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sabato 5 gennaio 2013

Aperitivazzo

C'è il sole, c'è la piazza, c'è la gente, c'è la ressa, c'è la messa, c'è il Tazio Superstar in versione Belledannato, c'è la Carla di lana vestita che mi fa venire in mente che è la lana che copre, ma è la penna che sveste e mi chiedo la Bella Giuliazza Porcazza Arginazza che cazzo di fine del cazzo avrà fatto, ma poi ragionevolmente me ne chiavo e mi concentro sulla Carla che non è male e no e no e no, anche se strategicamente s'è paludata in una guisa tale da scoprire solo le mani e la fazza, ma secondo me è una bella porcazza, ma poi già lo so, per averla letta nella chattazza e ammirata nelle fotazze di Facebook e quel che mi piace è che, nonostante le rivelazioni pornografiche della notte precedente, la Carlazza è a suo agio e ride e scherza e, a parte gli scherzi, è persona piacevole e per nulla impiccata a cazzate e mistificazioni pietose, lei alla notte c'era e che male c'è.

Cosa bevi? Quello che bevi tu, io bevo un Americano, allora due, due Americani Olly, ma senti e allora? E allora niente, tutto bene e sorride e mi guarda con quei begli occhi verdi e mi chiedo come mai l'ho risparmiata, al liceo, come bersaglio di sega e non lo so, forse trasudava sfiga, chi lo sa?, però oggi mi pare che trasudi figa e c'ho voglia di esplorarle lo sfintere stasera che, tra l'altro, mi consentirebbe dei bei risparmi, perchè l'andare a troie costa, di riffa o di raffa e poi alzo gli occhi e la vedo laggiù, la Raffa, ma lei non mi vede e penso al ticket che le ha lasciato la Chiara e mi dico che devo farmi un nodo allo scroto e ricordarmi di coltivare la bella porchetta saffoamica del mio amore che, onestamente, tra la Carla porcagee e la Raffa youngslut prenderei la seconda, specie considerando che l'articolo lo conosco e non è male per niente, no.

Ma sono un signore e al momento c'ho qui la Carlazza, coi suoi bei capelli biondo ramato taglio boy che sta davvero benone e mi chiedo se c'avrà lo smalto su quei piedi che li trovo davvero aggraziati dalla fotazza di FB, ma poi mi faccio un richiamo formale, perchè m'accorgo che la Carla mi sta parlando ed io ho aperti, contemporaneamente, i task Raffa, Nadine, piedi, chiavare, Chiara e tette Olivia che con soli otto giga di ram mi hanno escluso l'audio e questo è pericoloso, così chiudo la finestra Olivia e Raffa e riesco a sentire l'intonazione della voce e posso cogliere quando cadono i punti di domanda e però è pericolosissimo e allora attuo la manovra di recupero d'emergenza tangosedici e d'improvviso, così, per spezzare l'ignoto del suo discorso che ignoro, le poggio garbatamente la mano sulla sua e esordisco con la strambata "Scusa se ti interrompo, Carla, ma quello là, quello col cappotto grigio, non è mica il professor Andolfati?" e getto la Bella Signora nel panico della consultazione archivio mnemonico e quindi partenza! "Andolfati?" - "Massì, ma te non ce l'avevi mica?" - "Andolfati, Andolfati… no, ma cosa insegnava?" - "Matematica" - "No, io avevo la Santini" - "Ahhh giusto, che te eri in C" e il mitico Andolfati, professore mai esistito ed inventato trenta secondi prima sposta il baricentro, ci inviluppa nel mix ricordi che io farcisco di dettagli inesistenti, ma utilissimi a spingerla al massimo della concentrazione, dimenticando quel che stava dicendo e che io, come di consueto, non stavo ascoltando.

