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sabato 23 marzo 2013

Servizietto in camera che agevola riflessioni adolescenziali

Mi sveglio alle dieci, non c'ho voglia di correre per andar giù a prendere un caffè prima che termini l'orario della colazione e allora telefono sotto e chiedo a Hammed se me lo fa portar su e lui fa una pausa e mi chiede "Bertille?" e io sento un brivido tra le natiche e una voglia oscura di farmi un regalo e dico di sì.
"Fra dieci minuti arriva" mi dice frettoloso e io ne approfitto per farmi una doccia e svegliarmi  e son lì che mi sfrego i capelli bagnati che la porta fa toc toc.

Sono a Parigi da un po'e mi sono chiavato una finlandese, una nera, una magrebina, una corsa (Fanny) una pakistana ed ora mi faccio succhiare il cazzo da una puttana che Hammed ha definito "beurette", che vuol dire che è nata in Francia, ma da genitori magrebini. Ma a Parigi ci sono delle parigine?
Che succhiacazzi strepitosa, aveva ragione Hammed. E poi che sturbo che sia nuda sotto il camice.
"Vuoi scopare?" mi chiede con la bocca bagnata, tenendo saldamente la minchia con la mano.
"No voglio che mi fai venire così" e lei ricomincia a spompinare a occhi chiusi.
Sono steso con la schiena appoggiata al cuscino e lei è stesa da odalisca sul fianco, col camice aperto, che scena postribolare magnifica.
Ha le tette piccole, i capezzoli scuri, la fica pelosissima ed è piena di rotolini. Non si taglia le unghie dei piedi e questa sciatteria mi infoia come una bestia carnivora. Età indefinibile, ma sopra i 35 di sicuro.
Ispidi capelli corti, occhi con borse scure da viziosa e una bocca da premio Nobel.
 
Sto lì che godo questo pompino lento, salivoso e bollente e penso che questa volta sono afflitto dal pensiero che, con Sadi, potrei passare dall'altra parte della barricata, potrei correre il rischio di essere io la sua scopata, il suo one night affair e il pensiero non mi rende felice.
Io ieri l'ho chiamata per sentire come stava, per rimarcare che per me NON è stato un one night affair e l'ho sentita sbrigativa. Le ho chiesto se fosse occupata e mi ha risposto che era un brutto momento, scusandosi. E non l'ho sentita più. Forse si apre per me la stagione del contrappasso.

Mi alzo e tolgo il camice a Bertille e le succhio i capezzoli, annusandole le ascelle, mentre lei mi sega con la mano calda e ruvida. Questa beurette è selvatica, sa di sudore acre, è poco pulita, mi piace. Le dico di mettermi il preservativo, porgendoglielo. E lei me lo mette. Le alzo le gambe e le lecco la fica puzzolente per assaggiarla, poi ci sputo sopra per lubrificarla e poi glielo sbatto dentro senza tanto riguardo e la chiavo.

Sadi ha qualcosa di magnetico che mi strega e mi apre orizzonti e scenari e scene che mi emozionano, ma devo essere pragmatico e ricordarmi di essere Tazio a Parigi, per cui, osservando la situazione come se riguardasse un altro, la probabilità che si sia trattato di un one night affair è elevata. Però vi sono dei dettagli che mi rincuorano. Non si dà mai il cellulare a un one night affair. Mai. Per cui, se anche sono stato un one night affair, Sadi non è avvezza a trattarli e la cosa, inspiegabilmente, mi rende felice.

Bertille ansima, strizzandosi le poco graziose tette.
"Godi?" le chiedo fottendola duro. "Oui" e si morde il labbro inferiore chiudendo gli occhi.

Io sono un animale molto strano, che probabilmente si è pure rovinato da solo nel corso del tempo. E adesso avrei bisogno di avere quel minimo di esperienza che, invece, pur essendomi scopato seimila donne, non ho. Forse perchè questa volta mi sento in una sorta di stato di inferiorità, rispetto a Sadi. Devo lavorare su questo pensiero, devo approfondirlo.

Annuso sotto le dita dei piedi della zoccola e godo come un porco. Fetidi ed eccitanti. Sporchi, neri, deliziosi. Sguscio fuori dalla sua fica inzaccherata e mi tolgo il preservativo. Lei si siede e mi spompina furiosa. La incito animalescamente e lei esegue. Quando sente che sto per venire mi tira una sega velocissima, sputandomi sul cazzo e io le sparo una gran sborrata sulle tette. Fine.
Com'è semplice, cazzomerda. Non le ho praticamente mai parlato ed ora abbiamo raggiunto il massimo livello di intimità. La guardo mentre, nel bagno, si sciacqua il petto e penso che è deliziosamente semplice, così.

