia fottuta tana a fare la nanna. Molto, ma molto, bello tutto ciò.

So già che non ritornerà lunedì, come da progetti, ma domenica sera, poichè la ninfoaccount ritiene che sia meglio non alzare troppa polvere, specie in considerazione dei benefici che ritiene, con stimabile perfidia, di poter ottenere in questo interregno forzato.   
Si apre il week end della pianificazione, il week end della perversione, il week end della pompetta e dei genitali femminili ipertrofici, il week end che ci spetta come premio assegnato alla nostra resistenza umana nei confronti dei percorsi sconnessi che dobbiamo affrontare.

Mi concentro su questo, dimenticando le comparse e salutando con un bacio la sorella che non ho mai avuto, ma che vorrei tanto intensamente avere.
Bonsuar.

Maschietto senza gloria

Che bel sedere, che bel sedere, che bel sedere, che bel sedere che c'hai e non riesco a smettere di dirtelo e di accarezzarti lieve quella pelle calda e liscia, mentre mi ipnotizzo dalla perfezione dell'immagine del mio cazzo venoso e lucido di umore appiccicoso che scivola dentro e fuori dalla tua fica mentre tu sorridi e emetti un "ahhh" di sollievo nel sentirmi nelle orecchie e nella fica, che bel sedere, che bel sedere e chiavo lento, scivolandoti sulla schiena per morderti il trapezio carnoso interrotto da quella plica sensuale e tu aspiri aria tra i denti mentre io affondo i miei, di denti, nella tua carne gustosa e scivolo dentro e fuori, duro come un masso, sussurrando che adoro chiavarti, perchè è dannatamente vero e il senso di colpa mi affligge, perchè dovrei violentarti trattandoti come un buco in cui sfogare il mio cazzo affamato e invece mi piaci, mi piace fondermi in te, mi piace il tuo odore di femmina, il tuo sapore, il tuo respiro, le tue reazioni dell'esatta intensità e nell'esatto momento in cui le vorrei, se potessi comandarle da me, ma poi, in fin dei conti, non le comando forse?, che bel sedere, che bel sedere e mi dici di scopartelo, mi dici che mi vuoi sentire nel sedere e io sguscio dalla viscida frittella di carne per infilare quasi senza sforzo il tortellino carnoso che cede, si apre, si schiude, mi strozza, lo forzo, tu mugoli addolorata e poi sfoci in un "sì" cupo e deliziato, un cupo sì di sollievo nel sentire che l'asta d'acciaio si infila risoluta nel tuo tenero intestino e stringi ritmica sentendo di più, facendomi sentire di più e incularti è la summa, l'arrivo, il traguardo, la corona, il trono, il soglio perfetto da varcare schiacciandoti sulle lenzuola che stringi tra le dita e le unghie mentre io mi assesto nel tuo retto con delicatezza assoluta, svangando e allargando quel buchino odoroso che diviene bucone bollente ed elastico e quando sento che l'aderenza è quella di un guanto di vitella, comincio il cammino profondo e la timida ritirata e guardo le tue unghie conficcate nelle lenzuola azzurrine a cui ti aggrappi persino con il morso dei denti che stringono in un sorriso estasiato ad occhi morigeratamente chiusi, mentre godo del calore del tuo budello erotico e ti palpo ovunque sussurrandoti che mi piaci da impazzire, che è vero, che è dannatamente e pericolosamente vero e tu forse ne godi più di quello che del paletto che ti conficco nella delicata morbidezza del tuo ano, sorridi, mugoli, ti aggrappi, mordi e il piacere ci scioglie come cera alla fiamma e spingo a fondo, facendoti mugolare, ti chiedo se godi e mi stordisci con un sì gutturale ed afono e io premo, sino in fondo, nei meandri, negli antri irrorati di sangue, negli anfratti glassati di feci del tuo tenero budello e abbandono i processi di relativizzazione delle circostanze e di paragone critico delle opportunità e dell'agire e ti chiavo felice, stoltamente gaudente, scriteriatamente attratto dalla tua carne bollente e liscia, vomitandoti nelle orecchie, con registro linguistico garbato e cruda scelta dei lemmi, che t'avrei aperto il culo appoggiata alla macchina del caffè, a pomeriggio, mentre tu in controcanto mi confessi che mi avresti fatto venire coi piedi, seduti al tavolino maestro e io spingo e tu gridi sorridente e gaudente a ogni colpo, supplicandomi di non venirti nel culo, poichè vuoi ingoiare il mio seme, proprio così, me lo dici con tanta delicatezza romantica che mi provochi una  scossa ferale, mortale, terminale, inopponibile e ti scivolo fuori dal culo facendoti male e ti giri di scatto, non ti curi da dove proviene quel cazzo rampante e lo ingoi affamata, dritto in gola, fondo da sforzo di vomito e io vengo e tu affondi le unghie nelle mie cosce e mi scopi la minchia con la più calda e stringente delle gole e io schizzo, nel tuo esofago, sussultando, per poi togliertelo dalla bocca e baciarti profonda a suggellare che lo sforzo supremo di ingoiare la mia minchia insaporita dal tuo culo più fondo deve divenire condivisione estrema e assaggio il tuo sapore amaro e il mio sapore dolce, abbracciati in ginocchio, stretti nell'odore e nel sapore proibito e poi crolliamo, separati, sudati, ansimanti, assorti e storditi.