Pericolo superato, Tazio uno, schizofrenia zero.
Poi impugno la conversazione ordinando altri due Americani e si brinda e "senti, stasera?" e lei sorride con lo sguardo periferico su piazza tinto di porca divertita e poi mi guarda sbattendo i verdi fanali e torna a dirmi "stasera?" che io ripeto con aggiunta pacata "sì, stasera?" e sorseggio l'Americano con lo sguardo alla Clooney e lei sorseggia  e appoggia il bicchiere sorridendo e dice "sì?" della serie avanti Tazio muovere culo, vediamo come sblocchi la situation e io con serietà, sistemando il bicchiere, annuncio solenne e dannato "alle venti e trenta passo a prenderti a casa e ti porto in un posticino tranquillo dove fanno una tartare da segno della croce" e lei mi dice "ok" e sorseggia e poi, dopo garbata pausa, mi chiede come conto di raggiungere casa sua ed io rispondo in auto e lei ride e mi rammenta, sempre molto garbata, che ignoro il suo indirizzo ed ha dannatamente ragione.

Ed allora me lo detta, divertita.
Me l'ero sfangata con l'Andolfati, non dovevo cadere su questa sciocchezza.

Venti e trenta.
Carlazza.
Tartare.
Giochi sudici.
Gratis.

Olè.
Tazio Superstar.  

Facebook

Che io ero lì che avevo finito di scaippare con la Skiz e meditavo di far arrivare quell'ora e andare a farmi visitare dalla Dr.ssa Nadine che tanto bene mi fa e per accoppare quella mezz'ora, che sapevo che ci voleva, mi apro il mio Facebook ufficiale e mi trovo la richiesta di amicizia della Carla, che è la sorella di un mio compagno di classe del liceo, qualche anno più vecchia di me, che con la richiesta di amicizia di Facebook fanno quattro le volte che ci caghiamo nella nostra intera esistenza e va bene così, sarà successo a tutti quanti.

Mi precipito a leggere il suo profilo e i suoi post più recenti ed evinco con facilità che la Carla è single e sofferente di solitudine e di cazzocarenza, poi vado a guardare il suo album fotografico e dentro ci trovo la solita massa di merdate: alberi di Natale, gattini, cagnini, foto coccoline e massime del cazzo scritte in Arial inguardabile su una varietà di fondi terribili che vanno dal nero al rosso, poi le foto della gerontofesta alfa, beta e gamma, senza intestazioni, senza tag, poi finalmente un po' di polpa ed arrivano le foto dell'anno scorso a Villa Simius assieme ad una che credo di conoscerla, ma poi anche no e, in ogni caso, che cazzo me ne frega, dato che è inchiavabile anche per il Taziocannibale.
E mentre son lì, che non ho ancora fatto a tempo a planare su quelle in costume da bagno, mi poppa in basso a destra la finestrina della chat che è la Carla che mi chatta, che mi ha visto online e ha visto che ho accettato la sua amicizia.

E chattiamo.
Prima mezz'ora abbondante dedicata alla fase 'comestaicheppiacere', in cui io sto sempre bene, ma lei no, lei c'ha avuto di tutto, dalla peronospera al cimurro, ma adesso sta bene, l'appendicectomia superata nonostante pericoli pazzeschi, ma adesso è tutto regolare, ringraziando dio. Poi, nella mezzora due, si passa alla sfera famiglia, la mamma è morta di cancro, babbo ha l'Alzheimer, una pena che non ti dico, ecco brava, non dirmi e passiamo oltre. E navighiamo dritti verso la mezzora tre, in cui si sviscerano gli sfracelli rovinosi della vita sentimentale, lei sa tutto di me, mi chiedo come cazzo fa, ma in ogni caso meno male che mi risparmia del tempo, come stai adesso Tazio?, bene come prima, Carla, ma invece lei no, lei non sta bene, è incazzata con la vita, due storie finite malissimo, ma meglio così, massì Carla dai e la fortuna è che la Carla scrive dei piccoli poemetti che mi lasciano il tempo di tornare a Villa Simius e notare che la femmina non è da buttare per niente, bella porcazza MILF che con quel costume e quelle zizze mi fa anche un pochino impirillare e poi scorro alla ricerca di piedi nudi, ne scorro seicentoquattordici e ta-dah, eccoli!, ma adesso devo leggere il poemetto e rispondere qualcosa di intelligente, stai lì foto, che adesso torno.

