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sabato 23 maggio 2015

Che la noia possa renderti eunuco, o Tazio

 Venerdì sera solitario e carezzevole 

Ieri sera mi sono mangiato un pacchetto di crackers con delle Sottilette e mi sono guardato Crozza, da solo. Ho riso quel che c’era da ridere, come sempre, poi ho uozzappato la Skizza dicendole che non l’avrei uozzappata mai più, rendendomi conto con chiarezza di essere un elemento di fastidio e/o di imbarazzo e che, quindi, la fazenda moriva lì come, negli effetti, pare volere lei.
Poi mi sono acceso un cannone ed è partito Bersaglio Mobile di Mentana dove c’era quella maschera di Carnevale tipica toscana, dai, come cazzo si chiama, dai, spetta, Fonzi, no… Denti, no... Renzi! Sì! Renzi! e poi la Sardoni e Gaia Tortora, la quale indossava zatteroni senza calze e in determinate inquadrature si vedeva abbastanza bene e poi la Tortora, ben assai dopo il piacermi a settemila come persona e giornalista, mi fa arrapare come un bonobo che è stato incarcerato per sette anni.
Le ho quindi dedicato un tributo manuale goloso e prolungato e sono andato a dormire.

 Sabato: il risveglio 


Un uozzappo si scusa per il lieve ritardo di dieci ore nella risposta e mi confessa che vedermi le produce del dolore sempre vivo e che non è in grado di sopportare, ora che ha tanto faticato per rifarsi una vita a Modena (!), trovando lavoro occhei non in un’agenzia da capogiro, ma pur sempre un lavoro e trovando anche una persona tranquilla che la fa stare bene e quindi, conseguentemente, è sollevata del fatto che io non insista ulteriormente nel volerla incontrare, ringraziandomi per il consueto acume e per la disponibilità di sempre. Ottimo colpo, devo dire. Popolarità a tremila. Grandissimo Tazio.

 Sabato: happening prandiale a ranghi estremamente ridotti 


Mi sistemo alla Solita, al solito tavolo, al solito posto, scoprendo ben presto di essere io, io e io, poichè il nubilato nubila nozzeo a LosMinques, Zack veleggia verso Venezia per un improvviso weekendone romantico con la Lestasandra, Virus lavora per coprire l’assenza del nubilato e poi arriva l’Umbe, già mangiato da mammà, che con aria funerea mi dà la ferale notizia drammatica: il Sa-aaarti ha mollato l’Anto, ieri.
"Oddio mio!", esclamo circumnavigando cauto il vasto checcazzomenefrega che racchiude il mostruoso dramma, prodigandomi ansioso, nel contempo, a carpire dall’Umbe le ragioni di un simile, atroce, assurdo, inconsulto, inatteso ed inimmaginabile gesto.

"Una così bella coppia affiatata, ma come mai, o Mite Umbe?"

L’Umbe resiste, si contorce, poi mi obbliga al giurin giuretto da Lupetto Culattone e mi rivela dolente che il misfatto è avvenuto in quanto il Sa-aaarti è venuto a sapere che l’Anto ha avuto una tresca con me.
Con me, capite?
Me, Tazio Tazietti.
Chiedo anche un paio di volte per sicurezza, ma pare l’abbia avuta proprio con me.

Mavaffanculo, merda.
Inutile resistere, spiegare, puntualizzare, tentare di convincere, tutto inutile e vano e poi io non ho più cazzi di nessuna natura di sopportare ‘sta gente e ’ste vaccate.
Capisco perfettamente che il mio permanere qui, nella bassa velenosa, deve essere interrotto al più presto, in assoluto primis per medicarmi seriamente i coglioni e poi per dare luogo, tempo e modo a questemmmmerde dei Miei Migliori Amici di dimenticarmi e ricomporre il loro pseudoequilibrio tenuto assieme dalle sborrate forestiere che gocciolano dalle labbra delle loro sante compagne, equilibrio apparentemente reso squilibrato dall’asteroide Tazio che sembra essere il responabile di tutto, tutto, tutto, anche di ciò che non ha mai commesso e pur non avendo mai raggiunto la crosta terrestre.
Beviamo un caffè in silenzio, pago e rivelo, prima di sgommare.
"Mi sono chiavato anche la Kikka, giovedì sera mentre eravate al calcetto. Bella troia.", in un soffio serissimo, mentre il cuore di dentro ride come un pazzo. E l'Umbe va in tetania letargica.
Mavaffanculo anche tu pagliaccetto, che se rimanessi la prossima vorrei fosse la tua, con quelle tettine acerbe.
Evaporare necesse est.
Fanculo.

 Sabato: post prandiale ricerca di una va(u)lvola 


Rientro alla Tana del Porco e chiamo la Milly Fatale.
Le sintetizzo, nell’ambito del limitato tempo di sopportazione che la Padrona ha (e che io ben conosco), le ragioni per cui si renderebbe assai urgente una mia evaporazione dalle terre natie. Vengo duramente e volgarmente redarguito poichè, a ragion veduta, la deliziosa Mistress mi accusa di contattarla solo quando IO ho bisogno di lei per risolvere le mie sciatte vicenduole da mercato, temporeggiando, sottovalutando e non rendendomi IMMEDIATAMENTE DISPONIBILE per le SUE già ben manifestate (ed assai più importanti, come ovvio) necessità. Mi insulta, mi bestemmia, mi mortifica e, mentre guadagno con rapidità un’inattesa erezione, mi propone qualcosa di molto interessante.
Ella, nella torva oscurità del suo fascinoso agire, non mi hai mai reso edotto di possedere un piccolo appartamento (il “buchino” come lo chiama lei ripetutamente e maliziosamente) in Parigi, che ben si attaglierebbe a divenire una base logistica comune, dalla quale dipanare mille interessanti esperienze luride e depravate rivolte a lenire i miei ed i suoi gonfi e doloranti genitali.
“Dimmi solo quando” - incalzo impaziente.
“Non so. Dovrei introdurre la novità all’ometto, ma solo se mi giuri che non farai la merda, perchè se mi fai un pacco ti ammazzo.”
“Lo giuro” - “Bada a come ti muovi Monsieur Tazio, ricordatelo. In tal caso potrei introdurre la novità di un mio “viaggio in Italia” già questa sera a cena, se gli umori saranno favorevoli.”
“Introduca, Padrona”
“Non tema, Monsieur, introdurrò con sottile piacere che manco si immagina. Lei si munisca di biglietto open, così come farò io e stiamo pronti a tutto.”


Parigi. Deneuve. Magnifique.
Si scappa di nuovo, finalmente.





venerdì 22 maggio 2015

Parole in nudità - Parte due

“Ma senti Kikka” – interrogo ancora l’Oracola del Backstage – “ma secondo te quella Barbara della Solita è una che si fa fare? Hai sentito niente in giro?”
“Giurami che ti vuoi fare quella cessa”
“Beh sì, perché?” – “Ma non vedi che non si lava? Boh, non vi capisco. Comunque non so niente. Piuttosto senti tu qua ‘na robetta che ti interesserà”

E sentiamo.