"Vai a Londra venerdì?" mi chiedi in un soffio.
"No, scende lei domani sera, sino a lunedì" ti rispondo asettico come un bollettino meteo.
Accendi due sigarette e fumiamo, stesi, ammirando il soffitto, affiancati come pali del telegrafo.  
Che ci faccio seduto su questa polveriera, su questo attraente arsenale atomico, che ci faccio?
Faccio il maschietto, ecco cosa ci faccio.
Spero di rinsavire.
Domani sera, magari.
Sì.

mercoledì 28 novembre 2012

Bastardo al midollo

Scendo a prendere un caffè in un tugurio di bar ripieno di salmonella e mucoviscidosi ed una barista castana coi capelli alle spalle mi inonda di denti sorridenti, avvolta nella sua maglia marrone aderente, con le maniche lunghe, da cui spuntano anterioremnte gli abbozzi naturali dei capezzoli ipertrofici (marketing rulez, Seth prendi nota), fasciata da un grembiule nero in abbinata ton-sur-ton con la mini di maglina e la calza/collant coprente che spara diretta, come uno svincolo autostradale, nella ciabatta infermieristica bianca, lisa di grigio e di sozzo.
Mi accoccolo al banco in posizione centrale, accanto a Mohamed, Kassam e Yussuf e la guardo insistente, nè più nè meno di quel che fanno gli amici magrebini dall'abbondante tempo libero.
All'altro capo del banco una scrofa di razza Durock li apostrofa volgare, trattandoli male, sbattendo sul banco le tazzine dei loro caffè, come se questi esseri alieni ed assai discutibili fossero tanto diversi da lei, mignotta inespressa e redditualmente improduttiva, se valutata lungo la sua vera vocazione meretricia.

Guardo la Susy che mi spia sbattendo manette e mi sussurra sorridente e bambina "Caffè?" ed io annuisco guardandola perchè, grazie al taglio renewed and reshaped, le si scopre una plica tra il collo e la spalla nella quale si annida la sacra catenina col Cristo sottile, probabile reliquia della Cresima o della Prima Comunione e ciò è estremamente estetico, estetico sino ai confini dell'erotismo seducente.
Sarà il contrasto del colore della pelle col marrone della maglia, sarà la capigliatura davvero graziosa, ma dal mio cuore plasmato nella merda più fetida si compone un sentimento umano non calcolato a tavolino e, mentre la rinnovata donzella appoggia la tazzina sul piattino, favorisco l'uscita di una frase che mi conforta udire pronunciata dalle mie labbra: "Ma sai che stai davvero bene? Ti valorizza il viso e gli occhi, proprio azzeccato il taglio, sei ancor più carina" che è un piccolo capolavoro di diplomazia che evita pas-faux del tipo "Ma sai che sei diventata bellissima" a rimarcare che prima non lo era affatto, oppure "Mamma mia, perchè non l'hai fatto prima" ad evidenziare un disgusto sopportato appena, dal quale l'intervento tricologico ha posto, finalmente, sollievo. Tutte verità omettibili.

Bastardo, Tazio, lo fai solo per chiavarla stasera e, tutto questo, è facile come rubare in chiesa.
D'altra parte la capponcella non è certo di difficile seduzione né, tantomeno, disdegna il Salamone Intrufolone, ma il punto focale non é certo questo. Il punto focale è lo sfruttamento superficiale di ignote emozioni di fondo. Emozioni sì ignote, ma desumibili, non fosse altro per il fatto che la capponcella genitale si guarda bene dal dichiararle, blindandole dietro ad un apparentemente maturo e robusto "Cazzi miei, me la vedo io" pronunciato più o meno così nell'ultima giunzione carnale del fine settimana.