E una volta completati i preamboli e i capitoli istituzionali, la notte ci avvolge, anime sole separate da una chat confortevole e ci si scioglie in uno sciroppo di ricordi, di cose vissute, ma soprattutto, da parte mia, di cose mai esistite, come la mia indemoniata attrazione per lei ai tempi del liceo. La Carla all'inizio glissa lusingata, diffondendo faccine sorridenti, ringraziamenti e considerazioni raffreddanti, ma io noto l'imbarazzo e il tentativo di abbassare la temperatura, per cui lancio altre quattro palate di carbone in caldaia e faccio seguire alle considerazioni piccanti sui tempi che furono e sulle frequenti attività manuali in suo onore (mai esistite) alcune considerazioni, formulate con immutato linguaggio giovanile, sullo stato attuale della mia indiavolata attrazione sessuale per lei, considerazioni basate sulle foto di Villa Simius e poi, districandomi con pazienza dalla barriera di rivoli disperdenti che la buona Carla provvede a seminare continuamente sul mio cammino di conquista della sua sorca palesemente affamata, mi espongo con coraggio garibaldino, ponendo il petto di fronte ai colpi di moschetto del nemico e confesso che in quel momento, in quel preciso momento, le avrei leccato la fica.

Ed è quasi mezzanotte e, finalmente, passiamo al sodo e l'orrida chat di Facebook diviene adulta, cruda, disinibita, zeppa di confessioni e giuramenti, massì Carla, la cancello tutta la conversazione, non temere, chiediti piuttosto che cazzo me ne frega di conservarla, ma passiamo oltre, dimmi questo e quello e io ti dico quell'altro e quell'altro ancora e così imparo, scopro, apprendo, vengo a conoscenza di dettagli e no, non se la rapa del tutto, ma lascia solo una strisciolina, perchè l'idea di avercela come quella di una bambina non le piace, di dietro l'ha preso sì, che il suo ultimo ex (quel porco bastardo!) andava matto a piantarglielo nel culo, ma secondo lei non sapeva fare, che le faceva un gran male, le donne non le piacciono, le orge non le ha mai fatte anche se certe volte le piacerebbe provare nella fantasia, i porno li guarda eccome e chi non li guarda, ha cornificato, s'è fatta delle sveltine un paio di volte, ma tutta roba di un tempo passato, si masturba con un Rabbit rosa, buongustaia! e ad un tratto le confesso lo stato di fatto di qua della chat, cioè lo svettare rampazzo di mastro cazzo randazzo e lei allora prende al volo l'occasione e mi chiede se è vero quel che alcune dicevano al liceo, ossia che c'ho un supercazzorandellomanganello in scala 23:1 e io le dico di sì e le chiedo se è eccitata e mi dice che è bagnata e che bello 'sto Facebook, ma taci mi dice, ma senti Carletta e se ci masturbassimo assieme, faccine di riso, ma dai Tazio, ma perchè no Carla e giù di descrizioni precise di cosa le farei se ce l'avessi in grembo adesso e diosanto Tazio sei proprio un porco e tu no, Carletta Maialetta?, ma sì lo sono anche io, hai ragione e se ci trovassimo per una sana spolverata alle parti basse, Carletta?, ma adesso dici Tazietto?, ma per me anche adesso, ossignore Tazietto, non pratico dal mesozoico, ma adesso è tardissimo, ma con chi vivi Carletta?, da sola Tazietto, dai allora domani sera ci si trova e si chiava come le littorine, ridiridiridi, non so Tazietto, senti, facciamo così, ti dò il mio cellulare e domani ci prendiamo un aperitivo e poi vediamo cosa succede.

Ok.

