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lunedì 1 dicembre 2014

Conchiglie innevate

Mercoledì sera.

E c'è quel coglione che esordisce con un disgustoso "Le russe sono le più troie di tutte" che in otto parole condensa la più devastante espressione razzista, da misero puttaniere di merda qual'è  e tutti i verri seduti al tavolo ghignano sotto le zanne e grugniscono dei "vero", mentre io trovo le ragazze dell'est (e consento il giocoso richiamo alla bella canzone di Baglioni) delle creature molto più sensibili e passionali delle cariatidi italiane, ad esempio. Sapendo bene di cosa parlo.

Va sottolineato, in ogni caso, che per le donne italiane della razza cougar, esiste una spiccata predisposizione criogenica fatta di "no, così non mi va, mi fai male, voglio salirti sopra perchè così non sento, fermati, aspetta, non mi piace, no, tiralo fuori, mettilo dentro, mettilo fuori e tirale dentro, ma cosa fai????????, NO MI MI FAI MALE, devi fare così, colà, cosù e cogiù e colò" che diventa esponenzialmente significante con l'aumentare dell'età, ma così significante che qualche sera fa ho mandato sonoramente affanculo La Signorapebbene con una tendenziale voglia di cazzo, che tanto ha fatto e tanto ha detto che è riuscita a rammollirmi il cazzo grazie a quella sequenza di dettami dimmerda. Muori carcassa putrefatta, che ti avrei chiavata più per te che per me.

D'altra parte va evidenziato che io, alla veneranda età che mi ritrovo, comincio a fare delle signore cileccazze, vuoi per chi mi ritrovo a letto, vuoi per un affinamento delle pretese che si fa via via sempre più affilato.
Per cui il coglione che dice "Le russe sono più troie di tutte" non sa che cazzo dice e mi fa stragirare i coglioni perchè io SO cosa vuole dire vedere Alina, l'angelo di 20 anni con cui non so cosa cazzo sto facendo, che in quel lurido buco di merda di micro appartamento disumano, vestita di una mia camicia e un sorriso commovente, arriva con in mano un vassoio e un caffè dimmerda, sedendosi accanto a me su quel materasso-letamaio e mi dice buongiorno in un italiano strano e sublime, facendo entrare una cascata di amorevole miele luminoso in tutta la stanza.

Ha la pelle candida e i capezzoli rosa, i capelli biondi mossi che manco la Venere del Botticelli, delle gambe perfette, un sederino perfetto, dei meravigliosi piedi da ex ballerina classica, delle piccolissime tettine e delle manine che quando mi accarezza lieve la pelle sento che il lurido buco dimmerda si trasforma in una conchiglia calda bollente che mi impedisce di uscire dal letto, anche se lei mi tira ridendo per farmi alzare, ma io sono grosso e tiro lei sotto le coperte baciandola a raffica e fuori piove e nevica neve marcia e fa un freddo del cazzo e lei mi mormora del russo arcano guardandomi le labbra e poi alza quei cristalli azzurri che mi seccano il fiato e in un inglese spettinato mi dice che deve andare a lavorare e io la tengo annusandole il collo e lei pronuncia il mio nome sorridendo in un gemito come mai l'ho sentito dire.

"Le russe sono più troie di tutte", dice quel saccodimmerda odoroso di sugna. Troie? Tutte? Anche Alina quindi? Ma lo sai che sono uno psicopatico pericoloso, cinghiale sozzo dalle chiappe chiacchierate?

"Perchè sarebbero le più troie di tutte?" chiedo con un'inusuale calma, fissando il sottobicchiere.
"Fanno certi servizietti di culo Tazio" e ride e la clac dei verri accompagna grugnendo.
"Ma tu ci sei mai stato in Russia?" chiedo ancora ad occhi bassi, ancora inusualmente calmo.
"Cazzo c'entra Tazio basta che ti giri la zona industriale"
"Per cercare quelle russe che FANNO le troie, giusto?"
"Cerchi la rogna stasera Tazio?"
"No Coso è che ti voglio spiegare una sottigliezza che il tuo glande di cervello magari non capisce nemmeno. Voglio spiegarti la differenza tra FARE la troia con talento e ESSERE una lurida troia annoiata e frigida oramai in disarmo. Nella prima categoria ci sono molte ragazze russe, non so quante siano, ma ci sono, così come le rumene, le cece, quelle dell'est insomma. Nella seconda c'è tua moglie che, mi riporta un carissimo amico fidato dalle spiccate attitudini ficcaiole con qualsiasi donna mammifera che ci stia, ha un neo carnoso vicino al buco della merda. Mi confermi?"


Mi sono rotto i coglioni, amici che numerosi mi seguite da cassa.
Ho voglia di luridi appartamenti puzzolenti di diciannove metri quadri e la luce di Alina.
Questa merda di Italia e di italiani mi fa vomitare.

Riparto.
Ritorno.
Magari ancora con la bocca sanguinante e nelle orecchie il verro sugnoso che grunisce lordure e minacce, ma riparto.
Giovedì sera sono a Mosca e porto Alina a cena al Café Pushkin, ma prima facciamo shopping che la voglio vedere ridere sognante in russo.
Questo voglio. La mia esistenza in declino lo vuole.

Ci sentiamo di sicuro amici, non scompaio.
Tazio non scompare mai.

mercoledì 7 maggio 2014

Spazzolini da denti turchi

Occhei, mi dice da dietro alla cassa del luridissimo bar di Rho, sono sette e cinquanta e io, con gli occhi nel portafogli, le sibilo che mi serve lo scontrino e lei squittisce un tantino isterica che me l'ha fatto e io dico no, zia, non mi hai fatto un cazzo e io ho bisogno dello scontrino per scaricare, anche se non è un cazzo vero, ma a me sta poltiglia di umanità dimmerda m'ha rotto il cazzo e allora alzo gli occhi e le dico negativo zia, provaci con un altro e arriva il coglione che fa le pizze, grosso, uno di quelli che "cinque" lo pronunciano "sciiiiingue" e mi chiede cosa cazzo c'è che non mi cimbra e io gli rispondo la tua faccia da cazzo zio e lei strilla, lui minaccia di uscire e io gli sbatto al volo dieci euri dicendogli che sono dei pezzenti con la mamma chiacchierata e me ne vado.

Ma me ne vado vado intendo.
Da Milano e dall'Italia.
Milano mi ha soffocato il cervello con la sua grettezza intellettuale e la sua inutilità economica. Ho sentito dire che questi fenomeni si stanno fottendo l'Expo e, se non fosse che Milano è in Italia, ne godrei a mille. Una figura dimmerda simile, da palloni gonfi di scorregge che dicono a ME che dovrei ringraziare l'entità milano (la minuscola è voluta) per avere la mia scodella di riso, è davvero epocale. Salutatemi il Formigoni, zii.
GQ sai che non parlo a te. K, pensaci.

E allora prendo un aereo e atterro a Parigi.
Frequento piccole gallerie che espongono opere impossibili ed improbabili, mangio da solo in bistrot abborracciati, dormo in pensioncine e mi scopo una spagnola dalle tette inesistenti, ma dalle doti oratorie assolutamente di rilievo.

La vuotezza impera, il torpore anche. Assumo droghe sintetiche in una sorta di soap house dove una vietnamita che si spaccia per giapponese mi allunga la qualunque, cazzo incluso.
Vuotezza, esaurimento, aridità.
Ecco dov'è finito il T.
A pulire le turche con lo spazzolino da denti.