Allora ecco la situazione Kikkaside.
Le mie notti emiliane ultrasegrete sulla gradinata magica, così segrete non erano. Ne erano al corrente la Nadia e la Maggie che, secondo la Kikka, avevano mandato in avanscoperta la Anto per capire le mia affidabilità con la Maggie e i pensieri che avrei avuto su di questa, perché è assodato che la Maggie ci starebbe, non fosse che la Nadia l’ha bloccata imponendole una verifica, perché io sono noto come “grandissimo puttaniere e, si dice, anche frocio”.
Roba da adolescenti idiote, insomma.
La Anto riferiva alla Nadia, la quale aggiornava la Maggie e dirigeva le opinioni.

“E tu come cazzo fai a saperlo?” – chiedo con poca voglia di essere preso pel culo.
“Perché una volta stavo facendo la cacca a casa di Max e della Nadia e mi sono ascoltata tutta una bella conversazione tra la Nadia e la Maggie in cucina e ho ben capito. Tu, la Anto, Sa-aarti e Umbe non c’eravate, era un martedì mi pare.”
Le pare.

Ora, amisgi che numerossi dormite leggendomi da cassa, sarebbe stato troppo da oche badesse sfagiolare alla Kikka che con la Anto ci siamo ammazzati di erba, che abbiamo parlato marginalmente della Maggie e che ci siamo (per l’ultima definitiva volta al mondo) slinguati come due vitelli.

Per cui, al termine della sua “piccante rivelazione” mi sono ricordato del tatuaggio che Francis Turatello, colto boss della mala, aveva sulla chiappa del culo: “Il mio legale è l’avvocato Nega”.
E l’ho assunto anche io, quell’avvocato.

“Sai cosa Kikka?” – le dico dopo lungo silenzio – “me mi sa che queste si erano fatte una sacra canna. Io non ci sono mai stato a letto con la Anto, né ho mai subito ‘interrogazioni’ sulla Maggie. Mi sa che giocano alle romanziere, la ‘capa’ e le sue amichette…” – e lei esordisce con “Boh, magari sì, ma era troppo divertente” e ride.

Poi ci riappiccichiamo e torniamo a scopare che quello è sempre cosa buona e giusta, specie pensando che è la morosa di uno dei Miei Migliori Amici.
Che sia vero? Che non lo sia? Checcazzomenefrega?
Sicuramente la terza.

Bella troia la Kikka, comunque. Mi piace un casino.
E dopo che se n’era andata, che facevano quasi le quattro, tutto l’appartamentino profumava come un lupanare di alto bordo, a partire dalle lenzuola a finire alla tavoletta del cesso.
Son sioddisfazioni eh.
Ehhhhhgggià.

Parole in nudità - Parte uno

“Ma senti Taz, scusa se mi faccio i cazzi tuoi” - mi chiede la granfigagiraffa totalmente e maestosamente nuda, ritornando dalla cucina con una bottiglia di acqua fredda – “ma tu poi, alla fine, la Anto te la sei scopata o no?”.
“Ma come “alla fine” Kikka, cosa vuol dire? Comunque no, ma cosa vuol dire?”
“Vuol dire che a lei evidentemente andava di farsi scopare da te se no mica tirava fuori quella cazzata che ti ha tirato fuori. Si vede a occhio nudo che le è stato sul culo che tu ti sei scopato la Sara dopo il matrimonio.”
Eggià. E come dirle di no?
Ma allora io la sfrutto quest’onda di confidenze, cazzo. E sì che sfrutto.

“Ma ‘scolta Kikka” – le chiedo mentre tracanna a collo – “ma la Anto è una che si fa scopare?” e la bella giraffasessuale, dopo aver ingoiato dice “Boh, non so. Ogni tanto le prende un trippone per qualcuno, ma che si sia fatta scopare non mi è mai arrivato niente”.
Interessante, interessante. Innamorella la nostra Anto...

“E invece su di chi ti è arrivato qualcosa?” – chiedo appropriandomi della bottiglia – “beh, su di me, ad esempio, mi sono arrivate delle gran voci”- e ride sganasciando e io rido sganasciando sinché lei aggiunge: “No, dai, seriamente. So che la Sandra [morosa del Zack] è una tipa lesta che se le gira fa. Mi sono arrivate diverse storielle su di lei. Bella sciolta, diciamo” – e si riprende l’acqua. E poi continua:
“Della tipa lì dell’Umbe non so niente, ma l’ho vista tre volte. Ma poi mi pare una patronatina che se va bene è ancora vergine.”

Già, sono d’accordo.
“E la Maggie?” – chiedo andando alla polpa, al cuore del distillato. E lei ride maligna.
“Ti fa sangue al cazzo la Maggie eh?” – mi dice schiacciandomi con due dita la cappella.
“Macché sangue, quella mi fa montare sangue agli occhi, bruttastronzatroia” – replico veemente e lei mi accarezza sussurrando “Lo so, lo so che merda è stata con te, scherzavo”.
Beve e poi sentenzia “Secondo me è una frigida frustrata e un po’ lesbichetta. L’estate scorsa una sera avevo un toppino nero e non ha mai smesso di fissarmi le tette.”. Storie sentite su di lei? Zero.
Ma poi dai che ti ridai salta fuori (secondo la Kikka) una specie di trimurti, fatta dalla Nadia capa, la Maggie Vice e la Anto Ancella Servitrice.

“Se non va bene qualcosa a quelle due [Nadia e Maggie] la cosa non si fa punto e fine. E l’Anto è sempre d’accordo ed esegue”
Plausibile, però. Molto plausibile.
“E la Nadia si fa scopare?” – chiedo sempre al cuore del distillato.
“Secondo me sì” – sentenzia con occhio satanico la bellissima Kikka – “ma è furba e non si sa nulla di nulla. Anche se…” – “Anche se?” – “Anche se una sera andavamo a ballare che saranno state le due e l’abbiamo beccata in tiro da guerra che scendeva dal Mercedes di un tizio e andava alla sua macchina parcheggiata davanti all’Ipercoop”.

Un po’ poco, mi permetto di suggerire.
“Stiam parlando della Nadia, Taz. Cerca di contestualizzare.”
Già, di lei. Cerco di contestualizzare.
Ok, fatto. Bolliamola come puttana, per non saper né leggere né scrivere, che ci frega?
No?

I Miei Migliori Amici

I raffinati e vertiginosi sandali sexy argentati con le cinghiette impreziosite di pietre dure giacciono abbandonati esanimi sul legno vissuto del mio bel pavimento vecchissimo.
I bei piedi nudi, importanti, erotici, lunghi dalle dita lunghissime e nodose, baciano scalzi la nobile pelle del DivinDivano, mentre la Giraffona Porno incrocia alla Sioux le lunghe gambe, inguainate dagli epidermici pantaloni bianchi a tubo.
La casacca pseudo indiana cade scoprendo la nuda spalla, evidenziando la presenza di un reggiseno senza spalline al di sotto della medesima.
La chioma corvina lucidissima e lunghissima scivola ovunque, mentre le mani inanellate tintinnano di braccialetti charms Pandora, ungendosi di  pezzoni di pizza millegusti strappati alla bruttabestiaway ed un anello di forma nuziale orna irresistibilmente sensuale il pollice destro, mentre la pioggia picchietta il picchiettabile.