Tre ore di affannosa chat finalizzata ad intortare la Carla.
Tre ore estremamente proficue in cui abbiamo condensato e congleato tutti i dettagli che avrebbero riempito almento tre cene al termine delle quali saremmo arrivati a questo punto. Ma forse anche no, forse saremmo arrivati a punti assai meno chiari.
Ora se ci si trova, dopo l'aperitivo test di collaudo, lo si fa per passare al sodo.
E questo è meraviglioso ed è tutto gratis.
L'avevo sottovalutato 'sto Facebook.
Olè!

giovedì 3 gennaio 2013

Terapia ad urto progressivo


Esercizio numero uno: ricordare sempre che la strada è maestra di vita.
Piove e non c'ho cazzi d'andare in bottega, piove e giro in macchina come un derelitto, piove e fuori fa schifo, ma anche se piove c'è la luce del giorno e svolto a destra per andare a vedere una cosa e vedo sul ciglio la tizia, mi fermo che la voglio vedere, abbasso e da sotto l'ombrello emerge solo una faccia abbronzata senza trucco, lampadata arancione, sui più che cinquanta come anni, ma sui cinquanta esatti come fee per un lavoretto automobilistico e le dico sali che c'ho voglia e lei sale e mi commuove, poraccia, con la pelliccia di sintesi blu cobalto e sotto la tuta e ai piedi un paio di fornarine che non ne vedevo da vent'anni e allora accosto in quel posto che siam tranquilli che nessuno ci scassa e lei toglie l'orsetto, abbassa la zip e zac due belle mammellette flosce, mature, capezzolutissime e mi chiede se voglio di bocca o di mano e io voglio di bocca e di mano e la palpo mentre mi strozza la canna le osservo le rughe sensuali e mi tira, mi tira come un carro trainato da sedici avelignesi ingrifati e lei emette dei mugolii sensuali, discreti, femminili, maturi, c'ha una bella manina, le lecco la pelle, mi strizza le palle, mi accarezza il carro di cazzo, le bacio la spalla, le accarezzo la pancia grinzosa, morbidissima, calda, liscia e sborro e lei sorride e mi strozza veloce, si aspetta lo schizzo e invece esce solo una goccetta timida, perchè ho le palle vuote, asciutte, aride e secche e poi mi passa una salviettina e mi pulisco e lei si pulisce le mani senza ricomporsi e mi piace e poi metto via il cazzo e lei chiude e la riporto e ciao e grazie, buon lavoro.

Esercizio numero due: mens sana in corpore sano.
Non si può passare da venti chiavate al giorno a zero, mi dico guidando, guidando verso non so dove, ma continuo ad articolare il concetto che per far fronte al disagio cerebrale devo aggiustare il fisico che sono tutto rotto e voglio un massaggio coi controcoglioni, un massaggio di quelli dove la masseuse non si fa scrupolo a farti venire alla fine, ma solo alla fine, dopo averti sistemato tutti i muscoli possibili ed anche inimmaginabili e così, dalla macchina, do un colpettino al Ruggi e mi faccio consigliare e lui non ha dubbi, mi manda là in fondo mi passa un numero, mi detta un nome, mi dice di esigere la Tina e io la esigerò, quant'è veroddio.
Prendo l'autostrada e viaggio e poi mi fermo a fare gasolio a Razzo Cambrillo, perchè voglio andare a fondo a 'sta storia e prendo un caffè e scendo a pisciare, ma come tutte le cose che escono dal Costa, anche questa è una bufala storica, perchè la Professoressa di Igiene è una cingalese di vent'anni che stazza come un peschereccio di Mazara del Vallo e quindi mi limito a pisciare e ripartire.
Salone massaggi di grande modernità e design insopportabile, denso di profumi sintetici e illuminazioni violette che fanno l'incarnato meno cadaverico a tutti e la tizia mi accompagna e mi dice che in venti minuti mi arriva la Tina, di far pure una doccia e di stendermi sul lettino ed io eseguo e poi arriva la Tina, sui trenta, palestrata, fisicata da racing, ma con la faccia da massaia che massaggia e le dico la keyphrase che apre le porte: "ti porto i saluti del Ruggi che m'ha consigliato il tuo massaggio speciale" e lei mi sorride, mi chiede di salutarlo, mi dice che c'è un cento d'extra per lei, si toglie i sabot e attacca a massacrarmi i piedi che ho visto diverse costellazioni. Brava la Tina cazzomerda, mi ha sciolto lo scioglibile e poi, vuoi che c'avevo già la minchia in decollo, vuoi che il massaggio speciale andava giù per di là, con un pacco d'olio e delle mani che dio la benedica, mi ha fatto un massaggio all'uccello culminante con dito nel culo che sono venuto che a momenti svengo. Le calo la cento, mi faccio la doccia e mi dirigo a mangiare da qualche parte.