I ♥ MilAno.
Grazie amici, ve lo dovevo.

martedì 18 marzo 2014

La nebbia is the keystone

Lunedì sera.
Nell'ovattato silenzio dell'ammiraglia intergalattica odorosa di cuoio di speci viventi non ancora classificate, una chioma nera lucidissima, curatissima, profumatissima, liscissima e drittissima si muove con andamento alternato emettendo suoni impetuosi di appassionata suzione salivosa ed ansimante.
E' la Aledellapale che, dopo cena, nel parcheggio, mi ripaga della mia decisione di non salire a Milano con uno dei più sofisticati ed elaborati pompini della storia della mia vita.
La Ale è estremamente dotata ed esperta e, forse, possiede l'apparato boccale succhiante leccante più all'avanguardia tecnologica del dipartimento femminile attualmente presente sulla superficie del globo terracqueo.
Le sue dita si fanno strada ovunque, senza sacrificare un moto per un altro, mantenendo un'indipendenza pari a quella delle mani del più virtuoso dei pianisti, generando uno spiazzamento emotivo e sensoriale che, in un tempo ragionevolmente breve, si materializza in un'odorosa sborra bollente che lei non si esime dall'ingoiare sino all'ultima stilla.

"Hai goduto?" ella sussurra mietendo gli attesi e ipotizzti elogi alla sua abilità.
"Mostruosamente" le confermo tra mille spasmi reali.

La notte avvolge tutto, rotta solo dalle lame di luce gelida dei lampioni del parcheggio che, però, mi consentono di gioire della perfezione delle sue mammellette aggraziate, coronate da ciliegine di capezzoli scuri che scompaiono rapidamente nella camicia mentre le sue soavi mani, odorose di cazzo, si affrettano a chiudere.

"La Ade si rifarà le tette" mi dice con gli occhi puntati ad asole e bottoni.
"Se lo fai anche tu ti recido le orecchie" le dico un tantino stanco, non sortendo risposte.

Uno sbadiglio di umanità non scontata suggella la sua immagine impenetrabile.

"Ale?"
"Eh"
"Ti manca tuo figlio?"

Pausa lenta, con stropiccìo di palpebre.

"Dammi una siga, amore"
"Non fumo più, tesora."


E partiamo, lenti, silenziosi, abbracciati dalla perfetta tecnologia anonima intergalatticammiragliale.

"Dormi da me stanotte Taz?"
"No bimba, domattina parto alle cinque. Venerdì sera dormiamo assieme."


Silenzio.
E una notte nebbiosa.
D'altra parte, come poteva essere?

sabato 8 marzo 2014

Dialoghi meschini in un interno di lusso

E mentre finisco di raccontarle della Habana, la Milly e la Casa, senza dispensare troppi indizi di riconoscimento, la Ale mi mormora "non smettere", si slaccia i jeans e si infila una mano dentro per coccolarsi la gatta.

Periferia di Reggio, un posto dimmerda da disperati, a bordo di una macchina da sciuri manco mia, con una vitellina stagionata che intona il puzzo gentile del suo sudore sensuale con i sentori della blasonata pelle degli interni e mi grugnisce "voglio che mi ci porti", alla soglia dell'orgasmo che ha, sin lì, frugato con vigore.

"Non esiste più, Ale" - "Facciamone uno nostro" e viene dimenandosi, rumorosa, veramente bella.

La Casa non si può "fare".
Si può farne una bieca replica sintetica, assolutamente al di sotto delle aspettative, una cineseria, un puttanaio che manda a mare la classe, l'erotismo, la sensualità, ma non si riesce a rifare La Casa.

Accende una canna prerollata e mi chiede: "Perchè non mi ami?".
"Boh", rispondo io in deriva, coi motori in avaria, trascinato dalle correnti a sud delle Canarie, in vista Dakar.

"Sai perchè ti amo?" - "No" rispondo guardando fuori.
"Perchè sei sincero sino alla crudeltà mortale, perchè sei un lurido pezzo di merda".

Bello. Mi piace. Potrebbe indurmi, molto lentamente, ad amarti alla follia.

"Perchè non installiamo delle telecamere spia davanti ai tuoi lettini solari?" le chiedo.
"Si masturbano tutte sul lettino, sai che palle?"
Vero.

Silenzio eterno.

"Ci verresti in Africa con me?" chiedo esasperando le mie aspettative.
"Sì" risponde dando un tirone.
"E la pale?" chiedo mentre mi passa il cannino ormai morto.
"Cazzo me ne frega" risponde lenta sfilandosi i sandali e mettendo i piedi nudi sul cruscotto.

"Hai fame?" chiedo guardando l'ora che segna le quattro e sedici.
"Sì"
"Baracchino?"
"Aggiudicato"


Panino con salsiccia e cipolla, in sentore di spezie africane rinforzate da erotismo mitteleuropeo, accompagnato da mora latina in guazzetto di sudore, sesso e disperazione.

Perfetto.
E' casa.

Sì.

giovedì 27 febbraio 2014

Io, il Giargiana

Ieri.

"Ellamadonna, ma che cazzo ti è successo??" mi chiede appena ci incontriamo. Spiego fumosamente, un'aggressione da parte di alcuni balordi, blahblah.
"Figa, serio?" mi risponde il cerebroffeso.
No, scherzavo, mi sono truccato così per carnevale Grantestacciadicazzo.

Poi discutiamo di lavoro nel suo ufficio e mi dice che sono stato "una spada" nel sistemare alcune cose, poi tira fuori "la piotta" e mi dà un altro acconto e poi mi chiede "Uè allora ti spari il weekend lungo? Torni giù? Figa fai bene, tu che puoi, io c'ho degli sbattoni qua che non puoi capire. Seeeeenti, bisogna che mi lasci giù il B [la Mercedes classe B, ndr] che il Fritz mi torna a casa sabato, ma non ti mando mica indietro col treno come i barboni, ti do' il Thema del Sergio che tanto lui va in montagna col Range."

E dammi che cazzo vuoi, basta che vada avanti quando serve, indietro quando serve e si fermi quando serve. E mi dico: certo che 'sti ganassa dimmerda fanno tanto i fighi e poi per Milano girano in Thema che neanche i rumeni se la filano e poi vanno in montagna con la Range Rover.

"Figa, s'è fatta una certa, te lo mangi un boccone al volo con me? Ti porto in un posto dove fanno i migliori panini di Milano, nonchè del mondo" e la mia risposta è risultata inutile e allora andiamo.
"Andiamo dal De Santis in Magenta, ti verrà un orgasmo", ma anche no, per quello ho già la struttura a casa.
E andiamo in questo posto intasato da settemilacinquecento persone, carino, ovviamente sopra le righe (un paninaro col il dipartimento ricerca e sviluppo mi fa ridere il culo), panini buoni davvero, compagnia pessima.

"E alloooooora? Cosa ti aveva detto lo zio? Sono o non sono da segno della croce i panozzi? Figa guarda quella lì che culo che c'ha, una statua. Perchè vedi, Tazio, qui aMilaaano esistono solo due cose: la figa e il fatturato, tutto il resto son giargianate."
Giargianate. Atto compiuto dal Giargiana che è lo spregevole sfigato che non si fa l'aperitivo in Corso Como.
Una merda.
Io, insomma.

Poi schizziamo velocissimi perchè lui c'ha degli sbattoni in office e io vado al solito garage a ritirare 'sta cazzo di Thema, passando prima per l'albergo a raccogliere i miei poveri stracci.
E, una volta giunto nel garage, imparo una cosa nuova.

La Thema non è più quella del 1986 che manco i rumeni. No.
E' la macchina del Presidente della Galassia. Io la chiamavo Flavia, ma mi spiega il garagista che adesso chiamano Flavia la cabrio e Thema la berla.