Perchè la Kikka è lì con me, segretamente, con così tanta leggiadra disinvoltura, saturando l’aria della mia casetta col suo profumo asperso con euforica abbondanza faraonica in ogni suo dove?
Il motivo è stupendamente semplice: perché con Virus-Ceccherini lei si rompe i coglioni, perché lui la caga pochissimo, così tanto impegnato di lavoro, sport e amici e cene e mille  e mille altre cazzate idiote e lei si annoia, annoia, annoia, annoia e allora ecco perché mi ha fatto piedino sotto la tavola, un po’ perché era evidente quanto anche io mi stessi annoiando, un po’ perché ho le gambe ultra sexy, un po’ perché è da una vita che le piaccio tantissimo, un po’ perché fare piedino le fa venire voglia di sesso subito.
Non fa una grinza.
Il ragionamento è acuto, adulto, maturo e meditato. Solidissimo e inossidabile.
E pensare che io, stolto essere buffo, facevo fatica a riconoscerla per strada, nonostante sia una figa da Gran Premio e la morosa di uno dei Miei Migliori Amici.

“Ma Kikka scusami se mi faccio i cazzi tuoi, ma se ti scassi così tanto la fava, ma perché non lo mandi a cagare e ti fai la tua vita serena e libera?”
“E boh, ma tanto io faccio lo stesso quello che mi va, sai?”
“Sì, lo vedo, capisco. Ma almeno lo ami?”
“E boh. Buona la pizzona sai? E’ da una vita che non mangiavo la pizzona di Ciccio.”

Perfetta a dir poco. Una Donna intrisa di sublime.

Mi chiedo se i Miei Migliori Amici sono consci di che tipologia speciale di fanciulle si menano appresso, così impegnati a essere fieri condottieri del loro “gruppone morosale molto unito” che è un concetto che talune delle loro donzelle interpretano in maniera estremamente estesa ed elastica e mi chiedo tutto ciò mentre divoro, con deliziosa dedizione e passione autentica, la tenerissima fica zuppa e bollente della Kikka, depilata maniacalmente di qualsiasi forma di struttura tricotica, al pari di ogni altra parte del suo ragguardevole (molto ragguardevole e anche lodevole e meritevole, va detto e sottoscritto) corpo di femmina .

Com’è liscia la Kikka e come si fa fare mansueta, con quel tocco delicato delle gambe sulle mie natiche, mentre armeggio con la megaminchia tra le sue fradice labbra di carne ficale cercando il buco del paradiso, osservando quelle mammelle grosse, toniche, dure, sferiche, scure di lampada, dai capezzoli rotondissimi di un colore quasi identico alla pelle del resto del seno e questo mi piace, così una tantum, essendo che la mia preferenza si attesta sul capezzolo scuro che quasi si annerisce increspandosi.

Brava la Kikka a letto, ragazzi, veramente brava. Che goduria vederla cavalcare con quelle mammelle scultoree che ondeggiano appena da quanto dure e solide sono. Che goduria vederla cambiare posizione con così tanta frequenza, con quel culo da Premio Nobel della Glassia Nota, chiedendo addressaggi particolari via via sempre più acrobatici, sentendola mugolare con la vocina rotta dalla respirazione accelerata, udendola liberare l’angelo dell’orgasmo da una posizione così complessa che non saprei nemmeno descrivervela senza un disegno in 3DMax e che goduria sgusciarle fuori dalla bella fica rasata per raccoglierle i piedi giunti con entrambe le mani e scoparglieli mentre lei aiuta l’operazione tenendosi le caviglie, osservando ipnotizzata il mio schizzare epilettico sulle sue dita e sul bel collo del piede.
E che piacere sentirla mugolare eccitata al punto di masturbarsi mentre osceno lecco via dalle sue nobili estremità ogni traccia del mio seme, succhiando, leccando, osservando quelle dita che tormentano la schiusa sorca arrossata e lucida, per poi affrettarmi a sostituirle con la mia Gran Randa Rampazza Vagabonda, sempre pronta alla seconda chiavata con pari, se non superiore, durezza e partecipazione accorata.

Ma io dico, amisgi che numerossi mi seguite ciascuno da cassa dell’altro, ma con una cavalla così figa e disponibile, ma come cazzo si fa a pensare al calcetto, alle partite, le cene, la classifica e a questo e a quello?
Mah.
Meglio così, non importa.
Che si diverta sereno, che questo lavoro glielo porto avanti io, al Virus.
I Migliori Amici servono anche a questo, o no?

giovedì 21 maggio 2015

Adel jugend

Il Calcetto è uno Sport Nobile e assolutamente grandioso.
Esso occupa la serata del giovedì, tradizionalmente, un giovedì come oggi che è giovedì.
Il Giocatore di Calcetto il giovedì lascia a casa la morosa per unirsi agli altri Signori Giocatori di Calcetto e, con Costoro, cimentarsi nel Nobile Sport.
Io non gioco a Calcetto, ma mai come oggi, che è giovedì, ho provato una passione così intensa per questo Nobile Sport.

Esseemmeesso la Marika.
“Calcetto stasera?”
“Nooo, io lo odio”

E questa, Signori, è Arte Adeliana allo stato puro.

Impiego un po’ di esseemmeesse per centrare la situazione, ma poi sì, si può fare, certo, ma volentierissimo guarda. Pizzone a domicilio con dentro tutto a casa mia alle nove, che si sa che il Nobile Calcetto finisce a pizza e fichi e farsi vedere in giro non giova ai reumatismi, hai ragione Taz, casa tua, pizzone a domicilio, alle nove, mi raccomando la macchina Marika, chiamami Kikka, vengo a piedi, tranquillo.

Che bella la semplicità dei semplici:

Mi piaci >
Ti faccio piedino >
Mi tocchi le dita: hai capito che mi piaci e anche io ti piaccio >
Ti mollo il numero di cellu, allora >
Mi contatti >
Mi proponi di vederci e io dico di sì, perchè mi piaci e ti ho fatto piedino apposta >
Mi inviti dritto a casa tua e ci vengo, perchè altrimenti avremmo fatto tutte queste cose.


Finalmente si respira.
Adel jugend.