Prendo il portafogli e lei mi dice di no. Mi dice che devo parlare con Hammed.
Prende il vassoio e se ne va. Magnifico.

Voglio rivedere Sadi, ma qualcosa mi dice che sono solo io a desiderare un altro incontro. E questa sensazione mi blocca, mi impedisce di telefonarle, ma il non telefonarle mi rende idiota.

Credevo di aver superato questo stadio alla fine del liceo e invece no.
Dicono che pioverà, oggi.
Speriamo di no.

venerdì 22 marzo 2013

Il frastuono dell'incudine che piomba sul pavimento

Ci vuole calma, moltamoltamoltamoltamoltissima calma. Calma e ordine.
Per cui parto dall'inizio.
Con calma. Quindi, se il post diventerà lungo, vi supplico genuflesso di leggerlo, perchè ho bisogno che mi siate vicini più che mai.
Ah, e vi supplico genuflesso anche di esprimervi, non siate timidi, sono Tazio, la vostra fidanzata di sempre.

Ok.
Calma.
E ordine.

Ieri sera.
Mi attardo un pochino con Hammed che mi chiede quanto tempo conto di stare e io gli dico che chi mi paga mi pagherebbe anche un appartamento, volendo, ma che io mi trovo bene nel clima del suo albergo: contatti umani, vita che passa, facce, storie, misteri, fascino e poi tutto pronto, pulito, lavato e poi lui è un vero amico e lui mi stringe la mano e mi chiede approssimativamente quanto durerà il lavoro a Parigi e io non so onestamente cosa rispondere, poi lui mi aiuta e mi chiede se un mese ci starò e io dico un mese di sicuro, ma probabilmente molto di più e allora ci accordiamo: prezzo di favore e, questo week end, appena si libera, mi trasferisce al piano di sopra dove c'è una camera più grande e mi chiede che cosa ci vorrei dentro a parte la Bertille on demand e io chiedo una macchina del caffè americano, una tv 46" col satellite e un vero frigo e lui dice che si può fare, ci stringiamo la mano e vado a mangiare un boccone e, per cambiare, per conoscere, per vedere la Ville Lumiere, vado al Solito Bistrot.
E fin qui credo che le informazioni sian complete e chiare.

Al Solito Bistrot festeggiavano un compleanno dei ragazzi e c'era un casino che nemmeno ve lo immaginate, la Musona era isterica, un tavolino per me non c'era ed allora, umanamente comprensivo e acusticamente intollerante, la fermo dicendo di non preoccuparsi, che o passavo dopo, o ci vedevamo un'altra volta e lei, esprimendo per la prima volta un sentimento umano confidenziale verso di me, ha alzato gli occhi al cielo sbuffando di sofferenza e mi ha mormorato "merci mon ami" e se ne è andata con piatti e bicchieri in mezzo alla bolgia.
E anche sin qui mi pare che tutto sia stato, ordinatamente, comprensibile.

L'occasione per vedere, per esplorare, per capire la grande metropoli era ghiotta e così ho attraversato la strada e sono andato al bistrot di fronte, dove il clima era assai più tranquillo e il rumore decisamente più contenuto. Un bel ragazzo magrebino, magro e sensualissimo mi ha fatto accomodare, gentilissimo, ed io mi sono accomodato a consultare la carta, scegliendo una supreme de canard che è ciò che mangio incessantemente causa pigrizia mentale.
Mangio e bevo, prendo un caffè, prendo un bourbon guardando la televisione nel maxi schermo e rifletto che questa inesistente primavera parigina mi si confà un bel po', un bel po', come direbbe Epifanio Albanese.
E sin qui mi sento di dire che tutto fila come l'olio.

Poi, a un tratto, il destino si compie.
Ad un tavolo di distanza vengono fatte accomodare tre ragazze, di palese etnia differente. Due occidentali, una addirittura bionda. Una no.
Quella di evidente etnia non occidentale era, a mio blasfemo avviso, di una bellezza pari a quella che deve aver posseduto Nostra Signora Madre di Dio.
Mediorientale, capelli neri lucidissimi, ondulati, carnagione olivastra, una bocca a cuore con una fossetta separatrice delle labbra superiori appuntita e  deliziosa, uno sguardo mollemente incantevole, una grazia ed una dolcezza ammalianti, una bellezza superba che io, ignorante come una bestia, ho frettolosamente attribuito ad una Dea Indiana.
Non sono riuscito a staccarle gli occhi di dosso, ogni cosa di lei mi faceva sognare, persino il tintinnio del suo esagerato mazzo di braccialetti, persino il color prugna del maglioncino che lasciava sfuggire la spalla nuda, persino la morfologia dell'epifisi prossimale dell'omero, erano estasianti.