Mi appropinquo alla guida e lascio questa città meravigliosa, questa gente meravigliosa, questo clima sublime e, grazie a questa Thema berla nera con gli interni di epidermide di scroto di caribù (la parte più liscia), nessuno si accorgerà che il Giargiana sta tornando nella sua lurida sfiga dimmerda.

Tutto ciò è stupendo e io sono davvero fortunato.


La Thema in uso dal Giargiana

lunedì 24 febbraio 2014

Back to my Shit

Bonsgiur.
Vi scrivo dalla mia Milano dalla quale, stamattina, non potevo proprio essere assente.

Ho lasciato a Taziopoli i miei affetti più cari e anche molte perle di saggezza.
La mia ragazza, la Aledellapale, ieri pomeriggio mi ha rivelato una grande verità. Mi ha detto che il cazzo è cazzo sino dove lo si sente duro, quindi sino alla periferia del buco del culo. Mi ha spiegato che i coglioni non delimitano alcunchè, ma sono appesi a un certo punto del cazzo. E mentre mi rendeva edotto di questi dettagli morfofunzionali, con la mano destra mi segava l'asta rampazza e con la sinistra, in controtempo, quella parte dura del cazzo che arriva sino alla periferia suburbana del buco del culo.
La classe, amici, non è affatto acqua.

Il viola intenso del mio incarnato dolente sta virando verso un giallo itterico e la faccia si sta riappropriando dei lineamenti di sempre. Che fortuna che mi abbiano fracassato la faccia e anche molte altre parti del corpo: ho avuto l'opportunità di cadere in piedi e di essere accudito, cosa posso volere di più, specie in cambio di una stupida massacrata?

Questa merda di città la odio con il cuore, la milza, il fegato e anche l'appendicite. E' un budello do merda privo di stimoli, assolutamente non all'altezza di capitali europee in evoluzione, vedi Berlino. E' la passarella dei rincoglioniti che continuano a comportarsi come se fossero nella Milanodabere e invece sono nella Milanodatumulare, con quartieri disastrati manco fossimo a Beirut, con un'economia inesistente e un pacco di vuoti spacconi farabutti. Invecchiando divento sentimentale, lo so.

Se le cose vanno per il verso giusto, stasera torno a casa.
Credo, obiettivamente, di avere al massimo altri due giorni di lavoro effettivo e poi posso riportare le mie regali terga là, dove una sozza ancella sa riservar loro luridi piaceri.

Mi sono proprio rotto i coglioni, amisgi. Proprio.
Buona settimana a todos.

martedì 18 febbraio 2014

Sei considerazioni periferiche di un convalescente

1. Essenza della vita

Quand'ero bambino mi portavano in montagna. C'era un parco con un piccolo Fort Apache. Le giornate di pioggia mi impedivano di frequentarlo, ma poi un giorno venne il sole. E così, finalmente, andai a Fort Apache. Salii entusiasta la scaletta, arrivando sopra il fortino e fui accolto da uno sciame di mosche. Qualcuno era andato a cagare là sopra e la merda era ancora lì. Metafora standard, one size fits all.

2. Depressione

Ero ragazzo e quella bella signora trentenne in bikini in spiaggia litigava astiosamente col marito/fidanzato/compagno. Se c'è una cosa che non si può vedere è una litigata tra due in costume, in spiaggia. Se devi litigare, stai a casa. Non c'è motivo di fare vacanza. E non c'è motivo di essere deprimenti.

3. Stupore

Domenica, unico suo giorno libero, la Aledellapale mi ha fatto le pulizie di casa. Delle due l'una: o la casa era una merda invivibile, o la Ale si sente tanto sola. Propendo per la numero due.

4. Salute

"Va molto bene sa, non si deve preoccupare." mi dice il dottorino. Ma mi chiedo: davvero gli sembravo preoccupato? Volevo chiedergli se potevo sniffare la bamba, ma mi pareva fuori luogo.

5. Offerte

E' arrivata la prima offerta di transazione. A me pareva buona, ma la Ade dice che non se ne parla. "Cominceremo con qualche piccolo incidente per chiarire la situazione" mi dice. Voglio essere oceanico pacifico e non dare peso alla sbruffonata. La Ade è una gran figa, nota a margine.

6. Previsioni

"Ma tu" chiedo alla Ale "se volessi prenderti un periodo di vacanza, come faresti?"
"Beh" mi risponde "una delle ragazze mi sostituisce. Calcola che io sono aperta 365". Che mi era venuto da pensare ai gradi, ma invece erano i giorni.
Vorrei portarmi la Ale da qualche parte, sì.
Vorrei molto portarmela.

venerdì 14 febbraio 2014

I'll fly with you


La mia famiglia

Và che bella giornata. Certo che col sole il mio sottotetto da clochard prende tutta un'altra aria eh. Bello cazzo. Mi vedo già a bighellonare con il bigolone bighellone begone randazzo rampazzo, magari in compagnia di una dama dissoluta, ma che bello.

La Ale vive qui.
"Finchè non ti rimetti resto con te", ma che amore. D'altra parte non ci siamo mai mollati, quindi formalmente è ancora la mia ragazza. La Ade non so, ma dopo la chiamo e chiarisco. Eventualmente ci mettiamo assieme per telefono.

Ieri sera grande festa: sono riuscito a mangiare quelle palline in brodo sapete? Un grande traguardo. La Ale mi ci ha sciolto dentro un formaggino Mio, momenti indimenticabili. Però significa che la cosa migliora. L'occhio, seppur nero e gonfio e con un travaso di sangue interno che mi conferisce quell'aria rassicurante alla Freddy Krueger, è totalmente aperto e, credetemi, all'essere umano servono proprio DUE occhi. Ogni giorno mi sboccia un ematoma nuovo e questo mi mette in un mood molto primaverile.

Eravamo davanti alla tv che guardavamo che cazzo ne so, tutti e due in pigiama, quando d'improvviso la Ale si è chinata sul mio grembo, ha fatto sgusciare la minchia all'aperto e mi ha tirato un fantastico pompino con ingoio totale, mentre contemporaneamente si tormentava la passerina implume.
"Ne avevi tanta tanta…" ha commentato sozza, leccandosi le labbra al termine. Poi, scalza che mi fa tirare il carro, è andata in cucina, ha recuperato un rotolone, mi ha pulito per benino e ha rimesso via la minchia.

Le due licaone sono la mia famiglia.
Io le amo.

mercoledì 12 febbraio 2014

Convalescenza amorevole

Ma che bellezza essere a casa spaccato come un pezzo di marmo di Carrara.
Gli amici ti telefonano, vengono a trovarti, recano doni, fiori, disegni e letterine e la Ale mi porta la SUA centrifuga, che mi ha preparato una dieta liquida che vado di corpo ogni sei minuti (però dato che non posso masticare, viva la centrifuga), la Ade che ieri sera piomba in pompa magna (locuzione che nel suo caso assume una valenza assai particolare) e riempie di effluvi costosissimi il mio povero attico da clochard e c'è la Ale che mi fa il letto e i ragazzi sul Divindivano e sono coccolato come se fossi un malato terminale, un malato di testadicazzaggine terminale metastatica, per l'appunto.