Esercizio numero tre: tu sei quello che mangi.
Individuo un bar vegetariano e mi faccio un'insalata depurativa che queste festività natalizie sono state un delirio del fegato, la mangio, che crocca e scricchiola ed è fresca e ci bevo quasi un litro d'acqua di sopra e mi dico che per essere solo l'ora di pranzo mi sento assai meglio di come mi sono svegliato e ingoio e guardo la pancia nuda della camerierina, che di faccia non è niente di che, ma di telaio sarebbe trapanabile senza sforzo e mi rendo conto che ho bisogno di sotto, ma un bisogno meno cannibale, o forse no, forse ancora cannibale, pago ed esco, non piove, mi sento leggero, mi scappa una pisciata da rinoceronte e mi fermo a destra, sul ciglio, mentre faccio la stradina che mi riporta all'autostrada e tiro fuori l'uccello e piscio rumoroso, sotto la pioggerellina fine che ricomincia a cadere e mi piacciono le goccine sulla cappella rossa, infiammata dalla Tina, che donna, santa donna, finisco di pisciare e mi appoggio alla fiancata della macchina, ogni tanto passa un'auto veloce, penseran che sto pisciando, non faran certo caso a me che me lo meno sotto la pioggerellina fine fine, mentre con la memoria fotografica monto le immagini delle grinze abbronzate, dei capezzoli cilindrici, delle mani della Tina e della pancia della camerierina e considero che venire senza spruzzare, che non ce n'ho proprio più, è una gran comodità, che non sporchi e non macchi e sei pronto a partire e il cazzo mi brucia davvero, ma la cosa mi piace un bel po'.

Esercizio numero quattro: dormire necesse est.
Ritorno nel mio budello dimmerda, mi spoglio ignudo e mi infilo tra le coltri odorose di Femmina di Tazio e mi gusto il giorno che se ne va lasciando spazio alle tenebre e saranno state nemmeno le sedici e zero tre che credo d'aver perso contatto con la realtà, contatto ripreso alle diciannove e undici. Vago per casa in accappattoio corallo, scalzo e sensuale come solo un cerbiatto par mio sa essere, preparo un caffettino americano e mi chiedo mollemente dove desinerò alla sera. Il riposo è tutto, aiuta a sistemare moltissimo e mi rendo conto che questa giornata di wellness terapico taziale sta dando i suoi frutti. Azzanno una mela, che si è quasi fatta quell'ora che la Chiara mi chiama, mi addresso, succhio la mia sigaretta elettronica Ego Phantom e attendo.

Esercizio numero cinque: comunicare aiuta l'umore.
Morbide chiacchiere d'oltre manica mi riportano fuori dal baratro, ascolto i racconti, le cose, la voce, le dico che l'amo, mi dice che m'ama, vuole che le racconti la mia giornata e io lo faccio per filo e per segno e lei mi confessa di essere bagnata e di non potersi masturbare perchè la sua compagna di appartamentino è di là e le chiedo se lo farà sotto la doccia e mi dice di sì, che il pensiero di me che me lo meno per strada la attizza da scrofa, ma mi dice anche che vuole che andiamo assieme dalla Tina perchè vuole imparare il massaggio al cazzo e le chiedo se vuole anche che tiriamo su quella puttana stagionata e mi dice di no, che quella non le interessa, ma che se a troie si andrà assieme, lei vorrebbe provare una Regina d'Africa e questo fa scattare in me un campanello sublime e poi ci salutiamo e si son fatte le ventidue e sedici ed io ho cenato solo con una mela, ma va bene così.