Bastardo, Tazio, con la fila di Signore Puttane che stanno fuori a inumidirsi le ossa in attesa di un pubblico pagante con auto riscaldata, proprio oggi che il tuo Home Banking ti ha strizzato l'occhio e si è passato la lingua sulle labbra ammiccante al numero in basso a destra non più a tre cifre, ma a cinque, proprio oggi che è il giorno prima di domani che arriva la tua Troia Diletta gonfia di ormoni e voglie selvagge, proprio oggi, Taziobbastardo , non sai resistere alla voglia di vedere che effetto ti fa metterla a novanta, inculandola, con quei capelli castani corti.
Sei un bastardo, Tazio, la pagherai più cara di quello che costa.

"Ti va di mangiare qualcosa assieme, stasera?" le mormori appena, bastardodimmerda, con la cappella umida e odorosa che ti sguscia dal prepuzio, fottendone del Costa e dei ragazzi a cui hai detto che saresti uscito con loro, pezzodimmerda.
"Volentieri" risponde la capponcella, passando la lurida spugna sul lurido banco.
"Devi passare per casa?" chiedi inutilmente, pezzodimmerda, sapendo che la cappona è munita di cambio scopaiolo.
"No" e sorride, senza nemmeno curarsi di cosa, dove e quando sarà la fantomatica cena che, come nella più sozza delle conclamate tradizioni scopaiole di bassa corte, si tramuterà in una pizza a domicilio e, presto, appena avrai il tempo di fare una cazzo di spesa, in una pizza congelata, bastardo.

Sei un bastardo, Tazio. Ricordatelo. La pagherai cara.
Falla almeno stare bene per due ore.
Lei se lo merita.
Tu no.

Il mercoledì tronfio del tacchino orgoglione

Bonjour, bonjour, bonjour.
La mia fidanzata appartiene ad un mostro sacro di fama mondiale da pelle d'oca ed io sono fiero come un tacchino gonfio di mangime che non sa che tra poco qualcuno sarà ancor più fiero di lui ed in un modo che non apprezzerà sino in fondo.
Bene, molto bene, molto, ma molto bene.
E già qui il pezzo sarebbe completo.

Parlando di minchiate, invece, vorrei confermarvi, come da premesse, che nemmeno ieri sera ho introdotto il mio regale augello in alcun sacro foro di quella fine dicitrice, di quella colta avvocatessa, di quel capolavoro di finezza attraente che risponde ai vari nomi di Bocca, Mietta e Gipsyqueen.
Sempre in tema di scontate affermazioni, vorrei confermarvi che la vista del suo collo del piede appena intarsiato di erotiche vene, nudo da calze e collant ed affogato in calzature di davvero pregevole fattura, mi ha portato con la mente nella giungla selvaggia dove puzzolenti oranghi inchiumano puzzolenti oranghesse, traendone piacevole sollazzo di cui non esitano a comunicare l'intensità attraverso sgraziati, quanto liberatori, urli sonori.

Rimane un quesito per nulla peregrino: ma perchè cazzo perdo il mio tempo a farmi arrapare dalla giumenta sozza, che mi fa solamente odorare i liquami del suo estro, senza consentire la monta che sarebbe naturale conseguenza del calore di entrambi? Mistero gaudioso, al quale non mi oppongo, animato dalla strenua speranza che una bella sera ella vada denudando le pudende pelose (perchè ce le ha nere e pelose, diciamocelo) indicando con l'elegante indice inanellato il luogo, peraltro noto, della giunzione genitale.
Sono un inguaribile romantico, lo so, lo so.

Bene, giornata di pioggia merdea anche oggi, ma assai più sopportabile, specie in vista del ritorno della mia polpetta di culo in calore che domani sera alle ventitre toccherà il patrio suolo a bordo di un velivolo di nazionalità britannica. Che bei momenti, che belle sensazioni, che bella sega lunga e lubrificata mi sono tirato ieri sera sotto la copertina di tenero pile, nudo solo sotto, dimenandomi in calore come una cheerleader dalle voglie sozzette nel culo, che meraviglia eiaculare copioso sull'interno coscia con negli occhi una televendita ucraina e nella mente un polittico di colli di piede, culi, mani nella fica, tettine appuntite e sandali a ragnetto.
Che bel momento erotico, passato tra me e me, scosciandomi e aprendomi come una consumata bagascia d'avanspettacolo, mentre fuori la pioggia picchiettava sui vetri e la luce calda del mio merdoso salottino diffondeva quella serenità avvolgente che solo l'onanista impenitente sa apprezzare e degustare con sapiente perizia.