E poi, d'improvviso, il suo sguardo si è volto verso di me incontrando il mio.
Bum.
Io ero in uno stato di ipnosi perchè, amici adorati, dovete credermi, quella giovane donna è di una bellezza ammutolente e metafisica. O patafisica, come direbbe un mio Maestro Indiscusso.
Lei invece era in uno stato di divertimento circense, nell'osservarmi in adorazione mistica.
E mentre le occidentali parlavano fittofittofittofittofittofitto, io mandavo messaggi telepatici cifrati che dicevano che venivo in pace e volevo diventare fratello del suo popolo alieno. E lei mi lanciava dardi neri di bagliori esotici e sorrisi che io VOLEVO fossero sorrisi di cosmici messaggi telepatici in cui lei, in qualità di Regina delle Dee, mi comunicava che assieme al suo popolo intergalattico della bellezza ultraterrena, accettava la visita di pace dell'Umano.

Il problema si poneva con urgenza, a quel punto. Le dame avevano bevuto e probabilmente se ne sarebbero andate.
Il terrore serpeggiava nelle mie articolazioni.
Se se ne va, dove la ribecco, io, la Regina Leyla? Dove?
Ed allora ho affidato il buon esito della missione a quella che è, sicuramente, la migliore delle mie caratteristiche: la coglionaggine.
Ho iniziato a guardarla e a segnalarle quanto parlassero le sue amiche con l'aiuto della buonanima di Marcel Marceau, ora mio Santo Patrono, usando le mani per mimare il becco d'anitra alzando contemporaneamente gli occhi al cielo e le ho strappato un sorriso che ha celato dietro la mano. SI'! VAI TAZIETTI!
Ciò ha dato, ovviamente, la stura alla mia idiozia più spessa e compatta, quella che mi ha consentito, mimando, di dirle che mi sarebbe mortalmente piaciuto bere qualcosa con lei, dopo, e che sarei morto se lei se ne fosse andata ed io non avessi mai più potuto rivederla e ha funzionato.
Ha funzionato al punto che non solo lei ha capito, ma anche mezzo bistrot, che a momenti si alzava e batteva le mani a ritmo di incitamento calcistico.
Le uniche ignare erano le occidentali, meglio.

Il tempo scorreva impietoso e la situazione stallava, ma poi, a un punto miracoloso della serata, la Regina ha chiesto scusa alle amiche e si è alzata per andare al bagno ed il Tazimede Pitagorico ha capito, ha colto, ha apprezzato ed ha materializzato, ha investito, introitato e rivenduto l'occasione, seguendola, attendendola fuori dal bagno delle signore con una nonscialans imperturbabile ed ineguagliabile.

Sadi.
Si chiama Sadi. Non è iperbolicamente stupendo questo nome? Non è musicalmente catartico? Sadi. Non è epiletticamente evocativo di imperi orientali?
Sadi.

Il mio francese ha subito un crollo verticale. Un dramma. Un balbettare da sfigato, che ho ripreso prima che toccasse il suolo, l'ho agguantato, placcato, come nemmeno il mitologico Castro saprebbe fare, l'ho aperto, lanciato, spinto in un passaggio alla mano verso un inglese che la Regina Sadi ha colto, chiedendomi da dove vengo.

Italiano, sono italiano, se mai qualcosa avesse lasciato un dubbio.
Ride.
Sono simpatico.
Me lo dice con una voce per cui vale la pena di morire.
Anche tu sei simpatica, dico con una voce per cui vorrei morire.
Da che pianeta vieni, Regina Sadi? chiedo senza nemmeno il coraggio di guardarla negli occhi.

Complicato, risponde. Sono di famiglia pakistana, ma ho vissuto e studiato a Londra, quindi a tutti gli effetti sono britannica.
Ma che britannica, Sadi. Mica son fatti così, fidati. E lei ride, con quei denti extraterrestri.
Pakistan.
Pakistana.
Paki.

Voglio farti capire, Sadi, in breve, in sintesi, che io vorrei chiacchierare con te, non vorrei perderti di vista, diamine che difficile che è, non so come spiegarmi, sto facendo la figura dell'idiota, devi scusarmi, non vorrei che tu fraintendessi, ma ci sono delle cose che e mi blocca.
Aveva capito.
Benissimo, anche a gesti.
E sì, valeva anche per lei e mi scrive un numero di cellulare su una salvietta e questa cosa è un desgiavù, ma al livello successivo del videogame.
Loro vanno a letto presto che domattina devono svegliarsi all'alba.
Chiamami, Tazee-oh, chiamami ora, che memorizzo.
Certo Sadi.
Chiamo.
Memorizza.
Memorizzo.