Poi, quando il Max, Umbe e Zack se ne vanno, all'orario degli operai, la Marchesa Cobressa Imperiosa Adele mi parla, in presenza della sua ancella Aledellapale.
"Cicci, parliamo adesso." e io faccio di sì con la testa e così così con la mano.
"Chi sono questi morti che camminano?" e io tento di dire, ma dai, ma no, ma che c'entra, ma è inutile.
"Dammi i loro nomi, il nome della troia e il nome del loro avvocato, che domattina lo chiamo e gli spiego bene come funziona."
"Ade, grazie, ma no. Ho fatto denuncia e…" - "HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH, dai Cicci fa il serio."
e si accende una sigaretta che un pochetto mi dà fastidio, ma pace.
"Cento zucche sull'unghia cash, ritiro della denuncia all'incasso, eliminazione dell'ipotesi di ritorsione."
"Ritorsione?????"
"Sì"
dice lei sensuale come una vipera, incrociando gli occhi dell'ancella "la MIA furiosa ritorsione. E sai che sono pericolosa."

Mi pare di vivere in piadina connection, congedo le bella baiadera e vado a letto.
E dormo, ben sedato, assieme alla Ale vigilantes, incaricata di servizio dalla Adeterminator.

***

Stamattina l'occhio destro si è aperto, il dottore all'ospedale ha detto che miglioro, anche se le botte saltano fuori piano piano, prelevo il referto e la Ale lo faxa al mio (loro) avvocato.

***

Mi credete che Milano mi manca un casino?

lunedì 10 febbraio 2014

Sabato sera davvero bizzarro

Che ci son 'ste puttannone agghindate da puttanine che a cento metri ti ingannano ma a venti centimetri no e no e no, te non sei 'ina' in niente, sei una puttanona che agisce da puttanona e se per caso uno come me ti tratta come la puttanona che sembri ti incazzi, ti offendi, ma come ti permetti, ma con chi credi di avere a che fare, ma con una gran puttanona cherie, penserai mica d'averci l'aria da scienziata vero?, che da lì scoppia il tafferruglio e compaiono gli energumeni trentenni (adusi a copulare con te, quarantenne puttanona) che si assiepano attorno alla mia persona invitandomi ad uscire con loro, privi di senso dell'umorismo, incapaci di ridere al mio "no ragazze pazze, uscite tra di voi tesore" e poi quel coglione mi assesta un ceffone doloroso e, a quel punto, mi vedo costretto ad assestargli una testata sul setto nasale che lo atterra, venendo privato del piacere di percuotergli i testicoli a calci, causa gli energumeni pazze che non hanno visto l'ora di abbracciarmi per palparmi in un modo un tantino sado e me ne sono scrollato solo uno di dosso, ficcandogli due dita negli occhi e poi casino, rumore, male mio, urla mie, sangue mio, le forze dell'ordine!, ci voleva dopo tanto disordine.

Difficile, ragazze pazze energumene, sostenere la tesi che io abbia picchiato voi, visto come mi avete ridotto la faccia, sapete. Lì ce n'è solo una col naso gonfio, ma voi pezzi dimmerda bulli siete tutti sani.
"Vuole sporgere denuncia?" mi chiede la forza dell'ordine.
"Certo" rispondo senza dubbi.
Mi sono giocato il winebar, ma checcazzomenefrega.
 
Oggi la Ale mi telefona, le racconto.
"Ho visto tutto, Tazio, posso testimoniare" anche se era a Madonna di Campiglio per il week end.
"Chi sono questi sacchidimmerda?" mi chiede.
"Dei tizi" rispondo.
"Li faccio sistemare se mi dici chi sono"
No, dai Ale Capona, facciamo che finisce qua.

Ora me ne sto un po' qui con del ghiaccio e dell'Aulin e vaffanculo.
Milano mia, perdonami.
Ci vedremo nei prossimi, cerca di star bene.
Farò lo stesso.

martedì 4 febbraio 2014

Della pioggia, gli imbecilli e le baldracche.

Qui a PanetÜnia è un attimo che ti ritrovi davanti un ganassa che ti dà consigli e, rimpiangendo l'agio con cui ho smerdato K fanculandolo e sputtanandolo, questo me lo sono dovuto puppare, perchè il lavoro é il lavoro, si sa.

"Uè, ma tè mica puoi star qui così eh? Che la figa mica ti bussa alla porta eh. Tè devi far come ti dico io!" e mi abbassa l'avambraccio che vorrei spezzargli il collo "tè o ti iscrivi in palestra o a dei corsi di ballo. La là figa pullula, scolta mè, pullula. Altrimenti ti riduci a andar a annunci, che quelle ti mangian la piotta, no, no, scolta me. O palestra o ballo. Vedrai che lucido che te lo fanno, lo spingardino."

Io non lo so cos'è uno spingardino. Però già il fatto che finisca in "ino" mi lascia presagire che io non ce l'abbia, ma taccio, perchè il lavoro é lavoro, si sa.

"Uè, comunque, in ogni caso il Renato pone rimedi eh. Voglio dire" e fa la voce cospiratrice riabbassandomi l'avambraccio che voglio mangiargli il cuore "se 'na sera ti prende mmmmhheeee, capè?, il Renato c'ha sempre una destriera pronta ad essere montata dal suo cavaliere" e ride assestandomi una gran pacca sulla spalla che il cuore, prima di mangiarglielo, vorrei estrarglielo dalla cassa toracica con l'ausilio di una sola matita, per di più una volgare e merdosa Fila B2.

Perchè esistono questi?
Cui prodest?

Il Ruggi mi avvisa che la settimana prossima è a Milano per sistemare una certa cosa e che se sono su si cena assieme. Ma volentieri, perchè no?
Chiudo la telefonata al bar dove sto mangiando delle verdure artificiali e mi cade l'occhio sui piedi della mora stagionata che abita alle Lampados ed è a Milano per lo shopping.
Calzeless. Bella manza, sento un gonfiore e mi rendo consapevole di avere voglia di culo.

La voglia di culo è radicalmente diversa dalla voglia di fica.
La voglia di fica è fluida, scorre bene, rilassata, vorrei dire che certe volte passa sotto, come un brano di Al Jarreau.

La voglia di culo no.
Quando hai voglia di culo senti le budelle che si attorcigliano, che si annodano, senti dentro di te la voragine da cui esce la bestia dagli occhi rossi che ti ringhia di agire e  tu hai l'esigenza VITALE di sentire un buco del culo che ti strizza il cazzo e te lo ciuccia e guardare quella stagionata carcassa di donna, puntellata di cosmesi che la rende ancora trapanabile, mi spinge ad immaginare i muggiti che potrebbe emettere se le picchiassi il mio randello d'alabastro nel culo e mi ritrovo la minchia pietrificata, mentre ho in bocca un pezzo di radicchio di plastica, due semi di mais non biodegradabili e tre fili di carota transgenica.

Potrei chiamare il Renato.
E incularmelo a bestia.
Perchè l'ha detto lui che il Renato pone rimedi, mica io.
Eh.

domenica 2 febbraio 2014

Peperoni

Certo che oh, incredibile eh. Il passato mi torna su, come i peperoni ripieni di carne.
Prima la Milly, poi venerdì sera la Ale, poi ieri sera.

Sono al winebar a dragar fica frolla che mi sento due occhi di bragia nella nuca e mi giro a vedere le sembianze di Caron dimonio, trovandomi di fronte un paio di calze coprenti a righe orizzontali viola e nere, bebè scamosciate, mini svasata, piumino corto e stretto, capelli rosso malpelo e un bicchiere di rosso in mano.
"Ciao Tazio, come stai?" chiede seria la lolita un po' invecchiata, ma parecchio migliorata, transitata verso una fattezza più compiuta, nettamente non sfigata, seppur sempre un po' intristita, generalmente più aggraziata.