Per me è già weekend, guardate che vi dico, un weekend fatto di amore carnale e sentimentale, un weekend di full immersion tra le ovaie bollenti della mia fidanzatina adorabile, che tante soddisfazioni mi dà, sotto tuttissimi i punti di vista.
Che bello.

Che piova, cazzomenefrega.
Anzi, meglio.

martedì 27 novembre 2012

Pensierini umidi della serata da lupi

Vero tempo dimmerda. Era già buio alle tre, anzi, non è mai arrivata la luce, in questa cazzo di giornata.
Piove. Piove. Piove.
D'altra parte è novembre, c'è poco da fare.
Non ho ancora ricevuto notizie dalla Skizza, voglia dio che stia andando tutto bene, ma sì, va tutto bene di sicuro.
Ok, non pensiamoci.

Pensiamo piuttosto che stasera, con 'sto tempo dimmerda che chiamerebbe copertina, sega e cognac davanti alla televisione turca dai bei colori, mi agghindo come un coglione per uscire con la Donnaenigma, la Miettabocca, la Gipsyqueen della bassa, per andare a mangiare, ma che strano, una pizza ignorante condita da quattro bestemmie stoppate sul più bello della loro genuina conclusione, che le stimerei assai di più di tanti cantante e canta  e po' e poi.
Come si metterà giù, la nostra bella Bocca della bassa, stasera? Da guerriglia urbanputtanale di sicuro, tirata come uno scorreggione al fagiolo nostrano, tanto per schiaffeggiarmi e pormi attonito nel limbo degli archetipi, preda delle arpie psicosomatiche. Che cazzo frulla nella zucca a quella, solo domineddio lo sa. E vaben, assecondiamo, con ben stampata nella memoria RAM la massima da sempre vincente: perchè rimanere fermi, quando si può stare immobili?
E immobile sarò.

Che tempo dimmerda.
Ho attuato ogni sotterfugio, anche il più puerile, per non alzare il culo dalla sedia, oggi. E ci sono riuscito alla grande. Io odio uscire quando piove, d'inverno. In primavera ancora ancora, ma d'inverno zero, cassazione, kaputt. E così ho mandato in giro il mio fido scudiero, o forse sarebbe meglio chiamarlo il mio fido sculero, il Grande Costash, che è come una sorella, per me.
Bella lì Costa, che da qui a giovedì faremmo bene a ricavarci una seratina maschia per ripassare le gesta della Cuginatroia che a momenti scende e noi non vogliamo farci cogliere impreparati, eh no, eh no, eh no.
Oh, ma vi immaginate che razza di maialaio mettiamo in piedi appena la pelosetta odorosa varca un uscio a caso tra quello mio e quello del Costa che è come un fratello per me? Non mi sta la cappella nella pelle del cazzo.

Piove, che tempodimmerda e che seratadimmerda.
Meledetta Mietta, cazzo, almeno mi rendessi facile la vita e mi tirassi 'sto pompino, facendomi così dimenticare il meteo e invece no.
Potrei sempre tirarle il fat pack con una telefonata dell'ultimo minuto.
Ma se lo facessi violerei la regola, mi sarei mosso.
E invece io devo stare immobile.

Vabbè dai, prosciutteffunk, birrazza, ha-ha-ha, he-he-he, madò che tardi, ci sentiamo nei prossimi, grazie per la bellissima serata.
E, finalmente, sega sotto la copertina guardando i bei colori della TV turca.
Passerà, sì. Passerà.
La faremo passare, cazzomerda.