***

Non è più quel tavolo, non c'è più quella gente, è passato del tempo, ore credo, ma sono lì a godermi il tintinnio dei suoi bracciali paradossali, mentre le amiche blahblah sono state deportate e verranno saponificate nel sonno degli indaffarati.
Chi sei Ta-zee-oh? Raccontami. Eccomi Sadi, sono questo. Cioè, sono quasi questo, qualcosa te lo risparmio. E tu chi sei?
Trent'anni, mamma e papà medici pakistani che lavorano a Londra, lei laurea a Londra in legge, "prestata" alla Sorbonne per un lavoro di ricerca.
Sei una secchiona allora? Anche, ma non solo, fidati.
Mi fido.
Mi fido eccome.

E sul fare dell'una, mentre tentavo vanamente di esprimere un concetto, tenendo alta la guardia, Sadi mi bacia.
A me.
A Tazio.
Bacia me, le mie labbra, le labbra di Tazio, capite?
Bum. Bumbumbumbum.
Limoniamo come due quattordicenni al cinema. Ed è semplicemente estasiante. Divino, come me. Macchè come me, come lei.
Poi il bistrot chiude.
Vuoi venire da me, Sadi? Ho del Jack Daniel's in camera. Il mio albergo è qui all'angolo.
Mai assaggiato il JayDee, ok. E sorride.

***
Capelli sparsi sul collo profumato, percorso da quella vena in rilievo, collo che si perde e si fonde con la clavicola erotica che conduce alla curva perfetta del seno globoso, turgido ed eretto, sul quale magnifiche areole grigio marroni si stemperano acquerellate nel tono di una pelle incantevole, capezzoli grossi come ditali svettano nel mezzo, mostrando la croce di un buchino da cui un nuovo essere, un Eletto, verrà nutrito, sfumature scure si sommano alle ombre della luce, seguendo fianchi generosi, una pancia mossa da appena accennate curve sensuali, sensuali di maternità erotica e incestuosa, nelle quali affonda il profondo ombelico odoroso, violato da un doloroso ed eccitante anellino d'oro, ombelico dal quale si diparte il colore inscurito di un'ipotetica linea cutanea che corre sino al carnoso pube, liscio, glabro, morbido, dal quale sporge il clitoride roseo incorniciato dal cappuccio scurissimo e poi le scurissime labbra stropicciate e materiche, il buco dilatato e rosato e luccicante e il perineo percorso da una delicata cresta cutanea che si erige millimetrica tra pori macchiati di tinte più chiare e l'ano appiattito, quasi nero, schiuso d'eccitazione, le natiche sode e vellutate e le cosce morbide e profumate e poi i polpacci torniti e le caviglie e la catenina di piccole palline d'oro e le vene sul collo del piede e le dita sublimi, le più belle del mondo, con le unghie mistiche tinte di smalto rosa perlato che decretano, con l'assoluta incontrovertibilità dell'evidenza, che Sami ha i piedi più belli del globo terracqueo, i piedi più superbi e ipnotici che le mie maniache pupille abbiano mai visto.

Devi godere, mia Padrona, non mi importa di me, ma solo di te, voglio che esplodi di piacere mai provato prima, voglio che le vette dell'orgasmo ti squassino fino a farti vacillare la fede, voglio che lecchi la fica dell'estasi godendo, voglio che capisci il senso della vita intesa come essere vivi e corporali, voglio che la felicità sprizzi da ogni tuo ganglio nervoso così come dalla tua Vagina sprizza esotico profumo di Patchouli, poichè ogni mio ganglio nervoso gode assai più dell'orgasmo nell'odorarti, nell'assaggiarti, nel guardare empatico e partecipe le trasfigurazioni che il tuo volto assume mentre il mio corpo si tende, ben oltre ciò che la natura e il tempo gli consentono, al fine di darti quell'estasi divina che meriti e che un semplice umano come me DEVE donarti.

***

Per la prima volta, comprendo il verso di una canzone.
"Abbandonati come se, come se non ci fosse più, niente più niente al mondo".
Dormi.
E' mattina.
Sono le cinque e trentasette.
In strada la vita è morta e tu, nel mio letto, sei mozzafiato.
Vorrei fumare la sigaretta che, fortunatamente, non ho.