"Ciao SquawMarina, io bene e tu?"

Sono epoche.
C'è il giorno in cui vuoi essere sottomessa ed umiliata ed il giorno in cui ti sei cagata il cazzo di queste stronzate e dici a todo el mundo: son così se mi vuoi, se no va a straffanculo, che io 'sta fase e 'sta frase le stimo anche di più, per tutta una somma di svariate ed avariate ragioni, ma nel complesso esistenziale del letto chiavaiuolo, l'essere cavalcato nella luce fioca di un'abat-jour molto calda da questa rifiorita Marina non mi spiace per nulla, così come mi aggrada in modo insospettato palpare la sua ciccetta, trovando che lo stato di "grassottella" (nome che non rende giustizia al sublime), nella luce fioca di un'abat-jour molto calda, le conferisca una vena di seducente erotismo che ripercuote le sue vibrazioni bollenti sul mio epididimo ingrossato e, nel momento in cui la giovane Werther maneggia nel punto di giunzione dei nostri sessi, gemendo, inarcandosi deliziosa, dichiarando sintetica alla fine "questo è il culo Taz… ", avverto con palpitante ed entusiasmante sentimento puro che qualcosa cambia, là dove nulla sembra cambiare mai.

Bella bambola di carne burrosa, bianca, non grassa, ma formosa, carnosa, dal pube polposo, depilato alla perfezione, "da quando mi hai rasata tu non me li sono fatti crescere più", dai piedini bambini con le unghiette smaltate di nero, la palpo, la strizzo, lei geme, i duri capezzoli rosa increspati e le tettine sodissime, mi svetta la fava e la donzella si arrotola sensuale i capelli rossi sulla sommità del capo e mi sbocchina divinamente, mormoro sozzure, ipotizzo scenari a tre e lei mi segue, dicendo che non è impossibile infilare nel mio letto anche una sua amica a cui piacciono i cazzi grossi e maturi e le chiedo se assieme se la sono mai leccata e lei mi guarda e mi dice certo, un po' stupita del mio bizzarro quesito e le vengo in gola, provando un amore infinito verso la sua bollente accoglienza e intimità amorevolmente concessa.

E' l'alba quando lei si riveste ed io servo caffè odorosi, quando mi preme scusarmi per l'incontro precedente e lei mi guarda severa dicendo: "Con questo hai quasi rovinato tutto. Di cosa cazzo ti scusi? Ero qui per essere brutalizzata e tu lo hai fatto."
Beviamo il caffè nel diluvio universale che ci spaventa tutti.

"Baciami"
"No"
"Perchè no, Marina?"
"Perchè non ci amiamo."


Mi manca già.

mercoledì 29 gennaio 2014

Risorse

L'aver risentito la Milly ha riacceso in me esigenze articolate, suddivise in categorie precise, categorie a loro volta strutturate in sottocategorie dettagliate, con dettagli catalogabili con criteri uno a uno o uno a molti e mentre ieri sera sotto la doccia  consideravo questo ordine di perfezione surreale, la minchia mi si è scappellata, pensando alla sua fagianona pelosa, ai suoi piedi, ai suoi occhi e così, a minchia randazza parallela al pavimento, ho rollato la rubri (a Milano si deve tagliare la parte finale delle paro) ho schiacciato il verdone e l'ho chiamata al cellu.

"Ciao Tazione!"
"Ciao Millona!"

E la rendo edotta delle condizioni del mio Supercazzofavazzorandazzo e lei mugola sorridente e mi strozzo la cappella pensando di allungarle il mio Femoredidinosauro nel culo e glielo dico pure e la sento respirare sozza, al che lei mi chiede Milano dove, Milano Milano Milano, rispondo solerte e poi dico e tu dove e lei mi dice Piacenza, al momento.

"Piacenza?" - "Eh sì, purtroppo"
"Ma cazzo, ma senti, stasera lavori? Hai clienti?" - "Uno alle dieci, un'ora."
"E uno alle undici esatte, che sono io!" - "Ma che te cliente, cazzooooo, ma davvero vieni?"

E da lì le battute si sono liquefatte luride, con tinte portuali e bestemmie e mi piace la Milly. Perchè la Milly è una risorsa, una potente risorsa. Si piega, ma non si spezza mai. Si cheta, ma poi riparte ruggendo. E' puttana da marciapiedi e signora del libertinaggio. E' tenera amante e spietata carnefice. Lurida topa di fogna e profumata orchidea del peccato.

***

Due e venti del mattino di oggi.
Nudi, in piedi, uno davanti all'altra, io con le mani legate dietro la schiena e la minchia dura come la kriptonite.
"Vuoi provarla una cosina 'forte'?" mi chiede con le occhiaie sudicie, bella come un delirio.
"Sì" rispondo senza chiedere.
"Allarga le gambe e non muoverti"
"Sì"

E lei porta indietro la tornita gamba di destra, sollevandola velocissima in un calcio a piede nudo sui miei coglioni.
Cado in ginocchio dal dolore.
Mi prende i capelli e mi sussurra "Piaciuto?" e non posso che rispondere un "Sì" sofferto, perchè era vero.
"Tocca a te adesso… prendimi a calci la figa" con un sorriso malato.
E mentre mi rialzo, barcollante, mentre lei è pronta davanti a me a gambe larghe, sibila: "Più forte che puoi".

E io la accontento, facendola accasciare sul pavimento in un rantolo di dolore.
La Milly è una risorsa.
Di sopravvivenza.
Assoluta.

martedì 28 gennaio 2014

Sic transit

Cado sul letto del mio hotel superlusso 70s ieri sera alle dieci, quando d'improvviso il pArlàfono squilla e vibra, percorso da un sozzo piacere intestinale, lampeggiando sullo screen un nome che avevo dato per disperso dalle tremolanti notti dannunziane: Milly.

Rispondo.

Dall'altro capo una donna che ansima, in palese eccitazione sessuale, mi dice "Ciao… amore… come stai? … " e ansima, ansima, ansima. "Milly!" esordisco io, squillante "che piacere! Io sto bene, ma tu? Tutto ok?", con quella limpida idiozia allegra propria di Topolino e qualche altro citrullo.

"Tutto bene… il mio schiavo mi sta scopando alla pecora… è ingrifato come un toro… volevo mi sentissi godere… ", che è un pensiero delicato, se ci pensate.
"Ne sono onorato, Milly" ribatto con americana idiozia "spero tu ne goda moltissimo".
"Cazzo sì Tazio…" cupa e quasi al collasso bronchiario "vorrei il tuo cazzo nel culo… a secco… mentre lui mi scopa la figa… " e capisco che la situazione volge ad un'immantinete conclusione. Infatti, di lì a qualche secondo, Miss Milly comincia a ringhiare come una cagna, insultando lo schiavo che, pur non proferendo parola, grugnisce come un cinghiale maremmano, a imperituro segno della sua venuta.

Pausa.
Silenzio, ma non completo. Ordini secchi, mal percepibili dal telefono forse mollato rovescio sul materasso, ma poi dopo un po', ecco.
Click, flamm, sbuff. Sigaretta.

"Come stai Tazio?"
"Di merda, Milly. Pensa che per campare sono a Milano a fare il galoppino e vivo in albergo. E tu?"
"Di merda, Tazio. Pensa che per vivere faccio la puttana, ma il mercato è pigro."
"E lo schiavo?"
chiedo io, Topolino.
"Un hobby" dice lei, Crudelia.

Miss Milly è caduta, come le dee.
Niente più Casa, niente più Madame Inquieta, niente più Habana, niente.
Modesta zoccola di provincia senza giro, specializzata in sozzure dolorose.
Malata di piacere, come me.

