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martedì 4 febbraio 2014

Della pioggia, gli imbecilli e le baldracche.

Qui a PanetÜnia è un attimo che ti ritrovi davanti un ganassa che ti dà consigli e, rimpiangendo l'agio con cui ho smerdato K fanculandolo e sputtanandolo, questo me lo sono dovuto puppare, perchè il lavoro é il lavoro, si sa.

"Uè, ma tè mica puoi star qui così eh? Che la figa mica ti bussa alla porta eh. Tè devi far come ti dico io!" e mi abbassa l'avambraccio che vorrei spezzargli il collo "tè o ti iscrivi in palestra o a dei corsi di ballo. La là figa pullula, scolta mè, pullula. Altrimenti ti riduci a andar a annunci, che quelle ti mangian la piotta, no, no, scolta me. O palestra o ballo. Vedrai che lucido che te lo fanno, lo spingardino."

Io non lo so cos'è uno spingardino. Però già il fatto che finisca in "ino" mi lascia presagire che io non ce l'abbia, ma taccio, perchè il lavoro é lavoro, si sa.

"Uè, comunque, in ogni caso il Renato pone rimedi eh. Voglio dire" e fa la voce cospiratrice riabbassandomi l'avambraccio che voglio mangiargli il cuore "se 'na sera ti prende mmmmhheeee, capè?, il Renato c'ha sempre una destriera pronta ad essere montata dal suo cavaliere" e ride assestandomi una gran pacca sulla spalla che il cuore, prima di mangiarglielo, vorrei estrarglielo dalla cassa toracica con l'ausilio di una sola matita, per di più una volgare e merdosa Fila B2.

Perchè esistono questi?
Cui prodest?

Il Ruggi mi avvisa che la settimana prossima è a Milano per sistemare una certa cosa e che se sono su si cena assieme. Ma volentieri, perchè no?
Chiudo la telefonata al bar dove sto mangiando delle verdure artificiali e mi cade l'occhio sui piedi della mora stagionata che abita alle Lampados ed è a Milano per lo shopping.
Calzeless. Bella manza, sento un gonfiore e mi rendo consapevole di avere voglia di culo.

La voglia di culo è radicalmente diversa dalla voglia di fica.
La voglia di fica è fluida, scorre bene, rilassata, vorrei dire che certe volte passa sotto, come un brano di Al Jarreau.

La voglia di culo no.
Quando hai voglia di culo senti le budelle che si attorcigliano, che si annodano, senti dentro di te la voragine da cui esce la bestia dagli occhi rossi che ti ringhia di agire e  tu hai l'esigenza VITALE di sentire un buco del culo che ti strizza il cazzo e te lo ciuccia e guardare quella stagionata carcassa di donna, puntellata di cosmesi che la rende ancora trapanabile, mi spinge ad immaginare i muggiti che potrebbe emettere se le picchiassi il mio randello d'alabastro nel culo e mi ritrovo la minchia pietrificata, mentre ho in bocca un pezzo di radicchio di plastica, due semi di mais non biodegradabili e tre fili di carota transgenica.

Potrei chiamare il Renato.
E incularmelo a bestia.
Perchè l'ha detto lui che il Renato pone rimedi, mica io.
Eh.

domenica 2 febbraio 2014

Peperoni

Certo che oh, incredibile eh. Il passato mi torna su, come i peperoni ripieni di carne.
Prima la Milly, poi venerdì sera la Ale, poi ieri sera.

Sono al winebar a dragar fica frolla che mi sento due occhi di bragia nella nuca e mi giro a vedere le sembianze di Caron dimonio, trovandomi di fronte un paio di calze coprenti a righe orizzontali viola e nere, bebè scamosciate, mini svasata, piumino corto e stretto, capelli rosso malpelo e un bicchiere di rosso in mano.
"Ciao Tazio, come stai?" chiede seria la lolita un po' invecchiata, ma parecchio migliorata, transitata verso una fattezza più compiuta, nettamente non sfigata, seppur sempre un po' intristita, generalmente più aggraziata.

"Ciao SquawMarina, io bene e tu?"

Sono epoche.
C'è il giorno in cui vuoi essere sottomessa ed umiliata ed il giorno in cui ti sei cagata il cazzo di queste stronzate e dici a todo el mundo: son così se mi vuoi, se no va a straffanculo, che io 'sta fase e 'sta frase le stimo anche di più, per tutta una somma di svariate ed avariate ragioni, ma nel complesso esistenziale del letto chiavaiuolo, l'essere cavalcato nella luce fioca di un'abat-jour molto calda da questa rifiorita Marina non mi spiace per nulla, così come mi aggrada in modo insospettato palpare la sua ciccetta, trovando che lo stato di "grassottella" (nome che non rende giustizia al sublime), nella luce fioca di un'abat-jour molto calda, le conferisca una vena di seducente erotismo che ripercuote le sue vibrazioni bollenti sul mio epididimo ingrossato e, nel momento in cui la giovane Werther maneggia nel punto di giunzione dei nostri sessi, gemendo, inarcandosi deliziosa, dichiarando sintetica alla fine "questo è il culo Taz… ", avverto con palpitante ed entusiasmante sentimento puro che qualcosa cambia, là dove nulla sembra cambiare mai.

Bella bambola di carne burrosa, bianca, non grassa, ma formosa, carnosa, dal pube polposo, depilato alla perfezione, "da quando mi hai rasata tu non me li sono fatti crescere più", dai piedini bambini con le unghiette smaltate di nero, la palpo, la strizzo, lei geme, i duri capezzoli rosa increspati e le tettine sodissime, mi svetta la fava e la donzella si arrotola sensuale i capelli rossi sulla sommità del capo e mi sbocchina divinamente, mormoro sozzure, ipotizzo scenari a tre e lei mi segue, dicendo che non è impossibile infilare nel mio letto anche una sua amica a cui piacciono i cazzi grossi e maturi e le chiedo se assieme se la sono mai leccata e lei mi guarda e mi dice certo, un po' stupita del mio bizzarro quesito e le vengo in gola, provando un amore infinito verso la sua bollente accoglienza e intimità amorevolmente concessa.

E' l'alba quando lei si riveste ed io servo caffè odorosi, quando mi preme scusarmi per l'incontro precedente e lei mi guarda severa dicendo: "Con questo hai quasi rovinato tutto. Di cosa cazzo ti scusi? Ero qui per essere brutalizzata e tu lo hai fatto."
Beviamo il caffè nel diluvio universale che ci spaventa tutti.

"Baciami"
"No"
"Perchè no, Marina?"
"Perchè non ci amiamo."


Mi manca già.