***

Sono terrorizzato.
E mostruosamente vivo.

giovedì 21 marzo 2013

Marroni

Mi faccio delle domande sulla natura umana e sulla conseguente stupidità relativa. In questo teatrino del fancazzismo tossico non c'è uno di questi fantastici geni che si ponga, o mi ponga, l'interrogativo più naturale del mondo: ma tu, chi cazzo sei e che cazzo fai qui?
Si limitano ad isolarmi, ignorarmi, snobbarmi, relegarmi ora in sala riunioni, ora in sala d'attesa, eludono le mie domande e non si rendono conto che con il loro "furbo" atteggiamento mi stanno raccontando esattamente quanto amerebbero non farmi sapere.
Il direttore di produzione deve essersi smarrito in Jumanji, i due account devono essersi smarriti il numero che dovrebbero aver già chiamato da almeno due mesi (lo so perchè me lo ha detto il Mentore), la segretaria deve avere smarrito la memoria.
Un grande senso di smarrimento, insomma.
E di smarronamento, per quanto mi riguarda.

mercoledì 20 marzo 2013

Polpettone notiziale alle spezie parigine

Bonsgiur.
Devo proporre la  Fanny per qualche premio particolare, poichè il suo ingegno deve essere insignito di qualche riconoscimento, ma io dico che anche la Legion d'Honneur potrebbe pure andare bene, massì, pensandoci poi bene non ce n'è uno sufficiente al mondo, non c'è nulla che possa premiare il troiesco cervello sopraffino di chi, avendo ben nota la mia passione per i piedi, arrotola il gambaletto antistupro a rete sino a metà piede al fine di inserire il mio cazzo tra la la sua pianta ed il gambaletto arrotolato, donandomi una sega sublime mai provata prima, donandomi il piacere della strozzatura dell'orrendo capo (che ora guardo con rinnovato concupiscente desiderio) e l'agevole movimento delle sue dita sotto la cappella, punto a me assai gradito. Magnifico, standing ovation, lei vestita e seduta sulla poltrona a sorseggiare un cognac ed io nudo, in ginocchio, con la minchia metallica a godere, mentre la sua voce roca schizzava sozzure nei confronti della mia lordura morale.

***

Ho sentito il Mentore e temo che, se non potrà salire lui, dovrò scendere io. E' molto soddisfatto dei miei report spionistici che, a suo dire, confermano dei timori che aveva e che, proprio per non influenzarmi, aveva volutamente omesso. Spero che questa fase muti rapidamente perchè, seppure molto ben pagato e molto ben spesato, seppure spassandomela non poco nel tempo libero, seppure a Parigi, trascorrere otto ore al giorno a ficcare il naso nelle pliche anali di quella società, osteggiato ed inviso a tutti, senza un ufficio, senza un volto amico, mi entusiasma relativamente. Io sono un cazzo di genio fottuto, alla fine, non un poliziotto privato.

***

Chiavarmi la Fanny mi piace moltissimo. Ci sono dei momenti in cui è in grado di farmi perdere il controllo e di trasformarmi in un animale che tenta di ucciderla a colpi di cazzo e quello è esattamente il punto in cui entrambi godiamo come bestie. E poi mi fa impazzire la sua sublime bellezza sfiorita, così umana, così sensualmente matura, così perfetta di difetti attraenti, così regina delle femmine. Non sono convinto di essere l'unico amante, ma al momento non mi permetto di indagare, sono un signore, alla fine. Mi permetto, con garbo e senza fretta, di introdurre delle ipotesi sessuali a voi assolutamente note, per vedere che reazioni suscitano e, al momento, l'ipotesi di guardarla mentre scopa con qualcuno la eccita non poco. Brava Fanny se continui così ti porto alle Canarie che vedrai che collezione di minchie ci facciamo.

***

Al paesello il Ruggi ha avviato l'operazione Bobcat, come immaginavo. E' stato veloce il nuovo d.c., davvero veloce. Ha generato in breve la tensione di rottura col Loca, che ha già dato il preavviso e se ne andrà. Ha avviato il trasferimento fisico della sede da Taziopoli alla provincia con la erre moscia, Domiziopoli, e sembra che entro giugno i giuochi saran fatti. Sono entrate nuove figure tecniche e commerciali che han generato scontento in alcuni e pacato ottimismo in altri, come il Costa. Il Costa è nell'occhio buono del d.c. e ne sono contento. Mi dice che stanno arrivando lavori e clienti e, quindi, la mia decisione di lasciare il passo non è stata così sbagliata. Gli ho proposto di salire, un week end, dato che non ha mai visto Parigi e lui è stato contento e mi sa che prima o poi ci verrà. Ho voglia di vederlo, davvero.

***

Mi sono interrogato a lungo sulla proposta di Hammed, relativamente al "servizio in camera" della Bertille. Come funzionerà, nella realtà, la faccenda? Hammed fa il pappone della Bertille che, oltre a prendersi lo stipendio, ottiene dei "bonus"? Oppure la Bertille lavora marginalmente come cameriera e la sua attività principale sono i "servizi in camera" e parte dei bonus li percepisce Hammed? E poi, ancora, gli altri soci sono al corrente della Bertille? Perchè a me Hammed mi ha richiesto il silenzio tombale con TUTTI. Incredibile come io sia in grado di affannarmi attorno ai risvolti che riguardano una donna nemmeno tanto bella, volgare e sciatta, ma come dicevo, fascinosa poichè puttana. Appena Hammed è di turno me la faccio mandare su, sì. La voglio con il camice da lavoro sporco, le ciabatte e sotto nuda. Ha!