Pedinato

Risvolti
No, mi ripeto incessante, non ce la posso fare, non ce la posso fare se va avanti così che tutte le sere si assiepa alla Solita un nucleo via via sempre più nutrito che fa da collegio difensivo al “povero Tazio vittima delle angherie del minchiamonio” quando tutti questi avvocati erano presenti al minchiamonio medesimo e non hanno manco fatto un passo per chiedermi “oh, quand’è che dicevi che morivi?” e adesso sono lì che scannano il povero Sa-aaarti colpevole solo di aver per morosa l’Antonella (non è poco, lo so, lo so) e ci sono proprio tutti eh, dall’Umbe con la Monica, a Zack con la Sandra a Virus con la Marika che siede accanto a me, bella giraffona figona molto mammellata, con quello stacco di coscia da vamp e l’intelligenza da svamp, che la Marika è una gran bella bambolona , magari non sveglissima (“Ma sai che io non ci ho mica capito una mazza Tazio?” mi mormora avvicinandosi e io la trovo irresistibile e rido di cuore) ma una gran bella figona, che dicono rimbambitona, ma io dico rimbambitona sino a un certo punto ics, perchè mentre mi ripeto silente che non ce la posso fare più a pupparmi ‘ste pappardelle serali in silenzio tribunalizio, qualcosa cambia d’improvviso il mio umore dimmerda e mi risollevo, mi ergo, mi erigo, mi ereziono, in quanto il piede importante (per nulla da sottovalutare eh) della stoltamente sottovalutata Marikabambolona, sfrega lento contro il mio polpaccio e a casa mia, ma anche tua e tua e tua e tua amigo che mi secui da cassa tua, questo si chiama tecnicamente “piedino” e se non smette, così come non smette, è “piedino reiterato” che qualcosa dire mi vorrà e mentre io mi interrogo, ma su altri quesiti ora, la ballerina giace esanime al suolo e dita calde e umide scivolano porche lungo il mio polpaccio ignudo e io sento l’urgenza di voltarmi a guardarla e mentre sul tavolo si urla e si grida lei sorride appena, mordendosi appena la punta dell’indice della manina appena e io c’ho il cuore che mi fa punpun in gola, cazzodiquellamerda, che adesso sì che le voglio tutte le sere queste belle litigatone tutti contro tutti, ma non serve, perchè mentre io mi calo da gnorri a far chissà che in prossimità delle mie scarpe e le agguanto le divine dita dei piedi che, raptatorie, tentano di intrecciare quelle della mia mano, sul tavolo-ring la BambolonaMarikona scrive il suo cellu con la penna della Barbie su una salvietta e lascia cadere a terra la medesima che io raccatto, tra sorrisini di sottecchi e ammiccamenti segreti e Virus urlante che non s’accorge di essere praticamente di un cornuto vergognoso e ad opera dell’amato “amico” che sta difendendo da paladino.
Sublime! Estraordinerio! Stupefacente più della mia ottima erbetta pazzesca pazzeschissima. E non smette, non gliene può fottere di meno di smettere, perchè tanto non ci capisce una mazza della discussione, ma garantisce senza parole di capirci di mazza e stasera la chiamo, con la emme e con la vù, che secondo me ci vien fuori del gran buono da ste cornazza che ci accingiamo a tornire all’ignaro Virus.

Và che son fortissime le fidanzate dei miei amichi eh.
Non tutte magari, ma una sì di sicuro.

mercoledì 20 maggio 2015

Carriere sfolgoranti

La Sonjasugna si prostituisce, me lo ha detto la Susy prima che sono andato a salutarla.
A salutarla.
Diciamo che sono andato a capire se stasera si faceva chiavare come al solito.
Vedi la Sonjasugna, eh.
Bravissima, ottima decisione, la stimo come non avrei mai sospettato di poterla stimare.
Forse ci andrò anche, adesso che so che fa la puttana e so dove batte.
Una bella notizia, oggi, finalmente.
Ci voleva.

Fidatevi, si può fare

Io sono obiettivo, lo sapete bene. Io adesso c’ho lo sturbazzo mammalucco per la Raffa, ma so bene a priori che sarà di una fattibilità molto prossima allo zero, se non sotto zero. Lo dico, lo ammetto, lo dichiaro, perché io sono il primo a sostenere convinto che certe cose si sentono a sangue e se non si sente niente di particolare a sangue vuole dire che niente di particolare può nascere.
Lo sapete.

Però la Barbara della Solita, con quel gesto del piede nudo che scivola fuori dalla Croc calzata a pelle mentre raccoglie le comande a me lo sturbazzo ipertrofico me lo mette eccome e poi c’ha anche la faccia della tizia che lavora sotto per bene e quelle occhiate io le conosco e lo so, lo sento, lo avverto che del sangue c’è e che se non si estrinseca più esplicito è per via della situazione, della circostanza, del rapporto cliente-cameriera, ma io lo so, come lo sa assai bene lei, che entrambi pensiamo alla materassagione inculaiola ogni volta che ci guardiamo negli occhi e questo è stimolante e esortante a provarci, con quella bella tacchinella polposa e sudiciona.

E poi, quando si chiamano Barbara è come se avessero un sigillo di garanzia assoluta.
Fidatevi.

Siamo alla Solita

“No, ma guarda che al Max gli è “toccato” fare così se voleva tregua perchè è stata la Nadia a rompere il cazzo su tutto e a decidere tutto eh” - dice Zack all’Umbe che si schiera smaccatamente dalla mia senza remissione della pena.
“Eh ma non importa” - aggiunge il Mite Umbe - “su certe cose non si scherza e quella è stata una porcata e il Max doveva puntarsi, pensando poi a che razza di regalo gli ha fatto il Tazio. E poi se è come dici te, da amico poteva parlargli prima, spiegando.”
Vero quest’ultimo passaggio, molto vero.



Ieri sera a cena, siamo alla Solita a ranghi ridotti: io, il Zack e l’Umbe.
Argomento, come avrete capito, il matriminchio.

Io taccio sempre, poi aggiungo solo un dettaglio essenziale a cui tengo: il regalo non deve essere considerato per nulla, quello non c’entra niente. Altrimenti sembra che io abbia fatto quel regalo per “acquistare” qualcosa, quando invece l’ho fatto col cuore dando per assodata l’amicizia che vorrei dare assodata ancora, seppure con qualche comprensibile remora, dato che per essere amici bisogna essere in due e io posso parlare solo per me.
Poi, se al tavolo “amici di sangue” si è preferito mettere la Maggie al mio posto, pazienza. Si vede che per qualcuno la Maggie era più importante e, su questo, io cosa posso dire, se non portare pazienza pur non comprendendo? Quello su cui, invece, non porto nessuna pazienza è che ci siano state (aggiunte sul prezzo) persino delle pretese di giudizio negativo e seccato sul fatto che me ne sia andato con la Sara a torta tagliata.

“MA STAI SCHERZANDO????? MA CHI E’ STATO IL COGLIONE????” - urla il coretto di semplicioni.
“Non importa, anche se lo sapeste non cambierebbe la sostanza”.
E il mugugno continua, perchè veramente i due guasconi avrebbero voluto che io fossi a quel tavolo.