Esercizio numero sei: confrontarsi con culture diverse aiuta ad aprire la mente.
Mi sento fresco e mi rivesto comodo, tuta, Adidas, nient'altro sotto, infilo il piumone, scendo e salgo e guido e la cerco e mi affascina vedere che si è fatta fare lunghissime treccine che adoro e mi illumina l'auto di denti stupendi e sale, con la sua voce gutturale e delicata, col suo inglese in punta di labbra e poi finalmente nudi nel suo letto, ha cambiato appartamento, questo è carino, questo è suo, bianco come il latte sono steso con la Statua d'Ebano nigeriano stupenda che mi cavalca con sensualissimi ed irraggiungibili movimenti, liscia, calda, colorata direttamente da dio, facciamo una specie d'amore, il nostro, la annuso, la lecco, sorride placida con gli occhi socchiusi mentre le esploro delicatamente con le dita i buchi che si schiudono rosati e luccicanti e il suo odore mi inebria, stupendo, Femmina che racconta di vite lontane e diverse e mi impegno, come sempre con lei, che oramai la conosco e so cosa le piace e mi impegno da sudare e la guardo negli occhi mentre, seria, apre la bocca stupenda ed emette una nota graziosa e viene tremando, stringendomi gli avambracci con le mani e il collo con le gambe e anche io vengo, con lei, che ieri sera mi ha baciato, calda, sensuale, stringendomi, figlia dell'alma mater, Regina dell'Oggi, creatura stupenda.

"Come ti vanno le cose?" mi chiede mentre ci ripigliamo lentamente e recuperiamo i nostri pezzi tessili.
Col dono della sintesi che non mi contraddistingue, le faccio il punto della situazione.
"Ma poi, alla fine tornerà, no?" mi chiede al termine della mia litania.
"Sì, certo" le rispondo.
"Beh, allora è facile. Basta aspettare" e mi sorride.
Ed è vero, è così. Basta aspettare. E' facile.

E ritorno a casa rilassato, soddisfatto sessualmente, con la muscolatura in ordine, lo stomaco rinfrancato.
Mi aiuto con un certo Mr.X e dormo e mi sveglio e scrivo questo lungo post.
Ecco, è tutto qua.
Bonjour.

mercoledì 2 gennaio 2013

Duemilatredici

Bonjour.
Fa freddo, piove e sono tutto rotto, dai coglioni in su.
Mentre vi scrivo la Chiara sta atterrando a Manchester e io mi faccio scazzare l'anima dal pensiero che milleottocento chilometri ci separano.
Possiamo così sancire la fine della vacanza psichedelicoamorosa e immergerci nel liquame dei doveri targato zerotredici, come i negozi di Benetton degli anni ottanta. Forse, però, erano zerododici.

Ma non giriamoci intorno. Gliel'ho chiesto? Cosa mi ha risposto?
Vi deluderò, amici, ma non gliel'ho chiesto e vi dico anche il perchè.
Non gliel'ho chiesto perchè un briciolo di pudore mi ha impedito di mettere in capo a lei una medicina che serviva a me. Non mi sono sentito di far fioccare una cosa così importante solo perchè io avevo la necessità di individuare un anestetico per la mia ansia da separazione.
Ci tengo a precisare che io la Chiaretta la sposo, quant'è vero Iddio. La sposo e la ingravido, perchè io voglio fare un figlio con lei e lei questo lo sa.
La sposo e la ingravido perchè la amo più della mia vita.
Però le cose, specie alla mia età, vanno fatte come si deve. Per cui non ho sprecato il colpo, no.
L'ho semplicemente riposto nel cassetto in attesa del momento più adatto per tirarlo fuori e quel momento sarà a Pasqua, come dice K, oppure domani, oppure non so, ma voglio che sia quando sentirò di doverlo sparare per l'esigenza tranquilla di spararlo e non per usare quello sparo per fini diversi.
Che cazzone, parlo di colpo e di spari, proprio io che sono un non violento di natura. Però avete capito e io credo di essere ancora fatto. Siate clementi.

Abbiamo passato un ultimo dell'anno un po' triste, ma bellissimo. Bellissimo davvero.
Sapete qual'è la cosa che mi manca da morire già da oggi? Il suo odore. Io adoro gli odori della Chiara, tutti. Mi lasciano sospeso. Mi lasciano in istanti senza tempo. E questa assenza dei suoi odori mi manca e sarà dura da reggere.