***

Chissà che fine avrà fatto la Finny. Io non chiamo (figurati se chiamo) e lei non chiama (figurati se chiama). Controllo quotidianamente YouPorn, magari ce la trovo dentro. Sarei molto orgoglioso di fare un post in cui incollare il pornino dicendovi "ecco, questa è la Finny".
Bah, sopravviveremo tutti a 'sta cosa, credo.

***

Ieri pomeriggio mi ha chiamato la Chiara. Una specie di bollettino resoconto, più che una telefonata. Mi ha comunicato che il week end le è andato via col trasloco (!) e che ora non abita più a Camden, ma a Chelsea. Bel salto per una cameriera del Cafe Nero, dico, seppure con più riguardo per non essere offensivo. Pare che si sia lanciata nella libera professione e che adesso lavori per un paio di agenzie come free-lance con soddisfazione economica e personale. Bene, sono contento, molto.
Solo alla fine della telefonata ho realizzato che quelle agenzie e il lavoro free-lance, potessero non essere necessariamente nel settore della comunicazione. O meglio, non in quella grafico-visiva, ecco.
Questi pensieri mi scombussolano e mi fanno intostare la minchia.

***

Stamattina penso che bigerò il divertimento frizzante nella Valle della Marna. Ho in mente un progettino rilassante: massaggio orientale con happy end in un saloncino massaggini consigliatomi da quel grand'uomo di Hammed. Poi pranzerò da qualche parte, magari al Solito Bistrot, perchè no. Mi piacerebbe instaurare un rapporto diverso con la cameriera musona muscolosa senza calze.
Perchè nella vita bisogna darsi degli obiettivi e lavorare sodo per raggiungerli.
Solo così ci si addormenta con un sorriso.
Secondo me, eh.
Bonsgiur, vado a finire di masturbarmi.

martedì 19 marzo 2013

Nuove angolazioni e rotazioni dei punti di vista

Seduti ad un bistrot, all'aperto, in fondo alla veranda di gomma, un po' distanti dal fungo rovente, sorseggiamo svariati bicchieri di vino bianco e chiacchieriamo rammolliti e tu fumi una Stuyvesant dietro l'altra, che ti fanno la voce roca e sexy e meditiamo sbronzetti sulla vita e le opere, quando d'improvviso mi rendo conto che con te alle Canarie tra le dune sozzone sarebbe un incanto, ma ancora non so, non ti conosco, non è detto che sia un genere che gradisci ed allora, ordinando altri due vetri di bianco ti dico della mia situazione e della necessità di vacanza e tu mi dici a chi lo dici, ma lo sto dicendo a te Stephanie, detta Fanny, ribattezzata MILFanny e ti dico che mi piacerebbe andare con te alle Canarie e mi guardi e ridi morbida con la tossetta e mi dici "ahhhh… QUEL tipo di vacanza!" e io ti chiedo "Quel tipo quale?" e tu mi scivoli sulla spalla destra al fine di condurre la mano destra sotto il giaccone a lisciarmi il pacco e sussurri roca "…porcellone esibizionista…" e poi ri-ridi roca e io sento crescermi nei pantaloni un sommergibile nucleare classe Typhoon e ti chiedo, mi informo se la cosa ti piace e se hai già provato l'ebbrezza, ma tu mi dici di no, che sei al corrente, ma non hai praticato e sei molto divertita da questa conversazione e sento che, sotto il giaccone, le tue dita sbottonano e aprono e quando trovano subito la pelle del cazzo, essendo io senza mutande in tuo onore, vai in solluchero e mi incalzi di domande, sorridente e laida, mi chiedi di descriverti che progetti avrei con te alle Canarie e io non indugio e ti dico, ti dipingo, ti prefiguro, ti colloco, mentre cominci a strozzarmi la minchia sotto il tavolino, accoccolata come fossi la mia fidanzatina del cuore e mi confessi che il sole nuda lo prendi, che una volta con un fidanzato hai scopato all'aperto e c'era un guardone, ma che quelle cose un po' estreme delle Canarie no, mai fatte, ma io ri-incalzo, leggermente ansimante causa sega magistrale sotto il cappotto, ri-incalzo e chiedo se la cosa potrebbe interessarti e tu mi dici chissà, così su due piedi non saprei, mi ci dovrei trovare, ma mi confessi che le pitture, le prefigurazioni, le collocazioni che ti ho dianzi descritto ti hanno fatta bagnare, per cui vi è un ragionevolissimo abbondante margine di gradimento ex ante, fatto salvo che non intervengano fattori ex post che lo rendano sgradevole e mentre argomenti con una ragionevolezza encomiabile, scorri l'unghia dell'indice sul frenulo ed io godo come un porco, sia perchè hai preso una lodevolissima iniziativa in un luogo pubblico, seppur celata da tavolini, borse e cappotti, sia perchè potresti scrivere un trattato su come far tirare la minchia ad un maschio.