Sebastian Faena photographer


The Tazio's key


lunedì 26 novembre 2012

Lunedì di fuoco a Wall Street

Una bomba.
La Skizza è scesa col piede sbagliato dal letto, o forse con quello giusto, sì, con quello giusto. E' arrivata nell'ufficio maestro dell'agenzia di prestigio, ha beccato il suo capo che si accingeva ad andare in riunione con tutti, ma non con lei, lo ha placcato sull'uscio e gli ha detto a bruttomuso: amico caro, un'altra agenzia mi ha fatto un'offerta, molto allettante, molto polposa, ma io sono italiana e c'ho il senso della correttezza che tu, probabilmente, non hai. E quindi sono qui a dirti: ti interessa tenermi? Se sì a che condizioni? Perchè io non ho preso decisioni prima di parlartene, sappilo e apprezza. E il bel tomo, spiazzato, le ha detto entra un secondo e poi ha blaterato e lei ha riproposto i quesiti e lui ha guardato l'orologio ed ha detto: "Senti Chiara, in franchezza e con stima, quell'agenzia è prestigiosa quanto la nostra, accetta" e la Skizza infuriata, ma controllata, le ha detto di getto: e se chiudessimo qui i nostri rapporti?. Mi liquidi il conquibus sino alla fine del mese di dicembre e io schiodo in silenzio che nessuno se ne accorgerà mai? "Non si può" dice solenne il trombone britannico, "non saprei giustificare le uscite" ed allora la Chiaraspide ha tuonato, bene bello, allora considerami in permesso ogni volta che mi girano i coglioni, perchè devo sistemarmi la vita, mica posso farlo a margine delle tue giustificazioni di cassa ed ha ottenuto un "Questo si puà fare" infastidito e lei ha lasciato l'ufficio maestro, il palazzo e il quartiere, telefonando dalla stazione della metro all'altra agenzia prestigiosa, anticipando che accetta, ottenendo un appuntamento per domani alle quindici, per i dettagli del caso.

Minchia.
La Chiarezza mi salta da un mostro sacro ad un altro nel tempo di un rutto, che tosta, che femmina, che telaio.
La calendarisescion salta, va aggiornata, giovedì sera la Furia Britannica è a casa e ritorna sull'isola lunedì con comodo, con cambio di vestiti e altre amenità italiane. Travolgente, concentrata, seria, programmata, pianificata e pianificante, recante soluzioni.
L'aumento di stipendio (corposo, credetemi) renderà meno doloroso vivere e poi c'è in cantiere un'idea, l'idea che la Sheera, ve la ricordate l'indiana di Bristol?,  beh la Sheera sarebbe entusiasta di prendere in affitto una camera da noi, che dov'è non si trova. Bellalì Skiz, la Sheera è perfetta, schioda il weekend e pagherebbe bene, ottima idea, bene, bene, bene, corro il rischio di non incontrarla mai e durante la settimana la Skiz non sarebbe sola.

Minchia, da sposare 'sta Chiara.
Per dire, eh.
Ma vieni.

Tupperware e tè della scopa

"Ohimò, ma che fine hai fatto? Sarai mica partito per Londra di nuovo senza dirmelo eh?" squilla l'avvocatessa Mietta dall'altro capo del parlàfono ed io, a mia volta, squittisco un "Carissima! Che piacere! Oddio scusami sono un mostro, lo so, ma sono talmente incasinato col lavoro che… pensa che ho lavorato tutta ieri…" e sortisco un "Ma lo so, lo so, ho immaginato, tranquillo, piuttosto dimmi come stai".

Come sto.
Ma direi che sto bene, infangato nella merda che paio adorare, allettato da azioni da tupamaros d'oltre Manica, pieno di sogni che si infrangeranno nel novanta per cento dei casi, ma la fortuna vuole che se anche solo il dieci per cento andasse in porto sarei soddisfatto.
Poi ci sei tu che vorrei chiavarti fino a farti convertire alla religione Caambriddish e che invece mi smorzi il cazzo, come dice l'impareggiabile Busi, ma me ne farò una ragione stazionando alla finestra, che sia mai che si capisca che cazzo cerchi da me.
No, non gliel'ho detto, ma l'ho pensato tanto tanto intensamente, con il cuore e con la mente, come se lei fosse qui.

"T'avrei detto mangiamo una pizza ignorante stasera, ma invece son bloccata in ufficio fino a quando il diocantante dice basta che è successo un casino che non ti dico, 'sti stronzi rottinculo figli di una troia albanese" e alla parola 'albanese' mi si para negli occhi il luminoso autogrill di Razzo Cambrillo che mi distrae un po' dalla dotta conversazione.
"Tranquilla Mietta, che lo sai che tra di noi anche all'ultimo minuto va bene, magari facciamo per domani sera" che mentre lo dico mi chiedo perchè cazzo TRA DI NOI debba andare bene 'sta cosa, manco avessi visionato le macchie sul  tassello interno del suo perizoma dopo una lunga giornata lavorativa, mah.
"Massì dai, porcodue, domani sera son anche meno sudata, ci sentiamo verso le cinque?" massì sentiamoci, porcodue e madonnatrois, che però il fatto che sei meno sudata mi scazza il cazzo, ma con te va così e allora che tè della scopa con annessi Tupperware sia.
Ma che strana 'sta fogna di femmina.
Mi attizza.