E invece è ora che tutti prendiamo coscienza di una cosa.
L’amicizia è una cosa seria: non ha spazio e non ha tempo, va coltivata con dedizione, va alimentata con sincerità, a volte concimata col perdono, spesso innaffiata di sacrificio e comprensione.
Insomma, l’amicizia è una cosa troppo seria per lasciare che sia la propria donna a gestirla in nome e per conto nostro lungo la sua discutibile metrica distorta, pressochè sempre opaca per natura umana. Tutto qui, in termini generali. In termini specifici, invece, diciamo che le cose (si voglia o non si voglia) cambiano in funzione (o a causa) delle parole dette e, dal mio personale punto di vista, così come sono disponibilissimo a passare in gran cavalleria sulla vicenda col Max (a patto che due paroline me le dica, però), non ho più nessuna intenzione di intrattenere qualsiasi tipo di rapporto ravvicinato nè con la Nadia, nè con la Maggie, nè con l’Antonella, essendo costoro non amiche, ma morose di amici o amiche di morose di amici. E io le “conoscenti” me le coltivo per tutta un’altra serie di obiettivi. Fine della discussione e, ora, passiamo finalmente al gelato.

“E’ stata quella testa di cazzo dell’Antonella a dire quella puttanata sulla Sara, vero?” - mi chiede l’Umbe.
Non rispondo.
“E chi cazzo altro volevi che dicesse una simile stronzata?” - gli chiede Zack pleonastico.

Malaga e cioccolata, per me, grazie.
E chiusa la circostanza per sempre.

martedì 19 maggio 2015

Ah, la Raffa

Ah, la Raffa!
La spio da dietro alle imposte a gelosia dalle quali mi appare a righe la piazza maestra con lei operosa  che serve ai pochi tavoli pigri, vestita degli stessi shortissimi shorts di ieri e della stessa maglietta azzurra senza maniche di ieri e delle stesse nere infraditone dalla suolona grossa di ieri e io sono eroticamente nudo che spio, tormentandomi sensualmente il cazzo che scappello e incappello dilatando con la punta dell’unghia il buco del glande.

Ah, la Raffa!
Mi dimeno pensando di annusarle l’ano appiccicoso e sudato tra quelle muscolose natiche porno e di leccare quelle ascelle carnose che immagino, a mio uso e consumo, ruvide di peli in ricrescita e odorose di sudore di femmina ormonica e sporca, sentendo ben presto il freddo del muro sulla cappella, data l’elongazione erettile rapidissima della mia Règia Minchia Randagia, sulla quale campeggia ancora il rossore doloroso del piacevole morso donatomi ieri sera dalla mia commercialista cannibale e pervertita, ed il ruvido muro sul frenulo mi masturba senza grazia facendomi sentire troia e depravata.

Ah, la Raffa!
Godo suino delle immagini vere e di quelle della fantasia, pensando di fare la lotta cattiva con lei, mascolina e arrapante, che mi sopraffà fisicamente chiamandomi ‘schifosa troia frocia’ e premo il cazzo forte cosicché il ruvido del muro mi bruci di più, piacevole, eccitante, piccolo dolore stimolante che ben s’accoppia al pensiero di sodomizzarla senza pietà mentre mi succhia vorace il cazzo col buco del culo, così come ho insegnato ieri sera a quella deviata violenta ossessiva della Lidia urlante, schiaffeggiandole sonoramente le mammellette appuntite di voglia, arrossandole a dismisura e rendendole sensibili al soffio prima che al tatto.

Ah, la Raffa!
Prima avrei voluto dire alla Anto che, giacché era qui per lamentarsi di miei comportamenti, che si spogliasse e mi desse il culo pieno di merda per farselo chiavare e sturare a fondo, legittimando così il suo ruolo di lamentante, ma il rischio che me lo desse per davvero era troppo elevato, maledetta troia inespressa e repressa che fa della sua nullità una virtù, ma che se solo fosse una figa pari alla metà della odiata (odiata, ma tu pensa) Emy, la fica la spammerebbe via email per farsela chiavare dal mondo, puttana dimmerda.

Ah, la Raffa!
Che afrore sublime deve avere sotto quelle lunghe dita dei piedi sudate di gomma ed erotiche e, perché no, anche in mezzo alle lunghe e muscolose gambe da porca e mi fa buon gioco ritenere che, assieme a shorts, maglietta e flip flop, essa indossi anche le stesse mutande di ieri o ieri l’altro, inspessite di dolce muco bianco e umide tracce di urina odorosa e, al pensiero di queste delizie da veri intenditori raffinati, mi aggrappo saldo come un orango alla cornice della finestra e spingo sul muro, grugnendo rabbioso un orgasmo bestiale  prodotto col solo movimento del bacino.

Ah, la Raffa!
Come mi urge, come mi urge, come mi urge, come mi urge.
Come fare, come fare, come fare, mio Dio come fare.

Ah, la Raffa.
Già, proprio lei.

L'incursione della donna coi sedani

“Drin” – “Chi è?” – “Sono la Anto” e apro.
Mentre sale indosso un paio di short di maglina color salmone, tanto per non sembrare subito il malato esibizionista perennemente nudo che sono. O per non regalare preziosissimi doni visivi immeritati, anche.
Entra.
Trafelata, pinocchietti beige, canottiera blu dalla bordatura ascellare bagnata, sudaticcia nel complesso, borse della spesa verduriera, infradito di pelle nera.
Appoggia a terra il fardello e esterna l’altro, di fardello.
E io vivo un flashback giuliano.

La Anto parla anche lei in sumero antico catacombale con inflessioni ittite, lentamente, riempiendo la stanza di ragionate valutazioni quali “oooOOOOooooouuuuUUUUuuuu”, “uuuuUUUUUuuuuUUUUUUuuu” e anche “aaaAAaAaaaaAAAAaaaaaAAa” che è quanto più mi colpisce e mi fa riflettere.
Non pronuncio una sillaba e mi rollo una bella canna, seduto alla mia mega postazione interstellare costituita da tavolone grezzo e numero uno iMac  doppio schermo 27” e MacBook Pro su workstation 21”.
Accendo e ascolto, come un maestrino ascolta la scolara che recita la lezione imparata nel pomeriggio precedente, apprezzando la sua precisione in tema di “oooOOOoooOOOooouuuUUUUuuuuUUUUuuuaaaaAAAAA” sul quale la sento molto preparata.

“Ma scusa” – esordisco congelando l’abbrivio, studiato chissà quanto a tavolino, che la lamentela sta assumendo – “ma dopo avermi piazzato al tavolo dei rimasugli (tra l’altro con due pezzi di merda), pretendevate anche che ci rimanessi e sorridessi a distanza?”

E do così la stura a “ooooouuuuooooOOOOoooOOoouUUUUU!!!!” il cui tono non mi piace, ma la canna mi rasserena e lascio che tutto scorra verso l’epilogo finale, considerando anche che i sedani cominciavano ad appassirsi, porazzi.

“Dì la verità!!!!” – sbotta rossa in viso – “te la sei chiavata apposta quella troia, vero????”

"APPOSTA" ?????

E no.
E no AntonellaAltruiChi?, così non funziona. Non va bene, no. Intanto “quella troia” non si dice perché non lo permetto, punto primo; poi, punto secondo, ritengo piuttosto comica la tua pretesa che io debba rendere conto a te di ciò che è il mio libero agire di uomo LIBERO, sia che questo agire coinvolga Sara, sia che coinvolga Erminia, Lucifera, Celestina, Abbondia o Strazzondola.
Per cui famoacapisse AntonellaAltruiChi? : qual è il TUO problema? C’è qualcosa che dovrei sapere e che non so? C’è qualche verità illuminante che la tua amica Maggie ti ha confidato e con la quale ti trovi assolutamente d’accordo? Di che cosa sei venuta a parlarmi? Di che cosa stai parlando????