Non ho osato chiedere l'età dello "schiavo".
Ma mi sono immaginato un panzuto funzionario di banca pallido-verdastro,  dalla peluria grigiastra, con in testa un improbabile cappuccetto di scai con una cernierina Rìrì.

Sic transit.

mercoledì 22 gennaio 2014

Glande

Mi sono cotto il riso rosso.
Ah, io adoro il riso rosso. Ci vogliono i suoi bei quaranta / cinquanta minutoni, ma poi è una risorsa. Sta lì nel frigo, lo puoi inzuppare di salsa di soja e wasabi, oppure limone e olio, puoi metterci due gamberetti bolliti, una patata e worchester, oppure mangiarlo secco così.

Sono a casa.
Col cazzo di fuori e una bellissima felpa nuova che mi sono comperato a Milano. Una felpa nera, identica alla precedente, ma nuova, quindi morbidissima e profumata di felpa nuova.
Mi sono anche drogato, ma con grano salis. Poca erbetta, poca farinetta. Indosso un anello di metallo lucidissimo alla base della cappella, o della corona del glande, per gli appassionati di anatomia.

Riso rosso e un anello sotto la cappella.
Che sexy.
La Aledellapale non sa se viene, stasera.
Io sono sicuro che vengo, stasera.
Dio se stringe, l'anello.

lunedì 20 gennaio 2014

Tayra

Me la consiglia il Ruggi, mi esseemmeessa il cellu, fidati amico mio, massì, anche se son due parole che mi accaponano la pelle, "fidati" e "amico mio", dette da te Bocciolodirosavogliosa, ma alle ventidue e diciassette la chiamo, la chiamo, la chiamo, la chiamo, la chiamo, la chiamo, ma poi verso le ventitre e zerodue comincio a cagarmi la minchia, ma poi mi risponde, Tayra, dammi la via, eccola, spè che arrivo, ti aspetto amore, sì, aspettami amore, non possiamo che amarci dopo tutta questa conoscenza.

Pelle di cuoio, lucida e cioccolatosa, un culo superbo, due gambe lunghissime, di dove sei amore, Liberia, ma che bello, ecco le rose, tesoro che bello che sei e mi ciucci i capezzoli e io sotto ti ravano la fava barzotta, madonna dell'incipit che pezzo di tronco di cazzo di ebano c'hai, signora gentile, poi nudi sul letto, leccalecca amor mio, ti mangio io biscione e il bucone sfondato, le palle e il perineo e ti tira la fava, amore di sempre, mentre la mia ti scoppia in bocca e mi dici che vuoi il mio cazzone, ma non temere Tayra, ce lo tiriamo nel culo per tutto il tempo che ci vuole e io pago, cazzo me ne chiava, pago.

Tette di cioccolato fondente con coni capezzolari di cioccolato al latte, ungimi il culino amorina esotica e fottimi forte, fammi piangere di piacere, fammi sanguinare, c'hai una bestia impressionante e io smignotto da frocia, esaltando il tuo lato maschile, sei arrapata, mi inculi, io godo, cristosantissimo fin dove mi arrivi nelle budella e i tuoi coglioni sui miei e mi succhi la lingua e io ti esorto a stuprarmi e mi monti da bestia, come sei bella, sento il mio buco sfondarsi e non riesco a contrarlo e tu lo capisci e mi pompi chimamandomi troia con quella voce mezzo e mezzo che mi fa impazzire, pompami amore, pompami il culo che domani ogni volta che mi siedo voglio pensarti, sì amor d'ebano, che zoccola sei, certo che voglio che mi sborri in gola, voglio ingoiarti tutta, amore e mi esci dal culo in un lampo e sento il mio odore e ti sgommi e mi chiavi la bocca, dai, dai, dai, ti stringo le chiappe spingendoti in fondo e sborri piegata su di me, baciandomi i capelli.

Voltati, troia, dammi il gel, bagascia, un goldone e del gel, dai, muoviti, aiutami, girati, ecco, son dentro di te e pompo vigliacco, senza nessuna gentilezza e sento che la minchia, lenta, lenta, ti si imbarzottisce mentre, incollato alla tua schiena sudata, ti sfondo il budello e mi esorti a sborrare, sudata e odorosa, mentre ti palpo i coglioni e mi sgommo a mia volta e ti schizzo in gola felice.

Momenti di pace.
Carezze e una canna.
"Ti rivedo?"
"Puoi contarci."

Un bacio d'amore sintetico e la notte piovosa.
Devo andarmene da stammerda.

domenica 19 gennaio 2014

Sfümatüre di gran classe

Eccomi qui, nella MIA Milano. Nel MIO albergo. Che figata raga. Sono al massimo, sono a Milano, sono realizzato, che figata, finalmente. Un bel weekend da provinciale alle spalle, ma che soddisfazione, veramente: un venerdì sera di classe, intellettualmente stimolante, bella gente, bel locale, bella musica, veramente top. E poi sabato. Cazzo sabato veramente toppissimo.

Alla mattina ho ronfato un pochetto, poi mi sono svegliato, cannetta, scritto il post, mangiato al Centrale, quiche e tre Campari orange, cannetta ricca con la Aledellapale alle due in macchina in piazza che poi lei tornava alla pale, che sesso che mi fa con quelle leggins, poi via, in macchina, argine, pioggia, pedale a canna, vai, fittizio del boschizio arginizio pre alluvione, eccola lì, FIAT Stilo berlina rossa, gente intorno, distanti, c'è movement, c'è movida, c'è sozzida, che la notte arriva alle tre nella bassa e allora vai, Tazietti, ispeziona, toccati il cazzo dalla tasca dei jeans che così si imbarzottisce, plic-plic sul cappuccio di plastica, ciaf-ciaf sotto le suole di gomma, eccola lì la maiala, mezza nuda che se la mena lato passeggero e il cornuto è in mezzo a sta orda di merde e non si sa chi è, che bella troiona, occhiali da sole, abbondante, tra i cinquantacinque e i sessanta, la fica rasata, le autoreggie, lo stivale, bionda tinta o parruccata, che meloni fracassati sulle pieghe di lardo della panza, la lingua guizzante, ma aprilo quel cazzo di finestrino che il tuo cornuto è qua che sbava per vederti succhiare le minchie straniere, flash-flash-flash, i maiali fotografano, io riprendo con l'aIfon e la minchia che tira, sega di gruppo, ma che culo c'ha sto cornuto?, bei cazzi, guarda lì il maruchen che bel cazzo che c'ha, dai Tazietti, sfodera la sciabola che quella apre, giù di polso a sei centimetri dal finestrino, dai troia apri, grugnisco maniaco e lei apre, cazzomerda e succhia a pelle me, il maruchen, il pallidone, palladilardo e palladipelo, ma io voglio chiavarla e faccio il prepotente, "scopare no" sbava la scrofa stizzita, ci mancherebbe madame, certamente, "sborrami sulle tette", mavaffanculo sacco di merda putrefatta, fatti pisciare dal tuo cornuto e, per dispetto, sborro da solo dandole le spalle, sulle foglie marce.
Toh maiala, questo è per il tuo "scopare no".
Piscio dove mi trovo, incrociando il suo sguardo e mi spiace che non mi scappi da cagare.