Canarie con la Fanny.
Mica mi suona male, sapete?  

lunedì 18 marzo 2013

Fanny e le altre. Il ritorno del Granporco

Eccomi rientrato nella mia cameretta del mio alberghetto, dopo una gioiosa giornata di felicità travolgente con i giovani spensierati dai caratteri frizzanti che mi a-do-ra-no. Spero che 'sta menata si componga in tempi rapidi, perchè comincio a rompermi il coglione.
Seccature a parte, vi aggiorno su ciò che è successo durante la latitanza weekendiana, che è da venerdì sera che non scrivo.
Quella sera, abitudinario patologico, sono andato a cena al Solito Bistrot, raffinata versione della Solita che ho lasciato al paesello. E lì, a una cert'ora, è arrivata la Fanny, la mia bella MILF francese dallo sguardo laido e dal capello biondo cenere.

Dovete sapere, così per una classificazione sommaria e generale che spero non infastidisca nessuno, che le donne parigine si dividono in diverse categorie.
La prima categoria è quella delle donne impegnate e su questa non ci spendiamo molto tempo.
La seconda sono le donne disponibili, che sono rilassanti all'approccio, poco cervellotiche e per nulla "strateghe" all'italiana. Sono donne che se hanno voglia ci stanno e non importa se è la prima uscita o il primo quarto d'ora che ci si è visti, ma ci stanno, perchè (cosa molto importante) partono dal concetto che non devono giustificare nulla a nessuno. E questa è l'emancipazione che io amo.
La terza categoria sono le predatrici. Le predatrici come hobby hanno il cazzo. Vi sono moltissimi locali in cui i maschi vanno a farsi preda e loro a predare. L'età della categoria è eterogenea: vi sono predatrici di 20 anni come di 60 e altrettanto dicasi per le prede.
La quarta categoria sono le prostitute. Parigi è una città meravigliosa sul fronte della prostituzione e, per uno come me che ne è morbosamente attratto, è un autentico paradiso.

La mia bella MILF parigina non è una predatrice, pur avendomi abbordato lei, ma è certamente una disponibile. E posso dirvi con assoluta certezza che a letto sa quello che fa, oh sì che lo sa, oh sì. Per cui è stato un venerdì sera di sanissima attività fisica grazie alla quale abbiamo espulso sudore, tossine, liquidi, peti e saliva. Mi fa arrapare come un caribù neozelandese, vuoi per la parlata, vuoi per quella casa dai soffitti alti sedici metri, vuoi che ha dei bei piedi ossuti, vuoi che le rughe mi impalano come una trivella, vuoi che non le basta mai, vuoi che eravamo sbronzi, vuoi tutto quello che vuoi, ma è stato un venerdì sera da cerchiare sull'agenda col pennarello rosso, anche se l'agenda è quella dell'iPhone.
Ho dormito lì, che se una donna parigina non ti caccia a calci nei coglioni alla fine, vuol proprio dire che, o tu, o il tuo cazzo, o l'insieme, hanno fatto il punto. Poi, sabato mattina, mi ha congedato perchè partiva per andare in un posto impronunciabile e non memorizzabile, a trovare sua sorella.

E io sabato mattina stavo proprio bene, ma bene bene.
Sono andato a vedere un'appartamento che da fuori era superbo e dentro una topaia di merda che il Miramonti è l'Excelsior in confronto.
Poi ho fatto shopping, qualche telefonata seduto da Flor tirando lentamente sera, per poi andare a cena al Solito Bistrot.
E mentre mangiavo le solite cose al Solito Bistrot, ho formulato dei ragionamenti di squisita sagacia e raffinata arguzia.
Mi sono detto che, in una metropoli, la differenza tra il turista e lo straniero è che lo straniero sa andare a troie pay nella metropoli, mentre il turista è un semplice gonzo abbindolabile. Ho poi cesellato il già prezioso concetto con una considerazione: manco da Parigi da moltissimo e le cose potrebbero essere cambiate.
Per cui, l'uomo pragmatico, l'uomo che sa vivere il suo tempo e la performàns, quando è nel dubbio approfondisce.