E a quel punto l’Antonella, con il suo lucido buonsenso ha deciso, senza nemmeno dire “oooOOOoooUUU” di portare rapidamente al riparo i sedani al fresco di casa sua.
E quella immediata decisione mi ha trovato davvero concorde e solidale.

A volte mi chiedo se sto sognando.
Bah.

lunedì 18 maggio 2015

Elements

 Domenica  pomeriggio - Sassi roventi

Pomeriggio fluviale ultra porco esibizionista malato davanti alla rossa quarantenne accompagnata dal merlo vedetta, rossa dalle belle tette puntute e il perizoma giallo e nero. Bella l’assenza di atteggiamenti provocatori di lei, nonostante il suo sguardo non sia andato staccandosi un picosecondo dalle acrobazie onaniste che le ho dedicato dall’ombra del cespuglizio, doppio dito nel culo incluso.
Superbo sborrare epiletticamente a gambe aperte davanti ai suoi occhi attenti, sandendo di labiale “prendi troia”.
Gratificante l’aver procurato una vistosa erezione, ricoperta di maschia lycra nera, in lui.
Cose belle.

 Domenica sera - Grilli in vacanza

Ieri sera nessun uozzappo mi ha invitato alla gradineria agreste nottturna segreta intima, né io sono andato a propormi per un biglietto in prima fila. Qualcosa, ma vi parlo di un sensazione mia puramente femminile, mi dice che si sia verificato un concreto fastidioso disappunto (schizofrenico se la teoria è vera) dovuto alla Sara, opportunamente rinforzato e contraffortato dalla Maggie.
Mi impegno di brutto, ma non riesco a farne un problema, né a provare ansia.
Forse che sia checcazzomenefrega? Forse.

 Lunedì mattina – Grosse flip flop e vibrazioni seducenti

“Caffè?” – “Sì grazie Raffa” e la guardo andare dentro con quegli short very short e quelle grosse flip flop nere, sculando appena quelle due masse di muscoli che corrispondono al nome di natiche in tutte le altre donne.
Poi torna a portarmi il caffè e io lascio cadere l’occhio sulle dita dei piedi, lunghe, callose, vagamente maschili, molto sensuali, smalto trasparente.
In un  fanta fotogramma la vedo nuda sotto di me mentre si fa inculare lentamente e immagino la sua schiena sudata, tornita di fasci muscolari sensuali e androgini. Mastro Tarello risponde scappellandosi e così abbasso il volume dei fanta fotogrammi, per mantenere un contegno.
Alla maggioranza della gente la Raffa non fa sesso, a me mi manda in bestia. Me la immagino in tutte le salse sessomacellare e mi si schiude il buco del culo come un fiore di campo.
Ma sarà frocia? Mah. Speriamo di no, speriamo non solo, al limite, e speriamo di tutto anche.

 Lunedì dopo pranzo – Mettere in sicurezza il capitale

“E da quando il ‘dottor Ruggero’ è diventato un esperto di manovre internazionali? Forse da che il mio studio ha replicato il sistema xyz [notissima marca] rendendo felicemente funzionante i suoi business in Romania e Montenegro?” e la Lidia ride maligna con quegli occhiettini piccoli piccoli.
Mi dice che è un attimo mettere in sicurezza il capitale e che lo sarà sin da stasera, intoccabile, inerodibile, blindato e mi fa firmare e firmare e firmare, poi mi dice che la cosa da studiare è la controffensiva, invece: prigionieri? ribaltamento totale del tavolo? tabula rasa?  e io chiedo se si può anche che no e lei mi dice che sì, se la mia aspirazione è essere ancora socio con quelli dopo la merda che gli tiro e io dico che ha ragione e che ne parleremo.
***
“Vieni qui” – mi dice d’improvviso sottovoce, con gli occhi torbidi, ruotando la sedia da dietro la scrivania e indicando un punto ai suoi piedi. La cosa mi ingrifa e eseguo, inginocchiandomi. Si toglie le ballerine e mi strofina i piedi sul pacco, sorridendo golosa mentre mi manda duro di bestia da far male. Le scorro le mani lungo le cosce facendo scivolare in su il vestito color kaki, mentre lei spinge all’infuori il bacino, scostando le mutandine bianche di pizzo quasi adolescenziale, cosicché io possa leccarle la fica liscia e nuda. E la faccio venire nelle convulsioni silenziose, leccando come una vitellina puttana.  Stupendo vedere la fronte che le si inumidisce di sudore e i tre capelli che sfuggono da quella scultura-capigliatura culminante in uno chignon perfetto.
“Non fare la doccia, stasera, che dopo cena vengo a violentarti…” – le sussurro baciandole il collo mentre sorridendo morbosa mi soffia nell’orecchio “ho la pelle d’oca in mezzo alle gambe al pensiero, mi troverai come piace a te…”.
Pensiero magnificamente cattivo e attraente.

D’ora in poi le cose subiranno un lieve cambiamento.
Tolleranza: zero.
Pietà: zero.
Pazienza: zero.
Coinvolgimento: zero.
Condivisione: zero.
E’ ora che tutto diventi così, proprio così.

O bailan todos, o no baila nadie.








domenica 17 maggio 2015

Chill out

E capisco cosa mancava alla ex casa Reguzzoni perchè diventasse totalmente Tazietti: mancava la figa, la figa fresca, la figa giovane, la figa nuda, la figa sfacciata, sregolata, senza limiti, perfetto elemento collante tra scampoli già perfetti dati dal Divindivano nuovamente in blasonata auge, dalla libreria ricercatamente librante, lo stereo suonante, un nuovo Sony da 50 pollici porneggiante senza audio, le luci studiate, il pavimento di legno antico e segnato, la bossa accarezzante che ben si accosta al mugolio di noi due cervi in accoppiamento che trombiamo assassini in un furor di stupende tette terremotanti e poi il whisky barricato, il bong rimesso in uso, l'erba deliziosa, l'MD della mia concubina, le righine timide che batte con la carta di credito e le nasatone forti, tirate da nudoni come ci piace stare.

Finalmente un po' di umanità vera, di sincerità, di sentimento, di profumo corporale, di ascelle carnose e bagnate, di sotto alluci intensamente odorosi, di ani polposi anch'essi dolciastramente odorosi, di carni lucidate da lubrificanti commestibili, di capelli arruffati, cappelle prossime all'esplosione violacea, di occhi gonfi e serissimi, quasi sinistri per il sensuale trucco crollato, di bocche ansimanti, di blasfemie, di azzeccate induzioni al turpiloquio che, liberatorio, diviene irrinunciabile componente della monta sguaiata, siglata a due firme in fondo alla pagina “Ho bisogno di chiavare vigliaccamente” e tutto ciò è, finalmente, reale.