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Righe, righe, righe, righe, righe, il tavolino sembra un gessato, Ale amore, ma che storia sta bamba, ma taci Tazione che c'ho preso un gustone che non te lo immaginone.
Me lo dai il culino?, amore lo sai che mi sanguina facile, ma ti piace amorella?, mi piacerebbe come sensazione se poi non mi bruciasse infiammato sei mesi, ma amorella, ma fuori piove? ma guarda te fuori, che io mi pippo sta polistil un attimino.
E allora galoppami, Ale diverrima, che voglio urtarti la cervice senza ritegno, ma certo Tazione, questo sì, è un male bellissimo che me lo fai solo tu, mi ami Alina?, ma certo Tazino, quella stronza bagascia sull'argine non può capire quanto c'ha perso a non darti la figa amorone, ma senti Alina, ma i tuoi piedi puzzerebbero se non te li lavassi con quelle sette industrie chimiche che usi?, movè sì amore, a chi non puzzano i piedi?

Ai falsi, Ale.
Solo ai falsi farabutti.

Sborrami dentro Tazio.
Sì, amore.

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E da domani, tutta vita. Non vedo l'ora. Che bel momento della mia vita dimmerda.

sabato 18 gennaio 2014

Fancy salamazzo

"Scoltamo, ma è vero quel che dice il Max che te c'hai uno smataflone lungo così?" mi chiede la dotta bolognese, posando l'indice destro sul polposo avambraccio sinistro. Grassa risata alcolicoalcaloidica di tutti e io mi alzo dicendo "Tienimo lì la misura che vediamo…" e mi sbottono le braghe facendo sgusciare la minchia scappellata, generando un isterico ridere di tutta la corte dei miracoli, tutti sudati, maialimannari, con le scrofe imputtanate per la serata, speranzose di prendere susiza ad ninen(1) a più non posso.

Bello.
Un'ondata di genuino verismo con un legame a Verga strettissimo, stretto assai più di quanto egli stesso avesse potuto auspicare, sant'uomo (finissima questa). La bologna non esita a prendermelo in bocca e poi si assiepano le amiche, fameliche, mentre Virus ride sbronzo come un maiale e il Max mantiene il sorridente controllo della situazione, che lui è Gringo che sa che quaggiù nel Montana la vacca è in calore e la ficcata di gruppo è questione di ore e ha ragione il gran Gringo, che in pochi minuti son già lì che spingo.

Mi mancava di far su il maiale con Max (perchè Virus era out of order dalle nove) e mi mancava di chiavare alla bersagliera tre vacche stupende, tre Vacche meravigliose che se ne sbattono i clitoridi se sono fighe-da-protocollo o meno, che se ne chiavano della morale, che pisciano serene sui canoni della società e godono, godono, godono, godono.

Ah, che serata fancy.
Mi ha rimesso al mondo.

(1) Salsiccia di maiale.

venerdì 17 gennaio 2014

Back home

Certo che mi sento proprio milanese ormai eh. Non riesco a resistere dal dirvi che sono partito da Piazza Gae Aulenti alle undici punto zerosette e sono uscito al casello di Reggio a mezzogiorno e diciannove, cioè, dico, michelin e maps mi dicono che sono ancora per strada e invece il Tazietti c'ha già le gambe sotto la tavola ed è li che ghigna, mai mollato il pedale, sempre a tappeto, quattro colpi di freno in tutto, m'avran fatto il book fotografico secondo voi? ma chissenefrega, dico io, la macchina non è mia e c'ha la targa crucca, ma allora vai, vai, vai.

Fine del delirio.
Ritorno all'umanità.

Ho dato una veste molto minimal al blog. Spero vi piaccia. Se non vi piace ditemelo. Certamente questo non produrrà alcun cambiamento, ma è giusto poterle dire le cose.
Siamo in democrazia, no? No? Mi sa anche a me.

Comunque sono contento, molto contento.
Sono finalmente realizzato al zentparzent, faccio da galoppino-vigilante-tuttofare per della gente che mi paga molto bene, lavoro (finalmente!!!, finalmente!!!!) a Milano, la MIA Milano, ho inforcato una zoccolona meravigliosa, la Valentina (ma tu guarda che le troiazze si chiamano tutte Valentina eh?) con la quale mi sono cacciato una gran ficcata anche ieri sera, poi nel uichend me ne torno al paesello della salamella, dove il maschissimo Max ha organizzato una seratona ruspante di quelle che nella telefonata cominciano con "stasera si ammazza il maiale a casa mia".

Grande Max.
Ho un brivido di terrore pensando a quel che succederà stasera. Non chiedo info, dico solo sì, qualsiasi cosa mi va bene.

Ho telefonato alla Aledellapale, ci facciamo un americano o nove assieme, stasera alle otto e poi ciascuno al suo destino, anche se le ho chiesto un po' di quel Vicks Sinex che usa lei che stasera vorrei essere al top e lei ha riso, dicendomi sì amore, che chissà che cazzo s'era già presa.

Comunque sono contento, molto contento.
La Lola mi chiede cosa vuole la Squinzy e io non ne ho idea, ma il fatto è che ho proprio un'idiosincrasia al pensiero di approfondire le sue motivazioni, ma nel contempo, avrei una voglia matta di incularla. Ma sono un uomo maturo, pieno di buonsenso e così mi limito a infarinarmi e a smaialare con Max, l'amico di sempre.

Comunque una precisazione doverosa va fatta.
Non tutte quelle che si chiamano Valentina sono troie. Ma un sacco di troie si chiamano Valentina.
Ecco.

Baci, miei tauri e mie taure.

giovedì 16 gennaio 2014

Perdere l'amore

Che dueccoglioni, speravo di schiodare oggi pomeriggio e invece no, mi tocca stare qui anche domani. Vorrà dire che più tardi sfoglierò ancora quel grazioso forum e mi farò raggiungere da una professionista anche stasera.

Ieri sera la CamPol (camerierina polacca) mi arriva in camera, che lei si fa ascensori di servizio e scale perchè dice che se la tanano la licenziano, insomma mi arriva in camera di soppiatto, entra, la invito ad accomodarsi, mi dice che resta in piedi e poi, con un italiano più che dignitoso, mi spiega che tra noi tutto è finito e ciao.
E ciao, cazzo devo fare?

La Squinzy mi esseemmeessa chiedendomi se sono a Milano nel weekend e io rispondo di no, ma chiedo anche il perchè e lei mi risponde che una sua amica "vernicia" una galleria d'arte e voleva ci andassimo assieme e io penso "diobono se siamo figazzi e ultrakewl", ma no grazie, torno a casa nella bassa a mangiare la salamella in mutande e calzini, che sotto la tavola mi voglio sgrullare anche il campanazzo mentre rutto le patate fritte guardando La Soldatessa alle Grandi Manovre.

Ma poi, 'sta Squinzy, chi cazzo è? Boh.

La settimana prossima, se il Ruggi sale a Parigi, quasi quasi lo raggiungo. Farà un freddo siderale, ma almeno si va a troie assieme, oltre a toglierci qualche fraterno sfizietto quando saremo ben carburati.

Chedueccoglioni. C'ho Miss Flamingo da soddisfare e poi anche l'Aledellapale, insomma, non posso essere troppo enucleato dai miei affetti solidi e certi. Eh.
Specie adesso che la mia fidanzata pol(v)acca mi ha dato il benservito.

Adesso mi cerco una spalla su cui sbavare stasera.

martedì 14 gennaio 2014

Scorci della MIA Milano

Piove. Ahhh che meraviglia, io adoro la MIA Milano con la pioggia. Anche perchè la pioggia valorizza e enfatizza la già gioiosa ed estroversa simpatia dei MIEI milanesi in una maniera che non vi dico. Ahhh la MIA Milano mi dà sempre tantissime soddisfazioni.