Pizza colta con polvere di George Michael compilation

Piazza Armageddon con tutto e la Susy in accappatoio rosa confetto, coi capelli bagnati, mi confessa che domani la parrucchiera interverrà sulla spaghettata inguardabile rendendola nuovamente del colore originale, nonché apportando un sostanziale reshape all'haircut e io annuisco cosciente che non me ne può fottere di meno.

George Michael compilation che tossisce la polvere della sua anacronistica collocazione stilistica e la Susy cavalca selvaggia con le mammelle ipnotiche che dondolano pericolosamente, al punto di farmi temere che in quel sussultare paradossale, una possa strapparsi dalla pelle e floppare sul pavimento come un sacchetto ripieno di ricotta.

La stringo a me e sbatto di bacino sentendola gemere, zuppa come una zuppa inglese, profumata di bagnoschiuma aroma therapy viola che l'ho visto nella doccia andando a pisciare e mi piace chiavarla, così carnea e così calda e liscia, non posso negarlo, non posso trincerarmi dietro al disprezzo, ma devo essere onesto intellettualmente, me lo impongo, forse un po' glielo devo, lo devo a lei che si prodiga a farmi godere e ci riesce in una maniera sublime e considero che scappare a Londra necesse est, perchè questa porca suprema mi fa troppo godere e potrei passare settimane a letto con lei a condividere l'odore dei nostri liquami, anche se stasera è profumata come l'aria di montagna.

Pizza colta.
Assenza di discorsi, perchè la Susy non è stupida ed ha capito che il suo essere brillante mi urta i nervi ed allora tace, sussurra cose basiche, sussurra gentilezze, si spinge nel più e nel meno prediligendo il meno e io le lecco estasiato i piedi menandomi il cazzo e mi corre l'obbligo di ricondurle la memoria a quella volta, la prima che ci vedemmo, quando io le feci i complimenti per la bellezza rara dei suoi piedi e lei mi rispose con un assurdo pistolotto antifetiscista e lei mi risponde che sì, che se lo ricorda bene e che quella fu una reazione, una reazione spontanea, perchè in realtà di avere dei bellissimi piedi lo sapeva eccome, ma da me, che le ero piaciuto tantissimo da subito, avrebbe desiderato solamente che le dicessi che era bella lei e non solo i suoi piedi.

E aveva ragione.
Pizza molto colta.

Domenica, pulizie

Intensa domenica di bozzetti, disegni, prove, scelte colore, ridisegni, esperimenti, idee, ma se facessi, no meglio di no, così assomiglia troppo alla roba di, eccoci, eccoci, sì così, c'è da lavorarci, ma mi piace, con sotto la giusta musichetta, caffettini, caldino, fuori è merda, bene così, poi skype con la Skiz, oh guarda qua cosa dici, dico che, hai ragione, come stai?, benino dai, reggi che fra qualche giorno salgo, ti amo, anche io, poi si fanno le quattro e mi rompo i coglioni e dico che basta e chiudo la baracca che son qui dalle nove e scendo, sereno, rilassato, dinoccolato, molto fico, anzi bellissimo.

Scendo e svolto a sinistra, che la Mirzidis l'ho parcheggiata laggiù e l'occasione mi porta davanti alla vetrina del Vomit Paradise dove, stranamente, le tapparelline sono giù e la luce dentro è accesa e allora busso, ma poi mi pento, metti che è dentro con qualcuno, metti che dentro invece c'è la Sognasugna che non la voglio incontrare nemmeno se mi pagano e mentre mi pento e mi dolgo si apre la porta e mi si para davanti la Siusycleaning, in una mise davvero bizzarra, Crocs, leggins, camice azzurro e capelli arrotolati col forchettone sulla sommità del cranio, come è di moda servire gli spaghetti oggi, che me lo dice sempre Alessandro Borghese.

"Vieni dentro che ti faccio un caffè" e la guardo e cedo, ispirato dal trend ultracool del momento che vede Razzo Cambrillo in testa alla hit parade degli sturbi del momento, con la spazzona segaiolopompinara albanese e quel camice mi ricorda pure un role play di una notte con la Frank e mentre lei scula verso l'apertura del banco la placco e con la voce di Freddy Kruger le dico che io, adesso, mi vado a fare un giretto di dieci minuti e quando torno la voglio trovare solo col camice spazzone addosso e guai se si rinfresca anche solo un lobo auricolare e lei si intorbidisce e dice che va bene e io, col cazzo già scappellato, esco e passeggio, nell'umido padano autunnale e conto i secondi come un paranoide in piena crisi e chi dice che poi, alla fine, io non lo sia per davvero.