“Dimmi che per te sono una chiavata e via, una delle tante” - le chiedo piantandole con foga la minchia nel buco fradicio marcio della fica - “ti eccita vero? Vorresti tanto che fossi una troia che la dà in giro a tutti vero?” - “Sì, da impazzire, ma dimmi che lo sei” - “Sì lo sono, sono una gran troia, ma tu figlio di puttana bastardo scopi così bene con questo cazzo mostruoso che dovrei essere pazza a farmi dare una sola botta e via” e si gode, si sguazza, si ficca, ci si gira, si sniffa, si beve, si beve, si beve, si fuma dal bong che “me lo infilerei tutto nella figa dalla voglia che mi metti” segando il tubo da cui sciama il fumo, sbracando, perdendo l'ormeggio, lo spazio, il tempo e la morale, gioendo di quelle ditina dei piedi scimmiescamente abbarbicate alla mia fava violacea mentre la sua ficona aperta, pelata e inscurita dal sangue mi guarda tenera e allora giù, dentro, sbattendo, di fianco, tenendole sollevata la gamba - “ti potrei inculare da messi così” - “perchè non lo fai?”, stretto forellino che cede e la fava inzaccherata di fica, saliva e KY entra nel budello della merda non certamente vergine, ma proprio per nulla vergine e pompo nei suoi rochi urli animali di piacevole dolore, ricamati di gutturali neoclassici “mi stai spaccando il culo pezzo di merda”, dispersi nel mare del vuoto ed è così che deve essere cazzo, troia che mi fai godere come un alce frocio, altro che notti emiliane e grilli e pigiami dimmerda foderati di finzione calcolata, altro che sussurri di 'sto cazzo e rotoballe di maria a lubrificare il nulla, ecco la figa assoluta, amorale, sguaiata, vogliosa di cazzo e orgasmo, disponibile, lurida, decorativa, imprescindibile, porca e, soprattutto, dannatamente giovane.

“Se vuoi ho un'amica arredatrice che ti può aiutare con la casa al capoluogo” - biascica spompata che è ormai l'alba - “ma è troia quanto te? Si fa chiavare subito come te?” - chiedo succhiandole le dita dei piedi puzzolenti di guerriglia - “Sì, anche se sono più porca io, ma lei ci sa fare bene” - “e allora presentamela subito che ci  facciamo una porcata a tre” - e si ride, perchè è sveglia, furba, falsa, senza sentimenti, un numero, una sera, un niente, un nulla fatto di carne da sesso stupenda ed è questa la mia donna obiettivo, altro che amicizie deludenti e offensive mascherate da Dame di San Vincenzo, this is my church and this is my religion, mi ripeto mentre lei appunta che - “appena torna da Roma usciamo tutti e tre” - “ma allora ti piace anche la figa” chiedo bavoso e un sorriso con sospiro bovino chiude con un sussurrato “a me piace tutto quello che mi fa venire” e a me viene un po' in mente anche la vecchia fattoria dove c'è il cane, il maiale e il cavallo e questo è verismo, onestismo, obbietivismo, sincerismo e vaffanculismo  degli scalini e vaffanculo soprattutto me che ho doti sublimi che mi consentono di convincerla a sussurrare sozza un artistico - “chiavami ancora porcoddio” - che è estetica di rarissima fattura oscena, apprezzabile visceralmente solo da una ridotta minoranza di minorati sessodipendenti sbandanti come me di cui lei, se mi frequenterà, diverrà parte integrante con meriti ed on(d)ori, anche se io so già che non la cercherò MAI più perchè, cari amisgi, dovete sapere che una sola era, è e resterà l'imbattuta originale e le altre sono tutte copie cinesi e io mi sono rotto i coglioni di aver capito COSA dovrei fare, cioè affrontare con fatica immane mille e mille e mille volte la strada modenese al termine della quale mi verranno sbattute in faccia porte, portoni e portali senza nessuna garanzia di rianimare il passato così com'era anche nella più rosea delle eventualità, e così chiavo la Sara come una bestia, porcoddio, perchè voglio che venga da svenimento e voglio diventare, domani, l'argomento della piazza del capoluogo, nella buffa e infantile convizione di costruire una fama che mi possa precedere, dimenticando lucciole, grilli, erbe, cazzate, prese per il culo e strumentalizzazioni dimmerda.

Più figa ci vuole in questa casa, più figa, tanta più figa no pay e tutta giovane.
Più troianesimo estremo, estetico, arredante e lenente, impreziosente e soddisfacente, disimpegnante e, soprattutto, non illudente.
Con le illusioni ho dato abbastanza, direi.
Sì mi sento di dire di sì.

Il più bel giorno della mia vita: il matriminchio

Che dire in estrema sintesi?
Forse un bel "ma che ciclopica ed indescrivibilmente offensiva stracciatura di coglioni 'sto cazzo di matrimonio" forse?
Sì, forse sì.

In chiesa la ressa, fuori dalla chiesa la ressa disorganizzata, poi piove, che puttanaio, tutti dietro agli sposi, “ehy tu!” - mi dice il facciazza di merda sconosciuto e sorridente - “tieni qui il fiocchetto sullo specchietto” - e me lo annoda alla troiavacca così, a cazzo, cazzomerda no bastardo testa di cazzo! fermo che stermino te, la tua famiglia e tutta la tua razza cogliona togliendovi il cuore con un cucchiaino da caffè, il fiocchetto no!, che bestemmierò come un serpente a toglierlo e poi via, tutti in colonna, porcamadonna, a suon di raffinati clacson pazzi sino al villone, gesussanto avrei già voglia di andare a casa, calma Tazio, calma, bevi 'sti dodici prosecchini di benvenuto, ecco la Anto iper elegante in rosso a portata di parola, ma è rapita dalla sposa e mi caga zero meno zero perchè “dio che bellaseiNadiachesembriBiancanevemaguardacometistaquestovestitopeccatoperlapioggiamasìdaisiamtuttiqui” e allora getto l'occhio alla sala: tutti tavoli tondi, complimenti, una traccia di civiltà, ma poi scopro alcuni dettagli essenziali, davvero curiosi. I tavoli cardine sono: genitori degli sposi e ristrettissimi parenti carissimi uno, due, tre e poi, ovviamente, tavolo sposi e poi tavoli a rotta di culo.

Al tavolo sposi vengono modernamente ed illuminatamente messi a sedere solo gli sposi, i testimoni e gli amici più stretti, sangue della carne del sangue carnoso sanguineo, ma tutto è così intimamente stretto e sanguineo che il Tazio non vi tova posto a sedere, poiché l'Ordine Supremo lo pone seduto al Tavolo Amici di Rango Beta/Sfridi Ingestibili/Sfigati Spaiati.