Oh, per rimanere in tema come di consueto, ma quanto cazzo costano le pareti attrezzate? Ma di che cosa le fanno? Oro e fumo? Platino e coca? 'Sti grancazzi, ci sono rimasto dimmerda. Sono proprio un provincialotto fuori dal mondo, speriamo che la MIA Milano mi evolva un po'.

Ieri sera mi ha raggiunto nella mia camera d'albergo, ultralusso anni settanta, una professionista del sesso che avevo contattato nel meriggio grazie ad un forum specializzato. I servizi che offre la MIA Milano sono superbi. Provate a scrivere in Gugol "Escort Milano" e godetevi le settemila pagine di vetrine del sesso. Poi provate a scrivere "Escort Eboli" e godetevi il primo annuncio di uno sfigato come il male che tenta di vendere la sua Ford.

Un gran bel mignottone di quarantatre anni, capelli biondi corti, due chiappe monumentali, belle gambe, piedi da sindrome di Stendhal, due zinne così e poi, sopra ogni cosa, italiana.
Mica è facile eh. Il vento dell'est spira anche qui nella MIA Milano, ma non ha senso che io paghi carne dell'est quando posso attingere tra il personale del grill qua sotto e materassarmi la camerierina polacca, turni permettendo.

Beh, insomma, la mammifera si spoglia ed è ricca di barocche bardature ippiche: calze con la riga e reggicalze, scarpe pump tacco 39, guepiere, bustier, brassiere, jeanpierre e parterre.
"Senti" le dico garbato "Ti pregherei di non offenderti, ma se tu fossi totalmente nuda io ne gioirei a mille" e lei ha acconsentito ed io ho aiutato, come si addice a gentiluomini del mio lignaggio.

Bella manza da tutta nuda eh. Tira dei pompini scoperti di discreta fattura, è gioviale, simpatica, sorridente, si fa mangiare la brogna ornata da un ciuffetto di peli, si fa mangiare anche il bocciuolo di rosa, ma non lo dà a nessuno e per nessuna cifra.
Sa usare i piedi in maniera eccellente. Dopo essere stato vestito di gomma, gliel'ho allungato tutto dentro e ci ho messo tanto di quel mio che non ve lo so dire e lei pareva godere, pareva venire, poi a un tratto m'è parso di cominciare a venire e lei (propositiva e servizievole) m'ha proposto di "terminarmi" coi suoi piedi, cosa che è riuscita gran gran bene.

"Sei bravo sai?" mi dice giunoicamente adagiata su un carnoso e sensuale fianco.
"Lo dirai a tutti" smignotteggio smorfioso.
"A tutti quelli che mi fanno venire" e questa versione mi è piaciuta, vera o falsa che fosse, non ha nessuna importanza.

Dopo un'ora esatta nella mia camera regnava la pace aromatizzata di un dolce profumo femminile che non saprei dir qual'è.
Mi stendo ignudo sul letto sorseggiando un wodkone famiglia e chiamo la Gianna Miss Flamingo per renderla edotta di questa suarè e da dettaglio nasce dettaglio, la Miss è curiosa, io sono una troia e s'è finiti a far sesso al telefono come due suini di razza Durock.

La MIA Milano mi coccola.
Cosa potrei desiderare di più dalla vita?
A parte un muscoloso e peloso agricoltore lucano con le voglie sporcaccione nel sederino, direi niente.


*****
Foto tratte dal suo sito.


domenica 12 gennaio 2014

Aggiornamenti ed auguri

Per me la Gianna è Miss Flamingo, un po' perchè l'ho rimorchiata lì, al geriatrico danzerino della bassa, un po' perchè non cerca l'amore, ma il cazzo. Certo, non è una diva di Hollywood, ma ha dei bei lineamenti del viso e un corpo carnoso, con la cellulite, le smagliature, la pancetta da vodka, due tette rimaste intatte nonostante i suoi sessantanni e poi è brava di bocca e di mano. E' abbronzatissima, ha i capelli tagliati corti e bianchi per "sputare in faccia alle troie che rifiutano la vecchiaia", è vedova, ha dei bei piedi e si spenna la passerona. Una porca sublime.

L'ho visitata a fondo anche ieri sera. Mi piace, mi arrapa a bisonte, mi fa godere quel suo respiro ansimante e la voce roca di cinquanta Marlboro rosse al giorno.
Appena posso ritornare la visito.
"Dottore mi dica, ho un bruciorino qui" e mi mostra la passerona pelata. La adoro.

Ritornare.
Il più bel ritorno, per me, sarebbe a Dakar. Tolto quello, un posto vale l'altro. Cazzo me ne frega, persino Milano va bene ed infatti va bene, poichè mi sparo giornate su giornate a Milano. K avrà una blanda ed illusoria erezione, GQ sorriderà sotto i baffi di plastica, massì amici, non ho più principi, sono una puttana totale, lavoro a Milano.

Poi c'è quella camerierina polacca nel grill lì sotto che mi piace un casino: seno piatto, capezzoli scuri, capelli neri, magrissima, piedi ossuti e odorosi, fica rasata a rasoio che mi piace sentire le punte dei peli che mi graffiano. Anche lei amante grossi calibri e, in questo, il Taziotroia può esprimere un pubblico parere.

La Gianna mi dice che con un'altra donna non c'è mai stata e io le dico "ma se ti organizzo ti andrebbe?" - "ho tempo a dir di no la seconda volta se c'ho i motivi" e la trovo saggerrima, ma poi mi punge la curiosità di sapere se in tre è mai successo "ero giovane, molto giovane, ma non ti credere chissà cosa eh?, gli ho fatto una sega per uno mentre facevo la carne nel panino…" e ride sguaiata, la adoro.
Lei sì che sarebbe una compagna adeguata da Canarie.

Gliene parlerò.

Qui è tutto successo in frettissima, non mi va di darvi i dettagli. Sappiate solo che sto aprendo un ufficio per qualcuno, una cosa pesante, costosa. Io ci guadagno dei bei soldi, una camera fissa in un albergo da cui vedo quello Stonehenge disgustoso di Unicredit, tutte le spese, sono pieno di bouns e mi è pure toccata una Mercedes B 220 cdi con ogni cazzo di diavoleria e targa Monaco, che oggi fa sempre la sua vacca figura.

E col Costa?
Il Costa mi ha chiesto scusa, ovviamente. Egli è un calamaro acefalo che attende che qualcuno gli fornisca le risposte che, non essendogli brillate, egli ritiene più intelligenti. Ciao Costantino, saluta Appraga.

Martedì scorso ho cenato con la Squinzy. Mi ha portato lei. Non mi ricordo manco il nome del posto. Mi piacerebbe vederla a letto con la camerierina polacca. Anche se non so se la camerierina è bisex. Ma quando sono giovani provano tutto, sì. Era senza calze, quella troia della Squinzy. Ho gradito al punto da segarmi in privato, in albergo.

Diciassette e ventitre e sono nella mia camera d'albergo di ultralusso anni settanta, con la felpa black block e nudo sotto, a scrivervi, perchè ve lo dovevo. Potevo venire su domattina, lo so, ma il traffico mi fa perdere il mio proverbiale equilibrio emotivo e io non voglio che nulla scalfisca l'immagine equilibrata che ciascuno di voi ha di me.

Più tardi andrò a mangiare da solo al grill e poi ciuccerò quei capezzoli di ferro su quelle tette inesistenti e proverò a ingravidarla un'altra volta, ma mi sa che prende la pillola, la camerierina polacca del grill.

Credo di avervi aggiornato in linea di massima.
Buon anno a tutti.