Per cui conto silvuplè e fammi un bene: chiamami un taxi.
Dall'autiere dell'automezzo pubblico mi sono fatto condurre a Pigalle, ovviamente. Era il primo luogo da testare. Salto a pié pari tutte quelle cazzate fasulle destinati ai turisti e poco oltre il Moulin Rouge infilo una certa stradina interessante, nei miei ricordi, zeppa di carinissimi bar luridi nei quali sostavano decinaia e decinaia di zoccole parecchissimamente semisvestite ed in attesa di contrattare col puttaniere doc, col puttaniere che sa quello che vuole e quello che vuole pagarlo e quando si raggiunge l'elegante accordo le dee ti conducono in piccoli camerini nel retro o nel superiore o nell'inferiore del lurido baretto medesimo.
E c'è poco da fare, la grandezza di un popolo la si misura anche dalla capacità di tenere vive le tradizioni, modernizzandole.
Funziona tutto come un tempo, oui oui e anche un po' oink oink. Pelle nera a cannone, asiatiche a cannone, ma dei pezzi di figa da cader per terra, poi il baretto dei trans, con una brasiliana che era estasiante come la Madonna del Parabrezza, che come aperitivo di benvenuto ti prende la mano portandola sotto la mini di vernice rossa affinchè tu possa apprezzare la dimensione della salsiccia che le penzola tra le gambe, affrettandosi a precisare che le diventa non duro, ma di più. Sono stato molto tentato, vi dirò. Ma mica me ne vado domani da Parigi.

Poi entro nell'ennesimo baruzzo, poco distante, un tantino defilato e appena varco la soglia vengo intercettato da uno stacco di coscia di ebano che si chiude con un piede dalle unghie importanti e cresciute mezzo centimetro oltre il dito, smalto nero perlato metalizzato, sandalo assassino e poi salgo e che figa da conversione cazzomerda, capelli rasati alla cantante dei Morcheeba, viso dolcissimo e due occhioni da cerbiatta che mi sono seduto in un secondo secco, presentandomi, offrendole da bere, chiacchierando, inondandola di complimenti, facendo finta che non fosse una puttana. Che delirio dei sensi, che statua, che creatura di Dio superba.
Poi lei mi prende la mano e mi dice il suo rate, che manco contratto, dico sì, da, ok, oui, vaben, nden.
E usciamo e attraversiamo la strada e ci perdiamo nella torva notte del peccato sino a un portoncino rovinato che mi faceva drizzare la minchia anche quello.
Che femmina ragazzi.
Che figa assoluta.
Che dea.

Ho pagato un piccolo sovrapprezzo (piccolo, dio, parliamone) e l'ho tenuta quasi quattro ore.
Quattro ore in cui gliel'ho messo anche nel naso e nelle orecchie e, con un impegno che non so per quanto tempo ancora il mio fisico potrà permettere, sono riuscito a farla venire. Che sorrisone mentre veniva, che bella, che pantera, che pelle, che profumo (vero, purtroppo).
E poi lei è tornata al baretto, io a Pigalle, dove ho preso un taxi e me ne sono tornato nella mia cameretta del mio alberghetto.

Lo so, siete arrivati sin qui continuando a chiedervi come mai non sono andato a Londra, che in un'ora e venti si è là.
Non ci sono andato perchè mi sono accorto, casualmente e per una circostanza improvvisa, che anche da Londra in un'ora e venti si è qua.
Ingredibbile, amisgi, anche io all'inizio sono rimasto di sasso.
Per cui mi sono detto, fuor d'ogni polemica, stante che il tempo Parigi Londra è lo stesso Londra Parigi e stante anche che il Tazietti viaggia in Primalussosfrenato, ma che un'ora e venti la si affronta agevolmente anche nell'ottima seconda con prezzi a partire da 40 euri, se nessuno da Londra ha raggiunto Parigi, vuol dire che qualcuno c'aveva daffà a Londra. O era ancora sazio del Ramsay della settimana precedente.

Per cui ho trascorso la domenica nel cazzeggio, chicchierando a lungo con Hammed (uno dei proprietari dell'alberghetto) un algerino di un metro e novanta piuttosto manzo e, secondo il mio sesto senso di donna, piuttosto appassionato di luganeghe crude. Abbiam favellato di politica, femmine e puttane.
E alla fine mi ha sussurrato, complice, che se mi va il servizio in camera, potrebbe mandarmi su Bertille che con cento fa tutto e ha un gran talento.
E stamattina, colazionando prima di partire per raggiungere l'emozionante groove, ho guardato Bertille che serviva il caffè e mi sono detto ebbrava Bertille. 
Perchè Bertille non è esattamente una figa, ma ha l'irresistibile magnetismo della puttana.
L'amoralità rende belli.