Va detto col suo nome, va detto senza poetica licenza volta a definire l'entità con parole gentili, va detto con la crudità propria del momento erotico bizzarro, va detto senza vergogna, va detto con chiarezza nitida che la Susy puzzava, puzzava di sudore, di piedi, di culo e di fica pisciata, puzzava intensa, le ascelle africane acide, puzzava intensa, quasi soffocante, a tratti rivoltante persino per me, feticista del puzzo di femmina, puzzava di bestia e di stalla e il cazzo mi tirava talmente da colorarsi di viola e abbiamo chiavato come animali, nudi, nel bar vomitevole, le ho leccato ogni luogo puzzolente, fottendola come meritava e come sognava, piegandola ovunque, dietro al banco, sul banco, sui tavoli, per terra, ficcando come un maglio metalmeccanico maschio, sbattendo come l'onda quando il cielo è scuro, impastando le carni maiale, sbavando con lei, condividendo saliva, gocce limpide di cazzo, muco filante e dolcissimo, viscido sudore fetido tra le dita dei piedi, sborra e umori anali.

Suprema chiavata.

***

Nudi, al tavolino in pole position, sorbiamo un caffè.
Lei siede come se fosse vestita, le gambe accavallate, il piede divino che penzola e le dita che, qui e lì, si muovono in una ola spontanea.
Non parliamo di nulla, che è un compromesso fantastico.
"Che programmi hai?" le chiedo accendendo una Marlboro.
"Devo pulire qui, che sono indietrissimo adesso" sussurra quasi umana, fiaccata.
"E dopo?" incalzo che non so nemmeno io il perchè.
"Vuoi che prendiamo due pizze e le mangiamo da me?" mi chiede pleonastica.

Perchè no.    
A me la pizza piace molto, d'accordo.

domenica 25 novembre 2012

Il sabato della consapevolezza

Il profilarsi di un sabato sera qualunque, probabilmente noioso, sicuramente corto, di quelli da passare veloci, tracannando un paio di bicchieri di vino per poi schiantarmi su un canale turco dai bei colori non mi spaventava affatto, poichè sono permeato ed intriso di rotte e mete e, quindi, la tappa contingente non assume più il sapore essenziale di un tempo in cui erigevo il presente a risultato finale.

Ore ventidue e trentasette, nel winebar affollato mille facce note e meno note, ma poi arriva il Costa, che è come un fratello per me,  accompagnato da due improbabili bimbeminkia dall'appeal sessuale pari a quello della falciatrice del Guazzaloca, che mi invita ad un appuntamento infernale in una discoteca discarica ed io dico no, no grazie Costina del mio cuor, ma anche il Tazio ha un punto di arresto e vai tranquillo, ci sentiamo domani e lui, con la sua corte dei miracoli masticante caucciù alla fragola radioattiva, si incammina verso i paradisi artificiali promessi dalle due bambi di peluche cinese tossico che la danno via come se non fosse manco loro.

Staziono e leggo il Carlino nell'angolo dei dimenticati, che di per sè è pratica ardua in mezzo al tumulto della gioventù spensierata, quando d'incanto, materializzatasi probabilmente dal bidoncino del rusco sotto il bancone, mi si para innanzi la Siusy in tutto lo splendore della spaghettata aglio e olio versata in testa, avvolta in una ecopelliccia leopardata da cui spuntano le gambe ignude terminanti in due stivaletti del cazzo lasciati aperti, palesemente ubriaca, o drogata, o tutte e due le cose.
"Ciao bell'uomo cosa fai?" mi chiede melliflua come il Sobrepin Tosse ed io la osservo ed in un lampo il manager spietato che è in me fa due conti e si dice che una troia quella sera sarebbe un costo puro, indetraibile ed indeducibile e non inscrivibile tra i cespiti ammortizzabili e poi, considerata la ristrettezza di liquidità, sarebbe immorale destinare dei fondi alla ficcagione nel momento in cui si sacrifica la salita al paradiso londinese, fermo restando che la ficcagione, per quanto insoddisfacente, si pone sempre ad un livello superiore alla segagione e quindi, applicando le regole base del problem solving, individuo nella Siusytroia la soluzione low cost e così, nel fotogramma successivo, le sto mangiando il buco del culo sul mio letto, con lei che si dimena e gorgheggia piacere animale.