La Anto mi cerca con gli occhi grandi e tristi da Bambi appena violentato nel culo dall'orso di Masha e Orso e mi fa ciao ciao con la manina triste, ma a me viene da mandarla a strafanculo, lei e tutti quelli come lei e non la cago, ma mica per il declassamento, o meglio non solo per quello, ma perchè, beffa nella beffa, vengo parcheggiato in un tavolo dove siedono anche il Costa e il Vosco e poi oltre a quelle merde non conosco la minchia di nessuno e, secondo me, volendo, al tavolo degli sposi io potevo stare al posto della Maggie e lei al mio, garantendomi così quell'umanità minima che si riserva anche  a delle mmerdedelcazzodimmerda e la cosa mi disturba ai limiti dell'abbandono della bella festa, ma d'altra parte apro anche un file “Ci credevi solo tu in 'sto film che ti erei fatto.stronz” che merita di essere lavorato.

Secondo me non si doveva fare così, ma pazienza.
Ogni considerazione su qualche atteso intervento della Anto in merito a quella disposizione è superflua e di un altro pianeta, per cui tiremminnanzcazzfancul AntoAltruiChi?, tieniti stretta la TUA amica Maggie CARISSIMA che vedrai che ti trovi bene come sempre.

Anti antipasto, antipasto uno, antipasto due, antipasto tre... antipasto sedici, anora signore?, primo uno, primo due... primo diciassette, ancora signore? e poi decido pausa, cazzo.

Mi alzo e esco, stanco del silenzio di quel tavolo dimmerda, silenzio interrotto solo dal cicaleccio fitto, inviolabile e bifolco tra alcuni che si conoscevano e che avevano costituito un'enclave in tavolo straniero (che educazione! che educazione!) e poi anche molto stanco delle occhiate delle Femmine Morte dal tavolo Alfa (soddisfatto odio furibondo della Maggie e tristezza da campo di concentramento della Anto), nonché delle frecciate in idioma africano della Pantegana Calabrona (rayban a specchio costante in testa).

Esco e nessuno, dico nessuno, degli “amici di carne sanguinea” del tavolo megatop mi raggiunge e così vanno profilandosi nella mia mente delle circostanze precise sulle quali mi riprometto con solennità di meditare e di agire con la brutalità di un Triceratopo schizofrenico.

Esco a fumare, mentre piove che non la finisce mai e becco sotto il portico, che fuma anche lei, la tipa del tavolo di fianco: una attraente ragazza carnea, rotondea e seSuale, formosea, una fisicata polpea e ultramaterassea con delle belle cosce da femmina che si vede che le sa tenere molto aperte e molto abbracciate al partner ficcante, indossante dei sandali fottimisenzasmetteremaigrazie, gran zinne, bel culo dei divertimenti pecorecci della minchiarandella, proprio bella di viso, tratto tondo e regolare con matrice apparentemente angelica, ma con l'occhio iniettato di troianesimo che il Tazio sbagliare non sbaglia mai.

Piacere Tazio, piacere Sara, ma tu cosa mi rappresenti qui Sara? Sono la collega di lavoro della Nadia e tu cosa mi rappresenti Tazio? Ma sai che non lo so? Un collega di Max? Ma no, ma no, ma no, sono quello che li manda tutti e due sonoramente in viaggio di nozze a LosStoccazzoches a sue spese, ma daiiii, ma sei tu allora il tipo!, ma sì Sara, ma sei un amico amico allora e ride intelligente, con arguto riferimento alla mia assenza dal tavolo top. Vorrei aprire qui un inciso, figlioli: date retta al Buon Pastore dal Bastone Nodoso e quando un extra quarantenne di bellezza hollywoodiana e fascino travolgente, che spacca di brutto il suo tempo con la vigliacca performàns come me, incrocia una venticinquenne single dal viso angelico e l'occhio troianico, non deve scivolare in minchiate inutili del tipo "te l'han mai detto che sei proprio xyzwk" che tanto gliel'han già detto settemila volte, ma deve farla ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, ridere, OBBLIGATORIAMENTE con intelligenza, che gli uomini oggigiorno fan ridere loro malgrado solo quando sono credono di essere seri, e deve diventare il faro dell'allegria nella tempesta della scassatura di cazzi. Poi l'Uomo Sublime deve abbandonare il tavolo standard della cacca molla, trascinandosi dietro la sedia e, platealmente, da irriverente spostato, deve rompere gli schemi dimmerda e i coglioni organizzativi a tutti, per andare a sedersi accanto a lei mentre tutti, a quel tavolo, chiedono disturbati "ci stringiamo?".

Egli deve cagarli appena guardando solo lei rispondendo "no grazie, sono a dieta vascodegamiana, io sono solo qui per la signorina figa che ride" e, alla fine, quando né lui né la venticinquenne mangiano più quella tonnellata di roba del cazzo che ha tutta lo stesso sapore della merda della beffa, egli deve essere la regia sublime della composizione lenta di un privato salottino ultrapubblico a due, a margine del tavolo di lei, cafone e maleducato sì, ma con classe sublime e coraggioso disprezzo delle regolette altrui, mica dozzinalmente e beceramente come hanno fatto i cafoni dei suoi "amici" e poi deve godere degli sguardi fuori orbita della Secca Maggie e dei rossori focolarini della triste AntonellaAltruiChi? che gioca con la mollica a occhi bassi, per poi trionfare napoleonicamente, invitando da signore arrapato la stupenda giovane ficona, fatta apposta per il letto sessuale carnazzaio e umidicciamente ficcaiolo, a sedere sui divanetti del sottoportico all'esterno, in zona fuori cono radar, flirtando fitto, ma sempre all'insegna dell'allegria, del buonumore e della compagnia, chiavandosene dei brindisi dello sposo, della sposa, degli amici, di tutti, chiavandosene complessivamente in maniera molto global e up-to-date, godendo di quei sandali fammidelmalealbuconeslabbratodelsederinochevogliosentirmifemminasuina e di quei piedi e di quelle cosce, caviglie, polpacci, mammellone, carne e, amisgi, godendo di quella gioventù porcaiola che la inzuppa e intride e pervade facendo sorridere ogni suo poro.

"Sei qui con la tua macchina?" - chiedo alla volta delle diciassette e zeroquattro.
"Sì, perché dici?" - chiede sorridendo con quei bei denti.
"Perché se ti piaccio (così come è evidente che ti piaccio) e ti piace il bourbon serio, l'erba buona e la bossa nova jazz potresti seguire la mia macchina" - replico molto bogartiano e diretto, destando una risata rapita e un flash abbagliante dei suoi verdissimi occhi sorridenti.
"Ma aspetta! E la torta?" - mi dice con urgenza ansiosa bloccandomi per un braccio.
"Te la compero per la strada, dai andiamo!" - e lei ride sonora appoggiandosi allo schienale e mi convince, non senza fatica, a rimanere almeno fino al taglio dell'oggetto di pessimo gusto che è la LORO torta, con annessa distribuzione di quei capolavori del thriller noti col nome di bomboniere.

Ed è così che, sul far delle diciotto e undici, una prestigiosa auto americana FIAT Punto bianca fa da battistrada ad una misera BMW serie 3 station blu in direzione Tana del Porco, senza particolari saluti all'allegro consesso, senza particolari esternazioni (per loro fortuna), quasi distrattamente, anzi no, con desiderio di distrazione totale.

Bel matrimonio, cazzo.
Bellissimo.
Viva l'amicizia sincera.