"Taz, vè che io se per caso trovo una cosa a Londra li mollo, te l'avviso, come dici tu"
"Una cosa seria però"
"Sì seria, una cosa che magari mi piace di più che far la troia in giro per quelli"
"Tipo la art in un'agenzia"
"Sì"
"Ti assumo io, c'ho un'agenzia, mi manca una art"
"Tu hai un'agenzia? E da quando?"
"Eh, da un po'."
"E cosa fate?"
"Produzione video per lo più"
"Ah. Mi spiace io non so un cazzo di quella roba, ma grazie"
"Beh sarebbe un'esperienza interessante"
e poi lei affonda la testa tra le braccia con cui si abbraccia le ginocchia, che siam nudi e seduti per terra.
Mi guarda e dice sottovoce "Non funziona così amore, lo sai".

E' vero, lo so, ma non provarci sarebbe stato da coglioni. Però è vero.
Poi arriva mezzanotte, fuori si scatena la guerriglia.
Continuiamo a fare quello che stavamo facendo, cioè continuiamo a chiavare, ma lenti, lentissimi.
Chiude gli occhi e mi passa le dita sulla faccia.
"Ti imparo a memoria"
Faccio lo stesso e mi piace impararla a memoria.

Fuori piove, io c'ho i coglioni rotti e devo uscire da questo buco di merda, perchè devo trovare il modo di gestire questi giorni.
Ripassandola spesso, perchè guai se non la tengo a memoria.
Ma sarà facilissimo, quello.
Bonjour.

lunedì 31 dicembre 2012

Probabile ultimo post del duemiladodici

Oggi finisce il 2012.
In realtà ogni giorno finisce un anno, ma per trecentosessantaquattro volte pare che nessuno se ne curi.
D'altra parte è così appetitosa l'occasione di formalizzare, parametrizzare e cerimonizzare festando, tingendo pure di una sfumatura di malinconica riflessione condita da insopportabili frasi, prima tra tutte la famigerata "tempo di bilanci".
Io vivo una vita alla cazzo, perchè mai dovrei fermarmi a fare bilanci? Per vedere se ho avuto culo? O per ricordarmi che vivo una vita alla cazzo?
Escluderei l'opzione "per darmi degli obiettivi da raggiungere", poichè tutto sono fuorchè un bugiardo.

Sta di fatto che oggi è il 31 dicembre e dobbiamo dircelo, dobbiamo dircelo con franchezza, nonostante ci si sia incessantemente interrogati su cosa fare, siamo rimasti qui dentro come due bachi da seta ad intridere la muratura di THC e odori corporali.
Questo conduce alla certezza che non vi sarà nessun capodanno in Carnaby Street o in club fetish, o in club orgiastici. No.
A noi non ce ne frega un assoluto cazzo. Un cazzo di niente.
Staremo qui, ceneremo col solito salame al coltello, saremo mezzi nudi, arrapati, puzzolenti, sporchi e drogati marci.
Perchè a noi piace così e non ce ne frega un cazzo.
Quel che ce ne frega molto, moltissimo, invece, è che domani è il fottuto primo di gennaio del duemilatredici e, nel molle pomeriggio post festone, porterò la Chiara all'aeroporto, direzione Londra. Londra da cui, all'alba del due gennaio, decollerà direzione Manchester e lì vi rimarrà blindata sino al disgelo marzolino.

E questo è il mio bilancio.

In questo momento la Chiaretta è uscita per comperare delle robe che ci servono: un chilo d'erba, il salame da accoltellare, una bottiglia di spumante max da 3 euro e cinque bottiglie di vodka. Spero torni presto, ma spero soprattutto che torni e non la blindino.
Mi sono rotto il cazzo, amici, veramente.
Per cui, così come sono, con addosso la felpa nera e basta, da sbarbare e da lavare, io aspetto che torni, perchè appena varca la soglia del mio buco di fogna dimmerda le farò posare i sacchetti e senza nemmeno che si tolga il cappotto le chiederò di sposarmi.
E se mi dirà di sì, il bilancio lo arrotolo e me lo ficco nel culo.
Perchè a me non me ne frega un cazzo di nient'altro al mondo.

Buon anno brava gente.