Odore, odore di genitali, di ano, di intestino, caldi e dilatati, odore di corpo, di carne, di sudore controllato, di lurido, calda pelle liscia, volgare, oscena, con quella macchia blu di una botta sulla coscia, la pelle gialla delle piante dei piedi, il muscolo scuro luccicante di saliva, la ricrescita sciatta dei peli del pube, odore, piacere, calore, le dita dei piedi nodose e robuste, la carne tremula intarsiata di rassicurante cellulite sensuale e materna, i capezzoli crespi e sparati di fuori, le sporte carnose e morbide, liquide, i capelli disposti a shangai ovunque, l'arco di schiena erotica proteso a spingere in fuori l'area sacra che cela i buchi destinati al dio cazzo, le entro dentro e mi scotto l'uccello dal calore sublime che sprigiona la sua pubblica fica gonfia di voglia animale e vengo percorso da un brivido mitragliante che mi corre dalla cappella sin sotto i coglioni e si spara nel nervo spinale e mi percuote la nuca e mi inonda il cervello ed appena è passato lo sballo iniziale, che le impasto la cula divina chiavando come un porco affamato, rivelo a me stesso, con sincera ed apprezzabile onestà intellettuale, che quella vacca schifosa, quella disprezzabile nullità esistenziale, mi provoca piaceri sì intensi da mandarmi nell'orbita esterna del pianeta Zitrone e mentre sento l'uccello scivolare nel viscido muco delizioso mi appiccico alla sua schiena palpandole le mammelle di scrofa nutrice e le mormoro all'orecchio sozzure e complimenti assai più elevati ed estesi di quanto sia l'effettiva realtà e godo dei suoi denti bianchi che spuntano dal molle sorriso e le chiedo di dirmi quanto le piaccia prendere il mio cazzo ed è un trionfo, un florilegio di semplici luride frasi piacevoli e sento il cazzo duro sino alle vertebre lombari, mentre mi rivela elementari voglie improvvise che la colgono nel vomitevole bar quando entro, la voglia di farsi chiavare davanti a tutti, mortificandoli, sferzandoli dicendo loro che è inutile, perfettamente inutile, che cerchino di chiavarla, perchè lei è adusa al massimo e non sa che farsene dei loro meschini e tristi cazzetti, perchè è la mia la Minchia Suprema che la fa godere e mentre la lascio vomitare le sue appetitose e turpi fantasie, le piazzo nel culo il Grancazzo, spingendo forte, facendola urlare di dolore e poi di piacere e l'odore, il profumo del culo aperto, l'odore di stalla e di bestia e lei mi dice che sente che viene e io la voglio schiacciare nella mortificazione e nel fango e le chiedo, le impongo, le ordino di bestemmiare quando viene e la cosa la sublima, la esalta di lercio, la arrapa da bestia e di lì a poco sgorga il porcodio vengo, ripetuto, reiterato, variato in diocane, modulato in porcamadonna, che mi soddisfa, non tanto per l'offesa sacra, che è tema avulso dal contesto e di mio nullo interesse, quanto per la perdita di ogni controllo e ciò è semplicemente sublime per la bestia che dentro di me sente l'esigenza di sfamarsi dello sfascio morale della Susy, sfascio che non proviene dal prendere mille cazzi alla volta, ma dall'abbandonare ogni ormeggio sicuro per navigare nel mare procelloso fidandosi di un capitano pazzo e forse pericoloso.

***

"Susy, tu lo sai che sono fidanzato vero?"
"Sì, con quella ragazza coi capelli ricci, giusto?"
"Sì, esatto. Te ne parlo perchè vorrei che tutto fosse chiaro, mi capisci?"
"Beh lo so da un pezzo, cos'è che deve essere chiaro?"
"Deve essere chiaro che, se a un certo momento, questo gioco dovesse farti del male, io non voglio fartene"
e mi chiedo perchè cazzo mi inerpico lungo questo inutile cammino faticoso che contiene nella sua essenza la più grande vigliaccata maschile.
"Tazio, veh che io, nonostante tutto quello che si dice in giro, che lo so eh cosa gira, non sono mica una troia che va con tutti eh. Te a me mi piaci un casino, ma son cazzi miei gestire la faccenda, per cui dormi sereno, va bene così, non ti preoccupare." e mi bacia sulla guancia ed io mi ripulisco la mente e mi dico che sì, che è un'oggettività, una concreta realtà, una precisa circostanza ed un aspetto non trascurabile il fatto che io sono, senza tema di smentita, un gran pezzo di merda.